42- Storia di un ricongiungimento (p.1)
Lan WangJi sostava all'ingresso dell'infermeria da giorni, ormai.
Non si era spostato di un solo millimetro, per un solo secondo.
«Lan Er-gongzi, vi ho portato qualcosa da mangiare.» lo approcciò SiZhui, porgendogli un vassoio con del cibo recuperato dal pranzo.
HanGuang-Jun inclinò il capo in segno di gratitudine, senza profferire parola.
«Come sta Wei qianbei?»
«Ancora non mi è permesso entrare.» gli rispose, atono.
La prima cosa che Lan WangJi aveva fatto, udito il respiro di Wei Ying e conscio del fatto che fosse vivo, era stata tornare a Gusu e affidare il compagno alle cure degli anziani della Scuola, che lo avevano portato nell'infermeria, un luogo a cui si accedeva soltanto in condizioni gravissime e disperate.
Il fatto che Wei Ying si trovasse lì dentro, da solo, e che gli fosse stato impedito di entrare, destabilizzava Lan WangJi, che tentava però di mantenere sempre il controllo.
Il dolore che aveva provato quando pensava di averlo perso una seconda volta si era solo leggermente affievolito, ma era ancora lì, pressante, avvinghiante, soffocante.
«Si riprenderà, Lan Er-gongzi.» lo confortò SiZhui, osservando l'edificio candido con sguardo perso, anche lui altrettanto preoccupato.
Lan WangJi non rispose.
Aveva fatto rinchiudere i superstiti del Clan minore da qualche parte a Gusu, aspettando che Wei Wuxian potesse dirgli ciò che veramente era accaduto per capire cosa fare con loro.
In quell'istante, dall'infermeria uscì fuori un anziano.
Lan WangJi scattò subito in piedi, dimentico del cibo, raggiungendo il qianbei:«Cosa sta succedendo? Come sta?» chiese, ansioso.
«Lan Er-gongzi, il Patriarca di Yiling è fuori pericolo, ma ancora molto debole. Ha usato troppa energia demoniaca, potrebbero esserci delle conseguenze.» il groppo che Lan WangJi aveva in gola gli impedì di formulare una risposta.
«Potete entrare, se lo desiderate. Lui, di certo, vi sta aspettando.» aggiunse il qianbei, indicandogli un un cenno l'ingresso.
HanGuang-Jun si mosse più velocemente di quanto avesse mai fatto.
Scivolò tra i corridoi accecanti, sorpassando porte chiuse e antichi manufatti, prima di raggiungere l'unica stanza dalla quale sembrava provenire un po' di rumore.
Entrò senza esitare: tutto, in quella camera, era bianco. Un colore così chiaro da risultare quasi fastidioso alla vista.
Wei Wuxian era seduto su un letto, i pantaloni e le scarpe nere, a petto nudo, sul suo corpo si diramava un reticolo di irregolari linee nere che partivano dal cuore e che piano piano sbiadivano, in netto contrasto col pallore della sua pelle.
Le braccia erano tese verso l'alto mentre si legava con grazia il nastro rosso.
«Wei Ying.» Lan WangJi aveva ricominciato a respirare.
E quel nome gli suonava così dolcemente nella bocca, come se lo avesse assaporato mentre lo diceva.
Sentendosi chiamare, Wei Wuxian alzò il capo, lasciando cadere le braccia.
Individuò HanGuang-Jun, e le sue labbra si curvarono verso l'alto: quel sorriso rischiarò l'intero universo.
«Lan Zhan.» lo chiamò a sua volta, facendo per alzarsi.
Ma HanGuang-Jun lo aveva già preso fra le braccia, e aveva affondato il suo viso nella sua spalla, respirando la sua pelle e stringendolo a sé. Trovava conforto nel sentire il suo cuore che batteva contro il proprio.
«Sei uno sciocco, ti metti sempre nei guai.» gli sussurrò all'orecchio, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
Wei Wuxian ridacchiò stancamente, ricambiando la stretta: la presa di Lan Zhan era sicura, decisa, confortante.
Gli stava conficcando le dita nella carne, ma a Wei Wuxian non importava: poteva fare ciò che voleva, ciò che contava davvero era che potesse sentirlo, bramarlo, respirarlo e viverlo.
«Pensavo di averti perso. Pensavo che non ti avrei più rivisto...» gli sussurrò HanGuang-Jun all'orecchio, la voce soffocata, tentando di trattenere il pianto.
Wei Wuxian si separò da lui, prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli qualche lacrima ribelle sfuggita al suo controllo:«Anche io credevo che non ti avrei più rivisto.» gli confidò, sorridendo mestamente.
«Lan Zhan, non avevo altra scelta, e il viso di A-Lu era così triste:mi ricordava troppo A-Yuan. Solo che all'accampamento è stato un massacro, è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto: cadevano tutti a terra come marionette, ed io ero il perfido burattinaio che aveva tagliato i loro fili. Non voglio mai più fare una cosa del genere...»
«Non sono arrivato in tempo.» si rimproverò Lan WangJi, scrutando l'espressione del compagno e intravedendo il dolore dietro il suo sguardo vivace.
Ma Wei Wuxian scosse il capo, sorridendogli dolcemente e posando il viso contro il suo petto, abbracciandolo:«Il mio Lan Er-gege arriva sempre in tempo per salvarmi.» replicò.
HanGuang-Jun ricambiò l'abbraccio:«Mi sei mancato.» gli uscì fuori, istintivamente.
Wei Wuxian spalancò gli occhi, incrociando lo sguardo dell'altro, sorpreso.
Fece per dire qualcosa, ma qualcuno irruppe nella stanza prima che potesse dar voce ai suoi pensieri: il Gran Maestro Jiang avanzò speditamente nella camera, lo sguardo minaccioso, i pugni serrati.
«Lo avete mandato via voi.» replicò, acido, riferendosi all'ultima frase di HanGuang-Jun.
«Jiang Cheng? Di cosa stai parlando, e che ci fai qua?» chiese Wei Wuxian, allibito.
Il diretto interessato gli puntò un dito accusatore contro:«Sto parlando del fatto che è stato HanGuang-Jun a cacciarti fuori con la signorina Yu. E tu, Wei Wuxian! Come puoi finire in una trappola così idiota?! Perché ogni volta sei al centro di ogni disastro?!»
Wei Wuxian, scostandosi da Lan WangJi, notò come quest'ultimo si fosse irrigidito, la sua espressione improvvisamente chiusa come una porta.
«Sono i disastri che a quanto pare hanno un debole per me, e Lan Zhan non mi ha cacciato da nessuna parte.» tentò di rimediare, scherzando.
Finita la frase, però, si sentì cedere le gambe, e si sarebbe ritrovato a terra se HanGuang-Jun non l'avesse afferrato in tempo.
Alzò lo sguardo su di lui, confuso.
«E adesso che c'è?!» sbottò Jiang Cheng, avvicinandosi a lui e beccandosi un'occhiataccia da Lan WangJi: i due continuavano a guardarsi in cagnesco.
«Non mi reggono le gambe. Lan Zhan, potresti...» ma HanGuang-Jun lo aveva già depositato delicatamente sul letto, le sopracciglia aggrottate, il viso segnato da una smorfia di preoccupazione.
«Riposa.» gli ordinò, atono, prendendogli la mano e sedendosi accanto a lui.
Il Gran Maestro Jiang sbuffò, irritato:«Spero che HanGuang-Jun non ti mandi via. Altrimenti questa volta ci lasci la pelle per davvero.» commentò, con un'ironia feroce.
«Smettila di scherzare.» tagliò corto Wei Wuxian, preoccupato dall'espressione del compagno, che stava diventando sempre più pallido.
Jiang Cheng sbuffò, alzando gli occhi al cielo ed incrociando le braccia al petto.
«Gran Maestro Jiang, potrei scambiare due parole con voi?» una voce calma fluttuò nella stanza, e Jiang Cheng fu costretto a distogliere lo sguardo minaccioso dalla coppia per sposarlo su Lan XiChen, che si era affacciato nella camera con un sorriso educato.
Senza farsi pregare troppo, uscì, lasciando Wei Wuxian e HanGuang-Jun di nuovo soli.
Le palpebre di Wei Wuxian sfarfallavano, e il suo corpo era percorso da un fastidioso formicolio.
«Wei Ying.» lo chiamò Lan WangJi, ma la sua voce sembrava distante, ed il suo tocco quasi inconsistente.
«Lan Zhan, credo di starmi addormentando...» borbottò, trovando la mano dell'altro e afferrandola.
«Riposa.» gli sussurrò Lan WangJi in risposta, stringendo la presa e osservando il compagno chiudere gli occhi e cedere al sonno.
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