41- Storia di un rapimento (p.6)


⚠️TW⚠️
Le descrizioni che seguono potrebbero disturbare un pubblico sensibile, soprattutto ultimamente con le immagini della guerra in Europa.

Metterò degli asterischi (***) in modo che il capitolo sia comunque comprensibile.

Se vi sentite a disagio con le scene rappresentate, sentitevi liberi di saltare la parte indicata tra gli asterischi.
~~~



Lan WangJi corse per tanto tempo, forse troppo, finché non giunse all'accampamento.
Di quel posto ora rimanevano solo ceneri, e cadaveri.

***
I corpi erano troppi, decisamente troppi: quello era stato un massacro.

Giacevano scomposti nella terra e nel fango, la pioggia stava lavando via il sangue dalle loro ferite, che erano molteplici; erano caduti l'uno sull'altro, ammassati, stravolti, chi riverso a terra, chi invece pareva dormisse, i visi talmente sporchi da essere irriconoscibili.

Lan WangJi ispezionò l'area, sperando di trovarne uno, almeno uno, quell'unico, vivo.
Ma di vivo non c'era nessuno: erano tutti, tutti morti.

Allora, in preda alla disperazione, Lan WangJi si addentrò nello spiazzo, sguazzando nel fango, bevendo la pioggia, le vesti bianche sudicie.
Senza esitare, controllò i cadaveri, facendosi spazio tra loro, affondando le dita nei loro corpi freddi e rigidi, rigirandoli per osservare i visi, spostandoli per avanzare.

Inginocchiato a terra, annaspava tra quella moltitudine, nauseato, addolorato.
***

Eppure la sua caparbietà lo costringeva ad andare avanti, a cercarlo ancora, ancora, e ancora.
Finché non lo trovò.

Era riverso a terra, il braccio posato delicatamente sul terreno, il viso sereno che guardava il cielo buio, il dizi nell'altra mano.
I capelli erano legati in una coda sfatta da un nastro viola ormai sudicio.

No.
Lan WangJi si precipitò al suo fianco, inginocchiandosi accanto a lui, gli occhi sgranati, il respiro mozzato: sembrava non riuscisse a prendere fiato, aveva dimenticato come respirare.

No, Wei Ying.
Le sue mani tremavano terribilmente mentre si posavano suo viso del compagno, scostandogli i capelli bagnati appiccicati alla faccia, e accarezzandogli il viso con dolcezza.

Il corpo di Wei Wuxian era freddo, bagnato e sporco, ma a Lan WangJi non importava: lo attirò a sé, circondandolo con le braccia e posandogli la testa nell'incavo del suo braccio.

Quante volte, durante la notte, aveva osservato il compagno dormire in quella stessa posizione, con quella stessa serenità?

Wei Ying.
La pioggia si stava confondendo con le lacrime che gli bagnavano le guance, e si ritrovò a singhiozzare senza rendersene conto.
Abbracciò il corpo del suo compagno, stringendolo contro di sé, mentre con la mano tracciava i contorni di quel viso che conosceva come il proprio.

Ancora una volta, era arrivato troppo tardi.

Lo cullò sotto la pioggia, dondolandosi su di sé, sentendosi soffocare: voleva disperatamente che l'altro si svegliasse, che lo prendesse in giro e lo provocasse, con quel sorriso scanzonato e seducente.
Voleva disperatamente trovare un modo per riuscire di nuovo a respirare, per togliersi di dosso quel peso straziante che gli comprimeva il petto.
Sentiva il cuore in frantumi, e percepiva ancora ogni frammento di esso: odiava con tutto sé stesso quel suo battito, che continuava ritmicamente a scandire il tempo.

Che senso aveva, ancora, il tempo, senza di lui?
Che senso aveva ancora quel battito?
Che senso aveva provare di nuovo quel dolore?

Lasciava che la pioggia picchiasse su di lui, su di loro, abbracciando disperatamente quel corpo freddo e osservando spasmodicamente quel viso pallido.

Passò con cura la mano sulla sua fronte, scendendo verso lo zigomo e accarezzandogli la guancia, premendo poi le dita contro le sue labbra morbide.
Quello era tutto un "mai più."
Mai più quegli occhi si sarebbero aperti, mai più quelle guance sarebbero arrossite, mai più quelle labbra avrebbero baciato le sue. Mai più, mai più, mai più.

Quel dolore lo stava annientando, annichilendo.
Ricordava com'era stato sopravvivere a quei tredici anni senza di lui: non voleva più farlo.

Non voleva più cercarlo tra i sospiri velati di quale spirito, non voleva più vivere di ricordi che piano piano sarebbero sbiaditi.
Non voleva tenerlo come ricordo caro, lo voleva vivo, lo voleva.

Cosa avrebbe detto a SiZhui?
Con che coraggio avrebbe dovuto ammettere di averlo perso per la seconda volta, di essere arrivato tardi di nuovo?
Come poteva quel pensiero non distruggerlo?

Non voleva più vivere così, non voleva più vivere e basta.

Pianse anche l'anima, sotto quella pioggia.
Pianse senza darsi pace: dove poteva ancora trovare la pace?

In lontananza, una leggera luce rischiarò l'orizzonte, rendendo quell'ammasso di cadaveri uno spettacolo ancora più macabro: era l'alba, l'inizio di un nuovo giorno.

Un nuovo giorno senza Wei Ying.
Lan WangJi non poteva sopportarlo.

Slacciò il nastro viola che teneva i capelli di Wei Wuxian, tirando fuori il caratteristico nastro rosso e legandoli con quello.
Gli pulì il viso dal fango, mostrando la pelle chiara, ora estremamente pallida.
Si intravedevano ancora i segni che Lan WangJi gli aveva lasciato qualche notte prima.

Chinò la testa e appoggiò la fronte contro quella del compagno, ansimando tra i singhiozzi: durante tutta la notte lo aveva tenuto stretto e aveva pianto, senza riuscire a fermarsi.

Wei Wuxian era stato il suo colore nel suo universo di bianco, e il suo suono nel suo mondo di quiete.
Se non poteva vederlo con quel nastro rosso e non poteva sentire la sua risata, per lui non aveva senso vivere: una vita senza Wei Ying non era poi così diversa dalla morte, quindi tanto valeva morire davvero.

«Wei Ying.» sussurrò appena, con voce roca, spezzata: un ultimo omaggio a quel nome prima di seguirlo in un mondo senza colori e senza suoni.

Altre lacrime si affacciarono dai suoi occhi, cadendo sul viso del compagno: Lan WangJi si affrettò ad asciugarle.
Si slacciò il nastro frontale, zuppo di acqua, legando il suo polso a quello di Wei Ying, incrociando le loro dita.

Lo guardò un'ultima volta, ammirandone il viso e l'espressione pacatamente allegra, le labbra curvate all'insù, come capitava a chi aveva l'abitudine di ridere molto.
Si chinò di nuovo, posando con delicatezza la sua bocca sul quella del compagno per un ultimo bacio, che aveva il sapore amaro e salato delle lacrime.

Si tirò nuovamente su, pronto a fare quel tuffo nel vuoto, quando le dita di Wei Wuxian, incrociate alle sue, si mossero impercettibilmente.

Lan WangJi voltò il viso di scatto, stringendo ancora di più il suo corpo:«Wei Ying.» lo chiamò.
Era solo un sussurro, solo l'eco di una speranza distrutta.

Eppure Wei Wuxian curvò appena le labbra, le sue palpebre sfarfallarono, e la sua mano ricambiò la stretta:«Lan Zhan. Sapevo che saresti arrivato in tempo.» esalò, prima di cadere nuovamente nell'incoscienza.

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