40- Storia di un rapimento (p.5)

Lan WangJi non voleva fermarsi.
Erano giorni - ma a lui parevano secoli- che cercava Wei Wuxian per tutto il mondo della coltivazione, senza trovare nemmeno una minima traccia.

Aveva chiesto nelle locande, era entrato nei bordelli, nei vicoli sconosciuti e bui, nelle foreste infestate, ma non aveva trovato nulla: stava impazzendo.

Sentiva la sua mancanza quasi fosse un male fisico, un dolore atroce che gli opprimeva il cuore.
Sapeva che, più passava il tempo, più cedeva al panico.
Conosceva quella sofferenza: era la stessa che lo aveva accompagnato per tredici interminabili anni.
Era la stessa sofferenza che lo aveva distrutto, e che credeva di non dover provare mai più.

Aveva cominciato a piovere nel pomeriggio, ma Lan WangJi non si era fermato: in quel momento, però, la grandine batteva le strade talmente forte che fu costretto a trovare un riparo.

Non lontano dal sentiero desolato che stava percorrendo aveva individuato una casetta malmessa da cui intravedeva una fioca luce, vicino ad una stalla fatiscente.

Approcciò la casa e bussò alla porta con educazione.
Ad aprirgli fu un ragazzo massiccio, quasi gigantesco, con una mazza chiodata in spalla.
Lan WangJi non si lasciò intimorire:«Posso chiedervi riparo per la notte?» chiese invece, pacato.

«Fallo entrare.» decise una voce giovanile dall'interno.
«Lei sarà d'accordo?» chiese l'omone.
«Non importa: sarà qui a breve. Fallo entrare.» ripeté il giovane.

Fecero entrare HanGuang-Jun nella casa, spoglia, ad eccezione di un tavolo e di qualche coperta gettata in un angolo.

Il giovane che aveva parlato gli offrì i suoi rispetto inchinandosi lievemente.
Per mano teneva un bambino dall'aria spaventata e sporca.

«Fuori diluvia, gongzi, avete fatto bene a cercare riparo.» gli disse il giovane, sorridendo stancamente e facendolo accomodare su una sedia.

Lan WangJi non disse nulla, si limitò ad annuire, chiedendosi come avessero fatto quelle persone a finire così.

«Perchè siete fuori di notte sotto la pioggia, gege?» chiese il bambino, affacciandosi da dietro il giovane, senza perdere quell'espressione spaurita.
«Sto cercando una persona.» gli rispose, senza approfondire: quel bambino gli ricordava SiZhui, com'era stato all'inizio, quando aveva la mente infestata dagli incubi e gli occhi colmi di paura.
Soprattutto dopo aver perso Wei Wuxian.

«Spero che la vostra ricerca vada bene, gongzi.» gli augurò il giovane, stirando la faccia in un sorriso.
Tutto, in quell'abitazione, aveva un'aria smorta e soffocante, satura di dolore e rimpianti.
Faceva sentire Lan WangJi a disagio.

Lan WangJi rimase immobile e pensieroso per un po', prima di tirare fuori il suo qugin e di poggiarlo sul tavolo, tentando di respirare normalmente.

Ciò che si accingeva a fare lo repelleva, gli rimescolava le viscere e gli faceva venire voglia di vomitare.
Credeva che non ne avrebbe avuto mai più bisogno, credeva di non doverlo fare mai più.

Cominciò a suonare con dita tremanti una melodia per lui odiosamente familiare.
Riecheggiava nella stanza spoglia e nei suoi ricordi come un veleno.
Inquiry.

Quella canzone era stato l'unico suono che aveva sentito per tredici anni.
Per tredici anni, ogni notte, si era seduto e aveva suonato al suo amore perduto, aveva chiesto di lui ai sospiri della luna e l'aveva cercato tra i bisbigli degli spiriti: non c'era mai stata nessuna risposta.

E ora, anni dopo, quando ormai credeva di aver superato quel terrore, quello smarrimento, quando credeva di aver dimenticato il suono di quelle memorie, ora si ritrovava a dover cercare ancora.

Dove sei?
Nessuna risposta.
Wei Ying, dove sei?
Ma tutto taceva, come era sempre stato.
Amore mio, dove sei?
Ma ancora una volta, rispose solo il nulla.

Lan WangJi sospirò, facendo sparire il qugin e prendendosi del tempo per calmarsi.
Le mani gli stavano tremando, e sentiva in gola il sapore salato delle lacrime.

Dopo un po' di tempo, optò per un metodo più pratico:«Avete per caso visto un giovane coltivatore, nei paraggi? Indossa delle vesti nere, e solitamente porta un flauto. Credo...credo che avesse i capelli sciolti.» chiese ai suoi ospiti, stringendo tra le dita il nastro rosso del suo compagno.

Il giovane trasalì, portando dietro di sé il bambino e scambiando un'occhiata con l'omone.
«Posso chiedere chi è che lo sta cercando?» replicò.

Quella domanda bastò a Lan WangJi: per la prima volta, dopo giorni di logorante ansia e paura, finalmente qualcuno reagiva.
Non avrebbe lasciato andare quel barlume di speranza.

Si alzò di scatto dalla sedia:«Lo avete visto?» chiese di nuovo, avanzando di un passo.
Il giovane indietreggiò, spaventato.
«Sono giorni che lo sto cercando: se sapete qualcosa ditemelo.» provò a convincerlo, ma come reazione ottenne soltanto un'espressione di panico.

Il giovane alzò lo sguardo, additandolo con mano tremante:«Quindi voi siete...voi siete...— la sua voce era stridula.

«Sono tornata! Fuori sta diluviando, è un bene che...»
HanGuang-Jun si voltò di scatto, estraendo bichen senza esitare un istante.
Lui conosceva quella voce.
Conosceva la persona a cui apparteneva.

A-Xin si ritrovò scaraventata contro la parete, bichen a pochi millimetri dal suo collo, HanGuang-Jun che incombeva su di lei.

Ogni cosa nella stanza si immobilizzò.
Persino la polvere parve smettere di cadere.

«H-HanGuang-Jun!» esclamò la ragazza.
«Dov'é?» chiese Lan WangJi senza mezzi termini, con decisione. Un solo cenno, e la sua spada avrebbe trafitto la giovane.

«Vi prego, Lan Er-gongzi, vi prego, risparmiatela. Non avevamo altra scelta!» l'omone cominciò ad urlare, buttandosi per terra ed inchinandosi ai suoi piedi.
A Lan WangJi non importava della vita della ragazza: che lei vivesse o morisse, al momento, non era una sua priorità.
«Dov'é?» sibilò di nuovo, ignorando i lamenti dell'omone.

E poi, anche A-Xin cominciò a piangere.
I singhiozzi le scuotevano le spalle, facendola avvicinare pericolosamente alla lama di bichen:«Mi dispiace, HanGuang-Jun, ma dovevo farlo. E poi l-lui ha detto di dirvi che è stata una decisione sua, ha d-detto che dovevamo p-prenderci cura di A-Lu, come voi avevate fatto con A-Yuan, e poi l'abbiamo mandato lo stesso, non potevo fare altro. HanGuang-Jun, mi dispiace!»

Lan WangJi si sentì morire.
Sentì il suo intero corpo cristallizzarsi, la testa si svuotò immediatamente, come fosse sott'acqua.
«Cosa è successo?» chiese, la voce ancora ferma, ma era come se parlasse da una grande distanza.

«Il nostro clan è stato distrutto da un esercito, noi siamo gli unici sopravvissuti. A-avevamo bisogno di qualcuno che riprendesse le nostre terre, ma noi non potevamo farlo. Così abbiamo preso Wei gongzi, e lo abbiamo m-minacciato. È andato stamattina verso l'accampamento. Non è più tornato.»

Prima che Lan WangJi potesse davvero realizzare ciò che stava facendo, si trovava già per strada, a correre, bichen sguainata in mano, i piedi che affondavano nel fango, la pioggia che gli batteva contro il corpo.

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