39- Storia di un rapimento (p.4)

«Sarei venuto anche se non mi aveste rapito. E avrei portato HanGuang-Jun. Non sono invincibile, non posso nulla contro un intero esercito.» commentò Wei Wuxian.

«Non potevamo permettere che ci rifiutaste.» commentò il giovane.

Wei Wuxian posò lo sguardo su di lui: non doveva avere più di vent'anni, eppure i suoi occhi erano segnati dal dolore.
Teneva in braccio quel bambino come se non volesse lasciarlo andare, come se ci si aggrappasse.

«Wei gongzi, questa non è una proposta. È una minaccia: aiutateci, e noi non vi uccideremo.» sottolineò A-Xin.
«Saranno i vostri barbari ad uccidermi.» commentó Wei Wuxian, senza distogliere lo sguardo dal bambino.

Gli stavano letteralmente appioppando una missione suicida: andare incontro ad un esercito di barbari affiancato da spiriti era folle.
Soprattutto da solo.
Aveva promesso a Lan Zhan che lo avrebbe aspettato, ma in quella situazione non aveva il lusso di scegliere.

«Mi dispiace, Wei gongzi.» e A-Xin sembrava dispiaciuta davvero.
Nonostante ciò, non esitó nemmeno per un istante: aveva bisogno che qualcuno vendicasse la sua Scuola, e non poteva mandare i suoi superstiti, che doveva proteggere.

Wei Wuxian si mosse verso il giovane, prendendo in braccio il bambino, che alzò lo sguardo su di lui, spaventato.
Il sorriso che Wei Wuxian gli regalò bastò a tranquillizzarlo e ad illuminare la stanza. Ad A-Xin si strinse il cuore: quel giovane uomo sembrava davvero una bella persona, e lei lo stava mandando al massacro.

«Mi state chiedendo di morire. A quanto pare non ho alternativa: o muoio qui, per mano vostra, o muoio lí, per salvare questo fagotto, vero?» chiese retoricamente.
Nessuno gli rispose.

«Un tempo tenevo in braccio un bambino piccolo proprio come lui, e lo piantavo nel terreno insieme ai ravanelli. Gli raccontavo che così sarebbe cresciuto, e lui si dimenticava del sangue e degli incubi. Adesso quel bambino è cresciuto ed è diventato uno splendido ragazzo, un bravissimo cultore.» raccontò, assorto, mentre cullava.
«Avete fatto un buon lavoro, Wei gongzi.» si complimentó A-Xin, con un groppo in gola.

Ma Wei Wuxian scosse la testa, sorridendo di nuovo: così arruffato e sporco, sembrava molto più giovane di quanto in realtà fosse.

«Non sono stato io.» replicò, alzando una mano per scostarsi i capelli dal viso.
«Io sono morto prima. È stato HanGuang-Jun a crescerlo: è grazie a lui che adesso A-Yuan è uno dei più talentuosi e corretti giovani.» sorrise di nuovo, porgendo il bambino al giovane, che lo prese con riconoscenza, le lacrime agli occhi.

Wei Wuxian si raddrizzò, guardando A-Xin dritto negli occhi, senza perdere il sorriso:«Dovete prendervi cura di lui. Dovete crescerlo e renderlo felice, e fargli dimenticare quei massacri. Io posso essere quello che muore, ma voi dovete essere quelli che lo crescono. Se devo morire, meglio il fagotto.» annunció, incrociando le braccia al petto.

A-Xin scoppiò in lacrime, gettandosi ai suoi piedi:«Mi dispiace, Wei gongzi, mi dispiace davvero, ma non posso fare altro.»  singhiozzó.

Wei Wuxian si allontanò da lei:«Quando HanGuang-Jun arriverà, ditegli che ho accettato io. Ditegli che volevo che vi prendeste cura del bambino. E sperate, per voi, che non arrivi in tempo.»

«HanGuang-Jun non è mai arrivato in tempo.» sottolineò il giovane, con voce roca.
«HanGuang-Jun arriva sempre in tempo per salvarmi.» replicò gelido Wei Wuxian, a cui si poteva dire tutto, ma nulla contro Lan WangJi.

Quella notte, Wei Wuxian, nella sua buia stalla, non dormí affatto.
Pensò solamente a ciò che stava perdendo: SiZhui, Jin Ling, JingYi,  i suoi ragazzi. Jiang Chen, e i frammenti del loro rapporto. Lan Zhan, l'amore della sua vita, che stava abbandonando di nuovo.

L'ultima cosa che gli aveva detto era stata "Vai". Si era sentito così, Lan WangJi, quando lui l'aveva allontanato, ai Colli dei Sepolcri?
Wei Wuxian era stato solo per l'ultima parte della sua vita, e quella sua solitudine alla fine l'aveva fatto impazzire e ucciso.

La consapevolezza di non essere solo, in quel momento, gli stava sciogliendo il cuore e gli stava facendo venire le lacrime agli occhi.
In ogni caso, non importava: nel morire, si era sempre soli.

Il giorno dopo, A-Xin entrò nella stalla all'alba, e trovò Wei Wuxian intento a giocare con le formiche, la lingua fra i denti, la testa inclinata lateralmente.
Battè le palpebre, perplessa: era questo l'atteggiamento che il temibile Patriarca di Yiling assumeva prima di un attacco suicida?

«Oh, A-Xin, sei mattiniera. C'è per caso la colazione? Morire senza mangiare non è affatto carino.»
«I-infatti vi ho portato qualcosa da mangiare, Wei gongzi.» gli rispose, offrendogli un cestino.

Wei Wuxian cominciò ad ingozzarsi allegramente, lasciando la ragazza sempre più di stucco.
«Wei gongzi, va tutto bene?» siete impazzito, per caso?
«Che razza di domanda fai a una persona che stai mandando a morire, A-Xin?» replicò lui, senza rispondere effettivamente.
Lei si sentì immediatamente in colpa.

Finita la colazione, i due uscirono dalla stalla:«Wei gongzi, prendete questo.» gli offrì A-Xin, tendendogli un nastro viola con cui il giovane si legó i capelli, pensando con rimpianto a quello regalatogli da Lan Zhan.

«Dite a Lan Zhan dove trovarmi. Che abbia almeno il mio corpo. Ah!, non posso credere di dover morire una seconda volta senza sposarmi. Stavolta c'ero vicino.» si rammaricó, pensando alle vesti rosse che aveva provato e al matrimonio che aveva sognato ogni notte.

«Mi dispiace, Wei gongzi.» disse di nuovo A-Xin, lasciando però che l'omone spingesse Wei Wuxian verso l'accampamento barbaro.

«Non è detto che moriate, Wei gongzi...» balbettò il giovane, osservando pieno di ammirazione il Patriarca di Yiling che tirava fuori il suo dizi.

Wei Wuxian gli sorrise, lo sguardo cupo, quasi sadico.
«Non sono invincibile.» gli ricordò, cominciando poi ad incamminarsi verso l'accampamento, fischiettando una melodia e rigirandosi il flauto tra le dita.

I tre cultori - quattro, se si considerava il bambino- rimasero immobili ad osservare quella figura solitaria, vestita di nero, saltellare giocosamente, avanzando verso la sua fine senza la minima preoccupazione.

A-Xin ricominciò a piangere, le spalle scosse dai singhiozzi.
Mi dispiace, Wei gongzi, pensó ancora una volta, facendo scivolare la mano in quella del giovane e stringendola forte.

Pensò di nuovo a tutto ciò che Wei Wuxian stava perdendo, e il suo dolore diventó più acuto quando ricordò il bellissimo viso di Lan WangJi, la sua espressione chiara, e la devozione del suo sguardo.

Sarebbe arrivato, A-Xin lo sapeva.
Sarebbe arrivato sicuramente, ma sarebbe stato troppo tardi.

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