37- Storia di un rapimento (p.2)
Ciò che Lan WangJi detestava di più era il fatto che le persone si avvicinassero continuamente a Wei Ying - il suo Wei Ying.
Il problema era che il suo compagno era una persona affascinante e coinvolgente di natura: una volta che si trovava in una stanza, era impossibile staccargli gli occhi di dosso, per un motivo o per un altro.
All'interno del Clan Lan le sue vesti nere risaltavano nella marea di bianco, ed il primo ad essere individuato era sempre lui.
Per questo le persone gli si avvicinavano, e poi cominciavano a parlare - ancora peggio, perché se c'era una cosa in cui Wei Wuxian eccelleva era proprio non starsene zitto.
Ma Lan WangJi aveva accettato tutto questo con tranquillità, perché sapeva che chiudere Wei Wuxian in una stanzetta stretta e impedirgli di essere visto perfino dal sole per la gelosia non era accettabile, né tantomeno era ciò che voleva chiamare amore.
Eppure, in quel momento, per l'ennesima volta quella malsana idea corteggiò la sua mente.
Stava ribollendo di rabbia.
Perché ciò che Lan WangJi proprio non poteva sopportare, era che bellissime ragazze si avvicinassero e corteggiassero il suo compagno.
HanGuang-Jun non aveva mai davvero capito se a Wei Ying piacessero solo i ragazzi o anche le ragazze, né gli interessava: ma vederlo scherzare e ridacchiare con giovani fanciulle - delicate, bassine, ciarliere: insomma, tutto ciò che lui non era- lo mandava in escandescenze.
La ragazza con cui Wei Wuxian stava parlando in quel momento aveva dei lunghi capelli neri acconciati perfettamente, un nasino all'insù e dei bellissimi occhi, più un sorriso timido, le vesti che portava indicavano che apparteneva ad uno dei clan di coltivazione minori, così come la spada che teneva in mano, infoderata.
A quel banchetto del clan Jin - indetto da Jin Ling per portare avanti un'antica tradizione- era andato tutto splendidamente fino a dopo il pranzo: in quel momento di distrazione, il momento in cui Wei Ying cominciava a vagare tra i commensali per chiacchierare e accaparrarsi altro alcool, la giovane fanciulla l'aveva placcato e lo stava intrattenendo con quella che pareva un'adorabile conversazione da almeno mezz'ora.
HanGuang-Jun era sull'orlo di un collasso.
«WangJi, stanno solo parlando.» gli fece notare proprio in quell'istante Lan Xichen, che aveva notato le occhiate di fuoco del fratello.
«Mh.» si limitò a borbottare.
«Lan Zhan! A-Xin, vieni: ti presento una persona.» Wei Wuxian si diresse saltellando verso il compagno, sorridendogli e indicando la ragazza accanto a sé.
«Lan Zhan, questa è Yu KeXin: la sua Scuola ha avuto problemi con alcuni spiriti e mi stava chiedendo di aiutarla. Possiamo andare?» la presentò, inarcando poi un sopracciglio quando notò la rigidità del compagno.
«Mh.» disse però HanGuang-Jun, senza manifestare alcun disagio, mentre invece la sua mente si era fermata a come Wei Ying avesse chiamato la giovane.
A-Xin.
«Splendido! A-Xin, lui è Lan WangJi, o HanGuang-Jun, il mio Lan Zhan: non è bellissimo?»
«Mai quanto voi, Wei gongzi.»
L'umore di Lan WangJi, che si era risollevato appena dopo "il mio Lan Zhan", ricadde di nuovo nel più completo sconforto.
«Devi essere proprio cieca, ragazza: il divino HanGuang-Jun è l'uomo più bello di sempre. Io sono semplicemente grazioso.»
«Avete un bel viso, Wei gongzi.»
«Non mi hai mai visto nel fiore dei miei anni: ero più alto, più massiccio, e ancora più affascinante. È un peccato che il mondo non mi abbia immortalato in quel periodo: tutti i disegni che vedi in giro sono falsi, falsissimi! Non dar loro credito, mia cara A-Xin»
La presa di Lan WangJi si serrò involontariamente attorno a bichen: "mia cara A-Xin?!"
«Sono certa che siete sempre stato affascinante, Wei gongzi.»
«Puoi ben dirlo! Ma, ad ogni modo, HanGuang-Jun è il più bello di tutti. Vero, Lan Zhan?» rise Wei Wuxian, voltandosi verso il compagno pronto a ricevere uno dei suoi familiari "mh".
La faccia di Lan WangJi, però, era immobile, ferma, piatta: avrebbe potuto passare per un morto davanti ad occhi estranei, ma per Wei Wuxian quell'espressione significava "folle di gelosia".
Preoccupato, dimenticandosi di A-Xin, si chinò verso di lui, afferrandogli la manica senza smettere di fissarlo:«Lan Zhan?» lo chiamò, con una vocina sottile, in un tono molto diverso rispetto a quello che aveva utilizzato fino a qualche istante prima.
HanGuang-Jun lo fulminò con un'occhiata, rimanendo immobile.
«Wei gongzi, siete pallido: se volete possiamo uscire fuori per prendere un po' d'aria?» chiese A-Xin, osservando il viso del Patriarca di Yiling improvvisamente impallidire e cambiare espressione
Uscire fuori, con lei? Assolutamente no. ringhiavano i pensieri di Lan WangJi.
«Sto bene, A-Xin. Lan Zhan...?» Wei Wuxian non stava prestando nemmeno più un briciolo di attenzione alla ragazza, troppo concentrato sul compagno.
La situazione parve precipitare quando A-Xin allungò un braccio, e posò la sua manina delicata sul braccio di Wei Wuxian, allontanandolo un po' da Lan WangJi e attirandolo a sé.
HanGuang-Jun si chiese quanto sarebbe stato virtuoso se le avesse tagliato le mani.
«A-Xin, ho detto che sto bene. Lan Zhan, dobbiamo...—
«Vai.» sputò fuori Lan WangJi, senza nemmeno rifletterci.
«Cosa?!» Wei Wuxian parve afflosciarsi, ancora più pallido e preoccupato.
«Vai.» Rimani.
Wei Wuxian non parlò più: si limitò ad osservare HanGuang-Jun e la sua espressione furiosa, HanGuang-Jun che gli stava dicendo di andarsene, che lo stava mollando tra le braccia di una sconosciuta.
«Ma, Lan Zhan...— tentò ancora di protestare.
«Wei gongzi, andiamo.» lo afferrò la ragazza.
«Io non...—
«Vai.» ripeté HanGuang-Jun.
E A-Xin non se lo fece ripetere due volte, agguantando la sua preda e trascinandola via.
Lan WangJi rimase immobile ad osservare Wei Ying allontanarsi da lui.
Perché gli aveva detto di andarsene? Voleva dirgli di rimanere.
Perché non lo stava ricorrendo? Perché lo aveva lasciato andare?
Quelle domande apparvero quando ormai era troppo tardi.
Era sempre troppo tardi.
«A-Xin, credo di dover tornare dentro...» protestò ancora una volta Wei Wuxian, ormai all'aria aperta.
La giovane si aggrappò al suo braccio, con fare civettuolo, rifiutandosi di lasciarlo andare.
«Non credevo che HanGuang-Jun vi lasciasse andare così facilmente. Allora quel che si dice in giro non è vero: non è affatto possessivo!» esclamò, giuliva, sorridendo. Aveva le fossette.
«Lo è, invece.» ribatté Wei Wuxian, tentando di divincolarsi dalla sua presa.
Non voleva trovarsi lì, con lei.
Voleva tornare dentro, gettarsi tra le braccia di Lan WangJi e dirgli di non preoccuparsi.
«Wei gongzi, credevo che questa missione sarebbe stata molto più complicata, ma il vostro HanGuang-Jun ha reso le cose facili» commentò A-Xin, con quel suo fare innocente.
Wei Wuxian si irrigidì:«A-Xin, che cosa stai dicendo?» chiese, sospettoso.
«Perdonatemi, Wei gongzi, ma abbiamo davvero bisogno del vostro aiuto. Davvero: devo farlo.» si scusò, la voce che ora tremava leggermente, così come il suo sorriso.
Prima che Wei Wuxian potesse ribattere e chiedere maggiori spiegazioni, delle braccia estranee lo circondarono e gli premettero un fazzoletto imbevuto di aromi speziati contro il viso.
Diamine, Lan Zhan, questa volta ce l'hanno fatta. fu il suo ultimo pensiero, mentre la sua mente scivolava in uno stato di incoscienza e il suo corpo crollava a terra.
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