33- Storia di una trappola (p.3)

Non appena entrarono nel territorio, i cultori si allontanarono in fretta da Wei Wuxian, cosa che fece solo aumentare i suoi sospetti.

In ogni caso, lui si addentrò tra la vegetazione: lo scopo di una caccia del genere era raccogliere il maggior numero di spiriti possibili, ma conoscendo i partecipanti, sapeva che i discepoli del Clan Lan avrebbero fatto il lavoro migliore con o senza il suo aiuto, e se anche non fossero stati loro a vincere, avrebbero comunque vinto o il clan Jiang o il clan Jin, e anche questo non gli dispiaceva.

Camminò per un po' prima di affaticarsi a causa della ferita, decidendo quindi di arrampicarsi su un albero e accasciarsi su un ramo particolarmente massiccio, lasciando penzolare la gamba.

Si guardò un po' attorno, con circospezione, e, dopo aver constatato che non ci fosse alcun pericolo - almeno per quel momento-, si portò il dizi alle labbra e cominciò a suonare una rilassante melodia.
Sperava che quella canzone - quella che Lan Zhan aveva scritto per loro- riuscisse ad oltrepassare la barriera protettiva attorno al campo, e a raggiungere il compagno, per rassicurarlo.

Si chiese come stesse andando la caccia, e per un attimo si distrasse, troppo impegnato a suonare, gli occhi socchiusi.

«Wei qianbei?»
Aprì di scatto gli occhi, allontanando il flauto e abbassando lo sguardo su SiZhui, che ora si trovava sotto di lui.

Ogni suo nervo si irrigidì.
Forse suonare non era stata l'idea migliore: aveva attirato l'attenzione, e ora ad essere in pericolo non era più solo.

«SiZhui? Che ci fai qui?» chiese, guardandosi attorno circospetto.
«Ho seguito la musica. HanGuang-Jun la conosce? Ricordo che la suonava sempre.» rispose.
Wei Wuxian sorrise, scendendo dall'albero per raggiungerlo:«Certo che la conosce.» rispose.

In quel momento, un rumore di passi lo costrinse a voltarsi, agguantando SiZhui e piazzandolo dietro di sé, facendo roteare il flauto tra le dita.
Quando però vide che ad aver causato quella confusione erano stati solo Jin Ling e Lan JingYi, si rilassò un poco.

«Maledetti ragazzi, perché mi ronzate sempre attorno? Sono forse troppo attraente? Guardate che sono fidanzato, eh.» li apostrofò: avere così tante persone attorno a sé significava che qualsiasi cosa gli fosse andato contro, avrebbe messo in pericolo anche loro.

«Dovere morale.» replicò svelto JingYi, raggiungendo SiZhui.
«Dovere morale?» ripeté Wei Wuxian.
«Certo: perché pensi che i Gran Maestri non abbiano voluto HanGuang-Jun? Avranno di certo architettato qualcosa.» spiegò Jin Ling, osservandolo con un sopracciglio inarcato.

Quindi ci erano arrivati anche loro?
Che ragazzi intelligenti.
«Hai presto tutto da tua madre, Jin Ling.» cantilenò Wei Wuxian, scompigliando i capelli del giovane e beccandosi un'occhiataccia.

Proprio prima che potesse ribattere, però, un acuto grido di terrore attirò la loro attenzione.
Alcuni uccelli presero il volo, sorpresi, e in lontananza echeggiò il rumore di sbuffi e urla.

«Andiamo.» decise Wei Wuxian, correndo incontro al rumore.
I ragazzi si lanciarono un'occhiata, sfoderarono le spade e lo seguirono.

«Wei gongzi, scappate!»
«Gran Maestro Jin, non andate da quella parte!»
«Aiuto!»
«Via, via!»

Wei Wuxian fu il primo a raggiungere lo spiazzo: al centro, uno strana chimera si stava dimenando, ringhiando ferocemente e addentando tutto ciò che gli capitava a tiro.
Alcuni erano già stati presi dalla belva, che li stava riducendo a brandelli.
Era uno spettacolo terribile e nauseante.

«Dietro di me!» urlò il Patriarca, alzando il braccio per farsi vedere mentre adocchiava la belva.
«SiZhui, cerca di raccogliere quanta più gente possibile. Jin Ling, ho bisogno di qualcuno che distragga la bestia: puoi farlo?» decise in fretta.
«Certo.» rispose il giovane, oltrepassandolo e attirando l'attenzione della chimera con con alcune eleganti mosse di spada.

«JingYi, in caso ci sia bisogno, ti voglio pronto a sparare un razzo, va bene?»
«Va bene.» ubbidì il ragazzo, estraendo il razzo che avrebbe mandato un segnale a coloro che erano fuori.

Intanto, SiZhui aveva riunito quanta più gente possibile, salvandola dalle fauci spalancate della belva, e ora li stava spingendo in direzione di Wei Wuxian.

Quest'ultimo fece roteare il dizi tra le dita: non gli importava del fatto che fosse una trappola, sapeva che nel momento in cui avesse suonato, i cultori presenti lo avrebbero condannato, ma al momento c'erano cose più importanti a cui pensare.

Quando però fece per portarsi il flauto alle labbra, udì un grido che assomigliava vagamente ad un tuono:«ORA!» ringhiò quella voce, e qualcuno piovve su di lui, spingendolo bruscamente e strappandogli con forza il flauto dalle mani.

Wei Wuxian rimase scioccato, perplesso, grandemente confuso.
Poi rimise insieme i pezzi del puzzle: al momento, si trovava alla mercé di una chimera gigante assetata di sangue, senza il dizi che gli facilitava il controllo degli spiriti ,e senza uno straccio di nucleo d'oro.

Sì guardò attorno e solo in quel momento notò molteplici persone arrampicate sugli alberi, che osservavano la scena dall'alto.
Uno di loro aveva in mano il suo dizi.

Ad un tratto capì che ciò che quei Gran Maestri volevano non era semplicemente la sua umiliazione, ma anche la sua vita.
Cosa altro avrebbe dovuto fare, se non morire, di fronte a quella belva?

«Wei qianbei!» urlò SiZhui, facendo per muoversi nella sua direzione, quando all'improvviso uno dei cultori che aveva appena salvato lo trascinò indietro, immobilizzandolo.
Il ragazzo aveva gli occhi spalancati e colmi di terrore: doveva davvero assistere a quello scempio?

Cercò con lo sguardo JingYi e Jin Ling, solo per trovarli nella sua stessa situazione.

La belva annusava l'aria e ringhiava, affamata, saggiando il sangue che era rimasto, finché non individuò Wei Wuxian.

Wei Ying se ne stava fermo, poco distante da lei, le mani vuote dietro la schiena, debole, inutile, senza possibilità di contrattaccare.
Era la preda perfetta.

Quella caccia non aveva lo scopo di catturare spiriti maligni: ciò che i cultori stavano cacciando era lui.

E poi, all'improvviso, il Patriarca di Yiling cominciò a ridere.

Quella risata non aveva nulla di divertente, anzi: era così falsa e arrogante da essere terrificante.

«Quindi è questo che avete deciso? Giocare in modo sporco e tendermi una trappola così finemente tessuta?» rise Wei Wuxian, le labbra curvate in un sorriso spaventoso.

I Gran Maestri si pentirono all'istante di averlo sfidato, ma quando videro la bestia caricare, tirarono un sospiro di sollievo.

Wei Wuxian fu alquanto rapido, per essere uno che si era appena ripreso dalla convalescenza.

Estrasse un talismano e si morse il dito, disegnando col sangue tratti ambigui che disturbarono tutti i presenti.
Infine, lanciò il talismano contro la bestia, tentando di rallentarla.

Fece un respiro profondo, ragionando: l'unico modo che aveva per controllare gli spiriti era il suono, e per farlo al meglio aveva bisogno del suo dizi.
Quindi, la prima cosa che doveva fare era riprendersi il flauto, che al momento si trovava a parecchi metri sopra di lui, tra le mani di un cultore soddisfatto.

In ogni caso, il flauto non era l'unico modo per attirare l'attenzione degli spiriti.

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