28- Soria di una leggenda (p.3)
«Wei qianbei!»
«Wei Wuxian!»
«Wei gongzi!»
Nonostante gli facesse male, Wei Wuxian piantò un piede nel corpo del cadavere, calciandolo via.
Aveva le braccia spalancate, dietro di lui si trovavano tutti i discepoli dei clan, tremanti e scioccati.
Lanciò un'occhiata a SiZhui e Jin Ling, i ragazzi a lui più cari, e fu davvero sollevato quando notò che il suo gesto era servito a salvarli.
«State lontano da loro.» ringhiò, diretto ai cadaveri, come se potessero capire ancora il linguaggio umano.
Lan WangJi stava morendo di crepacuore.
La visione di Wei Wuxian, circondato da un branco di cadaveri feroci, lo stava facendo morire di paura, i fantasmi di quel sogno gli infestavano lo sguardo e lo facevano deconcentrare - perlomeno i cadaveri non erano interessati a lui, ma sembravano essere tutti attratti dal compagno.
Wei Ying alzò gli occhi, puntandoli nei suoi.
Era estremamente pallido, eppure un sorriso gli curvava le labbra: un sorriso che non raggiungeva lo sguardo.
I corpi lo stavano sommergendo, accalcandosi l'uno sull'altro per raggiungerlo.
«Lan WangJi.» gridò, allungando una mano verso di lui.
Lan WangJi rimase pietrificato sul posto, sconvolto, travolto: era la stessa identica scena.
Non poteva permettere che finisse così, ma al tempo stesso non riusciva a muoversi.
«HanGuang-Jun!» lo chiamò di nuovo Wei Wuxian, il braccio teso nella sua direzione, tentando di allontanare i cadaveri semplicemente col suo corpo, spingendoli via dai ragazzi.
Quella situazione non sarebbe durata a lungo, prima o poi l'avrebbero sopraffatto.
Lan WangJi stava andando nel panico.
«Lan Zhan.» questa volta nel tono di Wei Wuxian c'era una nota rassicurante.
HanGuang-Jun non poté fare altro che guardarlo, la mano tesa verso di lui, lo sguardo gentile, gli occhi che scintillavano come miccia.
All'improvviso Lan WangJi parve ricordare la realtà dei fatti: Wei Wuxian non era solo il suo compagno,non era solo qualcuno da salvare.
Wei Ying era il creatore della via demoniaca, era colui che da solo era riuscito nelle imprese più impossibili, era colui che per anni aveva difeso un clan indifendibile e ormai condannato, e da solo era riuscito a salvarsi innumerevole volte.
Wei Ying era anche il Patriarca di Yiling.
E ciò per cui lo stava chiamando non era semplicemente aiuto: stava chiedendo il suo dizi, riposto con cura nelle maniche di HanGuang-Jun.
Lan WangJi estrasse il flauto, nero e raffinato, e con un gesto lo lanciò al compagno, che lo afferrò con la mano fino ad allora tesa.
Quindi era così che dovevano andare le cose: Lan Zhan non aveva bisogno di salvarlo, Wei Ying sapeva benissimo salvarsi da solo.
Wei Wuxian si portò il dizi alle labbra, e suonò un'unica, travolgente, penetrante nota.
Persino l'aria, satura di risentimento e odore di sangue, parve rispondere al suo richiamo e immobilizzarsi.
I cadaveri fermarono la loro avanzata, sospesi nell'istante prima della catastrofe.
Gli occhi di Wei Wuxian stavano brillando di una luce oscura ma coinvolgente, la sua presenza sembrava imporsi su chiunque altro.
I ragazzi osservavano con gli occhi spalancati, lievemente intimoriti: quindi questa era la vera natura del Patriarca di Yiling, questa era la sua vera potenza, questo era il motivo per cui persino i cultori più illustri avevano tremato davanti al suo sguardo, questo era l'uomo che aveva popolato gli incubi di bambini e adulti, questo era l'uomo che veniva raccontato nelle storie e nelle leggende.
Ora capivano.
La melodia che Wei Wuxian stava suonando era ipnotica e al tempo stesso magnifica: scuoteva le viscere, si conficcava nella carne, faceva rabbrividire persino i sordi, mozzava il fiato e impediva di distogliere l'attenzione da lui, per quanto non fosse uno spettacolo del tutto piacevole.
Solo, si stagliava davanti ai giovani per difenderli, i vestiti neri, sporco di fango e sangue, pallido, e al tempo stesso estremamente vivo, estremamente passionale, estremamente soverchiante.
I cadeveri si rivolsero contro loro stessi, cominciando un lento e orribile massacro: le loro urla e i loro lamenti erano soffocati dall'armonia del dizi, che pareva aver ridotto al silenzio persino il vento, che sembrava intento ad ascoltarlo.
Lan WangJi vide, in quell'uomo, il riflesso del suo vecchio viso, ricordò il dolore che doveva aver covato, ricordò l'odore del suo sangue e il suono dei suoi lamenti e il rumore dei suoi singhiozzi spezzati.
E quello sguardo - scintillante, furioso, deciso, pura sensualità- lo faceva rabbrividire, gli faceva tremare le mani, tremare il cuore, tremare persino l'anima.
Avrebbe dovuto essere disgustato, vagamente intimorito, forse, sicuramente a disagio.
Invece ne era ancora più attratto.
Perché Wei Ying era anche quello, era anche ombra e oscurità, fiera arroganza sotto sguardi maliziosi e sorrisi malandrini, e lui lo accettava.
In tutta la sua straordinaria interezza.
In quel momento giunse anche il clan Jiang, Jiang Cheng a capo, zidian srotolata.
Quando vide la scena e sentì la musica, anche lui rimase pietrificato, e Lan WangJi poteva vedere che anche nei suoi occhi c'era il fantasma di tempi passati, tempi in cui aveva voltato le spalle al suo più caro amico, tempi in cui aveva perso tutto ciò che poteva perdere, tempi in cui aveva costruito uno dei clan più splendenti basando le fondamenta nell'odio e nel rancore.
Adesso l'odio era scomparso, ma il rancore era ancora lì, sempre presente sotto gli strati di affetto recuperato e di occasioni sfruttate.
Assistettero tutti a quel massacro con espressioni rapite, come se non avessero mai visto nulla di più bello e al tempo stesso più terribile.
Il Patriarca di Yiling stava splendendo nella sua luce oscura e nella sua melodica cacofonia.
Quando, infine, dei cadaveri non rimase nient'altro se non polvere e anime infrante, Wei Wuxian abbassò il dizi, rigirandoselo tra le dita, lo sguardo fiero che ancora brillava.
Ci fu un istante in cui nessuno respirò, ma continuarono tutti a guardare il Patriarca di Yiling con un timore reverenziale.
Infine, Wei Wuxian barcollò, e il sangue gli affiorò alle labbra.
Lan WangJi si precipitò da lui, sorreggendolo: non solo Wei Wuxian era stato ferito brutalmente da quel cadavere feroce, ma aveva anche usato molta energia per eliminare gli altri corpi.
«Wei Ying...» lo chiamò, il cuore che batteva all'impazzata mentre l'altro tentava visibilmente di non accasciarsi su di lui.
«Wei qianbei! Siete ferito!» esclamò SiZhui, afferrando il suo braccio, guardandolo quasi disperatamente negli occhi.
Wei Wuxian tossì, asciugandosi il sangue sulle labbra con la manica, appoggiandosi pesantemente al compagno.
«Va tutto bene, SiZhui. Avete fatto un ottimo lavoro.» si complimentò.
«Wei Ying.» Lan WangJi gli stava chiaramente comunicando che non doveva strafare, non doveva per forza mostrare di stare bene: se fosse caduto, se si fosse accasciato, lui l'avrebbe di certo preso.
«Wei Wuxian...grazie.» anche Jin Ling li raggiunse, il viso contorto in una smorfia preoccupata, i membri del suo clan lasciati sotto al custodia del Gran Maestro Jiang, che continuava a lanciare loro occhiate indagatorie.
Wei Wuxian ricordò quanto fosse difficile per quell'orgoglioso ragazzo esprimere gratitudine o sincero pentimento - aveva preso troppo dallo zio per riuscire a farlo senza pensarci-, quindi ridacchiò appena, allungando una mano e dandogli dei colletti giocosi sulla spalla:«Non è nulla di ché, Jin Ling.» lo rassicurò.
Stava in realtà soffrendo tantissimo, ma ce la stava mettendo tutta per non svenire e far preoccupare i giovani e Lan Zhan.
Dopo un po', si allontanano tutti, parlottando tra loro e discutendo animatamente dell'accaduto.
«Lan Zhan...» Wei Wuxian fece in tempo solo a dire il nome del compagno, prima di perdere l'equilibrio e la forza.
«Sono qui.» Lan WangJi l'aveva già preso in braccio, sollevandolo come se non pesasse nulla.
La testa di Wei Wuxian si posò contro il petto muscoloso dell'altro, ispirando quel familiare odore di casa:«Lo so che sei qui. Ti avevo detto che non sarei andato da nessuna parte senza il mio Lan Er-gege.» sussurrò in risposta, prima di abbandonarsi definitivamente alla stanchezza e chiudere gli occhi.
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