14- Storia di un matrimonio (p.6)

Non c'era mai stato silenzio più pesante, più assoluto di quello.

Wei Wuxian non aveva il coraggio di voltarsi.
Lan WangJi era ancora sdraiato sul letto, immobile, stranamente scomposto.

«Sposarmi?» chiese infine Lan Zhan.

Non sapeva che pensare, non sapeva che fare.
Sposare Wei Ying era stato, effettivamente, un desiderio che spesso gli era passato per la mente, ma non credeva che sarebbe mai riuscito ad esprimerlo.

Al clan Lan il matrimonio era un'alleanza, univa due illustri cultori che avrebbero portato onore alla Scuola.
Nessuno si era davvero sposato per amore, tranne suo padre: ma quella storia non era finita bene.

Si chiese cosa avrebbe detto suo zio, se si fosse presentato al suo cospetto per comunicare il suo fidanzamento col Patriarca di Yiling.

Eppure sposare Wei Ying era tutto ciò che voleva.
Poter finalmente dare un nome a quella relazione, dargli un'ufficialità, uno scopo: il solo pensiero era in grado di farlo sorridere.

Ma Wei Wuxian sembrava ancora immobile, per niente incline al voltarsi, ad accettare o a declinare quella proposta che in realtà proposta non era mai stata.

«Sì. Ma non ti preoccupare, so che non dicevi sul serio. Eri ubriaco e c'erano tanti conigli, deve averti dato alla testa.» rispose Wei Wuxian, però la sua voce era distante, apatica, non era il suo solito tono.

«Mh.» non sapeva che altro fare.
Rinnovargli la proposta, da sobrio? Avrebbe dovuto pensarci di più, e poi Wei Ying non sembrava volerla accettare.
Quindi rimase in silenzio, ad osservare la schiena del compagno.

Quella stanza, che fino a poco prima era stata piena di mormorii, gemiti e respiri bollenti,  era improvvisamente diventata fredda silenziosa.

«I-io vado a cercare i ragazzi. Non li vedo da ieri.» gli comunicò Wei Wuxian, ancora con quel tono strano, senza colore né calore.

Finì di vestirsi e uscì dal jingshi, lasciando Lan WangJi con la testa piena di pensieri e il cuore pieno di desideri.

Wei Wuxian non andò davvero a cercare i giovani del Clan Lan.
Invece, si insinuò tra le viuzze dietro la montagna, prendendo a calci qualsiasi cosa gli capitasse a tiro:«Sto sempre a parlare, cazzo! Che bisogno c'era di dirglielo. Merda! E lui non ha detto una parola! Giustamente. Cosa cazzo mi aspettavo? Sposarmi?! È HanGuang-Jun, non può sposare me. Aaaaah, come mi è venuto in mente, come mi è venuto in mente! Merda!» imprecava.

«W-wei gongzi?» si sentì chiamare all'improvviso.
Si voltò di scatto, sorpreso quando vide Wen Ning dietro di sé.

«Wen Ning?! Che ci fai qui?» esclamò, andandogli incontro.
Se qualcuno lo avesse scoperto, di certo non l'avrebbe passata liscia.

Pensava che Wen Ning si trovasse da qualche parte ad occuparsi del suo orticello, non che si presentasse a Gusu, cadaverico come sempre.

Wen Ning lo guardò, a disagio:«E-ecco...io...—
«Zitto, zitto, o ti sentirà!»
«Se continui ad urlare sentirà prima te!»
«Hanno smesso di parlare, mi sa che ci ha scoperto.»

Wei Wuxian incroció le braccia, ridacchiano:«Uscite fuori, criminali.» li chiamò.

Da un cespuglio sbucò fuori ormai il familiare trio: SiZhui, Lan JiangYi e Jin Ling.

«Siete andati a caccia con Wen Ning?» intuì Wei Wuxian, dando una pacca a Jin Ling senza curarsi della sua occhiataccia.

SiZhui annuì, sorridendo e affiancando il Generale Fantasma, che se fosse potuto arrossire, l'avrebbe fatto.

«Wei gongzi, perché stavi imprecando? Mi sembrava di sentire il Gran Maestro Jiang, o la principessa qui.» domandò JingYi, curioso.
Jin Ling gli diede un pugno sul braccio, anche lui però interessato alla risposta.

Wei Wuxian si trovò circondato da occhiate cariche di aspettativa.
Perfino Wen Ning sembrava sulle spine.

«Niente di serio. Piuttosto, non sapete che se vi trovano sarete in guai seri?» cambiò rapidamente discorso Wei Wuxian.
«Perché stavi parlando di matrimonio?» insistette Jin Ling, senza abboccare.

Wei Wuxian si ritrovò un groppo in gola prima che potesse evitarlo: si voleva buttare da qualche parte e sprofondare per sempre.
Non solo aveva rivelato a Lan Zhan che gli aveva chiesto di sposarlo, ma HanGuang-Jun non aveva detto nulla.
Non aveva fatto nulla.

Wei Wuxian si era illuso senza nemmeno rendersene conto.
In un angolino remoto della sua mente stava già assaporando il titolo di "marito". Vane speranze, vane illusioni: non aveva fatto i conti con la realtà.

«Non stavo affatto...— tentò di salvare il salvabile, dopo aver tossicchiato.
«HanGuang-Jun... HanGuang-Jun ti ha chiesto di sposarlo, Wei qianbei?» l'emozione nel tono di SiZhui era qualsi dolorosa.

Wei Wuxian osservó quei quattro visi volti verso di lui, colmi di speranza e gioia.
Avrebbe voluto dare loro ciò che desideravano. Ciò che desiderava.

«No, HanGuang-Jun non mi ha chiesto niente del genere. Non da sobrio, perlomeno.» rispose infine.
Vide le loro aspettative frantumarsi, e fecero fracasso quasi quanto le sue.

«Ma come...? Ho sempre pensato che prima o poi...» SiZhui non finì nemmeno la frase.
«Si vede proprio che siete dei giovincelli! Perché HanGuang-Jun dovrebbe sposare il Patriarca di Yiling? Ha un'ottima reputazione da mantenere, e un clan che fa affidamento su di lui.» li prese in giro, mettendo le mani dietro la schiena.

«Ma a Lan Er-gongzi non importerebbe!» si oppose Wen Ning.
«E poi tu vuoi sposarlo!» sottolineò JingYi.
Wei Wuxian non pensava fosse così evidente.

«Non importa quello che voglio.»
«Wei qianbei...—
«Ora basta parlarne, davvero. Io e Lan WangJi resteremo comunque insieme. Adesso però ditemi, com'è andata la vostra caccia, mh?» Wei Wuxian li costrinse a cambiare discorso.

Ma gli altri quattro avevano un'espressione talmente afflitta che fu costretto a tirarli su di morale, e si separarono poco dopo.

Quando se ne andarono, Wei Wuxian continuò per la sua strada, calciando i sassolini che incrociava, le mani dietro la schiena.
Ad un tratto, sopraffatto, si accasciò per terra, prendendosi la testa fra le mani.

Non aveva importanza ciò che raccontava a Wen Ning, ai giovani o a Jiang Cheng, non aveva importanza ciò che raccontava a sé stesso: avrebbe solo voluto che la proposta di Lan WangJi fosse seria. Reale.

Perché nonostante l'avesse saputo dal principio, quelle parole si erano comunque insinuate nel suo cuore, intessendo una tela di fantasie così fitta da fargli confondere il futuro col presente.

Si diede dello stupido tantissime volte, rimanendo in quella posizione, da solo.
Il sole intanto era calato, e la luna splendeva da un bel po' nella notte.

Infine, ritenendo che fosse abbastanza tardi e che Lan WangJi si fosse ormai addormentato, si alzò in piedi e si diresse verso il jingshi.

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