11- Storia di un matrimonio (p.3)

Wei Wuxian si caricò Lan Zhan in spalla: impresa ardua, dato che HanGuang-Jun non era leggerissimo.

Nonostante ciò, riuscì ad arrivare al jingshi e scaricò Lan WangJi sul letto, appoggiandosi contro lo stipite della porta e osservandolo dormire.

Era una statua di giada: la pelle chiara e i vestiti candidi.
Anche mentre dormiva era in grado di mettergli addosso una serenità e una quotidianità che provava solo con lui.

Aveva paura di ciò che avrebbe fatto una volta sveglio: Lan Zhan ubriaco era sempre imprevedibile, quasi infantile.
Wei Wuxian lo adorava.

Quasi rispondendo al suo richiamo, Lan WangJi aprì gli occhi e si tirò su: l'unica cosa che potesse indicare alle persone il suo stato era lo sguardo leggermente vacuo.

«Lan Zhan?» lo chiamò, avvicinandosi, senza ottenere risposta.
L'altro lo stava fissando, in silenzio, composto, senza muoversi: aspettó che Wei Wuxian si avvicinasse, prima di prendergli il polso.

«Lan Zhan! Mollami il polso, dai. Facciamo che ora ti stendi un attimino e aspettiamo che ritorni sobrio, così possiamo tornare al banchetto.»
Lan WangJi strinse ancora più forte la presa, attirandolo verso di sé:«No.»
«Non vuoi tornare al banchetto?»
«No.»

Wei Wuxian sorrise, divertito, il polso ancora nella presa del compagno, che ora aveva messo su un adorabile broncio.

«Lan Zhan, sei proprio uno spasso! Posso almeno andare a prenderti un po' d'acqua?» provò allora: doveva riuscire a farlo tornare almeno un po' più sobrio.
«No.» ripose però HanGuang-Jun.
«Non vuoi che il tuo Er-gege si prenda cura di te?» tentò di nuovo, con un tono più malizioso.
Lan WangJi non rispose, ma la presa sul suo polso si allentò: Wei Wuxian lo prese per un sì.

Si liberò dalla stretta e, dopo varie raccomandazioni, uscì dal jingshi e tornò nella sala del banchetto, rifornendosi velocemente di acqua e tornando da Lan WangJi.

Mentre era sulla via del jingshi, incappò in un gruppetto di capi clan, che gli si avvicinò con l'intento di parlare, non notando la sua impazienza.

«Wei gongzi, siete sprecato accanto ad un uomo che non vi vuole sposare: davvero non volete una donna?»
«Gongzi, anche HanGuang-Jun vorrà sicuramente sposare una fanciulla, in futuro, per il bene del Clan.»
«Wei gongzi, ritengo che...—

Prima che però l'ultimo di loro potesse finire la frase, si interruppe bruscamente, fissando un punto imprecisato alle spalle di Wei Wuxian.
Quest'ultimo si voltò, sentendo il cuore precipitare quando notò la figura HanGuang-Jun poco distante da loro: li stava fissando con uno sguardo di fuoco.

«Lan Zhan! Ecco la tua acqua.» si affrettò a dire Wei Wuxian, porgendogli il bicchiere che Lan WangJi bevve senza smettere di guardarli male.

Appena ebbe finito, si slacciò in una mossa fluida il nastro frontale, e con pochi movimenti rapidi, gli legò i polsi.

I capi clan spalancarono la bocca, allibiti.
Wei Wuxian avvampò, provando a districarsi senza successo.
Lan WangJi lo prese per i polsi legati e lo mostrò ai Gran Maestri:«Mio.» disse infine.

I Maestri si dileguarono, scioccati, mentre Lan WangJi si incamminò verso le spalle della montagna, trascinandosi appresso Wei Wuxian.

«Lan Zhan! Lan WangJi! Lan Er-gege, non c'è bisogno di legarmi col nastro frontale! Lo sanno tutti che sono il tuo compagno, liberami, dai. Liberami e poi ti darò tante carezze e tanti baci.» provò a persuaderlo, ma Lan WangJi non diede segno di averlo sentito, e non si fermò.

Ben presto si ritrovarono tra i piedi un branco di soffici conigli, tra i quali Lan Zhan si chinò, afferrandone uno e passandolo a Wei Wuxian con uno sguardo carico di aspettativa.

Il temibile Patriarca di Yiling si ritrovò un coniglio tra le braccia, ancora legate, perplesso ma divertito.
Lan Zhan annuì, soddisfatto.

«Lan Zhan, slaccia il nastro.» tentò di nuovo Wei Wuxian.
L'altro lo ignorò.
Quando Lan Zhan non voleva dare retta a Wei Wuxian, fingeva semplicemente di non averlo sentito.

Il coniglio si stava arrampicando sulla spalla di Wei Ying, che doveva assolutamente liberarsi di quel nastro che gli limitava i movimenti.
Perciò, decise di diventare appiccicoso e portare Lan WangJi all'esasperazione.

Alzò i polsi legati e li portò al collo del compagno, imprigionandolo fra le sue braccia: erano davvero vicini, adesso, e i lobi di Lan WangJi stavano diventando rossi.

«Andiamo, Lan Zhan, slacciami i polsi. Non ficchiamoci in situazioni disdicevoli mentre sei ubriaco...» soffiò Wei Wuxian sulle sue labbra, le ciglia lunghe, il coniglio sulla spalla.

Wei Wuxian aveva pensato che rimanendo imprigionato tra le sue braccia, Lan WangJi si sarebbe sentito a disagio e lo avrebbe liberato.
Tuttavia, il grande HanGuang-Jun, a quelle parole, si gettò sulle labbra del compagno, avvolgendolo e spingendolo a terra, tra i conigli.

Quando Lan Zhan lo baciava, Wei Ying non si tirava mai indietro.
Che fosse sobrio o ubriaco, Lan Zhan era Lan Zhan: Wei Wuxian non si sarebbe mai allontanato.

E se la ferita non del tutto guarita gli fece un po' male quando atterrò, non se ne curò più di tanto, le labbra impegnate con quelle di Lan WangJi.

In quel momento, avere i polsi legati diventò davvero una tortura: avrebbe voluto far passare la mano sul corpo statuario del compagno, infilargliele tra le vesti e magari scendere anche un po' più giù, ma gli era impossibile.

Le mani di Lan WangJi, invece, libere, gli percorrevano tutto il corpo, tra carezze e strette che gli avrebbero lasciato dei segni.
Le sue labbra scendevano sulla sua pelle, e ben presto Wei Wuxian si ritrovò con le spalle scoperte e le clavicole coperte di morsi e segni rossi.

«Lan Er-gege, Lan Zhan, liberami le mani. Non vuoi sentire le mie mani su...—

«Sposami.»

Il mondo si fermò.
Il vento smise di soffiare, gli uccelli semiserio di cinguettare e perfino i conigli si immobilizzarono.

Lan WangJi si sollevò appena e guardò il compagno.
Wei Wuxian era sbiancato, le labbra socchiuse, come se ancora sperasse di finire la frase.

«Cosa?» sussurrò infine, senza fiato.

«Sposami.» ripeté di nuovo HanGuang-Jun.

Lo sguardo di Wei Ying incroció quello di Lan Zhan, e con un velo di amarezza realizzò: era ubriaco.

Era ancora ubriaco e quello sguardo vacuo ne era la dimostrazione.
Era ubriaco e il giorno dopo, o forse sarebbe bastata solo qualche ora, se ne sarebbe dimenticato.
Era ubriaco e quelle parole non erano reali, non erano vere, non erano nulla più che un segreto sussurrato tra un branco di conigli.

Wei Wuxian ingoiò la delusione, e distese le labbra in un sorriso.
Amava HanGuang-Jun, e sapeva di essere ricambiato.

«Tutto quello che vuoi, Lan Er-gege» mormorò, tendendosi verso l'alto per tornare a baciarlo.

Questo gli sarebbe dovuto bastare, no?
Perché avrebbe dovuto volere un matrimonio ufficiale?

Perché, allora, desiderava che Lan Zhan gli ponesse la stessa domanda da sobrio, cosciente di ciò che diceva?

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