5.Tempo di andare e... tu parli?
Il tempo di lasciar andare Furia era ormai giunto, Tarallo lo sapeva molto bene e da un lato ne era felice (perché non avrebbe più dovuto dormire attaccato al muro e patire il mal di schiena) ma dall' altro ne era triste perché lo aveva tirato su e visto crescere sotto i suoi occhi. Stessa cosa anche per il lupo, ormai il richiamo della natura si era fatto irresistibile però vi era tristezza anche in lui poiché il giovane era stato una sorta di "mamma",il mattino successivo giunse presto,dopo aver fatto entrambi un abbondante colazione chi di dolci e chi a base di carne cruda,insieme si recarono alla porta laterale dove Tarallo gli aprì la porta e mentre lo guardava uscire
"Furia... è stato bello vederti crescere sotto i miei occhi... però non dimenticare che sei in debito con me per averti salvato la vita... tienilo bene a mente... buona fortuna."
il lupo bianco lo guardò per un pò prima di sgambettare via come un fulmine verso la collina innevata dove fece un lungo e malinconico ululato che risuonò dappertutto.
Per tutto il giorno Furia esplorò i boschi e poi tramite sentieri impervi, salí sulle vette delle montagne dove poteva vedere tutto il nord e riconoscere a stento la locanda del suo salvatore,verso mezzogiorno gli venne la fame che lo spinse a cacciare cervi e piccoli animali con cui sfamò il suo appetito ora che non avrebbe più avuto la sua solita scorta giornaliera di carne.
Verso sera il tempo peggiorò ulteriormente con forti venti e nevicate, Furia aveva speso tutto il pomeriggio in cerca della sua futura tana che però non corrispondeva ai suoi desideri finché non arrivò davanti a una pila di tronchi ammassati davanti a quella che sembrava una grotta, guardò con interesse lo spazio che vi era dentro attraverso i tronchi e cercò in tutti i modi di aprirsi un varco ma rischiò solo di farsi male quando una fortissima folata di vento non sradicò un albero lì vicino,che lo mancò di un soffio e con un ringhio di rabbia,cercò ancora di aprirsi il varco arrivando persino a rosicchiare la corteccia ma vide che era del tutto inutile e fu costretto a darsela a zampe levate poiché il tempo stava diventando un vero e proprio uragano, scese di fretta per i sentieri e tornò alla piana ma non si accorse di una lastra di ghiaccio nascosta dal fogliame caduto su cui scivolò e sbatté vicino a una roccia appuntita che gli fece un bel taglio sul dorso facendolo guaire nello stesso istante in cui un pezzo di costone della montagna da cui era sceso smottò di colpo e si dovette rialzare nonostante una zampa dolorante e il manto insanguinato per scappare, dopo essersi assicurato di stare abbastanza lontano dalle montagne e vedendo le condizioni in cui versava, decise di tornare da Tarallo.
Nel pieno della bufera e nella neve alta, arrivò stremato alla porta della locanda su cui si mise a raspare con la zampa però nessuno gli venne ad aprire e sentí le forze abbandonarlo, così con un ultimo sforzo si mise sulle due zampe e sbatté forte la testa sulla porta urlando forte
"Tarallooooo!"
sfinito crollò al suolo mentre la porta si aprí con Tarallo che riconobbe la sagoma ai suoi piedi e sconvolto lo soccorse immediatamente
"Furia!Che cosa ti è successo?!"
lo portò dentro con grande difficoltà poiché era grosso facendo attenzione a non farsi vedere da Formaggio, intento a preparare la cena, verso la sua camera dove lo mise sul suo letto e si prodigò subito all'opera per prestargli le cure necessarie.
"Ti mancava tanto il mio letto, eh?"
disse scherzando per tirargli su il morale mentre gli ricuciva il taglio con ago e filo sotto i guaiti del lupo che dopo un pò rispose amaro
" Credevo di essere pronto... ma mi sbagliavo.. "
il giovane annuì prima di sbarrare gli occhi e indietreggiare di colpo da lui balbettando
"Fu... fu... Furia... tu... tu... tu parli?!"
il lupo girò lo sguardo verso di lui
"Che c'è? Siccome non ti stai mai zitto ho imparato a parlare come te!"
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