Un amore mai sopito

Nettuno, 26 gennaio 1944

La marcia verso Anzio procedeva giorno e notte, Rinaldo preferiva che non ci fossero pause, se non minime, quando era terribilmente affamato o stanco; ricordava quando Giada gli parlava di quella cittadina in cui passava le vacanze, la menzionava anche quando stava a San Felice Circeo pensando già a quando sarebbe tornata a fare i bagni al mare:  il giovane Marini avrebbe voluto che sprofondasse, perché avrebbe portato Giada lontana da lui.
In un certo senso il suo distorto desiderio era stato avverato: ad Anzio erano sbarcati gli Alleati, e i Tedeschi avevano risposto con i bombardamenti; gli dispiaceva di aver pensato quelle cose, ma l'amore l'aveva accecato: adesso che si era svegliato da quell'incantesimo - o almeno credeva di essersi svegliato - si pentiva di aver dato priorità alla sua questione privata anche a discapito della promessa fatta a Maurizio Filomusi e agli altri compagni partigiani; andando ad Anzio a dare il suo contributo, sicuramente avrebbe compensato queste sue mancanze.
Le strade di Nettuno quella sera erano deserte: la gente aveva paura ad affollare le strade, anche solo ad affacciarsi alla finestra, temendo che le bombe sarebbero cadute come sulla vicina Anzio; l'unico rumore che Rinaldo sentiva era quello dei suoi passi sull'asfalto.
A un certo punto una musica attirò la sua attenzione; non riuscì a capire da dove provenisse, ma ne riconobbe la melodia e il contenuto, non l'avrebbe mai dimenticato per nulla al mondo:

Somewhere, over the rainbow
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby

Ricordò quando aveva portato il quarantacinque giri di Judy Garland a Giada, la prima domenica in cui gli Spinelli avevano aperto le porte della villa sulla collina ai ragazzi del paese: per loro era sempre stato un luogo mistico, la casa maledetta a cui nessun sanfeliciano amava avvicinarsi; poi era arrivata lei da Roma e aveva reso tutto più semplice, a portata di mano.
Era stata molto felice per quel regalo, e poi aveva cominciato a ballare con Enrico: tutti cominciarono a dire che sembravano la coppia perfetta; a lui prendeva una fitta allo stomaco, sebbene accanto avesse Iris, che pure lo amava, e sentiva di avere delle responsabilità nei confronti delle sue scelte: non l'amava più, e la Cataldo se n'era andata a Roma con Menotti; non l'aveva più vista né ci aveva parlato al telefono, era grazie ad Elsa e ai Belmonte se aveva notizie su di lei.
Aveva trovato il suo fratellastro americano, ma non il suo padre naturale; non ne valeva la pena, dicevano.
Nel frattempo la canzone continuava, disperdendo le sue note nell'aria notturna:

Somewhere, over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream
Really do come true

Una lama di luce e una porta cigolante attirarono la sua attenzione.
<< Chi è là? >> domandò una signora sui cinquant'anni, con i capelli castani striati di grigio e il grembiule ormai più nero che bianco.
<< Sono un partigiano. Vengo da San Felice Circeo >> ammise il giovane.
<< Ti inseguono? >> chiese la donna.
<< No. Vado ad Anzio >> rispose Marini, cosicché lei lo squadrò da capo a piedi.
<< Allora entra. Avrai fame e sonno >> commentò, invitandolo ad entrare.
<< Grazie >> replicò lui, un po' titubante, entrando con esitazione.
Forse non era una buona idea fidarsi della prima sconosciuta, ma gli avrebbe fatto bene fermarsi a mangiare e a dormire.
Cercò nuovamente la canzone con l'orecchio, ma riuscì a sentire solo l'ultima strofa:

If happy little bluebirds fly
Behind the rainbow
Why oh why can't I?

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