Rebecca Tagliacozzo

Londra, 6 marzo 1944

Arrivarono nella capitale britannica nel tardo pomeriggio e la visione che li accolse li stupì: nonostante essa avesse la nomea di città più umida e piovosa d'Europa, si ritrovarono davanti un meraviglioso tramonto.
<< Non pensavo che anche quassù potessero esserci certi panorami... >> sospirò Iris, fermandosi ad osservare la scena con la valigia in mano.
<< E vedrai che bellezza sarà di giorno, con il Big Bang, il London Bridge, Buckingham Palace, il Museo delle Cere... >> elencò Tiberio.
<< Avremo tempo di andare a vedere tutte queste cose? >> domandò la Cataldo.
<< Non credo proprio che la signora Tagliacozzo sia una sfruttatrice >> rispose Belmonte, sorridendo.
Un soffio di vento li colse, e la ragazza rabbrividì. Il giovane se ne accorse e le diede la sua giacca.
<< Ma così avrai freddo tu... >> obiettò lei.
<< Qui siamo più al Nord del Nord, non voglio che ti ammali... >> la rassicurò lui, tirando subito dopo fuori il giornale dove c'era scritto l'indirizzo di casa di Rebecca Tagliacozzo: una graziosa villetta al numero quindici dell'ameno quartiere di Kensington & Chelsea.
L'abitazione era bianca e dall'aspetto storico, costellato di alberi e giardini.
<< Gianfranco l'ha sistemata proprio bene... >> osservò ammirata Iris, notando ogni particolare di quella casa.
<< Non lo nominare ad alta voce, però. Ancora non sanno chi siamo, ci conosceranno inizialmente come Mariano e Martina Conti >> le ricordò Tiberio, prima di suonare il campanello.
Ad aprire fu un uomo coi capelli rossicci che già volgevano al grigio: doveva avere all'incirca cinquant'anni.
<< Buongiorno, chi siete? >> esordì, guardando entrambi negli occhi.
<< Mariano e Martina Conti. Siamo qui per l'annuncio di lavoro >> rispose Belmonte.
L'uomo li squadrò dalla testa ai piedi.
<< Entrate >> disse, cosicché i due giovani lo seguirono all'interno.
Lo spettacolo che si trovarono davanti fu bellissimo: se l'esterno della villa li aveva stupiti, ciò che trovarono dentro li colpì per il gusto impeccabile che traspariva da ogni scelta di carte da parati, di mobili e soprammobili.
<< Mi chiamo Edward Blanck e se me lo state per chiedere sì, so parlare italiano perché mia madre era italiana >> spiegò colui che li aveva accolti.
<< Voi siete il maggiordomo? >> volle sapere Iris.
<< Il capo del personale, per essere esatti >> puntualizzò Edward.
<< Occhio a non dimenticarlo, il nostro Edward ci tiene molto! >> intervenne una donna sui trent'anni, con i capelli castani e gli occhi marroni.
Indossava un abito blu oltremare a pois bianchi e aveva un sorriso rassicurante: non c'erano dubbi, doveva essere lei Rebecca Tagliacozzo.
<< La signora Tagliacozzo? >> chiese subito Tiberio.
<< Voi dovreste essere il signore e la signora Conti, per l'annuncio >> indovinò la donna.
<< Sì, esatto. Abbiamo letto che la vostra richiesta era urgente, e anche noi avevamo urgentemente bisogno di lavorare >> replicò Belmonte.
<< Possibilmente fuori dall'Italia >> aggiunse Iris.
<< Vi capisco, la situazione del Belpaese è tremenda attualmente. Una posizione davvero scomoda. Avete fatto bene a venire qui. Edward, accompagnali nella dependance! >> comandò la Tagliacozzo al maggiordomo, che eseguì, accompagnandoli in un luogo più piccolo, ma ugualmente molto gradevole.
Non appena rimasero soli, Iris sospirò, sedendosi sul letto matrimoniale.
<< Dobbiamo dormire qui insieme? >> domandò a Tiberio.
<< Agli occhi della legge britannica siamo marito e moglie >> rispose lui.
<< Tu sai che amo ancora Rinaldo >> puntualizzò lei.
<< Sì, lo so. E infatti dormiremo come fratello e sorella. Non ti preoccupare, non mi approfitterò della situazione... >> la rassicurò il giovane.
<< Scemo... Comunque grazie. Senza di te nemmeno sarei qui. Adesso prepariamoci, perché siamo i coniugi Conti e dobbiamo presentarci al resto del personale >> affermò la ragazza, decisa.
Era convinta che quella farsa non sarebbe durata molto, e che presto si sarebbero rivelati a Rebecca.

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