Per salvare le apparenze

Giada tornò fino a casa con lo stomaco sottosopra: quello che aveva scoperto le dava la nausea; la sua famiglia - sia gli Spinelli che i Torrente - che aveva sempre amato e stimato, aveva barattato la felicità della zia Alba e le aveva fatto perdere il frutto del suo ventre.
Non appena fu rientrata, vide i suoi genitori in salotto, intenti nelle loro mansioni: lui, a leggere un quotidiano; lei, a sorseggiare un tè; quando sentirono i suoi passi si girarono verso la ragazza.
<< Tesoro, sei rientrata! >> esclamò Arianna, com la tazzina in mano.
<< Dove sei stata oggi? >> domandò Guido.
<< Sono stata a trovare Elena Belmonte, in convento >> esordì Giada in tono neutro.
<< È bello che hai mantenuto i rapporti con i ragazzi di San Felice Circeo! >> intervenne l'ingegnere.
<< E poi quella ragazza ha fatto una scelta così coraggiosa! >> aggiunse sua moglie.
<< Ho conosciuto anche la sua madre spirituale, Suor Teresa >> insistette la giovane.
Seguitarono alcuni minuti di silenzio da parte dei genitori.
<< Suor Teresa? >> chiese Arianna.
<< Sì, Suor Teresa. La stessa che si è presa cura della zia Alba, il pomeriggio del 29 ottobre 1922, quando ha perso il suo bambino. Tuo figlio, papà >> rispose Giada, fissando suo padre.
Un rumore di ceramica che andava in pezzi riempì l'aria carica di tensione: la signora Spinelli dallo shock aveva lasciato cadere la tazzina.
<< Per la miseria, cos'è successo! Lucia, Angela! Qualcuna può venire a pulire questo disastro? >> tergiversò, sperando che sua figlia cambiasse argomento.
<< È inutile scappare. Una macchia sul pavimento non ti salverà dalla verità, mamma. Non potete fare più finta di niente. So tutto >> replicò questa, squadrandoli uno dopo l'altra.
<< Com'è possibile? >> fece Guido, ricambiando lo sguardo sconvolto della figlia.
<< È stata la zia a raccontarmi sommariamente questa storia. L'ha fatto per spronarmi a dimenticare Enrico e Rinaldo, quando mi avete imposto di andare ad Anzio. Ma il tarlo mi è rimasto in testa >> cominciò quest'ultima.
Guido sbatté il giornale sul tavolo, infastidito.
<< Quella puttana! Come le è venuto in mente di raccontare tutto? Aveva giurato di mantenere il segreto! >> sbottò.
<< Non ti permettere di parlare così della zia Alba! Lei e lo zio Giulio sono stati per me, negli ultimi cinque anni, ciò che voi non siete riusciti ad essere per tutta la vita: degli esempi. Sono la parte più pura di questa schifosa famiglia di merda. Altiero Spinelli era la pecora nera per voialtri che vi stavate avvicinando a Mussolini: aveva una propria testa pensante, un vero scandalo... >> proseguì la ragazza, con la voce che aveva un misto di rabbia e sfottò.
<< Altiero si stava mettendo nei guai, con la sua bella testa pensante! >> si giustificò suo padre, in tono alterato.
<< E allora perché non insabbiare tutto, sostituendo il ribelle sovversivo con un succulento pettegolezzo? Il fidanzamento dell'erede degli Spinelli era la scusa perfetta, giusto? Il nonno invitò mezza Roma. Tutti c'erano... La contessa Orsini, il commissario Durantini, perfino la moglie del Duce... Anche la zia c'era, lo sapevate? Era incinta, e l'hanno scambiata per una cameriera >> continuò Giada, con voce sempre più concitata.
<< Era una provinciale scappata di casa. È normale che l'avessero scambiata per una cameriera >> provò a spiegare Arianna.
<< Quello che non capisco, in tutta questa storia, sei tu, mamma. Come hai potuto prestarti a tutto questo, sapendo che l'uomo che avresti sposato fino a poco prima sognava un'altra con una donna di un altro ceto sociale? >> le si rivolse la figlia, con occhi ricolmi di sospettoso sgomento.
<< Lo amavo, ed ero sicura che prima o poi, un po' per forza e un po' per abitudine, anche lui si sarebbe innamorato di me >> confessò la madre, con un sospiro carico di malinconia.
<< E l'hai trovato questo amore? Non credo proprio. Io l'ho conosciuto, l'amore. I miei amici l'hanno conosciuto, nelle sue diverse forme. Ma la vostra non gli assomiglia affatto. E adesso scusate, ma voglio rimanere da sola >> concluse la Spinelli, congedandosi.
Né Guido né Arianna la seguirono: non avevano giustificazioni, aveva ragione lei.
Giada corse fino alla sua stanza, si buttò sul letto e pianse con tutta la tristezza e lo sconforto che aveva in corpo.
Dalla finestra aperta, la voce di un giovane urlatore che vendeva giornali le riempì le orecchie.
Incuriosita, si asciugò le lacrime e si affacciò.
<< Edizione straordinaria! Edizione straordinaria! Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi terranno un congresso a Ginevra, la prossima settimana! >> gridava il ragazzo malamente vestito, a pieni polmoni.
<< Ehi tu! Quando ci sta questo congresso? >> gli domandò ad alta voce Giada.
<< Il 25 di questo mese, signorina. Volete una copia? >> le chiese l'urlatore.
<< Grazie. Ti pago subito >> rispose la ragazza, mettendo duemila lire dal borsellino ad un secchiello da spiaggia verde di quando era piccola, legato ad una corda vicina alla finestra: era uno stratagemma per scambiarsi messaggi d'amore con Giovanni, prima che partisse per Parigi.
Calò il compenso giù dalla finestra, e non appena il venditore di quotidiani vide tutto quel denaro, sgranò gli occhi.
<< Ammazza quanto siete generosa, signorina! >> esclamò, guardando le banconote verdi come se fossero lingotti d'oro.
<< È che mi piace la gente che vive una vita genuina, ne ho conosciuta molta negli ultimi anni. E smettila con questo voi, che Mussolini non ce lo impone più! >> lo consigliò Giada, mentre il ragazzo le metteva il giornale nel secchiello e lei lo tirava su.
Quando ebbe finito, prese il quotidiano e lesse a caratteri cubitali la notizia che l'urlatore le aveva riferito: suo zio Altiero Spinelli e il suo amico Ernesto Rossi, con cui si era fatto il carcere a Ventotene - neanche tanto distante da San Felice Circeo, pensò - avrebbero tenuto un convegno sulla loro politica, il 25 aprile a Ginevra, in Svizzera.
E lei aveva bisogno di cambiare aria, ma non le andava di partite da sola: le venne in mente che Luciana moriva dalla voglia di conoscere gli autori del Manifesto di Ventotene.
Si avvicinò il telefono per chiamare l'amica.
<< Pronto? >> rispose la Belmonte.
<< Hai impegni per il 25 aprile? >> domandò la romana.
<< A parte studiare? >> rise la sanfeliciana.
<< Ci sarebbe una conferenza a Ginevra tenuta dagli autori del Manifesto di Ventotene, ma se hai da studiare... >> la punzecchiò l'una.
<< Stai scherzando? >> la incalzò l'altra.
<< Ho appena comprato il giornale, e l'urlatore si è anche intascato duemila lire per una notizia simile in prima pagina! Ti pare che è uno scherzo? >> ironizzò la prima.
<< Devo andare in università, chiudermi in Biblioteca Alessandrina e leggere tutti i libri di Spinelli, Rossi e anche di Eugenio Colorni! >> si agitò la seconda.
<< Però stai un po' calma, altrimenti a mio zio ti presenterò in un bicchiere, direttamente allo stato liquido! >> la sfottè Giada.
<< E va bene, cercherò di stare calma... Però compriamoli in tempo i biglietti! >> si raccomandò Luciana.
<< D'accordo, penserò a tutto io... >> la rassicurò la Spinelli, attaccando la conversazione.
Poi si sdraiò sul letto: incontrare lo zio Altiero, sentire i suoi discorsi su un mondo nuovo le avrebbe fatto sicuramente bene.

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