Le parole non dette
Anzio, 27 gennaio 1944
Quel pomeriggio Giada si era occupata dell'organizzazione dei viveri che sarebbero serviti alla comunità: lei e la sua famiglia erano persone agiate, e sentiva che il dovere delle persone agiate fosse donare a chi ne aveva più bisogno.
Prima del suo soggiorno a San Felice Circeo non avrebbe mai concepito un pensiero simile: all'epoca aveva sedici anni, era una ragazzina viziata e un po' sciocca, con una vita praticamente già scritta; ormai ne aveva quasi venti, era una donna e come tale doveva fare la sua parte, specialmente in quel frangente storico.
<< Signorina Giada, ho detto alle ragazze di preparare coperte e vestiti. Daniele sta già pensando al cibo e alle bevande >> la avvertì Fabiola, non appena la vide scendere nel salone.
<< Grazie, Fabiola. Grazie a tutti. È un momento difficile, e la contessa Orsini dice che non durerà poco. Però dobbiamo tutti stringere i denti e continuare a fare cio che stiamo facendo >> commentò Giada.
<< Adele dice che sono arrivati dei partigiani, da varie parti d'Italia >> disse ancora la governante.
<< Partigiani? >> chiese la ragazza, col cuore che le accelerava in petto.
Ricordava ancora l'ultima volta che si erano parlati, lei e Rinaldo; era passata una settimana, ma le sembrava ieri: aveva portato le ceneri di Maurizio ai Filomusi, poi aveva discusso con Enrico ai Cantieri Navali Belmonte, erano arrivati alle mani per lei. E con lei aveva litigato, le aveva dato dell'indecisa.
Se l'avesse rincontrato lì, non avrebbe saputo cosa dirgli; oltretutto non erano soli: avrebbe ritrovato anche Iris, con cui i rapporti erano altrettanto tesi; l'unica persona con cui avrebbe potuto intrattenere rapporti civili era Elsa.
Si mise in cammino verso il centro della città.
Vide le crocerossine ed Iris già al lavoro.
<< Ragazze, stanno arrivando coperte, vestiti e viveri. Oltretutto ho sentito che sono arrivati dei partigiani >> esordì.
A quelle parole Iris smise ciò che stava facendo per mettersi di fronte a lei, a braccia conserte.
<< È arrivato Rinaldo >> dichiarò, quasi in tono di sfida.
<< Come Rinaldo? E quando? >> domandò subito la giovane Spinelli.
<< Qualche ora fa. Ho anche provato a parlargli. Lo sai cosa mi ha detto? >> continuò la Cataldo.
<< No, non lo so. Dimmelo tu >> replicò l'una.
<< Che non vuole sentire neanche una parola di quello che ho da dire >> ribatté l'altra, reprimendo a fatica la rabbia e il risentimento.
Era colpa della sua interlocutrice se Rinaldo si era stufato di lei, era questo che l'aveva spinta a venire a Roma con Gianfranco.
<< Dove sta? >> volle sapere la Spinelli. Ma la Cataldo non rispose subito.
<< È al porto, con gli altri partigiani >> intervenne Elsa, la quale aveva capito che la situazione stava per degenerare.
Giada corse verso la direzione indicatale dalla crocerossina.
Iris si girò di scatto verso l'amica, guardandola furente.
<< Perché gliel'hai detto? Da che parte stai? >> saltò su.
<< Dalla parte del buon senso. È successo un casino a San Felice Circeo, negli ultimi giorni. È bene che se la sbrighino tra di loro >> decretò Elsa, cosicché la Cataldo non poté controbattere.
Inconsapevole di ciò che si erano dette, Giada accorse al porto, dove riconobbe immediatamente Rinaldo: sembrava che non mangiasse e non dormisse da mesi, eppure era lui.
<< Rinaldo! >> lo chiamò, e al suono della sua voce il ragazzo si girò.
<< Chi ti ha detto che sto qui? >> ribatté, subito sulla difensiva.
<< Iris ed Elsa >> rispose lei.
<< Hanno fatto un affare, visto che qui ci sei stata mandata per evitare lo scandalo >> le rinfacciò lui.
<< Che ne sai di quello che hanno deciso i miei zii? >> domandò allora la Spinelli.
<< Cazzo Giada, San Felice Circeo è un paese, la gente parla! O te lo sei già dimenticato? >> sbottò Marini.
<< Hanno fatto bene, adesso me ne rendo conto. Tu ed Enrico mi avete portato solo guai, io avevo la mia vita e voi vi siete messi in mezzo! E come se non bastasse Iris è talmente gelosa di me che mi consegnerebbe ai Tedeschi, solo perché non le vuoi parlare più... Ma sai che ti dico? >> si alterò la romana.
<< Sentiamo... >> la provocò il sanfeliciano.
<< Riprenditela, Iris Cataldo! Tanto, come recita il proverbio: "Mogli e buoi dei paesi tuoi"! >> concluse la ragazza, correndo via adirata.
Ritrovare Rinaldo non era stato bello come sperava, anzi le aveva proprio rovinato la fine di quella giornata.
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