La casa delle vacanze

Anzio, 21 gennaio 1944

L'odore di mare tornò prepotentemente nelle narici di Giada Spinelli, la cui testa era sporta dal finestrino abbassato dell'auto di servizio dell'avvocato suo zio, dopo aver superato diversi paesi della campagna laziale.
Era un odore più familiare rispetto a quello di San Felice Circeo, perché lo aveva respirato fin da piccola: ricordava che forse i primi passi li aveva mossi proprio lì, nella villa al mare di Anzio.
Nel primo pomeriggio, l'orario in cui la ragazza arrivò, le vie della località balneare erano poco affollate: alcuni abitanti dormivano, altri erano in spiaggia; le sembrò per pochi istanti che, almeno laggiù, la guerra non fosse proprio giunta.
Quando Armando parcheggiò l'auto davanti al cancello della villa, Giada scese e ripensò alle giornate assolate di luglio e agosto, quando ancora l'Italia era in tempo di pace; le radio trasmettevano il charleston e il jazz, e le persone non badavano alla fede politica o religiosa del vicino di ombrellone.
<< Questo posto vi rende malinconica, signorina Spinelli? >> domandò premurosamente Armando.
<< Oh sì. Qui davanti ripenso alla mia vita prima della guerra e di San Felice Circeo. E sapete cosa mi sembra? La vita di un'altra... >> commentò Giada, guardando le antiche mura della costruzione in stile Liberty.
Si sentivano dei rumori al suo interno: gli Spinelli non avevano perso tempo ad allertare la servitù dell'arrivo della loro figlia.
Armando la aiutò a portare le valigie, e quando Fabiola Verdoni, la governante della villa, vide la giovane Spinelli, non fu più in sé dalla gioia.
<< Signorina Giada, ma che piacere! Sono davvero contenta che siate qui! >> esclamò abbracciandola calorosamente.
<< Anche a me, sebbene sia così strano venire qui d'inverno... >> sorrise la ragazza, rispondendo all'abbraccio.
Nonostante i suoi genitori avessero sicuramente avvertito la servitù della sua venuta, le pareva che Fabiola fosse sinceramente contenta di vederla.
<< Venite, vi ho fatto preparare la vostra stanza... >> la accolse la donna, conducendo dentro lei e Armando con i bagagli.
Quando ebbero finito, Giada salutò l'autista dei suoi zii, raccomandandosi di salutare tutti, a San Felice Circeo.
Poi, non appena fu sola nella sua cameretta delle vacanze estive, si sedette sul letto e guardò fuori dalla finestra, dove c'era il balcone: anche a San Felice Circeo c'era il balcone alla finestra, e a Giada venne in mente un particolare simile con nostalgia.
Ripensò a Enrico, poi a Rinaldo, e dedusse che forse un periodo lontano dai problemi di cuore le avrebbe fatto bene; così si sdraiò sul letto e schiacciò un pisolino prima di scendere a cena.

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