L'Armistizio
San Felice Circeo, 10 settembre 1943
L'8 settembre del 1943 fu una data che l'Italia non avrebbe mai dimenticato: l'Armistizio aveva letteralmente cambiato lo schieramento politico del popolo del Belpaese, portandolo dalla parte dell'Asse a quella degli Alleati; quando la notizia venne diffusa dalla radio del bar di San Felice Circeo, gli anziani commentarono che era insieme una liberazione e un guaio, perché li avrebbe portati nell'orbita di coloro che la guerra la stavano vincendo, ma nel contempo li avrebbe trasformati in traditori da parte dei Tedeschi e dei Giapponesi, quindi addirittura peggio dei nemici.
Una posizione che fu letale per Corrado Belmonte: tornato in congedo pochi giorni prima, ebbe un attacco di cuore mentre ascoltava la dichiarazione dell'Armistizio; la preoccupazione lo aveva schiacciato esattamente come era accaduto ai suoi compaesani, la cardiopatia aveva fatto il resto.
Per i Belmonte fu un colpo durissimo: Corrado non era solo il capofamiglia, ma un uomo buono, intelligente e giusto, attento alle esigenze degli operai quanto a quelle della sua famiglia; aveva preso le redini dei cantieri navali alla morte del padre nonostante le sue fragilità, e i fratelli minori Pietro e Alessandro lo guardavano con ammirazione e rispetto.
I funerali si svolsero due giorni dopo, in un giorno d'inizio settembre coperto e afoso, in cui perfino l'aria sembrava avere un peso: nessuno a San Felice Circeo era voluto mancare alla cerimonia, per dare l'ultimo saluto a Belmonte e per esprimere le proprie condoglianze al resto della famiglia.
Ad officiare la funzione c'era Don Filippo Galli, il quale aveva sposato i tre fratelli Belmonte e battezzato i loro figli; al centro del camposanto Viola Belmonte era prostrata dal dolore: Enrico ed Elena la sorreggevano da entrambi i lati.
Livia e Cristina piangevano accanto ai mariti, che invece dimostravano un dolore più composto, sebbene insieme al loro fratello maggiore venisse seppellita anche una parte di sé stessi.
Anche Cesare, Luciana e Annalisa erano presenti; quest'ultima si era presentata insieme ad Orlando Neri.
Tiberio, invece, non era potuto tornare: non avevano notizie del ragazzo da quando l'esercito italiano era andato allo sbaraglio, due giorni prima.
Anche gli Spinelli erano presenti: Giada, nonostante la sua relazione con Enrico fosse segreta, sì sentiva già parte della famiglia.
Quando la bara venne seppellita, nessun sanfeliciano si esentò dal lanciare un fiore, mentre veniva ricoperta di terra: quel giorno se ne andava un padre, un fratello, uno zio, un amico; la guerra l'aveva ucciso, anche se indirettamente.
Dopo che la funzione fu finita, Alba Spinelli si avvicinò a Viola.
<< Mia cara... Mi dispiace così tanto... >> commentò con le lacrime agli occhi, stringendo le mani della vedova.
<< Oh Alba... Mi sembra così strano che Corrado non ci sia più... Abbiamo passato insieme una vita... >> sospirò tristemente la Belmonte.
<< Me lo ricordo bene... Ma per fortuna ti ha lasciato due ragazzi meravigliosi: Enrico ed Elena >> le ricordò l'una.
L'altra guardò Giada che si era avvicinata a suo figlio e parlavano sommessamente, camminando sottobraccio.
<< I ragazzi sono veramente il nostro futuro. Spero che almeno per loro sia più roseo... >> dichiarò, osservando quella che sarebbe stata una gran bella coppia.
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