30.
Trascorse solo una settimana, Loris era riuscito finalmente a risolvere lo scompiglio in cuor suo.
L'amore era rischio e assente di paura, se suo figlio lo aveva capito, allora poteva riuscirci anche lui.
Quel mercoledì mattina, dopo aver accompagnato il figlio a scuola, egli tornando verso casa pensò.
"Andrò da lui e glielo dirò, sono certo che mi assecondera".
Si lavò e si vestì, indossò un paio di pantaloncini color beige e una leggera camicia bianca. Raccolse i capelli in una coda bassa affinché il collo restasse libero e la collanina ben visibile.
Mise addosso del profumo, scelse le lenti agli occhiali, e quando mise su anche un paio di mocassini, di cui colore era abbinato ai pantaloncini, uscì fiero e sereno di casa.
La signora Redshank lo vide e la sua mascella s'indebolì.
"Dove va vestito così elegante?" Si chiedeva sbirciandolo furtivamente dalla finestra di casa sua.
Iniziò a temere che l'amato si stesse per recare a un appuntamento con una donna, in tal caso, doveva fare qualcosa per ritardarlo.
Si sistemò i capelli lunghi capelli color carota dietro le spalle, si sbottonò leggermente la camicetta e strinse i lacci del grembiule, in tal modo il seno sarebbe stato in maggior risalto e inevitabile da guardare.
Si apprestò a uscire di casa, cantò il nome dell'amato, e lo raggiunse agitando la mano.
Loris si fermò a qualche passo e si voltò verso la donna, decise di trattenersi e di ascoltarla. Dopotutto non aveva alcun orario fissato, Gavriel era ignaro del suo arrivo.
«Buon giorno» salutò.
Quando la donna divorziata si fece vicina, venne folgorata dal fascino di Loris.
"Egli è bello come il sole" pensava, era così tanto meravigliata, che si dimenticò come parlare.
«Posso aiutarla? Ha bisogno?»
domandò Loris, all'oscuro dell'incanto che stava lanciando alla vicina.
«No, mi stavo semplicemente chiedendo una cosa...» disse mettendo in atto il proprio piano, condusse lentamente la mano dalla guancia al petto, per indurre gli occhi dell'uomo a calare lo sguardo alla sua generosa taglia abbondante. Quest'ultimo cadde nel tranello, ma non reagì in alcuna maniera.
Nessun rossore, nessun sorrisetto sul suo viso e nessuna espressione di compiacimento.
La vicina si offese e si domandò se dovesse compiere ben altro per sedurlo, così si fece ancor più vicina e gonfiò il petto.
«Dove va vestito così bene? Sembra che lei debba attendere a una cerimonia, non teme che potrebbe rubare troppo show?» chiese.
Loris non comprese il suo dire, né le sue maniere da casca morta.
«Non sto andando in nessuna cerimonia, vado a fare una passeggiata» rispose.
La donna vide dinanzi a sé un'occasione, non poteva farsela affatto fuggire.
«E come? Tutto solo? Se vuole potrei accompagnarla, oppure se le fa piacere, ho preparato una crostata»
Loris scosse leggermente il capo e rifiutò senza rancore.
«Hmm, la ringrazio, ma sono a posto. Dov'è suo marito?»
La vicina issò gli occhi e si riferì all'ex come una vecchia asse di legno cigolante.
«Mi spiace sapere che non state più insieme, lei che intenzioni ha adesso?» domandò.
«Ho solo trentacinque anni, sono ancora molto giovane, troverò un altro uomo che sarà capace di amarmi e accettarmi per quel che sono» disse, sperando che a breve l'amato si sarebbe chinato ai suoi piedi, pregandole la mano.
«Vero, sono certo che troverà quello giusto fatto per lei. Ora se non le dispiace io me ne vado, arrivederci»
Le sue parole frantumarono in trenta la donna, incredula della sua risposta.
«No, aspetti» balbettò tendendo la mano verso di lui, ma l'uomo continuò ad avanzare allegro verso la via che lo avrebbe condotto dall'amato.
«Torna indietro, non immagini quanto io ti ami» sussurrò lei amareggiata, il cuor suo anelava a quello del pittore, estraneo ai suoi sentimenti.
Era convinta che non avrebbe mai trovato un uomo simile a lui, la cui bellezza era straordinariamente simile alla Venere di Botticelli. Raffinata, elegante e arcana.
Loris camminava per le strade, chi lo vedeva se ne ricordava subito, egli non passava affatto inosservato con quell'elegante e semplice abbigliamento, inoltre, la sua bellezza attirava molti.
Si ritrovò sull'orlo delle strisce pedonali, una volta che il semaforo si sarebbe fatto verde, egli avrebbe raggiunto il bar in cui lui e Gavriel erano già stati.
Mentre attendeva, poté notare dalla vetrina, tra le tavole dei clienti, il caro e adorato amato.
"Che coincidenza, egli è qui".
Lo stormo di farfalle prese ad agitarsi dentro di lui, si sentì calorosamente pervaso da una sensazione di puro conforto.
Quando la luce del semaforo si fece verde, Loris fece il primo passo verso quello che un giorno sarebbe potuto essere il suo promesso sposo, suo amore e condanna all'inferno, ma compiuto il quarto passo, si fermò in mezzo la folla che scorreva per attraversare.
«Che?»
Titubò.
Gavriel non si trovava da solo in quel tavolo, venne presto raggiunto da un altro uomo, il quale aspetto fece immediatamente bruciare Loris di astio.
Era alto e magro, possedeva una postura perfetta e due spalle ben dritte. Aveva tratti asiatici molto raffinati, un'acconciatura semplice ma ben curata.
Non appariva molto negli abiti, questi erano stati indossati per comodità, ma i loro colori mettevano il risalto la sua pelle di porcellana.
Loris restò immobile come una pietra a fissare come i due si guardavano con familiarità, parevano conoscersi da tempo e gli occhi di Gavriel rivelavano un leggero affetto verso quelli suoi a mandorla.
Lo stava guardando nello stesso modo in cui guardava Loris, le labbra sue si muovevano e il pittore diventò paranoico.
Clara camminò affianco al marito con entrambe le mani intrecciate dietro la schiena, e un sorriso compiaciuto cucito in volto. Si erse sulle punte verso l'uomo e gli sussurrò all'orecchio queste medesime parole.
«Nemmeno lui ti ha mai amato»
Sconcertato da quel che stava guardando, Loris non riuscì a trattenersi e tornò sul marciapiede.
Venne colto da un tremendo dolore al cuore, gli occhi suoi traboccarono di lacrime e il suo viso si tinse di rosso.
«Ti ha già sostituito» continuò la moglie.
Loris non poteva assolutamente accettarlo, lo trovò più che oltraggioso nei suoi confronti.
Venne divorato dalla gelosia, la rabbia fluì in lui come olio e miriadi di voci si ersero nella sua mente.
"Mi ha sostituito, mi ha scaricato per quell'uomo. Chi è lui per te? Che ha che io non ho?"
Il cuore palpitava funesto come un coro di campane, benché già sensibile, l'uomo si lasciò trasportare completamente alle emozioni.
Prese il suo telefono e compose il numero di Gavriel, mentre attendeva una risposta, barcollava illeso verso il muretto di un negozio su cui potersi sorreggere.
Quando l'uomo rispose alla chiamata, non fece nemmeno in tempo a far sentire la propria voce, che Loris lo divorò con una domanda precisa.
«Chi è la testa di cazzo seduto davanti a te?»
Gavriel si fece assai confuso, ma riuscì a comprendere che il compagno si trovava presso i paraggi. Si guardò ansiosamente attorno, ignorando le domande dell'uomo davanti a lui, preoccupato del suo improvviso cambio di atteggiamento.
Cercò Loris ovunque, tra i volti dei passanti e in quelli già presenti nel bar.
Loris non gli diede alcuna indicazione su dove rivolgere lo sguardo, restò a fissarlo mentre girava la testa da ogni lato. Poi quando fu visto, rimase con enorme sdegno a guardarlo.
Gavriel comprese subito il danno fatto, ma si trattava solamente di un semplice fraintendimento. Ma Loris questo non poteva capirlo, egli vedeva solo il suo amato assieme a quello sconosciuto.
Indignato, abbandonò il posto e si allontanò.
Gavriel si erse dalla tavola e si precipitò fuori dal bar, ignorando le chiamate del compagno con cui era seduto.
«Loris!»
Chiamò il nome dell'amato facendosi spazio tra la folla, Loris avanzava dritto senza nemmeno guardare avanti, addolorato di quanto aveva visto.
«Loris, Loris aspetta!»
Fu molta la gente con cui si sbatté, ma non dedicò loro nessun tempo per scusarsi, egli era solo intenzionato a raggiungere il suo adorato.
«Loris! Ti prego ascoltami!»
Riuscì a raggiungerlo e lo afferrò per il polso, Loris reagì d'impulso, si voltò e colpì in pieno volto Gavriel con un caldo schiaffo.
Quest'ultimo quasi vide le stelle, quella sberla scottava e lo lasciò illeso.
«Mi avevi detto che ero l'unico, avevi detto di amarmi, avevi detto che... »
Ma la voce sua venne spezzata da un nodo di tristezza alla gola, il fiato gli si accorciò e le guance si abbozzarono di rosso. Attirò l'attenzione dei passanti, suscitando dubbi e curiosità, c'è chi si prese l'impegno di fermarsi e assistere e chi invece proseguiva voltandosi.
Gavriel tentò di esprimersi ma Loris lo precedette, erse il dito contro di lui e lo guardò con profonda delusione.
«Mi hai fatto sentire così in alto! Mi hai detto tutte quelle parole così belle, mi hai fatto sentire speciale e io ti ho amato alla follia! Nonostante ciò, tu, tu... dannatissimo figlio di puttana, odioso ipocrita narcisista di merda! Tu mi hai ferito esattamente come ha fatto mia moglie!»
Chi stava assistendo si lasciò sconvolgere dalle parole di Loris, guardarono con sdegno Gavriel, convinti che fosse responsabile dell'afflizione dell'uomo.
Gavriel se ne imbarazzò molto, ma era deciso a far ragionare il suo amato.
«Loris, lascia che ti spieghi, so che sembra quello che tu credi, ma ti assicuro che...»
Ma Loris non gli permise di proseguire, odiò la sua voce e la sua presenza, odiò tutto di lui in quel preciso istante.
L'immagine divina che solo giorni fa adulava come un pagano, era ora solo un mucchio di polvere, resti di scarto, un cumulo di spazzatura.
«Non mi devi spiegare un cazzo! Chi è lui? E perché lo stavi guardando come hai sempre guardato me? Sono io il tuo sole, non lui!» Esclamò puntandosi le mani al petto, ci si aggrappò come se bramasse di strapparsi il cuore e mostrarlo a Gavriel, affinché potesse vedere il danno causato.
Nel frattempo, tra la folla, sopraggiunse l'uomo seduto alla tavola assieme a Gavriel.
«Babe, tutto okay? Chi è questo?» domandò rivolgendo a Loris un'acida occhiata.
«Va tutto bene Hui, non ti preoccupare» rispose Gavriel.
Le sue dolci maniere e il tenue tono di voce che Gavriel usò per tranquillizzare l'uomo, non sfuggirono agli occhi di Loris.
«"Babe"?» sospirò sfregiato, scavato dal tradimento.
"Sono sicuro che avranno anche già fatto sesso, che si saranno baciati molte volte, Gavriel gli avrà detto che lo ama, gli avrà confessato tutto il suo amore!"
La sua testa era tormentata di pensieri, i momenti di passione trascorsi assieme a lui, vennero spazzati via dall'arrivo di quell'uomo, di cui ora sapeva il nome e il volto.
Bramò di assalirlo, desiderò male contro di lui. Detestava vederlo accanto all'uomo che lui amava, detestava la sua esistenza. E così fece, si avventò addosso al giovane Hui, percuotendolo dritto sulla faccia.
«Bastardo! Stai lontano da lui!»
Hui cercò di proteggersi invano, ma per sua fortuna Gavriel intervenne e distò Loris dal giovane uomo.
Loris ovviamente, si sentì ancor più tradito, non solo il suo amore lo aveva tradito, ora stava anche prendendo le difese di un altro uomo.
«Tu sei pazzo!» Ribatté Hui cercando di riprendersi.
«E non hai ancora visto niente, puttana!»
Loris si dimenò dalle braccia di Gavriel, si sistemò gli abiti e fece un profondo respiro.
«Okay, sapete cosa?» disse con tono rassegnate.
«Mi va benissimo così, starò bene anche senza di te, perché sai cosa tanto? Stavo giusto venendo da te per dirti che abbiamo chiuso! Ho preso la mia decisione! Andate tutti e due a fare in culo!» augurato ciò, diede a entrambi le spalle e se ne andò seguito da uno strascico di brusii e sguardi.
Gavriel restò senza parole, anche se gli avesse spiegato la situazione, egli non gli avrebbe creduto. L'uomo al suo fianco non era ancora nessuno, non sentiva niente e non lo guardava con occhi di desiderio.
Loris era giunto sul posto sbagliato al momento sbagliato, aveva visto ciò che non doveva vedere e ora doveva pregare a un miracolo per riuscire a farlo ragionare.
Fece ritorno verso casa, avvilito e a passo pesante. Quando entrò, sbatté furibondo la porta e sprigionò persino l'anima in quel potente grido di disperazione. Si accasciò a terra senza più vigore nel corpo, si lasciò andare come un panno inzuppato e non cercò di ricomporsi.
Sembrava che la vita lo avesse punito per un male mai compiuto, il suo amato lo aveva tradito perché aveva cessato di amarlo, pensava, e questo non poteva accettarlo.
In casa c'era solo lui, il figlio si trovava a scuola perciò nessuno era lì per poterlo consolare. Dovette confortarsi da solo, asciugare le proprie lacrime, ascoltarsi e raccogliere i frammenti del suo cuore.
Aveva già assaggiato il gusto acre del tradimento, oramai se n'era ricoverato, ma ora che anche Gavriel lo aveva ripudiato, egli si sentì falciato sopra una cicatrice.
"Era tutto falso, non mi ha mai voluto bene. E quelle parole? Quelle carezze e quei baci? Mi ha sostituito, si è dimenticato di me così in fretta..."
La moglie si chinò verso di lui e si avvicinò al suo orecchio.
«Lo avrà sicuramente scopato il giorno dopo che te ne sei andato»
Loris credette a quelle parole e andò in delirio, l'idea che l'avessero fatto lo urtò.
«Che ci puoi fare? Lo hai visto, no? È bello, alto, e molto più giovane di te» quel che diceva la moglie tagliava le membra del marito, i abile di ribattere e difendere l'amato.
«No! No! Non è giusto però, non è affatto giusto!» pianse comprendosi il volto, la donna nel frattempo continuava ad assalirlo con atroci pensieri allo scopo di rammentargli un dolore già vissuto.
Loris si lasciò bullizzare senza provare nemmeno a reagire, si coprì le orecchie ma la voce della donna penetrò nella sua testa.
«Apparte tua madre, chi mai ti ha amato veramente?» domandò.
«Nessuno» farfugliò Loris.
«William ha ragione, mi sono fatto tuo fratello perché tu non sei nient'altro che merda»
Detto ciò ella si distese assieme al marito e lo guardò piangere, Loris non osò cacciarla via, anche se la detestava, gradì la presenza di qualcuno.
«Clara, mi dispiace, hai perfettamente ragione. Se mi ha tradito è perché non sono niente»
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