Capitolo 22
[Si mise al suo posto, di fronte al centro della navata e si concesse di guardare un solo invitato. Appena sentì la mano di Scott sul braccio sinistro, prese coraggio e iniziò a parlare.]
"Buongiorno a tutti, sono felice che siate qui e vi ringrazio di cuore. Vi starate chiedendo perché sto facendo un discorso prima della cerimonia, ma...credo sia decisamente necessario. Per farvi capire tutto meglio, ho qualcosa da leggervi. Mettetevi comodi, non so quanto sia lungo, lo leggo per la prima volta con voi"
Stiles, dopo spiegato un foglio che teneva piegato nella tasca interna della giacca, cominciò a leggere.
Flashback. Sei giorni prima...
Stiles aveva appena finito di raccontare alla sua fidanzata tutto l'accaduto. Il suo racconto a Derek, la sua successiva quasi dichiarazione, non aveva saltato nemmeno un punto. Le aveva anche detto delle considerazioni di Scott, non voleva mentirle e Lydia era sempre stata l'unica a capirlo e, in tutta quella confusione, aveva bisogno di lei.
La ragazza lo guardò dall'altro lato del divano, poi si alzò e gli si sedette più vicino abbracciandolo forte. Stiles rimase abbastanza sorpreso dal gesto, si aspettava tutt'altro.
"Non...non sei arrabbiata?" riuscì a mormorare.
"No, Stiles" disse lei serena, "sono sollevata, felice, ma non arrabbiata"
Stiles si rabbuiò un po', spostandosi per guardarla meglio.
"Come fai a non essere arrabbiata? Un tipo si dichiara al tuo fidanzato, tale fidanzato ti confessa praticamente si essere in tilt, e tu sei felice?"
Il ragazzo disse quelle parole alzandosi dal divano, sciogliendo l'abbraccio, ma Lydia non sembrava essere stata smossa anzi, riprese a parlare serenamente.
"Ho delle cose da dirti, Stiles, siediti. Poi, se sarai ancora arrabbiato con me, almeno avrai una giustificazione, ma dubito che sarà così. Ti va di ascoltarmi?"
Ad un cenno di assenso di Stiles, riprese a parlare.
"Sappiamo entrambi quanto ci amiamo, quanto siamo legati e quanto siamo importanti l'uno per l'altra. Non ho dubbi su quello che provi per me, perché so per certo che è quello che provo io per te, ed è amore, certo, ma non quello che conduce ad un matrimonio"
"Lyd-"
"Lasciami finire. Ne abbiamo passate tante, ci siamo sostenuti a vicenda e abbiamo creduto nella nostra storia con ogni fibra del nostro corpo. Ci siamo amati in tanti modi, Stiles, prima come amici, poi come ancore, poi come amanti e anche come genitori. Avremmo cresciuto il nostro bimbo in una famiglia piena di amore, ne sono sicura e lo sei anche tu. Quando...quando il nostro bimbo è andato via, ci siamo amati come...non so trovare una parola adatta, ma è come se ci fossimo appoggiati l'una all'altro e non fossimo andati avanti. Per un po' ho pensato che saremmo tornati quelli di prima, ma poi ho realizzato che nemmeno quello andava più bene. Ci ho visti distrutti, varie volte, ma solo dopo quella perdita è come se fossi riuscita a vedere con chiarezza tutta la nostra storia. Sai perché? Perché l'idea di avere un bambino ti aveva fatto tornare ad essere quello di sempre. Ridevi, non riuscivi a stare zitto e fermo e...eri tu. Non ti vedevo da quattro anni, Stiles"
"Le persone crescono"
"Tutte balle. Tu eri ferito, distrutto, non cresciuto. Il giorno in cui ho deciso che non ti avrei sposato, ho invitato Derek alla cerimonia"
"EH?!"
"Shh. Non l'hai mai dimenticato, non lo farai mai e io dovevo provare a renderti felice, un'ultima volta, ultimo tentativo"
"Io sono felice, Lydia"
"Non sto dicendo che il nostro sarebbe stato un matrimonio falso, triste. Sto solo dicendo che ti preferisco ancora più felice"
"Non...non capisco. Hai fatto venire Derek qui perché?"
"Non speravo che ti si dichiarasse, ma a quanto pare mi sbagliavo. Speravo solo che tu ti rendessi conto che non siamo fatti per amarci come gli altri e che, vedendo lui, capissi la differenza tra l'amore che provi per me e quello che provi per lui"
"Volevi che ti lasciassi io? Se non avessi avuto nessuna illuminazione mi avresti sposato lo stesso?"
"Mi fidavo delle mie intuizioni, ma no, non ti avrei sposato. Ti avrei fatto questo stesso discorso forse questo stesso giorno"
"È tutto assurdo. Ho una tale confusione e.. Non so cosa dire"
"Puoi anche solo ringraziarmi, Stilinski"
Stiles, si avvicinò di nuovo a Lydia. Era ancora confuso, doveva ancora realizzare tutto quello che la ragazza aveva detto.
"Tu...cosa farai? Come stai?"
Lydia gli sorrise leggermente, prendendogli le mani tra le sue.
"Sto bene. Non so cosa farò, ma partirò da sola, magari cercando di capire cosa sono e cosa fare della mia vita, ma sto bene, Stiles, davvero"
"E io? Cosa dovrò fare?"
"Tra una settimana sarai su un altare con questa, me lo devi" rispose lei mettendogli una lettera tra le mani, "per il resto sta a te decidere"
Stiles la strinse forte in un abbraccio subito ricambiato e con le lacrime agli occhi le disse "Sei la mia anima gemella, Martin"
"E tu sei la mia, ma dovrò cercare il grande amore della mia vita, come lo è lui per te. Credo che il mio amore sarà tutto verso me stessa per un po'"
Fine flashback.
"Ok, questa lettera l'ha scritta Lydia. Comincio...
Ciao a tutti, se Stiles non vi ha ringraziati per essere qui, lo faccio io, lui si distrae sempre. Vi starete chiedendo perché legge lui qualcosa di mio e..beh...è facile. Io non posso farlo. Mentre siete seduti su quelle bellissime sedie che io ho scelto, sono su un volo di prima classe per un luogo che non vi dirò..."
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Alla notizia che Lydia non sarebbe stata lì, Derek sentì il proprio stomaco chiudersi. Aveva avuto paura per un attimo che Stiles fosse stato lasciato il giorno delle nozze, all'altare, ma il ragazzo profumava, sì di agitazione, ma anche di serenità. Quindi si concentrò di nuovo sulla lettura.
"...Non pensate che io abbia lasciato Stiles all'altare! Lui sapeva tutto, è lì solo per dirlo a tutti voi. Mi dispiace per il disturbo che vi ho dato, ma era una decisione necessaria. Magari ci vedremo in un'altra occasione felice come questa. Chiedo scusa ai miei genitori: Vi voglio bene, avrete presto mie notizie. Chiedo scusa allo sceriffo: Voglio bene anche a lei, non mi odi, suo figlio sta bene senza di me, ma forse lei questo lo ha già capito. Chiedo scusa ai miei amici per non averli salutati per bene, vi chiamerò appena l'aereo sarà atterrato, mi mancherete davvero tanto, siete il mio branco. Chiedo Scusa a te, Stiles, se ti sei sentito manipolato, ma l'ho fatto per il tuo bene. E infine ringrazio un'altrapersona che ha reso possibile tutto questo, è stato un piacere conoscerti prima a distanza e poi dal vivo. Credo di aver finito..."
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Stiles prese un respiro e continuò, vedeva che mancavano solo poche righe.
"...seguite tutti Kira, vi porterà al banchetto. Dovete andarci tutti. Nessuno escluso..."
Stiles sorrise, quella minaccia velata era proprio nello stile di Lydia. Lesse nella sua mente il post scriptum e decise che le avrebbe mandato un messaggio riempiendola di insulti per averlo costretto a leggerlo.
"....Post scriptum: Che qualcuno faccia ballare lo sposo o dovrà subire la mia ira. Quel qualcuno dovrebbe anche costruirmi una statua..."
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Derek non sentì il mormorio dei presenti, non sentì cosa lo sceriffo stesse dicendo a Stiles e nemmeno cosa Kira urlava agli ospiti mentre indicava il luogo del ricevimento. Sentì solo la voce di Raven, che si era piegata verso di lui per parlargli in un orecchio.
"Prego, capo"
"Tu...come ti ha trovata?"
"Mi contattò prima di inviarti l'invito, sapeva di me e Thomas perché aveva costretto Scott a dirle che fine avessi fatto. Mi chiese solo di non lasciare che tu rifiutassi. Non sai quanto sia stato difficile mentirti..."
Raven abbassò il capo dispiaciuta, ma Derek le passò un braccio intorno alle spalle e le baciò piano una tempia.
"Sei incredibile"
"Lo so, se non ci fossi dovrebbero inventarmi. Ma...ora andiamo al ricevimento? Ho l'ordine di trascinarti"
Derek sbuffò una risala e si alzò porgendole una mano per aiutarla. Nello stesso momento sentì una pacca su una spalla. Thomas.
"Mi sento dentro una commedia romantica di quint'ordine. Adoro tutto questo! Andiamo a conquistare lo sposo!"
Derek illuminò per un attimo le iridi di rosso, ma sorrise spingendo il ragazzo verso il luogo in cui si dirigeva la folla.
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