Capitolo 14 - VS Lontrago Est

"Credevi che quei poliziotti potessero portarti via da una terribile sconfitta, ma brucerai per causa nostra, morte a voi!"

...

La battaglia era iniziata, ed era iniziata in fretta.

In che cosa consisteva? Era un contest organizzato dal proprietario di quel negozietto. Il contest essenzialmente era un torneo di classici giochi da tavolo ad eliminazione che aveva come ricompensa una somma di soldi, ma quella somma, nonostante fosse gradita da ognuno di noi, rimaneva qualcosa di meno importante in confronto al desiderio di sconfiggere Lontrago Est.

L'iscrizione costava davvero poco in confronto alla somma di ricompensa, ma aveva tutto più senso, quando comprendemmo che chi perdeva doveva comprare il gioco da tavolo con cui aveva perso. Ora, pensandoci, era davvero un'intelligente idea dall'uomo in questione per guadagnare più soldi, e un'ottima occasione da parte nostra per mostrare chi era il boss.

Non giocammo insieme, purtroppo, ma ognuno di noi aveva un duello con un'altro. E io, con una casualità spaventosa, mi beccai proprio Amelia.

Ci dividemmo nella stanza, e io venni guidato esattamente nella zona dove dovevo trovarmi.

Non sapevo niente, nè sapevo con che cosa avrei sfidato Amelia, ma io e lei ci osservavamo con il fuoco negli occhi.

Nonostante ciò, arrivai, in un angolo del negozio. Mi concentrai sul luogo in questione, Era un minuscolo tavolino di metallo arrugginito, uno di quelli proprio scomodi scomodi, e che di sicuro (se non fossimo stati coperti dal tetto e fossimo rimasti sotto al sole) sarebbe stato talmente caldo da mettermi a fuoco se avessi anche solo provato a metterci sopra le mani. Quel solitario tavolino era circondato da due piccoli sgabelli di legno, sui quali mi sarei seduto. Parevano scomodi gli sgabelli, ma avrei dovuto sopportare, certamente non mi avrebbero fatto rinunciare, questo è più che certo, in ogni caso, a quel punto ero nel tono di sfida.

Rimanemmo un po' a fissarci. Ci accoltellavamo con gli sguardi. Finalmente, arrivò il proprietario, pronto a spiegarci le regole del gioco.

Altri membri dello staff si avvicinarono, portandoci davanti un campo spaventosamente riconoscibile. Un campo da.. tennis? Un mini campo da tennis, era in miniatura, davvero piccolo. Poi gli stessi membri dello staff ci diedero delle piccole racchette in mano, e a quel punto mi accorsi di cosa si trattava, sarebbe stato un match di ping pong. Un match di ping pong seduti.. il che era decisamente bizzarro, ma comunque un match di ping pong. Il proprietario poi si mise a spiegare il gioco per noi, sapevo già le basi ma mi sarei dovuto comunque mettere ad ascoltare poiché ero abbastanza forzato a farlo.

"Benvenuti al duello. Oggi giocherete a ping pong. O almeno, una versione alternativa di ping pong, un mini ping pong, dovrete stare sedute per questo, ragazze. Se non sapete come si gioca a ping pong, queste sono le semplici regole:

Il ping pong è uno sport che si gioca su un tavolo rettangolare diviso in due metà da una rete. Due giocatori (o due coppie) si sfidano colpendo una piccola pallina da un lato all'altro del tavolo usando piccole racchette. L'obiettivo è far sì che l'avversario non riesca a colpire la palla oppure a farla rimbalzare oltre la rete e fuori dal lato del tavolo dell'avversario. Il gioco inizia con un servizio, in cui un giocatore lancia la palla in aria e la colpisce in modo che rimbalzi sul suo lato del tavolo e poi sull'altro lato. Il gioco continua con scambi di colpi fino a quando uno dei giocatori non riesce a restituire la palla correttamente, facendo ottenere un punto all'altro giocatore. Si gioca fino a un certo numero di punti prestabiliti o fino a quando uno dei giocatori raggiunge un vantaggio sufficiente. Il primo di voi che arriva ad almeno 10 punti vincerà la partita."

Non ascoltai davvero la spiegazione, non mi serviva perché nonostante non sembrasse avevo già giocato a ping pong prima e potevo dire di avere almeno compreso le basi del gioco, ma nonostante ciò, non ero un abile giocatore, e ciò mi porto all'ansia di pensare che la mia avversaria, Amelia, potesse battermi in questo riguardo.

"Credo che possiamo già iniziare, butterò la palla nella posizione di uno di voi due, e da lì in poi comincerete a giocare." Era il momento, il momento di giocare, afferrai con la forza di mille tuoni la mia racchetta da ping pong, e cominciai. Il direttore si avvicinò, e dopo un breve countdown di 3 secondi, tirò la pallina verso la mia posizione. Tirai, chiudendo gli occhi in speranza di colpirla decentemente, ma a mia terribile sorpresa aprii gli occhi, e mi accorsi che avevo tirato la pallina fuori. "0 a 1.", Sentii come un nodo in gola, cazzo, forse questo era davvero il momento in cui sarei caduto.

La palla venne di nuovo tirata verso la mia avversaria, e io, per l'ennesima volta, tentai di deviarla, fallendo miseramente ancora una volta. "0 a 2.", No no no, questi non erano i piani, non può finire così, ancora 10 punti.. "0 a 3."

A quel punto non so cosa accadde, ma osservai direttamente Amelia. Non so come descrivere il suo volto, era come se una sorta di aura oscura si fosse aperta dalla sua anima, come se la sua mente si fosse appena assicurata una facile preda, come se avesse la vittoria nelle proprie mani. Non potevo permettere che una cosa simile potesse succedere, era inaccettabile. Io, Edoardo Colanio, non avrei perso contro Lontrago Est, avrei vinto, per la mia squadra!

Stavolta divenni serio, concentrai il mio braccio, era il momento di mostrare a tutti gli insulsi e inferiori membri di questo contest perché IO e solo IO meritavo la vittoria, non importa se in un gioco in cui facevo decisamente pena. La piccola pallina bianca volo verso la mia direzione, leggera come un angelo si mise a ballare verso di me, con un colpo ben mirato però, la lanciai dritta verso il campo del mio avversario e prima che potesse catturarla le volò via dal campo regalandomi un dolce punto. "1 a 3." Non avrei lasciato un occasione simile scivolarmi dalle mani, tutto quello che ho sempre voluto, credere che io lo possa buttare per così poco? Non lascerò un'occasione simile, di perdere contro di loro.

Dovevo aver scatenato una reazione a catena, poiché la ragazza alzò la guardia, aveva compreso che non stavo più giocando, stavo lottando, e anche lei doveva lottare, doveva lottare per l'amore, la vita è amore. La palla si lanciò direttamente verso la ragazza, che con un'attenta mira volò direttamente verso di me, la rapida traiettoria fu quasi abbastanza per destabilizzarmi ma non mi feci sconfiggere, colpì più forte che potevo, ma abbastanza forte da permettere alla palla di non fare fuori. All'ultimo la ragazza riuscì a contrattaccare ma con un colpo ben assestato assaltai ogni sua speranza guadagnandomi un altro punto.

"2 a 3." La mia rimonta era vicina, un altro minuscolo briciolo di speranza era abbastanza, è forse questa l'adrenalina di un uomo in guerra? È forse questo ciò che significa lottare per chi si ama? Lottare per i propri ideali? È forse questo che significa, quando sangue e sudore vengono mischiati insieme per formare una bellissima melodia piena di amore, sì, sì è questo, è questo che significa lottare per ciò che si ama.

"3 a 3." I miei occhi, per l'ennesima volta, si fermarono e fissarono su quella della mia avversaria, e come un'immensa fiamma si formò tra noi due. Proprio così sciocca, credevi davvero che sarebbe stato così semplice andare avanti? Che avresti semplicemente potuto pestare sulla mia dignità e andartene, come nulla fosse? Credevi forse che sarebbe stato così semplice? Sbagliato, e ti farò pagare per avermi quasi ingannato nel pensare di potermi sconfiggere, pagherai per aver tentato, come i miei scorsi avversari, di intralciare i miei sogni, anzi, di intralciare i miei piani! (Perché i sogni non si avverano, i piani si.)

"4 a 3." Il sangue che stavo versando stava cominciando a produrre i suoi gustosi frutti, le mie abilità e la mia passione mi stavano portando avanti per l'obiettivo finale che avrei dovuto raggiungere, i miei impegni mi stavano ripagando per tutta la fatica che mi stavo fornendo, io sarei riuscito a vincere quel dannato premio e niente, assolutamente niente, mi avrebbe fermato dal farlo, nessuno e nessuno.

La palla mi colpì aggressivamente, sembrava come se anche lei tentasse di intralciarmi con i miei piani, ma forse era solo una mia impressione.

Colpì ancora, e per l'ennesima volta, feci un punto. "5 a 3". Era una rimonta totale, metà dei punti necessari, ero così vicino al mio obiettivo, ma così lontana allo stesso tempo.

Ma come si dice, non dire gatto finché non ce l'hai nel sacco (O almeno, credo si dica così).

Quindi non potevo ancora cantare vittoria, o avrei rischiato di fare lo stesso errore della mia insulsa avversaria, che la vanità mi colpisca e la mia guardia rischi di cadere.

Osservando Amelia, mentre il direttore riprendeva la pallina, potevo percepire qualcosa in lei, sapevo che non si sarebbe arresa così facilmente, non avrebbe potuto permettere che un nessuno come me potesse sconfiggerla, e rompere l'onore della sua squadra.

Aveva alzato la guardia, stavolta ancora più di prima, era davvero il momento della battaglia, so che l'ho detto tante volte, ma dalla sua espressione ho capito che la mia eterna rimonta avrebbe avuto un minimo di ostacolo, ma la cosa andava bene, potevo permettere che qualche ostacolo mi intralciasse la via, giusto? Che effetto avrebbe potuto avere, no?

La pallina si aggirò di nuovo contro di me, e con un leggero colpo la scagliai attraverso la linea che mi divideva dalla mia avversaria. Boom! Senti un forte colpo dalla piccola racchetta della mia avversaria, e la mia pallina mi si avvicinò rapidamente, contrattaccai, sperando che qualche colpo di fortuna potesse aiutarmi, ma venni incontrata con un immediato colpo in risposta. Potevo leggere gli occhi della mia avversaria come fossero un libro aperto, stavolta non mi avrebbero lasciato così facilmente vincere, avrei dovuto pagare per la mia arroganza, ma non mi sarei arreso neanche io. Con un altro rapido colpo, risposi, ma venni incastrata da un suo colpo ben assestato, e mi sorprese. "5 a 4."

Non mi sarei arreso, non ora. Non mi interessava degli altri, a quel punto era oltre Lontrago Ovest VS Lontrago Est. No, ero io contro Amelia, e avrei vinto.

Continuammo ad andare avanti ed indietro, sempre più aggressivamente, sempre più determinati alla vittoria, ed è giusto che sia così, non ci saremmo mai potuti fermare davanti a nessun ostacolo, e sicuramente io, non mi sarei mai potuto fermare davanti a nessun ostacolo.

"9 a 9." Ero quasi esausto, sentivo il mio respiro appesantirsi. Era l'ultimo momento, l'ultimo mio sforzo, non... Non potevo permettere che un'occasione simile mi scivolasse dalla mano. Quella lucida e bianca pallina mi si avvicinò, ad una rapida velocità, come se mi stesse chiamando, come se stesse richiedendo proprio a me di finire quel dannato duello!

La colpì con tutta forza e fretta, e la mia avversaria, anch'essa ormai stanca e scossa dalla costante adrenalina consegnata da quella sfida, la colpì di conseguenza, tirandola quasi al bordo.

Mi allargai rapidamente, quasi mancando in pieno la palla. Questo ovviamente, era sottinteso che aveva fatto partire il mio cuore a mille perché temevo di perderla all'ultimo. La mia avversaria, seccata dalla mia fortuna, colpì di nuovo di contrattacco, con una rapidità tale da tentare di sorprendermi, ma ero preparato.

Con un rapido colpo fui in grado di prevedere la traiettoria del colpo mandandolo dritto verso la mia avversaria, di contrattacco, anche lei colpì la pallina, ma con meno sicurezza. Era il mio momento, il mio momento di risplendere, abbastanza giochini, l'avevo messa in difficoltà, adesso si andava sul serio. Con il colpo meglio assestato della mia vita, completai quel misero duello, e la palla, finalmente, superò la linea della mia avversaria, dandomi il punto finale.

"10 a 9. La vittoria è tua!"

Sentendo quelle parole, sospirai con gratitudine. 

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