Capitolo IX
Il mese che aveva seguito le nozze era volato ed in quel lasso di tempo i due coniugi avevano stretto un legame affettuoso, che non era ancora sbocciato nel tanto atteso amore.
Stavano sempre insieme e a corte si mormorava che la futura regina fosse già in dolce attesa.
Quel giorno si sarebbe svolto un evento davvero importante e come lo era stato per il matrimonio, il villaggio si era nuovamente animato di gente e di bancarelle che vendevano ogni genere di cosa.
La corona della principessa, che in poche ore sarebbe diventata regina, era già stata lucidata a dovere e sistemata su uno di quei cuscinetti rossi che facevano da portantina per gli oggetti regali.
Sten ed Ilka si erano alzati nelle prime ore del mattino ed erano subito stati requisiti dalle cameriere e dai valletti che li avrebbero preparati per la cerimonia.
In quell' occasione il re avrebbe presenziato alla celebrazione accanto al sacerdote che li aveva uniti in matrimonio.
Lui infatti, essendo già stato incoronato, doveva solo partecipare all' evento come figura rappresentativa del regno.
Gli avevano fatto indossare la sua uniforme, con i colori del regno danese.
Ai piedi aveva indossato degli stivali neri e sopra aveva indossato il mantello dei re, bianco e rosso, bordato d' oro.
Il capo era stato ornato da una corona ornata da foglie di alloro è da pietre preziose, incastonate nei complicati ricami.
Il tessuto rosso che la ricopriva formava dei piccoli cunei che la rendevano ancora più voluminosa.
Ilka invece aveva indossato un abito oro e bianco, circondato da un mantello rosso, oro e bianco come quello del marito.
Ai piedi aveva indossato delle scarpette oro ed i capelli erano stati raccolti in un elaborata pettinatura.
Sopra di essi vi era un diadema, che durante l' incoronazione sarebbe stato sostituito dalla corona della regina.
Quando si erano ritrovati sullo scalone, ognuno su un ala diversa, erano stati qualche momento ad osservarsi in silenzio, consci dell' attrazione che provavano l' uno per l' altra.
Senza badare a chi avevano intorno, si erano avvicinati e Sten aveva subito racchiuso una delle sue grosse mani intorno a quella più esile della moglie.
Scesero insieme le scale, seguiti dai valletti che tenevano i loro mantelli per non farli strisciare a terra.
Non appena erano arrivati in fondo alle scale, Sten aveva congedato i valletti che prima di allontanarsi gli avevano assicurato che la vettura che li avrebbe condotti nel luogo dell' incoronazione era pronta, per rimanere solo con la moglie.
Le prese le mani tra le sue e se le portò alle labbra, lasciando su ognuna un dolce bacio.
-Precedetemi alla carrozza, mia cara- le ordinó dolcemente il marito, mostrandole un sorriso prima di lasciarla andare.
Lui doveva ancora fare una cosa.
Aveva un dono da dare alla sua amata moglie e voleva che lei lo ricevesse davanti a tutto il popolo, per rinnovare la promessa del loro amore.
Non smise nemmeno un attimo di sorridere, nemmeno quando la sua sposa gli voltò le spalle.
Era così felice che dal giorno del suo matrimonio andasse tutto bene, che gli sembrava di toccare il cielo con un dito.
Aveva finalmente avuto dalla vita ciò che più desiderava, la sua amata Ilka.
Si diresse verso lo studio, lasciando che il mantello cerimoniale che aveva indossato gli svolazzasse dietro, libero dalle mani dei suoi servitori.
Non appena entrò nella stanza sentì il nitrito dei cavalli che erano stati attaccati alla carrozza.
Scalciavano il terreno e sembravano un tantino irrequieti.
Non se ne preoccupò.
Aveva cose più importanti a cui pensare e comunque ogni volta che dovevano trainare la carrozza facevano così e non era di certo suo compito ammansirli.
La scrivania di mogano dove aveva riposto il pacchetto era dall' altra parte della stanza, tra la finestra ed un mobile enorme che conteneva tutti i documenti importanti.
Mentre era impegnato nella sua ricerca udì distrattamente che lo scalpiccio dei cavalli era aumentato di volume; Non era più sicuro che i cavalli fossero solo i quattro che di norma trainavano la carrozza.
Proprio mentre si stava abbassando verso l' ultimo cassetto di legno, sentì qualcosa che non avrebbe mai voluto sentire.
Uno sparo.
Uno sparo, unico ed acuto risuonò nell' aria.
Si sollevò di scatto, mentre un orrenda paura gli serpeggiava nelle membra.
Richiuse in fretta il cassetto e dopo aver estratto le sue armi da una teca, nascosta dietro un armadio a muro, si precipitò alla porta.
Non appena spalancò quest' ultima, gli piombò addosso uno dei suoi soldati, con il braccio insanguinato ed il petto che si alzava ed abbassava velocemente.
Lo fece sedere contro il muro, impaziente di sapere che cosa fosse successo.
-Ci hanno attaccati, vostra maestà.- sillabò quello a fatica, mentre la lunga ferita che aveva sul braccio continuava a sanguinare copiosamente.
-Chi?- domandò con Sten, con una certa urgenza nella voce.
-Uomini armati, con il volto coperto- sussurrò il soldato, che faceva molta fatica a parlare.
-Hanno assaltato la carrozza e dopo aver ucciso due dei soldati ed averne feriti altri, sono fuggiti di gran carriera- continuò, accasciandosi contro la parete.
Nella stanza scese il gelo e al re parve di aver smesso di respirare.
No.
Non poteva essere.
Non potevano aver rapito la sua amata.
Dopo essersi sincerato che il soldato stesse bene, corse fuori verso le scuderie per prendere il suo cavallo.
Non appena lo ebbe sellato iniziò la sua folle corsa all' inseguimento della vettura, seguito da diversi soldati che gli si erano aggregati.
La carrozza si era diretta verso la strada che da lì portava ai boschi, dove sarebbe stato facile perderne le tracce.
Il sovrano spronò il cavallo, per aumentare la velocità, mentre dentro di se si augurava con tutto il cuore che alla moglie non fosse capitato nulla di male.
Di una cosa era sicuro.
Chiunque fosse stato a rapirla,l' avrebbe pagata molto cara.
Seguirono i solchi lasciati dalle grandi ruote della carrozza, finché essi non scomparvero nel terreno erboso del bosco che li circondava.
Il sovrano si fermò ed i suoi soldati lo imitarono, stando attenti a non fare alcun rumore.
Il bosco era silenzioso ed il minimo fruscio avrebbe potuto rivelare la loro presenza.
Sten si guardava intorno, convinto che la carrozza non fosse lontana.
Si voltò da tutte le parti e finalmente la vide, nascosta tra le fronde di alcuni alberi.
Fece un cenno ai suoi uomini di seguirlo.
Camminavano in silenzio, le spade appese ai loro cinturoni ed i pugnali infilati nelle giacche delle divise.
Erano quasi arrivati a metà tragitto quando uno di loro pestó, senza accorgersene, un rametto secco nascosto tra le foglie.
Prima che avessero il tempo di fare alcun che si ritrovarono circondati da di diversi uomini armati cui il volto era coperto da una maschera nera.
Li circondavano, non lasciandogli nessuno scampo.
Lo scontro fra di loro fu inevitabile.
Un clangore di armi si diffuse nella foresta e tutti, compreso il sovrano, si ritrovarono a combattere.
I colpi erano precisi e veloci, tanto che non lasciavano il tempo a Sten di ribattere con la sua lunga spada.
Quando finalmente riuscì a sconfiggere il suo avversario e due banditi venuti in aiuto del compare, il biondo si diresse a velocità folle verso la carrozza, dove supponeva ci fosse prigioniera la moglie.
Prima che riuscisse a raggiungerla, un dolore lancinante lo colpì alla schiena e lui si ritrovò scaraventato a terra, mentre un potente urlo usciva dalla sua bocca.
Del sangue inizió a zampillare dalla ferita che gli aveva appena provocato quel maledetto pugnale.
Sten tremava, mentre le forze iniziavano a venirgli meno.
La vista gli si stava appannando e i suoi stavano diventato ovattati.
L'ultima cosa che vide prima di piombate nel buio fu la carrozza che scompariva nel fitto del bosco.
* * *
Quando Ilka si ridestò, un potente mal di testa la colpì. Non ricordava molto di ciò che era successo, ma di sicuro quel dolore alla testa doveva centrare qualcosa.
Mosse un braccio per portarlo a tastarsi la testa e con orrore si accorse di essere legata a delle catene.
Si guardò intorno e si rese contro di essere seduta su un tappeto finemente decorato, in mezzo ad un salotto.
Intorno a lei, vi erano due poltrone ed un divano, di un colore che tanto assomigliava allo sterco di cavallo.
Storse il naso, disgustata per il pensiero.
-Buongiorno, mia cara- una voce dal tono rauco, che lei ben conosceva, si fece strada nel silenzio della sala, piombando nelle sue orecchie come un fastidiosissimo suono.
Alzò lo sguardo, per ritrovarsi davanti l' orribile volto rubizzo del duca Van Der Meer, quell' orribile animale che aveva chiesto la sua mano al re quasi un anno prima.
Accanto a lui, in silenzio, con un espressione maligna se ne stava un uomo che lei non aveva mai visto.
-Questo è il conte Møller, un gentiluomo che mi ha aiutato in questa missione.- lo presentó quello, battendogli una generosa pacca sulle spalle.
-E devo dire che ha funzionato. Vedete principessa, il vostro caro maritino è morto. Ho avuto il piacere di ucciderlo io stesso- sibilò con cattiveria il conte, ridendo selvaggiamente alla vista delle lacrime che sgorgavano dagli occhi violetti della ragazza.
-Voi mentite- urlò di rabbia, strattonando nuovamente le catene per cercare di liberarsi.
Era sicura che fosse così.
Il suo Sten non poteva essere morto, non quell' uomo buono che tanto l' amava e che lei amava.
Si, perché ormai si era resa conto di amarlo, con tutto il suo cuore.
Non si sarebbe rassegnata ad udire delle parole tanto cattive su di lui.
-Accettate la verità principessa. Vostro marito è morto ed ora sarete mia.- si intromise il duca, allungando una delle sue viscide mani in direzione della povera ragazza.
La sua espressione inorridì. Non poteva finire così, non poteva assolutamente.
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Buon Pomeriggio a tutti!
Ecco qui il IX capitolo.
Anche oggi ribadisco che mancano meno di quattro capitoli.
Questo capitolo vi é piaciuto?
Detto ciò, votate e commentate per il prossimo capitolo, perché lo farete, vero? 😜
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