considerazioni finali

Hi!

Siamo arrivati alla fine anche di questo breve viaggio, e prima di salutarvi, volevo fare due considerazioni finali sul rapporto tra Leo e Simon.

Se avete voglia di leggerlo, ecco qui il mio sproloquio.

In tutta sincerità: nella mia testa, Simon e Leo non avrebbero mai funzionato come coppia. Non l'avrebbero fatto a sedici anni, e neanche a diciannove. Avrebbero potuto provarci, certo, ma sono sicura che si sarebbero, alla fine, lasciati, logorando il loro rapporto d'amicizia.

Perché?

Per prima cosa, Simon nascondeva a Leo chi era veramente. E non intendo solo la sua omosessualità e i sentimenti che provava per lui, ma proprio sé stesso. Spero si sia notato nelle shots, ma quando Leo non gli era attorno, Simon cambiava leggermente atteggiamento. Era più "esuberante", meno "raffinato". Si tratteneva, in un certo senso, nei paraggi di Leo.

Per seconda cosa, Leo ancora non si conosceva bene. Non conosceva la sua asessualità (non aveva ancora mai sentito parlare di asessualità) e il suo essere demiromantico. Ci sarebbe arrivato comunque, in un modo o nell'altro. Questo è certo. Ma la sua "presa di coscienza" sarebbe stata diversissima, e chissà come questo avrebbe influito sulla sua relazione con Simon.

Onestamente non sono neanche sicura di come Leo avrebbe reagito a questa lettera, se Simon non fosse morto e l'avesse letta prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Ho bene in mente come reagirebbe ora, con tutte le consapevolezze che ha su di sé e dopo la sua "crescita", ma non riesco a decidermi di cosa avrebbe fatto in quel momento.

Se una parte di me pensa che Leo avrebbe fatto di tutto per parlarne con Simon, un'altra parte di me pensa che Simon, come gli aveva scritto, non gli avrebbe risposto. E cosa avrebbe fatto, a quel punto, Leo? Cosa avrebbe fatto, confuso e colmo di incomprensione non solo su Simon, ma anche su sé stesso? Avrebbe fatto quel "passo", mettendo da parte le sue paure e insicurezze, o avrebbe assecondato il volere di Simon e l'avrebbe lasciato andare, guidato dalla colpa?

Non lo so, davvero. Forse, come dice Simon, non era proprio "destino".

Ma mettiamo caso l'avrebbe fatto. Mettiamo caso che Leo sarebbe volato a Parigi, che gli avrebbe detto che lo amava, che ci avrebbero provato.

A mio parere, non avrebbe funzionato neanche a quel punto.

Avevano quattro anni di distanza davanti a loro, e insomma, Stati Uniti–Francia non è propriamente vicino. E Simon, a Parigi, si sarebbe finalmente sentito libero di essere chi era, di mostrarsi come a Londra non aveva mai potuto fare. Avrebbe smesso di nascondersi, avrebbe fatto nuove esperienze, nuove amicizie più inclini al suo essere. Sarebbe cambiato tantissimo, e Leo non sarebbe stato lì "a far parte" del suo cambiamento.

Per finire, sono sicura che Simon non avrebbe saputo come "gestire" (passatemi il termine) l'asessualità di Leo. E non gliene facciamo un colpa: non sempre le relazioni allo-ace funzionano, e va bene così. Non è colpa di uno, né dell'altro.

Soffriva per non vedere negli occhi di Leo il desiderio, e avrebbe continuato a non vederlo. Dal punto di vista sessuale, avrebbe continuato a non sentirsi desiderato, e questo non l'avrebbe mai fatto sentire davvero bene.

Simon aveva creato un "meccanismo" complesso nella sua testa. Teneva seperato il sesso dal suo amore per Leo, e avrebbe continuato a farlo. Avrebbe continuato a cercare sesso anche fuori dalla relazione, e sia chiaro, in alcune coppie questo può funzionare, ma a Leo non sarebbe mai andato bene. Non l'avrebbe mai capito, si sarebbe sentito in difetto, persino in colpa, e non avrebbe vissuto bene la loro relazione.

Insomma, nella mia testa, Leo e Simon sarebbero stati un disastro.

C'è una cosa che mi piace pensare.

Se tutto questo fosse avvenuto, se Simon non fosse morto e loro ci avrebbero provato, si sarebbero comunque lasciati durante gli anni del college. Mi piace pensare che in questo universo alternativo, Leo avrebbe portato in scena questa storia per il suo progetto di laurea. E mi piace pensare che Dee sarebbe stato scelto lo stesso per interpretare il nostro Ambrose Loughty (o qualsiasi nome questo Leo di questa realtà parallela avrebbe dato al personaggio di Simon).

La storia sarebbe stata diversa, le circostanze sarebbero state diverse, Dee avrebbe avuto almeno un bacio di scena e avrebbe sofferto di meno (questo è sicuro), ma sono sicura che il risultato non sarebbe cambiato.

In fondo, è quello che Leo gli ha detto all'inizio di questa raccolta:

«Se avessi avuto comunque la possibilità di conoscerti, mi sarei lo stesso innamorato di te, Anderson Wright Jr» lo interruppe, di nuovo con la certezza che provava. «Dici che è impossibile non amarmi, e io ti dico che è impossibile non amare te e la tua luce abbagliante. E ho intenzione di dimostrartelo ogni giorno che passeremo insieme.»

Insomma, in qualsiasi universo e realtà parallela, sono sicura che Dee e Leo erano destinati a incontrarsi e a innamorarsi: due iditioche anime gemelle.

Bene, il mio sproloquio è finito.

Vi ringrazio per aver letto questa raccolta assente di lieto fine e gioie.

Spero vi sia piaciuta, e che Simon sia riuscito a farsi volere un po' di bene.

Io ho amato conoscere e usare la sua voce, tanto che mentre scrivevo gli ultimi capitoli ho pensato più e più volte di mandare a quel paese il canon di Offstage, lasciarlo vivo e dargli un lieto fine con il buon Charles.

Purtroppo, però, la vita non è sempre giusta.

Un abbraccio,

G.

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