XXVIII. Contro il re
Fu una secchiata d'acqua gelida in una giornata estiva. Proprio quando i raggi solari si posano sulla tua pelle, quella sensazione di tepore viene interrotta bruscamente dall'acqua che ti scorre addosso facendoti perdere persino la logica.
- La tua mercenaria ha disertato. È scappata e nel farlo ha ucciso una ventina di guardie! - urlò mio padre. Era entrato nella mia stanza in fretta e furia, avevo già sentito i suoi passi furenti attraversare i corridoi. Di solito non entrava mai nelle mie stanze, non lo aveva mai fatto neppure quando ero piccola. La rabbia era ben impressa sul suo viso.
- Tu l'hai aiutata a fuggire! - urlò ancora indicandomi minaccioso.
Non sapevo proprio cosa dire. No, non c'entravo assolutamente niente. Non avevo proprio fatto nulla e anzi, mi ero già rassegnata all'idea che fosse morta. L'idea della sua testa che rotolava via, ricoperta di mosche e magari impalata sulle torri centrali del palazzo, mi aveva terrorizzata.
- Padre io sono sempre stata qui! Non mi sono mossa! - protestai indicando le guardie che erano ancora fuori, sull'uscio e che non sapevano se fosse o meno il caso di annuire o dissentire. In ogni caso anche loro erano a rischio.
- Come hai fatto? Per Dymeaka! Dimmelo dannazione! Non posso permettere che quella sudicia mercenaria infanghi il buon nome di Dyronne! - incalzò lui. Era paonazzo. Non era mai successo. Nessuno era mai sfuggito alla condanna a morte, non in quel modo e di certo senza lasciare una pila di cadaveri dietro sé.
- Io pensavo l'aveste uccisa! Vi giuro che non ne so nulla! -
- Metterò una taglia sulla sua testa e tu, domani partirai per il regno di Ymnett per conoscere il pretendente della casata reale. - ordinò perentorio e io tentai di dissuaderlo. Avevo il cuore in gola.
- Io non andrò proprio da nessuna parte! Lei era innocente e voi la volevate morta dall'inizio! -
Una delle due guardie arretrò bruscamente a quell'affermazione, sapendo come avrebbe reagito il re.
- La volevo morta perché come immaginavo ti ha corrotta con la sua malvagità, il suo animo ribelle! Non ti riconosco più, non so cosa sia successo a mia figlia, alla bellissima principessa Dayana, alla mia unica erede...-
- Lei non mi ha fatto proprio niente. E non sposerò il principe di Ymnett. Non voglio sposarmi... -
- Lo farai, molto presto. Io ti sono venuto incontro ma tu non mi hai ascoltato. Adesso avrò la testa di quella buzzurra, ti vedrò andare all'altare e entro un anno darai alla luce un figlio. -
- E cosa vi fa credere che acconsentirò a tutto questo? -
Non immaginavo che la risposta a quella domanda fosse crudele, più del suo atteggiamento nei miei confronti, più delle torture che avevo inflitto ad Alexa, più delle morti che aveva seminato durante la sua fuga. Avrei voluto non saperlo, ma la mia testardaggine mi spinse a sfidare il re di Dyronne, mio padre e a mettermi contro qualcosa che non conoscevo. Fu crudele, così tanto che sperai di morire, di sprofondare negli inferi o di scappare in sella a un purosangue con il mio cavaliere d'argento.
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