XXIX. Il fiore del Sacrificio
Rifarsi una vita non è semplice. C'è qualcosa in ognuno di noi che cambia a poco a poco e qualcosa che rimane. A cosa bisognerebbe dare più valore? Cambiare vita dopo ciò che avevo vissuto nello schifoso, orrido, terribile, oppressivo e merdoso regno di Dyronne era così difficile.
Non avevo idea del fatto che fossero tanto potenti da aver già sparso la voce e più girovagavo perduta, più trovavo merdose pergamene con il mio viso disegnato sopra. E più ne strappavo, più ne comparivano. Continuavano a spuntare fuori come mosche ed io mi sentivo ovunque gli occhi addosso.
Non potevo giocarmi la carta della mercenaria ormai, perché ero così ricercata che persino i nobili di basso rango si guardavano bene dal chi ospitare. I soldi che avevo rubato man mano finivano in fretta nelle osterie di basso rango che frequentavo e nelle taverne dove mi ritrovavo a dormire di frequente.
- Sarebbe più semplice se mi rispondessi oltre ad ascoltarmi come fai sempre... - mormorai stringendo l'elsa della spada mentre camminavo lungo un'enorme viale ombrato e silenzioso. Era l'ora di pranzo e non c'era anima viva da un pezzo, continuavo a osservare alberi e campi protrarsi all'infinito.
Da quando la pietra si era trasformata in una spada, Seleka non mi aveva più risposto.
- Adesso parlo anche da sola, guarda a cosa mi sto riducendo. Forse sono solo morta e questo è il mio personale inferno, dove sono costantemente ricercata e devo scappare da chiunque tenterà di tagliarmi la testa. Entusiasmante, davvero. - mormorai ancora a bassa voce. - D'accordo fatina, ti lascio in pace... Gradirei una mano ma se non vuoi proprio darmela... Mi arrangio. - sussurrai ancora e mi guardai intorno per poi sedermi sotto un albero che brillava di un verde smeraldo. Appoggiai la testa al tronco e sospirai pesantemente.
Neppure un coniglio, un cinghiale o un maledetto cervo. Niente. Mi tastai le tasche e sentii le poche monete che mi erano rimaste. Sarebbe stato più semplice se avessi potuto entrare nel villaggio che avevo sorpassato da ore. Sarebbe stato tutto più semplice se non avessi avuto dei capelli e degli occhi così riconoscibili. Ogni volta che dovevo entrare da qualche parte me li sporcavo con la terra, ma per gli occhi, oh no per quelli non c'era nulla da fare. Anche con un elmo addosso mi riconoscevano.
Andare a sud mi era sembrata la scelta più sensata ma pensandoci ovunque sarebbe stato un inferno.
Sentii un rumore sopra di me, come un fischiettio e io fischiai a mia volta, finché dai rami dell'albero vidi una meravigliosa quaglia che curiosa mi scrutava. Afferrai con delicatezza la spada e la lanciai verso l'alto, colpendo in pieno l'animale che cadde al suolo starnazzando.
- Mi dispiace, ma ho troppa fame. - mormorai spezzandogli il collo, così da farlo morire senza troppa agonia. Poi presi a raccogliere dei rami e delle foglie secche per accendere un fuoco e per cuocere quella meraviglia. Sudai, quel maledetto posto era così rigoglioso che pure il fuoco si rifiutava di presentarsi a me. Dopo una decina di minuti, finalmente, il fuoco attecchì e le foglie iniziarono a bruciare piano.
Mentre sistemavo la quaglia sulla mia spada, per poi metterla a cuocere, sentii un urlo spaventoso provenire dal fuoco. Dallo spavento mi cadde la spada di mano.
In un batter di ciglia un leggero fumo verdognolo si diffuse lungo tutto il perimetro del mio falò, e qualcosa si assestò davanti a me. Una donna che se ne stava carponi saltò improvvisamente in piedi e mi fissò con sguardo sornione.
- Cossssa possssso faaaare, per te? - sibilò quella cosa, che aveva la lingua tagliata a metà e il corpo pieno di strani segni.
- Uoh? Chi diavolo sei tu? - ringhiai sulla difensiva.
- Io? Ssssssono il fiore del Sacrifiiicio. Hai bruciiiiato uno dei miei fiori. - sputacchiò qua e là ridendo e indicando il mio falò.
- E quindi? È una cosa brutta? -
- Posssssiamo fare un patto, Alexa Myroud. - disse scostandosi i capelli dal viso con un rapido movimento della testa. I suoi occhi, di un verde smeraldo, sembravano indiavolati. Aveva l'aria di una persona che era stata seppellita viva ed era risorta. Guardò la quaglia che se ne stava a terra e ci mise una mano sopra, quella si innalzò e il sangue ormai rappreso svanì nel nulla. L'animale scappò lontano sotto i miei occhi increduli.
- Ehi! Quello era il mio pranzo! -
- Ha un niiiido piiiieno di piccoli. Nooon doveva mooooriiire ora. - sentenziò lei. - Alloooora, meeeeercenaria, cosa vuoi da me? -
Aveva un che di estremamente affascinante, una donna formosa con occhi incandescenti. Il suo corpo fremeva.
Ci pensai un attimo.
- Puoi fare qualsiasi cosa? -
- Qualsiasi... Ma ooogni coooosa richiede un saaaacrificio. -
- Voglio diventare un uomo. Con occhi, capelli e viso diversi. Un uomo qualunque. Voglio non essere riconosciuta da nessuno. Vivere in pace. -
La donna misteriosa fece un passo in avanti e mi colpì con uno schiaffo. Non riuscii a muovere un muscolo.
- Non adeeeempieresti al tuuo deeeestino, meeercenaria. -
- Non c'è niente che potrebbe convincerti? -
- Dovreeeesti sacrificare la cooosa a cui tieni di più, se vuoi mettere a riiischio il tuo deeeestino. -
- Fallo. Non mi importa. Voglio vivere normalmente, come un uomo. Senza la paura di essere violata, senza la paura di morire perché donna. -
- Vuoi fuuuggire da lei, nooon mentire. -
Deglutii e annuii.
- Se è queeeesto che vuoi, ti acconteeento. Ma occhi puuuri vedranno chi seeeeei.-
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