VI. Nella fossa dei leoni
Mi portai una mano al petto. Mi stavo davvero sentendo in colpa per aver messo la mercenaria in quella posizione? Forse sì. E credo anche di averla sopravvalutata.
Fatto sta che quando la vidi alzarsi e guardarsi intorno in modo confuso, avevo avuto un minuscolo senso di colpa. Del resto lei combatteva per vivere, no? Perché mai mi stavo preoccupando tanto se mi fidavo davvero di lei e delle sue capacità?
L'armatura che le avevo fornito, forgiata dal ghiaccio della reliquia Sacra, era stato scalfito nella zona del polpaccio.
Questo era un grosso problema. Considerando che il combattimento era sempre un evento spettacolare e rinomato, famoso per la sua crudeltà, farsi spezzare l'armatura al primo round non è un buon segno.
Mio padre mi rivolse un sorriso divertito. Sperava che alzassi la mano in favore di quella poveraccia per salvarla e ammettere la mia resa. Ma c'era qualcosa dentro di me, forse l'orgoglio o forse la rabbia, che continuava a spingermi a sperare che tutto quello facesse parte dei piani.
Quando il ruggito dei leoni zittì la platea, portai la mano alla bocca. Dovevo tacere anch'io. Se inizialmente ero elettrizzata all'idea di vederla lottare, con il passare dei secondi ebbi un grande timore. Sarebbe morta per colpa mia?
Le bestie erano animali allo stremo, come io stessa avevo constato più volte. I leoni che arrivavano direttamente dal regno della Saronnah non riescono ad ambientarsi a causa del freddo e della neve, così come i coccodrilli. Ecco cosa rende un animale davvero aggressivo: metterlo con le spalle al muro e fargli scegliere se vuole vivere o morire. Strinsi più forte la presa sulla mia gamba e osservai la donna catapultarsi addosso ai leoni.
Era più lenta del previsto a causa della neve, ma ugualmente potente. Sferrò un attacco con la lancia. Ottima arma per proteggersi, considerando che riusciva a mettere distanza tra lei e la bestia che voleva a tutti i costi mangiarla. C'erano due leoni dinanzi a lei. Mancò il colpo di poco, mentre il terzo che aveva inizialmente finto disinteresse si fiondò alle sue spalle su di lei. Gli artigli del leone penetrarono l'armatura con poche difficoltà e tutti quanti notarono rivoli di sangue scorrerle addosso. Ciò che fu più impressionante furono le fauci del leone che si serrarono sull'elmo. L'intera testa della mercenaria era all'interno della sua bocca.
Urlai terrorizzata.
Alexa Myroud però, che non voleva morire, fece qualcosa che lasciò tutti a bocca aperta, soprattutto me. Si inginocchiò, così che il leone le salì addosso e solo allora lo scaraventò in aria colpendolo con la sua lancia dritto al petto. L'animale emise un lento guaito e la vita si spense nei suoi occhi.
L'elmo azzurro della donna si era piegato e sporcato di sangue. Non aveva più alcuna utilità, così la donna lo gettò a terra scoprendo il suo viso. La folla urlò. I suoi occhi incontrarono i miei.
Sapevo bene cosa significavano quelle urla: erano rimproveri. Un guerriero che getta l'elmo è automaticamente condannato a morire.
- IDIOTA! RIMETTITI QUELL'ELMO! - urlò qualcuno dagli spalti, mentre qualcun altro preferì esprimere il suo dissenso lanciando delle cicorie addosso alla donna.
C'erano ancora due leoni in campo e dei coccodrilli, che più lenti che mai, avanzavano inesorabilmente verso di lei. Per quanto fossero più lenti non bisognava sottovalutarli: se afferravano anche un solo lembo di pelle era finita. Ti costringevano ad un giro della morte e in poco tempo diventavi della poltiglia informe.
- COMBATTI! - gridò una donna a pieni polmoni, mentre uno dei leoni che stava ruggendo si avvicinò alla donna, pronto a saltare. Stavolta fu previdente e lo colpì con la lancia in bocca, facendo fuoriuscire la lama dall'altra parte. Il pubblico urlò ancora, stavolta entusiasta.
Tremavo. Mi resi conto così, che stavo temendo davvero per lei, più che per me.
- Puoi sempre fermare tutto questo e decidere di sposarti spontaneamente. Senza fare morire una donna che non sa come si tiene una spada in mano. - mormorò mio padre che se la rideva comodamente sul suo trono.
- Io mi fido di lei. - risposi dopo qualche secondo, sperando in cuor mio di avere ragione.
La donna che aveva sconfitto due leoni su tre non ebbe un momento di esitazione e lanciò l'arma verso il superstite che morì sul colpo, dato che la lancia gli attraversò il collo. Con un gorgoglio e degli zampilli di sangue che fuoriuscivano dal suo collo disse addio alla sua vita.
Ora il problema erano i coccodrilli che famelici l'avevano circondata. E lei, stupida, aveva lasciato la lancia. Che era decisamente l'arma migliore per non imbattersi in un combattimento fisico con quei rettili.
Le fauci spalancate dei rettili non dovevano essere molto rassicuranti, ma la mercenaria non si perse di spirito e veloce come una vipera saltò sul muso di uno dei coccodrilli, chiudendogli violentemente il muso e pugnalandolo proprio in mezzo agli occhi. L'animale prese a scuotersi violentemente, sarebbe morto di lì a qualche ora in preda ad atroci dolori, al che la donna procedette nel farlo con il secondo e il terzo rettile. La guardai a bocca aperta e posso giurare di aver visto il Re sgaranare gli occhi.
- Allora, ammetti la sconfitta o no? - chiesi trionfante guardandolo dritto negli occhi.
Lui non parve molto convinto.
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