IV. La scommessa
Quella sera stessa, mio padre fece il suo ingresso con tutto il suo seguito. Colossus fu rinchiuso nel canile vicino le stalle, con mia grande disapprovazione. Re Damian non aveva mai amato i cani e non sopportava il fatto che Colossus circolasse liberamente all'interno del castello. C'era un rapporto strano tra i due: mio padre odiava Colossus, mentre la bestia adorava stare al fianco di mio padre. Se ne stava sempre lì, con le orecchie ritte e composto.
- Dayana! Come stai, figlia adorata? - domandò sorridendo e poggiando le sue possenti mani sulle mie braccia. Aveva la barba così lunga che si sarebbero potute fare le treccine, ma lui amava farsela pettinare e legarla con un semplice laccio per averla sempre curata. Era corpulento, fisico anche nei gesti più quotidiani.
- Tutto bene padre, mi siete mancato. - risposi cortese, prima che lui mi stringesse tra le sue braccia.
- Assomigli sempre di più a tua madre. - mormorò con nostalgia richiudendo la porta alle sue spalle. Mi aveva mandata a chiamare appena era arrivato, ci trovavamo nel salotto privato che usava per rilassarsi. I suoi più grandi svaghi erano da sempre la caccia e i falchi, che addestrava per cacciare. Casa nostra era tappezzata dagli animali che aveva ucciso.
Annuì a quelle parole, un po' distratta.
- È quasi giunto il momento, Dayana. A gennaio molti giovani pretendenti verranno a farti la corte. Ti prego di non reagire come l'ultima volta alla proposta fatta da Lord Reyder, sei stata scortese. - mi rimproverò con sguardo serio.
- Aveva provato a baciarmi per compromettermi e spingermi a sposarlo forzatamente. Cos'altro avrei dovuto fare? - mi difesi aggrottando le sopracciglia.
- Non avresti dovuto colpire i suoi gioielli di famiglia davanti a tutti nella sala da ballo, ad esempio. - mi venne da ridere a quell'affermazione, è vero, lo avevo fatto.
- Colpa sua, ha iniziato lui. - mi giustificai sorridendo. Il sorriso più falso e mellifluo di cui fossi capace.
- Non fare la bambina, Dayana. Hai diciassette anni ormai. È tempo che tu ti sistemi e mi dia dei nipoti. -
Odiavo quando diceva così. Mi sentivo una cavalla che doveva forzatamente sfornare un puledro che non contravvenire ai desideri del padrone.
Annuii e basta. L'ultima volta che avevo anche solo provato a dire la mia opinione mi aveva aggredito e mi aveva fatta imprigionare nella mia stanza per una settimana.
- Non fare quella faccia, Dayana. Conosci i tuoi obblighi. Ognuno di noi deve fare qualcosa nella propria vita. - tentò lui avvicinandosi e sollevandomi il mento con due dita.
- Se c'è qualcosa che posso fare io per te, a patto che tu adempierai ai tuoi doveri io lo farò, stanne certa. - propose lui.
Sin da quando ho memoria, mio padre è stato un uomo pronto a scendere a compromessi. Contrattare era parte della sua personalità.
- C'è quella mercenaria, che hai visto questa mattina... - lui annuì confuso.
- Beh voglio che diventi la mia protettrice. -
- Ma tu hai già un protettore, Dayana. - mi rammentò lui.
- Ser Dynn è un cavaliere fidato, ti conosce da quando sei bambina e poi è un uomo tutto d'un pezzo. Non ha mai perso un duello. -
- È pur sempre un uomo, padre. Sai bene cosa cercano gli uomini nelle donne. Me lo hai detto tu stesso di fare attenzione. - adoravo rigirare la frittata a mio piacimento.
Aggrottò le sopracciglia sorpreso, forse addirittura scioccato.
- Stai cercando di dirmi qualcosa, Dayana? Ser Dynn ha fatto qualcosa che non doveva? - domandò serio, imponendo le sue mani sulle mie spalle.
Lo faceva sempre quando voleva estorcere una confessione.
- No padre, non ha fatto nulla. Ma preferirei evitare ogni rischio. -
Scosse la testa poco convinto.
- Non sappiamo nulla di questa donna. Per di più è una mercenaria. Sarebbe capace di venderti per un sacco di monete. Non è saggio. - riflettè ad alta voce, distogliendo lo sguardo.
- Io invece mi fido di lei. È robusta, muscolosa, forte e veloce. Ha tutto ciò che un cavaliere dovrebbe avere. E sappiamo bene che l'unico punto debole degli uomini è ciò che hanno tra le gambe. Dovete vederla quando si allena. È davvero una saetta. E poi non richiede molte cure, me ne occuperò io. Lo sai. -
Il re si versò una coppa di vino e quando se la portò alle labbra parve essere totalmente in un altro posto, come se non fosse presente mentalmente.
- È troppo rischioso, Dayana. Non voglio perderti come è successo con tua madre. E non posso affidare la tua vita a una donna che conosci da due giorni. Non sappiamo nulla di lei. Non la conosciamo. - a quel punto sapevo che dovevo giocare il tutto per tutto. Quando usava quel tono di voce significava che avrebbe chiuso la discussione.
- Mettetela alla prova allora. Lasciamo che dimostri il suo valore all'interno dell'arena. Ponetele davanti i vostri migliori guerrieri, mettetela nella gabbia dei coccodrilli. Non sottovalutatela. -
Rise. Si prese gioco di me. Sapevo per certo che pensava che stessi esagerando.
- D'accordo, Dayana. La tua mercenaria affronterà le pene dell'inferno e se vincerà potrai averla come protettrice e potrai sposarti con chi vorrai a patto che tu scelga un nobile. Se invece perderà, ti sposerai la prossima settimana. Con Lord Reyder. -
Ci stringemmo le mani, suggellando quel patto. Il pensiero di sposarmi mi faceva mancare il respiro.
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