I. La principessa

Ricordavo quel giorno come fosse ieri. Ero stanca, puzzavo di orco e non avevo ancora messo a posto Artemisia. Volevo soltanto trovare qualcosa da mettere sotto i denti, poi sarei sgattaiolata nei sotterranei del palazzo e avrei dormito fino all'alba per poi ripartire. Avevo perso il mio cavallo durante l'ultimo scontro per cui avevo fatto gli ultimi duecento miglia a piedi, stanca e senza nulla da poter addentare.

La carne secca che portavo sempre con me era finita da un pezzo, un freddo pungente mi attraversava il corpo. Era come se il deserto d'un tratto fosse diventata una distesa di neve infinita. Ad ogni passo si sprofondava di venti centimetri sotto terra e ogni leggero respiro si condensava a contatto con l'aria fredda. Strinsi le nocche attorno alla corda che teneva assieme la mia sacca e affondai il viso nella pelliccia un tempo bianca che avevo rubato qualche mese prima. Pensavo che sarebbe bastata a proteggermi dal freddo ma a quanto pare sbagliavo di grosso.
Avevo le mani congelate, il naso rosso e i geloni su tutto il corpo. La neve continuava a cadere incessante, volendo probabilmente bloccarmi e farmi morire assiderata.

Ma la mia voglia di sopravvivere è sempre stata più forte. Così quando raggiunsi Dyronne, il regno più a nord del paese, mi guardai intorno incerta. Era desolato tanto quanto il vicinato. Mi chiesi cosa fosse accaduto, ma lo stomaco e il mio corpo reclamavano. Avevo fame, avevo bisogno di un riparo.

Alzai il capo verso il castello di Dyronne: tre torri tozze ed una alta il doppio delle altre. Si ergeva nel bel mezzo del nulla. Mi chiesi a chi diavolo fosse venuto in mente di costruire una fortezza proprio lì, non aveva una posizione strategica e sembrava abbandonato a sé stesso. Per questo motivo fu molto semplice per me entrare. Mi intrufolai dal retro, facendo attenzione. Ma i servitori erano pochi e talmente presi dal loro lavoro che passai inosservata.
Non si fecero neppure domande sul perché avessi una spada così grossa al cinto o perché fossi completamente ricoperta di neve. Quando entrai nel castello di pietra mi sentii subito meglio.

La temperatura si alzò rapidamente a causa degli innumerevoli camini che scoppiettavano allegri. Mi alzai il cappuccio e guardai una serva che portava un carrellino pieno di cibo verso un salone. Mi accucciai contro una parete e poi sgattaiolai verso le cucine.

Era un'ampia sala soffocata dai fumi di cottura, mille profumi diversi si mescolavano. Dovevano appena aver finito di cucinare, erano quasi le due di notte del resto. Un profumo di stufato mi invase le narici e guidata solo dal mio olfatto, trovai un pentolone d'acciaio. Al suo interno c'era carne di manzo e verdure, con un succoso brodo che avvolgeva il tutto. Solo a vederlo iniziai a sbavare. Senza fare troppi complimenti ne presi un mestolo e lo portai alle labbra.

Erano due giorni che non mangiavo nulla, avevo una stretta allo stomaco che non mi faceva più pensare. Così quando quel brodo caldo mi attraversò la gola sentii immediatamente sollievo.

Un rumore secco mi fece voltare.

Una ragazza, che non poteva avere più di vent'anni, mi osservava con uno sguardo corrucciato. I capelli castani le contornavano il viso ovale, gli occhi verdi della ragazza si piantarono nei miei. Indossava una camicia da notte azzurra, che non lasciava molto all'immaginazione. Il suo seno prosperoso non era coperto da stoffe, i suoi capezzoli erano turgidi e si intravedevano attraverso quella leggera camicia lunga fino alle cosce. Si era palesemente svegliata da poco.

- Non sai che le serve non possono mangiare ciò che è dei sovrani? - domandò. Il suo sguardo era così penetrante. Era abituata a guardare tutti dall'alto in basso.
- I sovrani di questo regno lascerebbero morire un ospite sotto il loro tetto? - chiesi lasciando istantaneamente la zuppa.
Vidi i suoi occhi correre sul mio corpo, cercando di capire chi fossi.
- E così siete un'ospite, non una serva? Avrei dovuto immaginarlo. Quella spada si addice a un guerriero della neve. - ribatté lei incrociando le braccia al petto e facendo risaltare ancora di più il suo seno. La carnagione era piuttosto chiara, delle lentiggini chiare le costellavano le guance.
- Non sono un guerriero della neve. Sono un mercenario. - risposi portando le braccia dietro la schiena. Era ciò che facevo sempre quando un nobile mi trovava e mi chiedeva cosa volessi dalla sua abitazione.

- Un mercenario? Donna? - domandò lei curiosa come una bambina, girandomi intorno. Non era la prima volta che qualcuno mi scrutava così attentamente, ma lei mi fece sentire a disagio.
- Sì, un mercenario donna. So fare il mio lavoro, non temete. Se posso ripagarvi di questo pasto con qualche servigio lo farò volentieri. - risposi alzando il mento. Dentro di me fremevo.
- Non abbiamo bisogno di protezione qui. Non ci sono mostri, assassini, maledizioni o chissà che altro. Quindi non vedo a cosa tu possa servirmi... - ribatté la fanciulla fermandosi davanti a me. Le iridi verdi erano così vicine, come quelle labbra.

- Ne sono convinta, lady...? -
- Principessa. - mi corresse lei, quasi divertita. - Principessa Dayana. E voi siete? - domandò. Capivo perché mi sentii così a disagio. Ero abituata a essere trattata così da uomini. Si muoveva da anni in un mondo fatto da depravati, stupratori, ladri e assassini. Eppure era la prima volta che si sentiva in quel modo.
- Alexa Myroud. - mi presentai facendo un breve inchino.

- Dunque che ci fa una mercenaria a Dyronne? Nel mio regno? - mi punzecchiò lei con un sorrisino.
- Sono solo di passaggio. Avevo bisogno di cibo. Ma, posso pagarlo se volete. - dissi mettendo una mano nella sacca, ma quel gesto evidentemente allarmò la principessa che mi bloccò la mano.
- Significa che il regno di Dyronne avrà fatto della carità a una mercenaria. Non abbiamo bisogno di denaro. -
- Non avete bisogno di denaro, di protezione. Sono arrivata in un regno perfetto? - la domanda era più che lecita. Ovunque fossi stata c'era gente che si lamentava, era strano che nessuno mi avesse ancora richiesto qualcosa. Sorrise a quell'affermazione, sfoggiando dei denti bianchi come l'avorio.

- Dyronne è un regno tranquillo, il massimo dell'eccitazione l'ho provata oggi quando ho visto una completa sconosciuta che assaggiava il mio stufato. - la risposta fece sorridere me.
- È insolito per una mercenaria avere dei capelli così chiari. Da dove venite, Alexa Myroud? - chiese lei allungando le mani verso i miei capelli. Detestavo il fatto che qualcuno mi toccasse, ma era capitato più volte che i nobili allungassero le mani su di me. Mi bloccai la mano da sola e serrai la mascella, fino a mordermi la lingua. La principessa accarezzò una ciocca dei miei capelli, giocandoci tra le dita.
- Non lo so, principessa. Sono cresciuta in un orfanotrofio. - mormorai e lei annuì. Poi mi fece gesto di continuare a mangiare. Accettai, non posso negare il fatto che fossi felice di farlo. Il mio stomaco mi stava implorando un pasto fatto come si deve. Quasi mi dimenticai che la principessa era lì, seduta difronte a me che mi fissava.

- Volete favorire? - chiesi a un certo punto, in un misto tra disagio e ansia.
- No, ho già cenato. In realtà quella era la cena per il mio cane. - spiegò lei sorridente. Avevo notato il fatto che quello stufato fosse un po' insipido, ma non mi era importato più di tanto.
- Oh, chiedo perdono. - dissi guardando le dimensioni del pentolone. Cucinare uno stufato solo per un cane mi sembrava una vera follia. Eppure non osai contestare le sue parole.

- Non vi preoccupate, il mio Colossus ha più carne sulle ossa di voi. Mangiate tranquilla. - ripeté lei, con uno strano sorrisino sul volto.
- Potete fermarvi a palazzo se vi va. Avete l'aria di una persona che non mangia e non dorme bene da mesi. -
- Anni. - specificai io, pulendomi la bocca con la manica della giacca.
- Allora è deciso, starete qui a palazzo per un po'. Mi fa piacere, sapete? - disse lei alzandosi e venendomi incontro. Mise una mano sui miei capelli e li accarezzò, come fossi un cane.

- Non c'è bisogno, principessa. Davvero. Vi ringrazio per l'aiuto e per il pasto ma...- provai e sentii la sua mano tendersi di poco.
- Tutto quello che inizia con "ma" non è adatto da dire a una principessa. Non preoccupatevi, avrete un tetto, tre pasti al giorno e potrete lavarvi. Puzzate. Tanto. - specificò lei. Non ammetteva obiezioni il suo tono di voce. Annuii un po' a disagio e lei sorrise ancora. La principessa Dayana mi parve una donna ferma nelle proprie decisioni, intelligente e caparbia.

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