Capitolo 4

Mi gira la testa; mi guardo intorno ma non riconosco nulla.

Chiudo gli occhi e li riapro per cercare di vedere qualcosa, ma sono circondata dal buio. Mi fanno male le tempie, le sento pulsare forte. Il terreno freddo su cui sono distesa mi trasmette dei brividi che percorrono tutto il mio corpo. Sbatto ancora gli occhi per cercare di capire che cosa stia succedendo ma solo questa piccola azione aumenta il mal di testa che sembra avermi bloccato a terra. 

Vorrei alzarmi, o almeno spostarmi da qui, ma è come se ci fosse un peso che mi blocca e non mi permette di alzarmi. 

I miei occhi incontrano qualcosa nel buio, ma fatico a capire che cosa io stia vedendo. Cerco di forzarmi ancora di più e per pochi secondi sembro riuscire a vedere qualcosa. In lontananza scorgo una luce e poco dopo sento il rumore di un motore che si spegne; una macchina probabilmente sta parcheggiando poco lontano da dove mi trovo io. 

"Dove sono?" mi domando, iniziando a sentirmi spaventata; cerco di rallentare il battito quando vedo due figure scendere dall'automobile.

Mi maledico mentalmente per non riuscire a alzarmi, perché non riesco a alzarmi? Guardo in basso e vedo le mie gambe, ma non le sento. Le due figure si sono avvicinate in fretta e ora che sono vicine intravedo i loro visi. 

I due uomini mi sovrastano mentre cerco di urlare con tutte le mie forza, ma dalla mia gola non esce un suono. Mi sento impotente, è come se non avessi controllo su me stessa, sul mio corpo. sento lo sforzo che sto facendo per urlare quando la gola inizia a bruciare eppure non ho ancora emesso alcun suono. 

Le mie guance sono bagnate e penso di aver iniziato a piangere, ma mi accorgo che sta diluviando. Cerco di ribellarmi quando le due figure mi prendono per braccia e gambe, che cosa vogliono da me? 

"Lasciatemi andare" cerco di urlare, ma è come se io fossi solo una spettatrice di un incubo che mi riguarda. 

"Che cosa sta succedendo"  vorrei urlare, ma ancora una volta sembra tutto inutile. 

"Aiuto" riesce finalmente a uscire un suono ma ho paura che sia troppo tardi. Cerco di scalciare in modo da poter colpire uno dei due uomini ma le mie gambe sembrano addormentate. Urlo ancora dalla disperazione mentre sforzo ancora di più gli arti. Finalmente mi ribello, riesco a tirare una pedata in pieno viso a uno dei due rapitori e vedo nei suoi occhi che è sorpreso che io riesca a muovermi, ma non gli ci vuole molto per riprendere controllo su di me.

Sono muscolosi, forti e determinati; cerco ancora di liberarmi, ma nulla accade.

Ancora una volta mi agito e questa volta mi lasciano andare. Cado a una altezza media, ma non essendomi preparate sbatto la testa sul cemento; la mia schiena subisce una forte scossa e sono quasi certa di aver slogato un gomito. Cerco di non perdere i sensi, ma la testa inizia a girare più forte di quanto già non facesse. 

Questa volta per evitare altri tentativi mi legano mani e piedi, mi caricano sulle spalle e mi chiudono dentro il baule dell'auto; la testa continua a girare e, per quanto cerco di restare cosciente, le mie palpebre si chiudono in un sonno profondo.


La sera prima

Mi guardo ancora una volta allo specchio, indecisa su cosa indossare. Non mi interessa veramente, per come sono distrutta ora potrei uscire con una comoda tuta, ma so che nel posto in cui sto per andare c'è un dress code. 

Sono di fronte allo specchio mentre infilo una gonna nera corta ma comunque abbastanza coprente e un top brillantinato che probabilmente Sarah ha dimenticato da me perché non lo riconosco. Spingo un po' più in basso il top in modo da coprire quasi tutto lo stomaco e mi rendo conto di quanto sia stretto. Sarah è più magra di me e io ho un seno più prosperoso ma pensavo di starci dentro più comodamente. Non sono mai stata magrissima, qualche filo di pancia lo ho sempre avuto; però ho comunque dei fianchi magri e delle gambe molto lunghe che tuttavia non sono di molto aiuto perché sono così scoordinata che, prima che la gente possa notarle, inciampo almeno dieci volte. 

Sospiro, quasi annoiata da questa situazione. L'ultima cosa che vorrei fare è dover pensare a come vestirmi per andare in discoteca, ma ho davvero bisogno di distrarmi. 

Levo in fretta il top e lo sostituisco con una semplice maglietta nera a maniche corte. Corro in bagno e prendo due bustini per poi tornare in camera mia. Mi riposiziono davanti allo specchio e cerco distrattamente di mettere l'eyeliner. Dopo il terzo tentativo mi rendo conto che proprio non ho voglia quindi lo ripongo nel primo bustino. Prendo invece il mascara e lo passo giusto qualche volta sulle mie ciglia chiare in modo da renderle un po' più scure. Sono così chiara sia di carnagione che di capelli che se non mettessi almeno un goccio di mascara non penso si vedrebbero nemmeno le mie ciglia. Prendo il secondo bustino e tiro fuori la spazzola; pettino più volte i miei capelli già perfettamente lisci, per togliere un po il nervosismo che mi sta attanagliando. Il biondo che li caratterizza oggi è spento, quasi come se potesse riflettere come mi sento io in questo momento. 

Mi guardo allo specchio per cercare qualcosa ma ho gli occhi persi. "Sono ancora più cadaverica del solito" sospiro mentre passo velocemente un po' di lucidalabbra sulle mie labbra che per fortuna sono abbastanza grandi da non richiedere un rossetto troppo colorato. 

"Tesoro, cosa vuoi mangiare sta sera..." inizia a chiedere mio padre mentre entra in camera mia; mi giro e vedo sul suo viso un'espressione sorpresa. 

"Stai uscendo?" mi chiede, sempre sorpreso, dopo avermi visto truccare, "Pensavo che... dopo quello che è successo oggi..." cerca di continuare lui, ma lo blocco "Ho deciso che ho bisogno di uscire, di distrarmi".

"Tesoro, tu sai quanto io e mamma ti vogliamo bene e capiamo che ora hai bisogno di spazio, ma..." 

"Papà, ti prego, vado solo da Sarah per parlare, poi torno a casa oppure posso dormire da lei" chiedo sperando.

"No, lo sai che domani vai a scuola" mi risponde con sguardo severo. 

"Papa...dopo oggi l'unica cosa che voglio è uscire, ti prego" lo imploro un'altra volta. 

Lui sospira, "Facciamo che prima chiediamo alla mamma e, se lei dice di si, puoi andare da Sarah".

"Ma a casa entro le undici" aggiunge, ma io non lo lascio finire e lo abbraccio forte, "Grazie per avermi capito".


6.00 a.m.

"Svegliati", "Svegliati" mi urla qualcuno da lontano; una voce profonda, rauca, tormentata. 

"Muoviti" questa volta chiunque stia urlando, inizia a scalciare contro il mio addome; apro gli occhi immediatamente, svegliata dal dolore. 

"ahia" mi lamento, cercando ancora di aprire gli occhi, ma non riesco; una benda mi impedisce di farlo. Una benda? Che mi sta succedendo? 

Cerco di raccogliere più ricordi possibili della notte precedente ma...niente, la mia testa è intasata da un forte mal di testa, più forte del solito, che mi sta uccidendo dentro. 

Il cuore inizia a battere più forte, "calma, calma" cerco di tranquillizzarmi ma non riesco; sono legata mani e piedi, ho una benda sugli occhi e non so dove sono. 

"Arek, è sveglia, chiama Liur" sento di nuovo la voce, questa volta però non si sta riferendo a me; sento dei passi pesanti su ciò che presumo sia il pavimento.

"Subito, Alkim" risponde un'altra voce. 

"Quanti sono? Chi sono?" inizio a domandarmi e questa volta la paura si impossessa di me; inizio a piangere, urlare, voglio solo svegliarmi da quest'incubo. 

"Lasciatemi andare, lasciatemi andare" urlo mentre mi divincolo, cercando di slegare le corde che mi tengono i piedi e le mani legate ma nulla cambia.

"Smettila, smettila" mi ordina la prima voce, che ho compreso chiamarsi Alkim; quando vede che non smetto mi colpisce, questa volta contro la mia testa. 

"Fermati" ordina con potenza una terza voce, "Fermati immediatamente" va avanti quando Alkim continua, non ascoltando gli ordini; quest'ultimo tira un ultimo calcio e poi sputa sopra la mia testa. "Puttana," mi insulta, "Thomas, è soltanto una puttana" mentre ride di me. 

"Lei potrà anche essere solo una puttana, ma noi non siamo animali; giù le mani, ora" risponde Thomas. 

"Va bene, va bene" risponde l'altro sempre ridendo; sospiro mentre chiedo ancora ad alta voce "Dove sono?" ma mi pento subito perché sento arrivare in pieno viso il suo piede, più pesante di prima. 

Qualcuno si avvicina, sento Alkim urlare dal dolore e chiedere scusa, ma svengo prima di riuscire a sapere cosa sia successo. 

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