SIXTEEN

Liu salì le scale con una lentezza snervante, cercando di sincronizzare i passi nonostante il forte tremore alle ginocchia.
La sua famiglia si era sfasciata ormai del tutto; per tanto tempo aveva sperato nel ritorno del suo amato fratello, convinto che ciò avrebbe rimesso a posto ogni tassello della sua vita; ma così non era stato.
Si avvicinò alla porta della camera con estrema titubanza, fermandosi proprio davanti ad essa.
Sollevò poi lentamente la mano, e vi sbatté le nocche con delicatezza due o tre volte.  Dall'altro lato, tuttavia, non si udì alcun rumore.
-Jeff..?- farfugliò il castano con un filo di voce, avvicinando l'orecchio.
-Jeff... Sto per entrare- disse ancora, questa volta con più decisione,  mentre premeva lentamente la maniglia.
All'interno della stanza illuminata dalla chiara luce del mattino, il moro era in piedi davanti alla finestra con entrambe le mani in tasca e lo sguardo basso.
Liu lo guardò per un attimo, cercando di capire che cosa gli passasse per la testa, poi fece un paio di passi avanti e richiuse la porta dietro alla sua schiena, questa volta girando la chiave.
Jeff sollevò la testa quanto bastava a guardare il fratello in faccia; ma sul suo viso non vi era alcun tipo di espressione. Non era arrabbiato, né triste, né tantomeno felice; sembrava totalmente sconnesso da tutto ciò che lo circondava.
-Ehm... Non ti preoccupare per la mamma- balbettò Liu, guardandosi intorno con falso disinteresse. -Starà bene vedrai, è solo un brutto momento-.
Sul volto del moro apparse un sorriso appena percettibile. -Che ci fai qui,  Liu?-.
L'altro deglutì saliva e si avvicinò ancora di qualche passo, con lo sguardo adesso rivolto al pavimento.
-Volevo... Assicurarmi che stessi bene- disse, sospirando pesantemente. Avvolse le braccia attorno al petto e chiuse gli occhi per qualche attimo, facendo appello a tutta la forza che aveva dentro di sé per riuscire a proseguire quella conversazione. 
-Stai... Stai bene?- domandò, con estrema titubanza e la voce che, nonostante i suoi tentativi di impedirlo, tremava.
Jeff piegò la testa di lato ed allargò maggiormente il sorriso impresso sulle sue labbra, che andava a congiungersi con le enormi e raccapriccianti cicatrici che portava sulle guance.
-Sei proprio carino quanto ti preoccupi per me- disse, ma il tono della sua voce cambiò drasticamente subito dopo. -Mi piacerebbe sgozzarti come un maiale-.
Il castano rabbrividì, ma cercò in tutti i modi di non mostrare alcuna reazione. Sapeva per certo che non gli avrebbe fatto del male, perché sotto alla maschera orrenda di quel mostro c'era ancora suo fratello minore.
Lo stesso con cui era cresciuto.
Lo stesso che giocava a lanciare sassi dentro al fiume.
Lo stesso che rubava il cibo dal suo piatto appena si distraeva.
Lo stesso che esultava davanti ai cartoni animati al ritorno da scuola.
-Devi... Smetterla di fare così, ti prego- farfugliò, stringendo i pugni fin quasi a farsi male. La disperazione che lo assaliva era in netto contrasto con i suoi continui tentativi di tenersi su, di non mollare, di continuare a lottare per difendere quel poco che restava del rapporto con suo fratello.
Jeff lasciò improvvisamente cadere entrambe le braccia lungo i fianchi magri, ed abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, ancora sporche di fango dopo quella notte passata a correre.
-La polizia mi sta cercando- disse, tornando ad utilizzare un tono basso e pacato.
Liu aggrottò la fronte. Aprì la bocca per parlare ma si fermò appena prima di farlo; fece un sospiro, e pensò bene a cosa dire. -Credi che... Sappiano dove ti trovi?-.
-Oh, no- rispose il moro -Assolutamente no, non sono uno stupido-. Si spostò di qualche passo e si mise a sedere nel letto del fratello, puntando i gomiti sulle ginocchia. -Sono stato attento, ovviamente-.
-Ok...- farfugliò il castano, sfiorandosi il mento. -Perciò qui sei al sicuro... E se anche dovessero venire a cercarti, ti copriremo noi-. Allargò un caldo e rassicurante sorriso, avvicinandosi a passo lento per poi mettersi a sedere accanto al fratello.
Jeff sollevò le spalle senza voltarsi. -Forse tu lo farai, ma loro no- rispose.
-Intendi mamma e papà?- chiese l'altro, sospirando.
-Già. Loro mi consegneranno alla polizia appena ne avranno l'occasione-.
Nella stanza calò il silenzio. Liu spostò lo sguardo in un punto indefinito, e la sua mente fu invasa da una miriade di pensieri che l'assalirono con violenza.
In considerazione dell'attuale situazione in quella famiglia,  probabilmente Jeff aveva ragione; ma le cose potevano cambiare, in qualche modo sarebbe riuscito a convincere anche gli altri.
Dovevano restare uniti per aiutarlo.
-Non preoccuparti per questo, Jeff- tentò di rassicurarlo. -Parlerò io con loro, vedrai che andrà bene-.
In quel momento, il moro si voltò improvvisamente verso di lui ed assunse un'espressione di profondo sconforto. -Io... Voglio smettere- disse con un filo di voce, mentre si torturava le mani conficcando le unghie nella carne. -Non voglio più fare del male a nessuno- disse ancora,  quasi sussurrando.
I suoi occhi si bagnarono ma non pianse.
Liu restò in silenzio a guardarlo per una lunga manciata di secondi, colto completamente alla sprovvista. Poi si sforzò di parlare, non poteva starsene lì impalato dopo quella così forte confessione.
-Allora... Smetti e basta- balbettò, sforzandosi di fare un sorriso che apparve più simile ad un ghigno. -È la cosa più giusta che puoi fare-.
Il killer si lasciò scappare una brevissima risata amara, carica di dolore e rimpianto. -Oh, vorrei che fosse così facile-.
Si alzò in piedi e tornò ad infilare le mani nella tasca; i capelli scurissimi pendevano giù dalla fronte ancora macchiata di sangue.
-Non è una cosa che riesco a controllare. E come se io avessi... Una seconda personalità. Capisci?-.
Il castano annuì con decisione. -Okay, beh, troveremo qualcuno che possa aiutarti-.
-Aiutarmi? Parli di uno strizzacervelli?- ribatté il moro, duramente -Oh, ma certo, è sicuramente una mossa molto furba per farmi arrestare-.
Lui abbassò lo sguardo. -Lo so ma io intendevo...- si interruppe, emise un sospiro e rivolse lo sguardo al fratello in piedi davanti a lui. -In qualche modo faremo, okay? Non ti preoccupare di questo adesso-.
Jeff annuì con un piccolo movimento della testa, poi si voltò verso la finestra. Oltre il vetro, il verdeggiante guardino condominiale ed i profili dei palazzi.
-Vedrai che ce la faremo- disse ancora Liu.

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