SEVENTEEN

Amati lettori, volevo cogliere l'occasione per pubblicizzare una fanficion nata da poco, che io onestamente sto adorando.
Si chiama "Don't you dare forget the sun" e la trovate sul profilo di Shadow_of_Nightmares


______________

Jeff riposava disteso sul suo letto con il volto rivolto verso il soffitto; doveva essere davvero molto stanco perché era caduto in un sonno profondo già da diverse ore.
Liu l'osservò in silenzio, continuando a pensare alla frase che gli aveva sentito pronunciare poche ore prima.
Io... Voglio smettere.
Era di certo malato, ma non tutta quanta la sua mente era stata contagiata da quella tremenda follia. C'era ancora un lato nascosto di lui che proteggeva sotto una spessa corazza di freddezza e finzione; il suo lato umano.
Nonostante tutto quello che era successo, Jeff continuava ad essere il suo amato fratello minore e lo sarebbe stato per sempre.
Facendo questo pensiero Liu istintivamente sorrise, e sentì il suo cuore scaldarsi un po'.
Il volto del killer, seminascosto dai lunghi capelli che pendevano sulla sua fronte dalla pelle bianca, esprimeva adesso una pace assoluta. Doveva star sognando qualcosa, perché compiva spesso dei piccoli movimenti della bocca e delle mani.
Liu spostò lo sguardo sulla cicatrice che ricopriva interamente entrambe le sue guance; un sorriso inciso con la lama di un coltello.
Perché?
In quella maledetta notte in cui la sua mente fu invasa dalla sua prima vera ondata di follia, aveva inciso quel profondo taglio mentre osservava la sua immagine riflessa nello specchio.
Che avesse cercato, in qualche modo, di aggrappare una felicità che sapeva non sarebbe stato mai più in grado di provare?
Liu strinse le spalle e si adagiò sul proprio letto, con la mente ancora affogata nei pensieri.
Giunsero le otto di sera,  ma la mamma era probabilmente chiusa nella sua stanza; non ci sarebbe stata alcuna cena in famiglia, quella sera.
Il castano lanciò un ultimo sguardo a Jeff ancora addormentato prima di lasciare la stanza, e recandosi al piano di sotto improvvisò la preparazione di un pasto che avrebbe accontentato anche il palato di papà.
Gettò una buona manciata di patatine nell'olio bollente ed aprì un paio di scatolette di tonno; non era certo un cuoco, ma si disse che poteva bastare.
Consumò il pasto seduto a tavola con papà, che non si degnò di dire una singola parola; poi, dopo aver lavato i piatti, recuperò un vassoio.
-Porti da mangiare.. A Jeff?- farfugliò l'uomo, decidendosi finalmente a pronunciare una misera frase.
Liu annuì con un cenno della testa, ma non volle rispondere; era stanco di discutere, stanco di dover fare da paciere in situazioni a malapena tollerabili.
Afferrò il vassoio e tornò al piano di sopra, lanciando un'occhiata alla porta chiusa della stanza di mamma.
Si chiese se stesse bene; aveva ricevuto davvero un brutto colpo, e non sapeva dire quanto tempo le sarebbe servito per riprendersi.

.......

-Ecco. Patatine e tonno...- farfugliò il castano, poggiando il vassoio ricolmo di cibo sulla coperta che copriva il letto.
Al suo ritorno in stanza aveva trovato Jeff sveglio, ancora seduto sul letto ma con la schiena poggiata contro al muro e le braccia che accerchiavano le ginocchia. Gli era parso molto triste, ma si era astenuto dal fargli domande.
Dopotutto, era perfettamente conscio di quanto fosse complicata la situazione, per lui così come per tutti gli altri.
-Ti piacciono, no?- disse ancora, allargando un piccolo sorriso che fece piegare le sue guance, attraversate da cicatrici.
Jeff spostò lentamente lo sguardo sul cibo, ed annuì con un cenno del capo. -Ti ricordi ancora i miei gusti..- farfugliò, con un filo di voce. Probabilmente si pentì subito dopo di aver pronunciato quella frase mettendo ancora più in evidenza la sua debolezza, perché poi afferrò il piatto con arroganza.
-Ma certo- rispose Liu. 
Indietreggiò e si diresse alla finestra; voleva lasciargli spazio, non stargli addosso tutto il tempo.
Il suo sguardo, penetrando il vetro, raggiunse la strada che si allungava perpendicolare sotto alla palazzina, e si posò sulla figura di una madre che spingeva un passeggino all'interno del quale dormiva un infante.
Il suo volto s'irrigidì; era ormai per lui fin troppo chiaro che Jeff rappresentava una minaccia per chiunque. 
In uno dei momenti in cui la sua mente malata prendeva il sopravvento, avrebbe tolto la vita a quella donna e al suo bambino senza pensarci su neanche un secondo.
Fu in quel momento che il ragazzo decise che doveva essere forte, e prendere in mano quella situazione una volta per tutte: Jeff gli aveva confidato di voler smettere, e lui avrebbe fatto in modo che ciò fosse possibile.
Non gli importava se così facendo avrebbe messo a rischio la sua stessa incolumità. 
-..Jeff- farfugliò, chiamando il suo nome.
Il moro, che aveva appena finito di consumare il suo pasto riponendo il piatto vuoto sul comodino, si voltò in sua direzione. 
-Se davvero vuoi smettere, voglio aiutarti- disse ancora il fratello, intrecciando le braccia sul petto. -Sono disposto a fare qualsiasi cosa-.
Il moro piegò la testa di lato ed aggrottò la fronte; dapprima non disse nulla, parve pensare a lungo, poi si alzò lentamente dal letto.
-Non è facile, te l'ho già detto- disse, puntando il suo sguardo dritto in quello di Liu.
-Proprio per questo ti servirà il mio aiuto- insistette il castano.
Jeff emise un lento sospiro, ed abbassò la testa. -Non lo so... Ci devo pensare-.
Ciò che non voleva dire, è che aveva paura di fallire e scoprirsi irrecuperabile, allo stesso modo in cui temeva di non avere la forza d'animo di tentare.
Liu, tuttavia, gli si avvicinò a passo sostenuto e lo costrinse a tornare a guardarlo in faccia. -Insieme possiamo farcela Jeff, ti prego- insistette. Allargò un timido sorriso, ed aggiunse: -Possiamo tornare come prima-.
Lo sguardo del killer si spense un po' di più, non appena ebbe udito quelle parole. Ogni volta che la sua mente vagava tra i ricordi veniva colpito da una inesauribile tristezza.
Osservò le cicatrici sul volto del fratello, e ricordò nitidamente il giorno in cui lui stesso aveva inferto quei maledetti tagli sul suo volto. L'aveva aggredito senza pietà, e chissà per quale ragione non era riuscito ad ucciderlo.
Un brivido percorse interamente la sua schiena scuotendolo come una bandiera al vento; voleva cambiare.
Voleva essere normale.
Voleva dimenticare.
Sbuffò pesantemente ed annuì con un energico cenno della testa.
-Va bene- disse -Ma dovrai fare esattamente ciò che ti dico io-.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top