SEVEN

Una manciata d'acqua fredda sul volto. Liu osservò attentamente la sua immagine riflessa nello specchio, guardò dritto all'interno del suo stesso sguardo, mentre pensava "è tutto vero, capito? È tutto vero".
L'orologio appeso sopra alla porta della cucina segnava le ventuno e quarantasei; le luci in casa erano quasi tutte accese, così come la tv anche se nessuno si era messo a guardarla. La mamma se ne stava seduta sul suo letto con i piedi scalzi a terra e la faccia sorretta dalle mani, non aveva più pronunciato una sola parola nell'ultima ora; mentre papà, forse tormentato da un opprimente senso di impotenza, passeggiava da una stanza all'altra con lo sguardo basso e la fronte aggrottata, trascinato da mille pensieri.
Liu sospirò, e si asciugò il viso. -Io vado a letto- annunciò, con voce ferma.
-Cosa? No!- lo interruppe subito il padre -Non ci pensare neanche ad entrare in quella stanza, dormirai sul divano per questa notte-.
-Papà, io credo che...-.
-No, Liu!- lo interruppe ancora -Non mi fido, non so cosa può succedere, non ci capisco un cazzo!-. Si trattenne dal gridare, ricominciando a camminare nervosamente avanti e indietro. -Non voglio, non voglio che tu vada di sopra. Dormirai qui-.
-Papà- esclamò ancora il ragazzo, emettendo un lungo e tremante sospiro -Io credo che... Credo che a Jeff farebbe piacere. Insomma... Che senso avrebbe avuto venire qui, per poi stare in quella stanza da solo?-.
Il padre lo osservò restando in silenzio, forse stava ragionando, o forse era stupito da ciò che aveva appena udito; fatto sta che smise anche di camminare, si fermò e restò ad ascoltare il figlio maggiore.
-Io credo che... Lui abbia bisogno di me adesso... Sono suo fratello-.
L'uomo annuì. -Potresti anche avere ragione.... Ma l'hai sentito anche tu, no? Vuole essere lasciato in pace. Io... Non voglio che ti faccia del male-.
-Non lo farà- disse il figlio -Perché lo lascerò in pace. Non farò altro che entrare e andare nel mio letto-.
-Non lo so Liu... Non so se..-.
-Papà...-. Il ragazzo gli si avvicinò, posò una mano sulla sua spalla e sorrise. -Fidati di me, okay? È la cosa più giusta da fare.. So che andrà tutto bene-.
La conversazione non proseguì oltre, forse perché non c'era più molto da dire. La verità era che Liu stava per fare un salto nel buio, un'azione della quale non conosceva le conseguenze e non aveva modo di prevedere o ipotizzarle con un minimo di sicurezza.
Dopotutto, Jeff era cambiato in modo radicale e al momento incomprensibile; nessuna sua reazione poteva essere prevista, era come avere a che fare con un completo sconosciuto. Tutto ciò che avevano potuto constatare tutti con certezza, era che Jeff fosse diventato aggressivo, imprevedibile e probabilmente anche pericoloso.
La rampa di scale era illuminata da una sola lampadina a luce giallastra. Liu salì gradino dopo gradino senza fermarsi, cercando di convincere sé stesso di non avere nulla da temere. Arrivato al piano di sopra non esitò, perché sapeva che se si sarebbe fermato avrebbe trovato ancora più difficoltà a ricominciare a camminare.
Si diresse dritto davanti alla porta, riempì i polmoni con una generosa boccata d'ossigeno, poi girò la maniglia ed aprì.
Dentro, la stanza era avvolta dall'oscurità; ma era ugualmente possibile distinguere i profili dei mobili, e di buona parte degli oggetti presenti. Volse il suo sguardo infondo alla stanza, al letto di Jeff: le coperte erano gonfie, segno che lui era lì; ed infatti, concentrandosi meglio, riuscì a vedere anche parte della sua testa sprofondata nel cuscino. Era voltato dal lato opposto, verso il muro; l'ambiente era avvolto dal più totale silenzio.
Liu si chiese se fosse addormentato o se stesse semplicemente facendo finta; ma forse questo dettaglio non aveva importanza al momento. Richiuse la porta e si diresse dritto al suo letto, senza voltarsi ancora, senza dire una parola. Non si mise neanche il pigiama: sollevò le lenzuola e vi si sistemò sotto, come quando da bambino si metteva a dormire in fretta e furia convinto di scampare così alle grinfie del mostro sotto al letto.
Chiuse gli occhi e rimase in ascolto. Quel silenzio penetrava nei suoi timpani come il più forte dei rumori.
La notte fu lunga, lunghissima. Non riuscì a prendere sonno quasi per niente, e si ritrovò a fissare il soffitto sopra di sé, dove le ombre delle foglie, dall'esterno, danzavano in modo bellissimo e tristissimo, illuminate dai lampioni.
Ascoltò a lungo il respiro del fratello, e lo riconobbe, quel respiro. Una delle tante piccole cose che ti permettono di riconoscere una persona al volo, senza doverci pensare. Quello era Jeff. Quello era il respiro di Jeff.
Pensò che lui si era di certo accorto della sua presenza, ed in cuor suo era sicuro che Jeff fosse felice di star dormendo ancora una volta, dopo tutto quello tempo, vicino a suo fratello. Ne era certo, sentiva che era così. Jeff doveva essere tornato a casa perché gli mancava tutto questo.

.....

Il mattino arrivò, dopo quella terribile nottata insonne. Infine preso dalla stanchezza, Liu si era addormentato e così non si accorse dell'arrivo dei primi raggi di sole, che colorarono le pareti della stanza.
Quando il ragazzo riaprì gli occhi, erano già le otto e mezza. La prima cosa che vide fu l'armadio aperto, e qualche vestito appeso alle ante. Sollevò un poco il capo, e si accorse della presenza di Jeff che poco distante era impegnato ad infilarsi una maglietta.
Il moro si accorse subito di essere osservato, infatti sollevò il capo e puntò lo sguardo dritto in quello del fratello maggiore. -Beh? Che guardi?-.
L'altro rabbrividì. -N-Niente... Mi sono appena... Svegliato- farfugliò. Cercava di impegnarsi per sembrare più naturale possibile, per nascondere quella terribile tensione che c'era tra loro. Ma come avrebbe potuto?
Osservò il fratello sollevare le braccia, scoprendo per qualche attimo il torso nudo che coprì subito dopo; notò diverse ferite, e altrettanti lividi scuri che macchiavano la sua pelle. Si chiese in che modo si fosse conciato in quel modo, ma chiederglielo era assolutamente una mossa da evitare, così rimase semplicemente in silenzio.
-Io esco- annunciò Jeff, con voce ferma, quasi robotica -Non ti azzardare a seguirmi-.
-No, certo- rispose l'altro prontamente. Lo guardò uscire dalla stanza, e si sentì mancare: quello era un addio, o un arrivederci? Sarebbe tornato, oppure quello era solo un modo per dire che se ne stava andando via un'altra volta? Forse erano stati troppo invadenti, lui è papà? Forse avrebbero dovuto agire in modo differente?
"Ha detto solo che esce" pensò poi. Strinse i pugni e chiuse gli occhi. "Tornerà".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top