NINE
Le giornate trascorrevano lente e monotone, in quella grande casa mezza piena e mezza vuota. L'atmosfera era surreale, a tutti quanti pareva di essere a vedere lo scenario di qualche strano film di quelli che nessuno segue con entusiasmo.
Jeff era tra loro, ma era esattamente come se non ci fosse. Usciva al mattino presto senza dire una sola parola, molte volte ancor prima che il fratello si svegliasse per vederlo; e tornava in piena notte, sempre senza parlare.
Mamma ancora si rifiutava di cercare un approccio con lui, mentre papà aveva cercato più volte di avviare una conversazione anche se, praticamente ogni volta, in risposta otteneva solo silenzio, e qualche sguardo freddo.
L'unico con cui Jeff aveva comunicato era il fratello Liu, sempre che un paio di parole sputate per forza si possano definire una vera e propria conversazione.
In effetti si potrebbe dire che Jeff in quella casa era un fantasma, che scompariva ad orari improbabili e riappariva ad ore ancora più improbabili senza interagire con nessun altro componente della famiglia. Era già passata una settimana dal suo arrivo in casa, e nonostante col passare dei giorni la tensione si stesse lentamente sciogliendo, non si poteva certo dire che le cose stessero tornando a posto come prima. Jeff non aveva mai mangiato con gli altri nemmeno una volta; in realtà non era neanche mai entrato nella cucina.
Nessuno sapeva dove si dirigesse quando usciva, dove mangiasse, se mangiasse. Una volta Liu gli aveva chiesto se avesse bisogno di soldi, se avesse un posto dove andare a mangiare quando stava fuori, e lui aveva risposto con un semplicissimo "sì".
La loro situazione familiare non era cambiata poi molto, anche se il ritorno di Jeff infondo non poteva far altro che rendere felici tutti quanti. La mamma si era chiusa nel suo mondo, faceva finta di non sapere e di non vedere perché non si sentiva ancora pronta ad affrontare quella situazione così estrema e apparentemente priva di senso; mentre papà, forse cercando di ristabilire una normalità che lo faceva sentire più sicuro, aveva ripreso ad andare a lavoro ogni giorno, guardandosi bene dal non dire mai niente a nessuno riguardo a ciò che stava accadendo a casa sua.
Tutti quanti avevano affrontato il ritorno di Jeff a modo proprio, ognuno con la propria rincuorante speranza che prima o poi la loro famiglia sarebbe tornata ad essere quella di un tempo.
E probabilmente ci sarebbe voluto molto tempo; forse mesi, forse addirittura anni. Ma forse, forse, tutta quella brutta faccenda si sarebbe sistemata anche molto prima. Dopotutto, nonostante le sue strane e preoccupanti abitudini, Jeff non aveva mai più mostrato segni di aggressività nei confronti degli altri, grazie anche al fatto che mamma e papà avevano accuratamente rispettato l'accordo preso. Lasciarlo in pace, fare come se non ci fosse. Era esattamente quello che facevano, con la speranza che in quel modo il figlio si sarebbe sentito a suo agio e sarebbe tornato pian piano quello di prima.
L'apparente pace che regnava in quella casa aveva calmato gli animi di tutti quanti, anche se era un'atmosfera falsa, come uno sfondo di cartone incollato male e destinato a cadere durante uno spettacolo. Ed il patetico spettacolo erano loro, la famiglia Woods, e la speranza che rese tutti quanti ciechi.
La verità era che tutti stavano camminando sul filo di un rasoio, e prima o poi, probabilmente, qualcuno sarebbe finito per cadere giù.
.....
-Ha detto che... Scende anche lui. Cena insieme a noi- esordì Liu.
La mamma spalancò gli occhi e si mise le mani alla bocca, come se si fosse appena trovata davanti un fantasma. -D...Davvero?- domandò, incredula su quanto aveva appena udito -Mangia insieme a noi?-.
-Ha detto di sì- rispose il ragazzo, allargando un sorriso sincero -Basta che non gli si parli-.
La donna quasi saltò di gioia. -Oddio, che bello... Sono.... Sono felice, grazie Liu-.
-Ma non ho dovuto insistere... Ha detto di sì e basta-.
La mamma aprì nervosamente uno stipetto ed afferrò una teglia. -Pensi.. Pensi che gli piacciano le patate al forno?- domandò, estasiata. Aveva iniziato a camminare avanti e indietro come una matta; pareva le fosse appena stato comunicato che doveva organizzare delle nozze con trecento invitati.
-Mamma- risposte Liu, ridacchiando -Tu... Tu lo sai cosa gli piace-.
La donna si fermò di colpo, guardando il figlio con aria pensierosa. Lo guardò a lungo, poi annuì e sorrise -Hai ragione.. Lo so.... Gli ho fatto da mangiare per vent'anni..-. Non appena finì quella frase, taCque qualche secondo poi scoppiò a ridere. Ma non per nervosismo, per semplice e pura felicità. Probabilmente non vedeva l'ora di poter cucinare ancora per Jeff, di vedere il figlio minore seduto al tavolo assieme al resto della sua famiglia.
Quel momento doveva essere davvero speciale per lei, quindi Liu volle lasciarla fare senza interferire. -Sono sicuro che quello che preparerai andrà bene- esordì, uscendo dalla cucina.
Papà sarebbe rientrato dal lavoro a momenti; il ragazzo osservò la porta d'ingresso, e pensò che tra poco avrebbe di certo udito il campanello suonare, e la sua voce riempire quelle pareti.
Si sentiva molto felice anche lui, perché quell'evento che forse per le altre famiglie era una cosa del tutto normale, per loro aveva invece acquisito un significato del tutto nuovo. Ed era qualcosa di profondo, di importante, di meraviglioso.
Jeff era al piano di sopra, nella stanza. Aspettava solo di essere chiamato, per scendere e sedersi al tavolo con gli altri.
Liu si chiese se anche lui si sentiva nervoso, se non lo spaventava un pò l'idea di doversi esporre in quel modo, considerato il fatto che per tutta la settimana si era a malapena fatto vedere.
Fece spallucce, e pensò che non importava. Comunque stessero le cose quella sera, dopo tanto tempo, la famiglia si sarebbe riunita.
Sentiva dentro di sé che si trattava di un grande passo verso quel futuro che avrebbero costruito insieme...
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