FOURTEEN
Non c'è trappola peggiore di quelle che crea la nostra stessa mente.
Jeff sparì.
Per tre lunghi giorni nessuno ebbe più sue notizie.
Mamma piangeva, papà evitava di parlarne. Pareva che il tempo si fosse in qualche modo riavvolto; la stessa sensazione di impotenza che provarono il giorno in cui lui se ne andò, era tornata ad invadere con violenza le loro menti. Le giornate erano tornate vuote e proprio come allora molte, troppe, volte al giorno capitava di fermarsi a guardare la porta d'ingresso con la speranza di vederla aprirsi.
-Non tornerà mai più-. La mamma non riusciva a darsi pace, era convinta che fosse colpa sua; continuava a pensare "forse ho sbagliato qualcosa, forse non sono riuscita a farlo sentire a casa, forse se avessi fatto qualcosa in tempo...".
L'atmosfera in casa era così pesante che Liu doveva starsene chiuso nella sua stanza, dove inevitabilmente si trovava a fissare con aria distratta il letto vuoto di suo fratello.
In cuor suo, a differenza degli altri, sapeva che sarebbe tornato: Jeff aveva dimostrato di avere ancora dei sentimenti nei confronti della sua famiglia, ed era apparso chiaro che volesse restare a vivere con loro.
Non sapeva dove si trovasse adesso e perché fosse via da tre giorni, ma si convinse che lo avrebbe visto ritornare come tutte le altre volte. Solo.... Ci stava mettendo più tempo.
Quella sera Liu andò a letto presto; aveva l'umore a terra. Tutti i sintomi della sua depressione, che in quegli ultimi giorni si erano fortemente attenuati, adesso stavano tornando inevitabilmente a galla.
Prese le sue pasticche e si adagiò sul letto, con la faccia rivolta verso la porta d'ingresso della camera.
Cadde in un sonno profondo dopo pochi minuti, complice anche l'azione delle dieci gocce di diazepam.
........
Nel cuore della notte, il sonno di Liu fu disturbato dal rumore generato dalla porta, che si aprì.
La stanza era avvolta nel buio pesto, dunque non gli fu possibile vedere chi fosse entrato; ma non aveva bisogno di vedere. Avrebbe riconosciuto quei passi in mezzo a cento altri passi.
Jeff era tornato.
Lo sentì spogliarsi e gettare i vestiti a terra, per poi sistemarsi sotto le lenzuola del suo letto.
Liu sorrise e tornò a chiudere gli occhi, senza dire niente.
..........
Sette del mattino. Il fascio di luce chiara che entrava dalla finestra, illuminava parzialmente la stanza.
Liu si svegliò dolcemente, e non appena aprì gli occhi sollevò la schiena e cercò il fratello con lo sguardo. Era ancora lì, nel suo letto, nascosto sotto alle lenzuola. Era voltato di spalle, con la faccia rivolta al muro; dalla sua posizione, Liu poteva vedere soltanto la sua folta chioma corvina adagiata sul cuscino.
Il castano si alzò in piedi, stiracchiando la schiena e roteando le spalle per sgranchirsi; poi, facendo molta attenzione a non fare rumore, raggiunse la porta per andare in bagno.
Prima di uscire lanciò uno sguardo distratto al suo riflesso nello specchio; era felice, chiunque avrebbe potuto vederlo dal suo sguardo.
Scese le scale e corse in cucina, entusiasta di annunciare a mamma il ritorno dell'amato fratello; ma l'espressione sul suo volto cambiò immediatamente non appena si accorse che la madre, china sul tavolo con una tazza di latte poggiata davanti, stava piangendo.
-...Mamma- farfugliò, avvicinandosi.
La donna alzò lo sguardo, mostrando le guance bagnate e gli occhi gonfi.
-Mamma, che hai?- domandò lui, mettendosi a sedere vicino. -Non piangere dai, ho una bellissima notizia!-.
Ma la donna, non parve per nulla consolata da quella affermazione. Il suo pianto si fece più forte, fu scossa dai singhiozzi e si coprì la faccia con le mani.
-Mamma, Jeff è tornato!- annunciò infine Liu, poggiandole una mano sulla spalla nel vano tentativo di consolarla.
Ma la donna reagì in modo violento, respingendo quel contatto ed alzandosi in piedi. Sbatté le mani sul tavolo, rovesciando un po' del latte ormai freddo contenuto nella tazza.
-Lui mi terrorizza...- esclamò, disperata -Lo so che è tornato. Alle quattro di stanotte... Era coperto di sangue!-. La sua voce tremava, così come le sue braccia.
Liu lasciò cadere la mandibola, stupefatto e confuso.
Fece per dire qualcosa, ma le parole morirono nella sua gola, soffocate dallo sgomento. Non sapeva che cosa rispondere, nessuna scusa accampata avrebbe potuto giustificare una cosa di quel tipo; mamma probabilmente aveva capito tutto.
Non poteva più nascondere il fatto che Jeff fosse un violento. Un malato. Uno psicopatico.
-Mamma... Ascolta- balbettò, con il cuore che pareva voler esplodere nel suo petto, tanto batteva forte -Siediti, ok?.... Siediti e parliamo un attimo-.
Ma lei strinse i pugni e li sbatté di nuovo sul tavolo. -Si può sapere che cosa sta succedendo? Perché sparisce per giorni, non parla, tratta male tutti e poi... e poi... adesso questo-.
-Mamma siediti- ripeté Liu, questa volta con più decisione -Ho bisogno di parlarti-.
La donna finalmente si calmò, e con un movimento molto lento tornò ad adagiarsi sulla sedia, puntando i gomiti sul tavolo.
Liu intrecciò le braccia sul petto ed abbassò lo sguardo: non aveva abbastanza coraggio da guardarla in volto, mentre le diceva una cosa così grave.
-Purtroppo Jeff ha un... problema- disse, a bassa voce. -Me ne ha parlato tre giorni fa, prima che andasse via... Si è aperto con me-.
La mamma scosse la testa e riprese a piangere. -Ti prego dimmi che... - farfugliò, tra i singhiozzi -Dimmi che non va in giro ad ammazzare la gente... Perché è questo che sembra-.
Il castano deglutì nervosamente, ed emise un profondo sospiro.
Che avrebbe dovuto dire adesso?
La verità, ovviamente. Anche se avrebbe distrutto il cuore della donna, avrebbe dovuto dire tutta la verità.
Era inutile continuare a nascondere ciò che era ormai evidente.
-Mamma... Jeff ha... Sviluppato qualche tipo di problema mentale, credo- rivelò, con sgomento. -Quindi... Sì. È come dici tu-.
Sul volto stanco e triste della donna apparve un'espressione di pura disperazione. L'amato secondogenito che aveva cresciuto con tanto amore, quel figlio per il quale aveva dato tutto... Adesso non lo riconosceva davvero più.
Due volte quel ragazzo aveva frantumato la sua anima in mille pezzi; la prima, scappando via senza dire niente dopo quel maledetto incidente. Ed ecco la seconda, rivelando anche se indirettamente di essere diventato un maledetto assassino psicopatico.
Che cosa aveva sbagliato?
Quale pena stava scontando?
Perché proprio a lei, era toccato avere una tale disgrazia?
La donna iniziò a percepire una strana sensazione; Liu continuava a parlarle e le aveva afferrato la mano, ma non riusciva a capire che cosa stesse dicendo. Vedeva soltanto le sue labbra muoversi, ma le frasi erano del tutto incomprensibili.
La sua testa iniziò a girare in modo vertiginoso, e presto non riuscì più a distinguere il soffitto dal pavimento sul quale finì per sbattere la testa.
-Mamma!-.
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