FIFTEEN

Quando la donna riaprì gli occhi, Liu le stava ancora tenendo la mano.
Si risvegliò distesa sul divano, accerchiata dal figlio e dal marito che le tenevano gli occhi puntati addosso con due facce estremamente preoccupate.
-Mamma? Come ti senti?-.
Lei tentò di sorridere, ma percepì un forte dolore alla testa. L'aveva sbattuta contro al pavimento, anche piuttosto forte.
-Sto... Bene, tranquillo- farfugliò, cercando di sollevarsi con la schiena.
Il marito la afferrò per il busto aiutandola a mettersi seduta, e le fece una piccola carezza sulla guancia. Era da molto, che non le dimostrava affetto.
-Ti gira ancora la testa?- le chiese.
Lei si guardò intorno per qualche attimo. -No..- rispose.
Volse poi lo sguardo al figlio maggiore,  preoccupata. Non avrebbe mai voluto che Liu dovesse assistere ad una scena così pietosa; se ne vergognava molto. Allo stesso modo però anche adesso, non appena tornava a pensare a quanto si erano detti, si sentiva mancare.
-Liu... Scusami- disse, con la voce che tremava -Non credo di... Aver preso bene questa cosa-.
-Quale cosa?- intervenne papà,  aggrottando la fronte.
-Ne...Parliamo un'altra volta- rispose di getto il castano,  cercando di troncare quella conversazione sul nascere. Mamma non avrebbe sopportato di sentirsi dire, per la seconda volta,  che suo figlio era diventato una specie di mostro.
L'uomo annuì, e non aggiunse altro. Doveva aver capito che quello non era il momento giusto per chiedere spiegazioni a riguardo.
-Vuoi che ti scaldi un the, o altro?- domandò il ragazzo alla madre, che ora teneva la testa bassa e gli occhi socchiusi.
Fece un passo indietro ed andò a sbattere contro a qualcosa; si voltò di scatto, e si trovò faccia a faccia con il fratello.
-Jeff!- gridò. -Cristo santo mi hai fatto prendere un colpo!-.
Lo osservò. Indossava dei vestiti puliti, ma la sua pelle, specialmente sul collo, era ancora macchiata di sangue che aveva rimosso solo parzialmente,  forse sciacquandosi nel lavandino.
-Sembra che capiti un po' a tutti- commentò lui, indicando la madre con un cenno del capo.
Liu strinse i pugni, e sentì un'ondata di rabbia scuoterlo fortemente.
-Sai, puoi anche evitare...- balbettò,  a denti stretti -Puoi anche evitare di fare lo stronzo, almeno in situazioni come queste!- gridò infine, sfogando quella pressione che aveva rapidamente accumulato.
Il moro non batté ciglio nell'udire quelle parole. Al contrario,  sul suo volto sfregiato apparve un piccolo sorrisetto.
-La mamma sta male per colpa tua!- gridò ancora Liu, indicando la donna che, seduta sul divano, aveva ripreso a piangere. -Non vedi cosa cazzo stai facendo?-.
A quel punto intervenne il padre, che per una volta volle tentare di prendere il controllo di una situazione sgradevole. Non era usuale per lui: di solito si metteva da parte, preferiva far finta di nulla. -Okay, basta così Jeff- esclamò, con la voce più decisa ed autoritaria che avesse mai usato -Torna in camera, vai- ordinò.
Ma il killer, estremamente divertito da ciò, scoppiò a ridere. -Aspetta aspetta- esclamò -Mi stai... Mandando in punizione, papà?- domandò continuando a ridere.
L'uomo strinse i pugni ed avanzò rabbioso verso di lui. -Levati subito quel sorrisetto di merda dalla faccia!-.
La situazione degenerò improvvisamente, quando Jeff estrasse con un gesto rapido il suo coltello dalla tasca. Puntò la lama dritta al petto del padre, e piegò la testa di lato assumendo un'espressione disumana.
-Ti sconsiglio di rivolgerti a me in questo modo- esclamò. Perfino la sua voce era cambiata: adesso era più profonda, cupa, e tremendamente folle.
Liu sentì una scarica di adrenalina percorrere il suo corpo. Doveva intervenire, perché sapeva che probabilmente Jeff non aveva nessun limite morale, in momenti come quello in cui la sua follia prendeva il sopravvento.
Lo avrebbe di certo accoltellato, davanti a loro.
-Jeff, aspetta- esclamò,  facendo un paio di passi avanti. -Metti via il coltello, dai-.
Il moro posò il suo sguardo su di lui  senza abbassare l'arma. -Stai al tuo posto Liu. La cosa non ti riguarda-.
Ma l'altro non si arrese. -Certo che mi riguarda! Alla grande se mi riguarda. Stai minacciando nostro padre, almeno te me rendi conto?-.
Il tempo rallentò, mente il killer allargò con estrema lentezza un enorme sorriso sadico sulle sue labbra. Strinse più forte il manico del coltello e la lama iniziò a tremare; fremeva dalla voglia di conficcargliela nel petto.
Liu capì che non c'era abbastanza tempo per provare ancora a farlo ragionare,  e fece un'azione avventata. Scattò in avanti e si posizionò a braccia aperte davanti al padre, usando il suo corpo per fare da scudo umano.
Jeff aggrottò la fronte e fece un passo indietro, stupito e confuso da quel repentino cambio di situazione.
-Jeff, se proprio devi accoltellare qualcuno... Mira a me- disse il castano, con voce decisa.
Sapeva che non lo avrebbe fatto; ne era praticamente certo. Anche se la mente di Jeff era ormai corrotta e deviata, in lui c'era ancora un'immensità d'amore nei suoi confronti.
E infatti, proprio come aveva previsto, il moro abbassò l'arma.
-Sapevo che...- farfugliò,  allargando un sorriso compiaciuto -Sapevo che non lo avresti fatto-.
Jeff stava per dire qualcosa, ma fu preceduto dalla voce squillante della madre, che balzando in piedi iniziò ad urlare.
-Portalo fuori da questa casa,  Liu!- esclamò a pieni polmoni,  gesticolando con entrambe le mani -Portalo fuori da qui e che questa volta non torni mai più!-.
Aveva gli occhi gonfi, le palpebre spalancate, il viso tirato.
Il castano la guardò confuso senza dire niente, poi tornò a rivolgersi al fratello. Quest'ultimo aveva adesso abbassato il volto, ed i lunghi capelli neri celavano in modo parziale la sua espressione. Quelle parole sembravano averlo ferito profondamente.
-Mamma io...- farfugliò il castano, sospirando nel vano tentativo di allentare la pressione che si era creata nella sua mente. -Io non voglio che Jeff se ne vada- disse.
Papà nel frattempo si era avvicinato a passo lento alla moglie, scoppiata nell'ennesimo pianto isterico; aveva i nervi a pezzi, non era più in sé. Tentò di rassicurarla sussurrandole qualcosa nell'orecchio, mentre i due fratelli si lanciavano uno sguardo d'intesa.
-Ho pregato tanto per il tuo ritorno,  Jeff- disse Liu, allargando un sorriso. -Perciò ora che ci sei... Non mi importa cosa accade, non ti caccerò mai via-.
Il moro, la cui sicurezza pareva bacillare facilmente nelle situazioni in cui veniva coinvolto emotivamente, sollevò le spalle e ripose il suo coltello nella tasca. Non disse niente, ma lanciò un brevissimo sguardo ai suoi genitori prima di voltarsi di spalle e tornare nella camera da letto.
La corazza nella quale si era avvolto era fatta di follia e menzogne; si era convinto di essere invincibile, e di non avere più un cuore.
Entrambe le convinzioni erano errate.

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