EIGHTEEN

Lo sguardo di Jeff si fece freddo, mentre puntava le iridi chiarissime in quelle del fratello.
Parve avvolto nei suoi pensieri per una lunga mangiata di secondi, finché non corrugò la mente e si voltò di scatto, raggiungendo la porta della stanza.
Liu crebbe in quel momento che se ne stesse andando via; ma rimase stupito quando lo vide sbattere la porta e bloccarla, per poi sfilare la chiave dalla serratura.
-Questa la terrai tu- disse il moro, tornando ad avvicinarsi al fratello e consegnandogli la chiave. -Per nessuna ragione al mondo dovrai darmela, neanche se dovessi chiedertela. Chiaro?-.
Il castano annuì, piuttosto confuso, mentre con la mano destra afferrava il piccolo oggetto metallico.
-Dovrai assicurarti che io non esca da questa camera- continuò il killer, guardandosi intorno come se cercasse qualcosa. -Mai. Per nessuna ragione. Capito?-.
Liu annuì ancora, puntando le mani sui fianchi. -Va bene ma... È proprio necessario?-.
In risposta a quella domanda Jeff cessò immediatamente di muoversi e si voltò in sua direzione; i capelli neri pendevano sulla fronte, decorando un viso che esprimeva profonda angoscia ed agitazione. 
-Questo è solo l'inizio- disse, a voce bassa. Infilò una mano nella tasca ed estrasse il suo fidato coltello, per poi afferrarne la lama e porgerlo a Liu.
L'altro lo afferrò con estrema titubanza.
-Dobbiamo togliere dalla stanza qualsiasi oggetto che potrei usare per fare del male a me o agli altri- aggiunse. 
Il castano rabbrividì. Dal modo in cui parlava, sembrava che Jeff fosse certo che l'astinenza dall'uccidere lo avrebbe fatto uscire completamente di testa.
Si chiedeva se ciò fosse possibile, o se si trattasse di una semplice esagerazione per prevenire ogni possibile danno.
-Via i quadri dalle pareti...- borbottò ancora il moro, indicando l'ambiente che lo circondava mentre compiva un giro d'ispezione -Penne, forbici, cavetti elettrici, cintole, o qualsiasi altra cosa che io possa usare-.
Dopo aver pronunciato quella frase tacque ed abbasso lo sguardo. -In effetti dovremmo proprio svuotare la stanza- borbottò. Fece spallucce e tornò a sollevare lo sguardo. -Va beh, togliamo il più possibile e basta-.
Liu sospirò pesantemente. -Va bene, ma pensi... voglio dire...- balbettò impacciato. -Pensi che perderai la testa, o qualcosa del genere?-.
Il moro allargò un sorriso sulla sua bocca; ma nel piegare le labbra assunse un'espressione che poco aveva di rassicurante.
-Assolutamente sì- rispose.
I due si diedero da fare; svuotarono la stanza di tutti gli oggetti che potevano essere maggiormente pericolosi e che potessero diventare potenziali armi, ammassando tutto nel corridoio.
Dal piano di sotto papà si rese conto del gran trambusto, ma non salì a vedere che cosa stava succedendo.
A lavoro terminato, Jeff si fermò in mezzo alla stanza ed infilò entrambe le mani in tasca.
-Il tuo...letto, dove lo mettiamo?- domandò poi, con una leggera titubanza.
Liu aggrottò la fronte. -Oh, io non potrò più dormire qui?- chiese. Credeva che avessero liberato la stanza da tutti quegli oggetti proprio per garantire la sua incolumità durante il sonno.
-Beh, direi di no- rispose il moro, scuotendo la testa. -A meno che tu non voglia morire-.
In quella frase c'era dell'amaro sarcasmo, ma rimbalzò sulle pareti spoglie lasciando dietro di sé soltanto uno spiacevole silenzio.
Liu lanciò un'occhiata al proprio letto, poi espirò nervosamente.
-Dormirò sul divano in sala, non è un problema- disse poi, con un filo di voce.
Quella situazione lo stava preoccupando; se Jeff aveva voluto prendere così tante precauzioni, significava che quell'impresa sarebbe stata davvero complicata. 
Certamente molto più di quanto lui aveva pensato.
-Per urinare userò una bacinella; dovrai accompagnarmi in bagno per il resto, ma solo se strettamente necessario- continuò poi a dire il killer, distogliendo Liu dai suoi pensieri.
-Allora, te la senti?-.
Il castano strinse le spalle. -Beh, ormai siamo in gioco... Giochiamo- farfugliò, mentre giocherellava con la chiave tra le dita.
-Bene- concluse il minore. Gli si avvicinò a passo lento, ed improvvisamente la sua voce si incupì notevolmente.
-Liu... Ti dico già che non sarà facile. E una volta iniziato non potrai più tirarti indietro. Capito?-.
-Che vuoi dire?- domandò l'altro, aggrottando la fronte.
Il killer abbassò lo sguardo, affranto. -Una volta che sarò entrato in astinenza, sarò troppo pericoloso per te e per gli altri. Quindi non dovrai liberarmi, o anche solo avvicinarti a me per nessuna ragione, capito?-.
Liu sentì un groppo salire nella sua gola; la situazione era seria, molto più del previsto. Iniziava a chiedersi se avrebbe davvero avuto abbastanza coraggio; ma non poteva vacillare adesso.
Doveva essere forte. 
-Ti prometto che non lo farò- disse, con l'aria più convinta che riuscì a simulare. -Non uscirai da qui fino a che non sarà tutto finito-.

.........

Quella sera, Liu fu costretto a spiegare ai genitori per quale motivo avrebbe dovuto dormire nel divano per un po'. Ma soprattutto, dovette assicurarsi che avevano capito bene che cosa dovevano fare: non aprire la porta della camera per nessuna ragione al mondo, neanche se Jeff dall'altra parte li avesse pregati.
Papà sembrava molto turbato da quella situazione, ma come al solito non volle esprimere il suo parere e finì per estraniarsi completamente dalla faccenda, facendo finta che Liu non gli avesse detto niente.
Non aveva mai avuto abbastanza forza d'animo per affrontare le situazioni complicate.
La mamma, invece, aveva semplicemente detto che per lei si trattava di una follia, l'ennesima follia che avrebbe segnato la storia della loro sfortunata famiglia.
-Chiamerò la polizia, capito?- aveva gridato, con il volto stanco ed un paio di occhiaie scure che ora rendevano il suo sguardo ancor più triste e combattuto.
Gli occhi di una donna stanca di soffrire.
-Se proverà ad uscire, o farà qualche stronzata io chiamerò la polizia. Sappilo, Liu-.
Il castano, dal canto suo, non aveva la possibilità di tranquillizzare la povera donna; la capiva, sapeva bene che per lei quella situazione sarebbe stata ingestibile.
Allo stesso modo però,  aveva fiducia in Jeff.
Sapeva che in qualche modo ne sarebbe uscito.
E finalmente, tutto sarebbe tornato alla normalità; dopo anni di straziante orrore la loro vita di famiglia sarebbe tornata quella di un tempo, quando loro erano bambini e mamma e papà si amavano ancora.
Jeff, rinchiuso da solo in quella stanza, restò per tutta la sera con gli occhi puntati sulla finestra, oltre la quale di tanto in tanto osservava la strada illuminarsi al passaggio delle auto.
Il buio scese inesorabilmente inghiottendo ogni cosa, e con il suo avvento, arrivarono anche le prime crisi.

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