#7
Buona Vigilia con un po' di po*no.
"Salve signor Stilinski, si accomodi"
Stiles odiava gli ospedali. Non gli piaceva l'odore di disinfettante, non gli piacevano i colori tristi delle pareti e soprattutto non gli piaceva essere il paziente. Aveva appena messo piede nello studio di un anestesista perché dieci giorni prima, dopo un semplice controllo di routine, gli era stato detto che avrebbe dovuto subire una piccola operazione per un ernia inguinale. Non capiva perché dovesse essere aperto su un tavolo operatorio per asportare qualcosa che non gli faceva nemmeno male tranne quelle poche volte che doveva alzare qualche peso. E poi aveva paura. Paura degli aghi, del bisturi, delle flebo, dei fari delle sale operatorie, dei dottori, degli infer- Ok, aveva una paura fottuta e basta.
L'intervento però, a quanto pareva, era necessario e quindi ora era lì per sottoporsi al colloquio pre operatorio. Il chirurgo gli aveva assicurato che ad attenderlo ci sarebbe stato il dottor Hale, suo caro amico ed uno dei più bravi nel suo campo, quindi Stiles, trovandosi di fronte una dottoressa donna, molto donna, era rimasto un po' imbambolato sulla porta.
"Prego, entri. Io sono la dottoressa Kepner. So che aveva appuntamento con il dottor Hale, ma è bloccato per un incidente stradale e mi ha chiesto di cominciare le sue visite. Iniziamo?"
Stiles si era ritrovato ad annuire, sommerso da quel fiume di parole e si era seduto di fronte alla scrivania dietro la quale c'era il medico. Aveva dovuto fare un elenco delle sue allergie, delle operazioni passate e le aveva mostrato i risultato di tutti i controlli e analisi fatti in quei giorni. Alla fine della conversazione, dopo non più di dieci minuti, Stiles era in silenzio mentre osservava la donna. Sembrava che stesse riflettendo su qualcosa di molto serio.
"Mi dica signor Stilinski, crede di poter affrontare l'operazione se sottoposto ad una anestesia parziale? Dalla vita in giù. Per il resto sarà completamente sveglio, potrà perfino chiacchierare. Se invece crede di essere un tipo ansioso, ci sono due soluzioni"
Stiles era ansioso da sempre. Se non fosse stato ancora più ridicolo, avrebbe scelto Ansia al posto di Stiles come soprannome, quindi fece cenno alla dottoressa di continuare.
"Potremmo addormentarla completamente. Si risveglierebbe ad operazione finita senza ricordare nulla e senza aver sentito nulla. Oppure potremmo fare ugualmente un'anestesia parziale ma, in un certo senso, stordendola"
"Mi drogherete?"
"Detto semplicemente si, ma non è nulla di pericoloso o nocivo. Le permetterà solo di essere più rilassato. Nessun effetto collaterale, a parte la sensazione di stordimento"
E beh, se doveva scegliere tra l'addormentarsi con il rischio di non aprire più gli occhi e l'essere praticamente drogato, la scelta non era così difficile.
"Vada per lo stordimento"
.
Uscito dallo studio medico, Stiles aveva subito avvisato suo padre per poi chiamare Malia, la sua fidanzata, per avvisarla che aveva finito e che sarebbe passato da casa sua quella sera. Si era quindi messo in macchina diretto verso casa del suo migliore amico per una seduta extra di videogiochi. Malia gli aveva gentilmente ordinato di vestirsi bene perché quella sera aveva parenti a cena. Due parenti di suo padre biologico e che ora si erano trasferiti a Beacon Hills. Malia non vedeva spesso suo padre e Stiles non aveva ancora avuto il piacere di incontrarlo: lo aveva visto solo in foto e ne conosceva a stento il nome. "Se metti una di quelle felpe con il cappuccio ti uccido. Io sono obbligata a mettere un vestito, saremo scomodi insieme!" gli aveva amorevolmente detto durante la telefonata.
I videogiochi pre cena erano quindi una specie di camomilla prima di affrontare l'inferno.
Scott era già nel giardino di casa McCall quando Stiles parcheggiò nel vialetto. Con il solito sorriso e piedi scalzi, gli era andato incontro quasi urlando.
"Quando ti tolgono la palla?"
"Tra quattro giorni. E non chiamarla così che poi comincio a pensare che potrebbero togliere quella sbagliata e mi viene l'ansia e-"
Per fortuna il suo amico sapeva come interromperlo quando partiva per la tangente. Un pacchetto di patatine nelle mani e uno spintone verso la porta d'ingresso e un rassicurante "Nessuno ti toccherà i tuoi gioielli, fratello. Non c'è anima viva che vorrebbe inimicarsi Malia!"
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Il pomeriggio era volato, il ritorno a casa era volato, la doccia era volata e la jeep era volata verso casa Tate troppo velocemente quella sera.
Stiles aveva premuto il dito sul campanello, sperando che fossero ancora le cinque del pomeriggio, quando la porta si aprì mostrandogli la sua fidanzata in un abito verde bosco lungo fino al ginocchio con la gonna ampia. Avrebbe voluto trattenersi, davvero, ma non ci riuscì e scoppiò in una fragorosa risata. Per fortuna quella ragazza era tanto spaventosa quanto autoironica.
"Si, sembro uscita direttamente da Grease, già l'ho detto a mia madre. Le ho anche detto che tempo mezz'ora e tolgo le scarpe, ho paura di cadere e mi fanno male i piedi"
"Dai, non stai male. È solo strano vederti così"
"Lo so, anche tu sei strano con la camicia. Dai entra, i cugini sono già qui"
Stiles attraversò il corridoio guidato verso il salotto tenendo la mano di Malia. Stavano insieme da ormai due anni e lei, dal primo appuntamento, aveva preso l'abitudine di tenerlo per mano in quello strano modo, stringendo solo il suo mignolo. A Stiles a volte faceva tenerezza: una ragazza così forte che si aggrappava a lui in quel modo. Quando una volta aveva provato a dirglielo, lei gli aveva detto che lo teneva così perché avrebbe potuto spezzarglielo in qualsiasi momento.
Arrivati nell'ampio salone però, Malia lo lasciò e gli si mise di fianco, aprendogli la visuale sulla stanza. Di fianco alla signora Tate c'era una ragazza, una donna di almeno trent'anni, lunghi capelli scuri, alta e un fisico che il cervello di Stiles potè solo definire perfetto. La ragazza si girò verso i due nuovi entrati rivolgendogli un leggero sorriso prima di avvicinarsi e presentarsi.
"Ciao, io sono Laura, tu devi essere il mio cugino acquisito, è un piacere"
"Si, sono Stiles, piacere mio!"
Mentre stringeva ancora la mano di Laura, si avvicinò un'altra ragazza, sicuramente doveva avere la sua età o poco meno. Anche lei era bellissima con i suoi capelli neri legati in una coda alta e un rossetto rosso sangue sulle labbra.
"Io invece sono Cora"
Non sembrava molto socievole come la sorella, ma Stiles le strinse la mano presentandosi e riportando poi lo sguardo sulla stanza.
In fondo, di fianco al camino, intento a chiacchierare con il padre di Malia, c'era un dio. Non c'erano altri modi per descrivere quella visione. Si, visione, perché un essere umano così non poteva essere reale. Un ragazzo poco più alto di lui, ma con un fisico decisamente più allenato e coperto, purtroppo, da abiti che gli sembravano essere stati cuciti addosso. In un attimo di semi lucidità Stiles si era chiesto se c'era una formula scientifica per calcolare quanto tempo una camicia bianca di cotone può resistere alla pressione interna di due bicipiti fatti probabilmente di granito. Poi la lucidità si perse di nuovo ad osservare quella figura e Stiles invece perse la produzione di saliva deglutendo a vuoto. Lo sconosciuto dai capelli scuri e gli occhi di un verde indefinibile teneva tra le mani un calice di vino bianco e sembrava non essersi accorto dei nuovi arrivati fino a quando sua sorella Laura, che ora a Stiles non sembrava più così bella, non richiamò la sua attenzione.
"Derek! Vieni a salutare il fidanzato di Malia"
Mister UccidoCamicePerSport, che a quanto pare rispondeva al nome di Derek, dopo aver sentito il suo nome si girò completamente verso di loro. Stiles, nella sua mente, segnò quel giorno come La disfatta degli ormoni di Stiles Stilinski, perché tutto quello era impossibile da sopportare anche se sei un giovane adulto in salute.
Il tipo, Derek, si era ora avvicinato e, forse, aveva anche parlato perché Stiles aveva visto le sue labbra muoversi, ma era stato distratto dalla loro perfezione e anche di quella dei denti che nascondevano e della barba che le circonda-
"Malia? Ci sente questo qui?"
Ecco, aveva appena fatto una delle figure di merda più di merda della sua vita perché era in trans da eccitazione. Doveva riprendersi.
"Si, scusa ero distratto. Io sono Malia. Cioè il fidanzato di Stiles. Oddio"
E forse quello non era il modo adatto. E forse non ne sarebbe più uscito da quello stato perché Derek aveva alzato all'insù un angolo di quella bocca e aveva quasi sorriso e Stiles era quasi morto.
"Incontrare i parenti della propria fidanzata dev'essere abbastanza destabilizzante. Stiles, io sono Derek, piacere"
E se quello non era un ghigno, Stiles era completamente deficiente. Beh, forse quella non era una frase da pensare proprio in quel momento.
"Si, sono Stiles. Piacere mio, Derek"
E quella cos'era? Una mano? Così forte e grande? E perché era così bella vederla avvolta intorno alla sua? Forse perché qualunque parte di quel corpo sarebbe stata perfetta se avvolta intorno a Stiles, tipo la bocc- Ok, qualcuno aveva parlato?
"Che ne dite di metterci a tavola?"
La signora Tate. La cena. Suoceri e fidanzata e cugini. Ok, ce l'avrebbe fatta.
"Vieni Stiles, siediti di fianco a Derek, in fronte a Malia"
Nah, era spacciato!
Fino al primo piatto era stranamente filato tutto liscio. Avere Derek seduto di fianco si era rivelata un'ottima scelta, un applauso a chi aveva deciso i posti. Averlo alla propria sinistra permetteva a Stiles di guardare solo di fronte o a destra, verso gli altri ospiti, quindi tutto tranquillo.
Tranquillo fino a quando il dio greco non decise di prendere il sale posto alla destra di Stiles, allungandogli un braccio proprio davanti agli occhi. Il fatto che si fosse quasi strozzato ingoiando un pezzo di pollo non aveva nulla a che fare con quel braccio che gli era passato sotto il naso e che poi gli aveva sfiorato una spalla. Non aveva mica sedici anni! E che cavolo!
"Derek, come mai non hai finito di mangiare? Non ti piace il pollo?"
"Si, ma preferisco il pesce"
Quello però era un attacco all'avversario di spalle. Non si possono dire frasi a doppio senso mentre qualcuno cerca di non avere un'erezio-
"Stiles, cosa fai nella vita?"
Oh, ricordava anche il suo nom- Cavolo! Ma stava diventando una ragazzina? Certo che qualcuno si ricorda il nome di uno che ha conosciuto mezz'ora fa.
"Sono nell'accademia di polizia. Voglio diventare sceriffo, come papà"
Bravo Stiles! Risposta composta, da persona adulta.
"Ah, quindi ti piace tenere la pistola in mano"
Ok. I fatti erano due: o quel tipo non si rendeva conto dei doppi sensi che stava producendo, o li faceva deliberatamente. Stiles optava per la seconda alternativa e quindi, sempre da persona adulta, gli rivolse un sorriso di cortesia per poi girarsi a parlare con la propria fidanzata. Malia, fidanzata.
Malia, fidanz-
"Scusate, dovrei andare un attimo al bagno, dov'è?"
Ah, il dio greco andava anche al bagno. Era umano! Stiles stava cominciando a pensare di essere impazzito perché gli si erano subito formate in testa immagino poco poco caste di lui e Derek in un bagno, in una docc-
"Stiles?"
"Si, signor Tate?"
"Puoi mostrare il bagno a Derek?"
Oh. Oooh oooh.
"Certo"
Il fatto che il bagno fosse al piano superiore aveva dato tempo a Stiles di prendere un po' di aria nel cammino, ma allo stesso tempo, salire le scale sapendo che Derek era dietro di sé, gli aveva messo solo ansia. E non solo.
"Ecco, la prima porta a si...sinistra"
"Sei etero?"
COSA?
"Cosa?!"
"Ti ho chiesto se sei etero"
"Sono qui in qu...qualità di fidanzato di tua cugina. Femmina"
"E quindi?"
Ovviamente non poteva essere bello come il sole e anche intelligente.
"Implica il fatto che ci vada a letto con lei"
"E quindi?"
Non stupido, proprio tardo. Eppure non sembrava: a tavola aveva parlato poco, ma Stiles aveva sentito anche qualche congiuntivo.
"Quindi ci faccio sesso. Mi piace fare sesso con lei. Che è femmina"
"Sai che si può essere anche bisessuali, vero?"
E ora perché a Stiles sembrava di essere quello tonto tra i due? Certo che lo sapeva che si poteva essere bisessuali! Lui lo aveva capito a quindici ann- Oh.
"Io, beh... Si, lo so, Certo che lo so. Comunque vado di sotto. Tu fa quello che devi fare, la strada la conosci"
Figura di merda numero due, fatta. Stiles si era appena girato senza dare modo a Derek di rispondere, quando si era sentito una mano su una spalla e si era bloccato nel bel mezzo del corridoio. Aveva sentito l'uomo abbassarsi al suo orecchio e avvicinarsi così tanto che insieme alle parole era riuscito a sentire anche il fiato caldo sulla pelle.
"Nonostante io conosca poco Malia, rispetto i legami familiari e tu sei il suo ragazzo. Ma sappi che se non lo fossi stato non mi sarei fermato dal fare, dal farti molte cose"
Stiles avrebbe voluto scrollarsi la mano calda dalla spalla e continuare fino a raggiungere le scale e il piano terra, ma ormai il cervello aveva fatto le valigie.
"Quali cose?"
Lo sbuffo di risata che gli si era abbattuto contro la pelle gli aveva fatto venire la pelle d'oca ovunque. E Stiles stava ancora cercando di ignorare il pantalone che cominciava a tendersi, con scarsi risultati.
"Va ragazzino, la fidanzata aspetta"
Un tonfo. La porta del bagno chiusa e Stiles nemmeno si era reso conto dell'allontanamento dell'altro. Era fottuto.
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Per fortuna quella sera Stiles era sopravvissuto e nessuno aveva notato quanto le sue guance rosse non fossero tali a causa nel vino. Aveva chiacchierato con Laura, un avvocato di New York e si era scambiato il numero con Cora, che forse non era così odiosa. A fine serata aveva abbracciato le due ragazze, stretto la mano di Derek senza riuscire a guardarlo negli occhi, perdendo così l'ultimo briciolo di dignità, e infine si era sdraiato nel giardino insieme a Malia ad insegnarle i nomi delle costellazioni. Tornato a casa era dovuto correre in bagno perché aveva resistito fin troppo. Se pensava a come l'orgasmo l'aveva travolto quando gli occhi della sua fidanzata si erano sostituiti con quelli di Derek, gli si stringeva ancora lo stomaco per i sensi di colpa.
Ora però, lo stomaco era in subbuglio per la paura dell'operazione. Era già seduto sul lettino operatorio, completamente nudo, aspettando di ricevere la puntura per l'anestesia. Gli era stato spiegato che sarebbe dovuto rimanere completamente immobile durante l'inserimento della siringa, o sarebbe finita male, quindi era lì seduto, con lo sguardo fisso davanti a sè. Aveva vagamente sentito la mamma di Scott, Melissa, esclamare un "Salve, dottor Hale", ma questi non aveva nemmeno risposto. Due minuti dopo, una mano calda al centro della schiena l'aveva spinto leggermente in avanti e Stiles sapeva che sarebbe arrivato l'ago da lì a poco. Trattenne il fiato e Melissa gli sorrise dicendogli "Fatto, ora stenditi che ti metto questa mascherina. Respirerai la sostanza che ti stordirà, quindi tra poco cominciamo. Il dottor Hale ti parlerà per distrarti e per controllarti, tranquillo"
Il lettino era abbastanza freddo e la mascherina gli stringeva sulle orecchie, ma stava bene. Sentiva ancora la mano della signora McCall sfiorargli un polso per rassicurarlo, ma cominciava a non sentire le gambe. Dopo cinque minuti il chirurgo decise che era il momento di cominciare e Stiles, nello stesso momento, vide qualcuno sedersi al suo fianco, quindi si girò verso quello che doveva essere l'anestesista.
Bene! Ora non solo lo vedeva nei suoi sogni, ma anche nelle facce dei dottori. Quell'uomo era uguale a Derek. Cioè così sembrava, perché gli si potevano vedere solo gli occhi oltre la mascherina e Stiles cominciava a non essere sicuro della propria vista che andava offuscandosi.
"Salve signor Stilinski, sono il dottor Hale. Le va di chiacchierare con me?"
"Io non ti chiacchiero. Cioè non chiacchiero con te. Hai la sua facciaccia!"
Anche mentre lo aprivano con un bisturi doveva ritrovarselo davanti? I cervelli giocano brutti scherzi.
"Vuole raccontarmi qualcosa? Cosa fa nella vita?"
"Tengo su i peni! Cioè le pistole! Ma quello che ha la tua faccia associa le pistole ai peni, ci pensi?! Ah! Doppi sensi da tredicenni!"
"Potrebbe parlarmi di qualcos'altro allora. I suoi amici?"
"I miei amici? Ho Scottie, il figlio di quella bella signora che era qui prima. Melissa, si chiama Melissa. Mi sa tanto di melassa. Ho fame. Scott è cattivo!"
"Come mai? Tenga ferma la mano"
"Io gesticolo sempre. Ma tu perché hai la sua faccia? Gli somigli un sacco"
"A chi somiglio?"
"A...a quell'idiota che ho sognato per taaaaante notti e taaaaante volte e in taaaante posizio-"
"Mi stava dicendo che questo Scott è cattivo. Fermo con la mano"
"Si! Perché io gli ho detto che mi è venuto taaaaanto duro guardando questo idiota e lui mi ha detto solo di lasciare la mia fidanzata! Ma che consigli sono? Eh? Melissa! Dov'è Melissa?"
"Non è qui"
"Le volevo chiedere quanto fosse stata forte la botta che suo figlio ha preso cadendo da piccolo. Comunque puoi chiudere gli occhi?"
"Perché?"
"Li hai uguali uguali ai suoi! E i tuoi amici dottori hanno delle lame affilate intorno al mio pene, non vorrei che si muovesse qualcosa e me lo tagliassero!"
"Tranquillo, non si muove nulla. Nemmeno le tue mani dovrebbero, fermati"
"Ah! Mi hai dato del tu!"
"Anche tu"
"Oh, giusto. Mi hanno già aperto in due?"
Stiles cominciava a sentire una leggera ansia. Sapeva di star parlando a vanvera, ma quasi dimenticava le cose mentre le diceva. Però ricordava che qualcuno lo stava operando.
"Rilassati, ti si sta accelerando il battito. Cavolo, fermo!"
Oh. Quella era una bella sensazione. Una stretta forte e decisa intorno alla mano, non come quella di Malia.
"Hai delle belle manone dottore. Se tu fossi davvero lui vorrei averle ovunque, non solo sulla mano"
"Che lavoro fa tuo padre?"
"È lo sceeeeeriffo! Lo sceriffo ffo ffo! Non gli ho chiesto che lavoro fa!"
"A chi?"
"Al tizio bello bello bello bello! Il cugino della mia fidanzata!"
"Capisco. Cos'hai fatto ieri sera?"
"Una serata bellissima!"
"Ah, si?"
"Si! Ho praticamente trovato un video su questo sito di uno che, se ti sforzavi un po', somigliava tanto a lui. E vuoi sapere cosa faceva?"
"Cosa?"
"Si scopava un ragazzo biaaaaanco biaaanco. Bianco come me, capisci? Una delle migliori segh-"
"Che musica ascolti?"
"Ieri ho ascoltato a ripetizione Pony! Ride my ponyyy! Il suo pony lo cavalch-"
Quel dottore sembrava strano. Era roooosso rosso sul viso e lo stava interrompendo. Stiles non ricordava cosa rispondeva, ma le domande si. Se gliele faceva, perché non ascoltava le risposte? Maleducato!
"Parlami dell'ultimo film che hai visto"
"Uno schifoso King Kong. Ad un certo punto mi sono immaginato come vittima sacrificale e lui come scimmione e la cosa è degenerata e per quello sono andato a cercare il video porn-"
"Ok, ora possiamo fare un po' di silenzio"
"Mettiti dietro di me però, mi puoi prendere da dietro"
"Eh?"
"Ti ho detto che ti puoi sedere qui dietro e prendermi la mano. Chi te l'ha data la laurea se sei stupido?"
"Taci, ragazzino"
"Pure tu? Pure lui! Prima mi dice che vuole farmi cose e poi mi chiama così! Ma chi si crede di essere? E io ora voglio sapere quali cose voleva farmi? Secondo te me l'avrebbe fatto un pompino? La mia ragazza non vuole. Io a lui lo farei, taaaante volte. Secondo te ce l'ha grosso? Tu gli somigli, ce l'hai gross-"
"Ok, avevamo detto basta parlare"
.
Dolore. Dolore alla testa, all'inguine e agli occhi per la luce forte. Stiles si sentiva a pezzi, ma si sforzava di aprire gli occhi per capire cosa gli era successo. A quanto pareva l'operazione era già finita e non ricordava niente, nonostante non si fosse addormentato. Si ricordava di Melissa che gli sorrideva con lo stesso sorriso che gli stava rivolgendo ora. Spostò appena la testa verso il peso che sentiva sul letto e suo padre lo travolse con un abbraccio.
"Ti sei svegliato! Dormivi da almeno un'ora. L'operazione è andata bene e tra due giorni potrai tornare a casa. Melissa ti ha anche portato un altro cuscino per farti stare comodo. Vuoi qualcosa? Hai dolori?"
"Sto bene pà, mi stai schiacciando"
"Scusa, scusa. Vado a prendere un bicchiere d'acqua. Melissa, dove vado?"
"Vieni, ti accompagno. Stiles, qualsiasi cosa, suona quel campanello. Puoi addormentarti di nuovo, sei ancora stordito"
E Stiles richiuse immediatamente gli occhi.
Ecco, ora la testa sembrava essere tornata normale e anche la luce sembrava essere diminuita. Quando riaprì per la seconda volta gli occhi, Stiles ritrovò i sorrisi di Scott e di Lydia. La ragazza gli posò un bacio sulla fronte dicendogli che ha dei capelli orribili mentre Scott gli strinse una caviglia dall'altro lato del letto, come a far sentire la sua presenza. Dopo mezz'ora l'orario delle visite terminò e Stiles pensò che Malia non era passata a trovarlo, ma se n'era accorto solo quando fuori era ormai buio.
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Non riusciva a dormire. Cercava di trovare una posizione comoda, ma sentiva sempre i punti tendersi e fare male. Sapeva che sarebbe stato inutile chiamare un infermiere, quindi si rimise a pancia in su e passò almeno un'ora ad osservare il soffitto pensando a quanto sia stato fortunato ad avere una camera singola: già gli era difficile dormire fuori casa, se fosse stato estranei sarebbe stato ancora peggio.
Un'ora più tardi Stiles era ancora sveglio e sobbalzò quando sentì la porta aprirsi. Vide una figura nera, contro la luce bianca del corridoio, entrare in camera e richiudersi la porta alle spalle. Stiles all'inizio pensò ad un medico passato per controllarlo ma, quando si accorse che l'uomo, perché aveva la stazza di un uomo, non accendeva la luce, prese ad agitarsi nel letto cercando di premere il pulsante per le emergenze. La voce dell'intruso lo bloccò.
"Tutte le stanze sono piene e ho sonno. Mi siedo qui, fa come se non ci fossi. Sono un medico"
"Non voglio estranei in camera mia, fatti vedere"
L'uomo si sedette sulla poltroncina alla destra del letto e poggiò i piedi su di esso, rispondendo con la sua voce profonda.
"Sono il tuo anestesista Genim Stilinski, gruppo sanguigno A negativo, allergico a due acari, operazione alle tonsille a cinque anni, frattura al braccio sinistro a sette, abbastanza ansioso"
"Ma io non conosco lei!"
"Non ti ho ucciso mentre eri sotto ai ferri stamattina. Dormi"
"Non ci riesco"
"Non ti racconto una favola, sforzati"
Stiles, offeso, girò la testa dal lato opposto e chiuse gli occhi. Riprovò a dormire cantando nella propria testa e lentamente sentì i muscoli rilassarsi e le palpebre farsi pesanti.
Stiles all'improvviso sentì i piedi che lo sconosciuto aveva appoggiato sul letto muoversi e vide la sua figura scura avvicinarsi. Lo vide calarsi sul letto, fino ad arrivare al suo orecchio per parlargli. "Non hai sonno?"
Stiles, che credeva di essersi addormentato, annuì lentamente con la testa. Quel movimento gli permise di sfiorare la guancia coperta di barba dell'altro sentendola grattare contro la propria pelle liscia. La voce dell'uomo si fece più bassa e continuò a parlare.
"Vuoi che ti aiuti? Potrei farti rilassare"
Subito dopo Stiles sentì una leccata partire dal collo e arrivare fino al lobo, accompagnato da un leggero morso. Cercò di trattenersi, ma un gemito lasciò le sue labbra e con l'ultima goccia di lucidità gli chiese di accendere la piccola luce posta sopra al letto.
"Voglio vederti in faccia però"
Lo sconosciuto si mise diritto e allungò un braccio verso l'interruttore. Appena la fioca luce gli illuminò il volto, Stiles inspirò l'aria sorpreso e sentì qualcosa tendersi nel pigiama. Di questo passo non si sarebbe più rilassato!
"Der...Derek?"
L'altro gli rivolse un sorriso furbo e gli fece una domanda.
"Hai cambiato idea?"
Stiles rispose ancora prima di pensarci.
"No"
"Bene"
Derek spostò il lenzuolo leggero dal suo corpo e si sedette sul letto. Stiles provò ad alzare una mano per toccarlo, ma l'altro gliele bloccò ai lati della testa e calò di nuovo il viso verso il suo.
"Mi prenderò io cura di te. Ti ho già detto una volta che avrei voluto farti tante cose perciò lascia fare a me, ok?"
"Va...va bene"
E da quel momento Stiles sentì solo una lingua percorre tutto il corpo: dai lobi, passando ai capezzoli, fino all'ombelico. Sentì se stesso ansimare e pregare di avere di più, ma Derek gli teneva ancora le mani ferme e non riesciva nemmeno ad assecondare il proprio desiderio di toccare quel corpo perfetto che aveva davanti.
Stiles inarcò i fianchi, facendo scontrare la sua erezione ancora chiusa nei pantaloni contro la gola dell'altro che gli stava mordendo lentamente lo stomaco. Era così eccitato che non sentì neppure i punti tirare. In realtà non aveva nemmeno l'ago per la flebo nel braccio e quella stanza è troppo bl-
"Stiles? Stiles, stai bene?"
Bene. Era solo un sogno ed era ancora così vivido che sentì Derek chiamarlo. Benissimo. Avrebbero dovuto controllargli anche il cervell-
"Stiles, respira piano e riapri gli occhi. Ti fa male qualcosa?"
Beh, in realtà un dolore c'era. Quel sogno sembrava così vero e la sua erezione è completamente d'accordo. Solo che ora i punti li sentiva e quella condizione gli stava provocando davvero tanto dolore. Provò ad aprire gli occhi, ma li richiuse subito perché il suo cervello la doveva davvero smettere di giocargli quegli scherzi.
La luce sul letto era accesa e illuminava il viso di quell'uomo che aveva la faccia di Derek. Stiles scosse forte la testa e gli chiese di andare via.
"Non so chi lei sia, ma credo di essere ancora sotto effetto di stupefacenti. La prego di lasciarmi dormire, sto benissimo"
Ma il tipo sembrava non demordere.
"No. Non stai bene e posso assicurarti che sei completamente lucido, te l'ho fatta io l'anestesia"
Quello si che sconvolse Stiles. Aprì gli occhi di scatto e quello che si trovò davanti era davvero Derek. Derek il cugino di Malia. Derek con un camice bianco aperto su una divisa da medico verde, con lo scollo a V della casacca che lasciava intravedere un ciuffo di peli scuri.
"Sicuro?"
"Sono uno dei migliori anestesisti della contea. Lo spero"
"C'eri anche stamatt...ina?"
"Si. Ora mi dici cosa ti fa male?"
"I...i punti"
"Ti sarai mosso mentre dormivi. Fammi dare un'occhia-"
"NO!"
No. Ora che sapeva di essere lucido, Stiles saperva anche di non avere un pigiama addosso ma solo un camice da ospedale e sapeva che i famosi punti di sutura erano molto vicini a qualcosa che non avrebbe voluto mostrargli.
"Perché? Sono medico e uomo"
"Mi sta pass...passando. Se vai via starò bene"
"Ti fa male a causa mia?"
"NO! Sto solo straparlando, vai a dormire, eri st...stanco"
"È mio dovere aiutare i pazienti. Chiamo l'infermiera Clara?"
"Quella di due metri per due?"
"Esatto"
"Ti...ti prego, va via"
Oh. Un déjà-vu. Derek gli bloccò la mano sinistra a lato della testa, tenendogli il braccio destro in basso per non ferirlo con l'ago, e Stiles si sentì spacciato. Derek, con la mano libera, gli spostò il lenzuolo attorcigliato intorno alle gambe e si bloccò a fissarlo.
"Ehi! Vuoi che ti faccia pagare il biglietto per lo spettacolo o mi ricopri?"
Derek, sentitosi richiamare, alzò di nuovo lo sguardo e lo piantò nei suoi occhi. Stiles si sentì più nudo di quanto non lo fosse già e arrossì di botto quando l'uomo parlò.
"Stavi sognando me. Hai fatto il mio nome"
Non era una domanda, Stiles se n'era reso conto, ma non potè fare altro che negarlo. Negarlo fino alla morte.
"Ti chiami solo tu Derek? E poi ci sono tanti nomi che somigliano a Derek. Petek, Retek, Ferek, Gerek, Arek, Bere-"
"Hai finito?"
Di rendersi ridicolo? Forse non riuscirà mai a smettere. Ma poteva sempre attuare la tattica del mutismo visto che quella dello stordisci con le parole non stava funzionando.
"Cosa stavi sognando?"
Silenzio.
"Se non l'avessi capito quella sera che eri attratto da me, l'avrei capito in sala operatoria oggi. Eri piuttoso loquace, sai?"
EH?! Ah, si. Silenzio.
"Stai diventando viola e, a quanto pare, ti stai eccitando sempre di più. Posso aiutarti"
Derek pronunciò quella frase come aveva fatto nel sogno, avvicinandosi al suo volto e sospirandogliela addosso.
"So che la pelle tira e che ti sta facendo un male cane. Sei lucido e consenziente e nessuno entrerà a disturbarci. Devi solo dirmi si"
Ed ecco pure la leccata sul collo, solo che questa volta la sensazione era dieci volte meglio e Stiles gemette per il piacere, ma soprattutto per il dolore.
"Ba...basta"
"Ti farò venire in meno di cinque minuti e starai bene"
Stiles era tentato, molto più del consentito, ma dubitava altamente che farsi toccare da Derek potesse alleviargli il dolore. Già solo la stoffa che gli sfregava contro e gli muoveva un po' la pelle lo stava facendo soffrire troppo.
"Cr...credo che mi farò male lo stesso, altrim...altrimenti potrei fare da...da solo"
Derek gli liberò la mano e, con entrambe le sue, gli alzò il viso fino a incontrare il suo sguardo. Stiles si sentì quasi incatenato a quel verde impossibile.
"Ammetto che ti voglio, ti voglio da quando hai messo piede nel salotto di mia cugina, ma voglio davvero solo aiutarti. Adesso stai soffrendo un sacco e io non voglio farti provare altro dolore. Certo potrei darti un calmante, ma quando passerà l'effetto ce l'avrai di nuovo duro"
"Se...se ti vedo mi...mi viene duro lo...lo stesso"
Derek addolcì improvvisamente lo sguardo. Stiles si sentiva leggermente sconvolto, ma quando lo vide abbassarsi ancora e per poggiare le sue labbra sulla fronte in modo leggero, si rassicurò.
"Ti fidi di me?"
E anche se lo conosceva praticamente da poco più di due ore e aveva scoperto il suo cognome solo cinque minuti prima, Stiles annuì. Addirittura gli concedette un sorriso. Derek gli sfiorò le guance, si rialzò rialzandosi e si avvicinò alla porta.
"Torno subito"
Ritornò dopo un minuto o poco più con qualcosa stretto in una mano. Si siedette sul letto, arrotolò il lenzuolo alla fine del letto e aiutò Stiles a piegare lentamente le gambe.
Stiles sapeva che il camice era praticamente tutto avvolto sul suo addome lasciandolo nudo dalla vita in giù, ma Derek continuava a tenere lo sguardo legato al suo e non riusciva a provare vergogna, nemmeno un po'.
"Non posso toccarti. Come hai detto tu ti tirerei troppo la pelle e staresti peggio. Ho portato questo"
Derek prense quello che aveva appoggiato sul letto, sedendosi meglio tra le sue gambe.
"È lubrificante sterile. L'hai mai fatto?"
Stiles avrebbe voluto dire di si e dimostrarsi sicuro, ma tutto ciò che riuscì a fare fu arrossire e distogliere lo sguardo.
"Nemmeno da solo?"
Stiles lentamente annuì, tenendo sempre la testa girata di lato.
"Non devi vergognarti, ok? Anche a me capita, è la natura. Posso?"
Stiles riuscì a dire sono due parole.
"Fa piano"
Derek prese il tubetto di lubrificante e ne spremette un po' sull'indice e il medio della mano destra, riscaldandolo tra i polpastrelli. Guardò per un attimo tra le gambe di Stiles, per poi rialzare lo sguardo e rivolgergli un sorriso, un puro e semplice sorriso, mentre portava la mano sinistra sul suo ginocchio sfiorandoglielo leggermente per rassicurarlo.
Stiles, distratto ancora una volta dagli occhi di Derek, sobbalzò leggermente quando sentì le sue dita massaggiare la sua apertura. Non avrebbe mai creduto che le mani di Derek potessero essere così delicate ma, mentre massaggiava quella porzione di pelle girandoci intorno e sfiorandola, l'unico pensiero che attraversò la mente di Stiles fu che ne voleva già di più, quindi mosse leggermente i fianchi per andare incontro ai movimenti, ma una leggera fitta lo fece bloccare.
"Non muoverti! Parla, dimmi cosa vuoi"
E Stiles abbandonò completamente la testa contro il cuscino, chiuse gli occhi e parlò.
"Di...di più. Voglio che...voglio che tu faccia presto, Derek"
"Ok"
Insieme a quell'ultima parola Derek gli fece scivolare dentro il primo dito, cominciando subito a muoverlo dentro e fuori e a ruotarlo leggermente. Per un attimo Stiles perse il respiro: Derek era riuscito a centrargli la prostata in pochi secondi facendogli capire cosa intendeva con le parole " Ti farò venire in cinque minuti". Sentì immediatamente la tensione svanire un po'. Il cervello era sceso direttamente tra le gambe e adesso ne voleva di più, ne aveva bisogno.
"Der...Derek"
"Va tutto bene"
E forse a causa del tono quasi dolce con cui aveva parlato, o forse perchè Derek aveva spostato la mano dal ginocchio alla sua pancia piatta accarezzandolo lentamente, ma Stiles avrebbe voluto piangere. Si sentì felice e triste allo stesso tempo, non gli era mai successo.
"Un...un altro, Derek"
E anche questa volta l'uomo, sempre seduto tra le sue gambe, lo accontentò inserendo un altro dito e, dopo poco, anche il terzo. Stiles avrebbe voluto muovere i fianchi, avrebbe voluto contorcersi dal piacere che stava provando, ma la mano di Derek sul suo addome aveva smesso di muoversi e premeva leggermente per tenerlo fermo sul letto.
Sembrava passato un secolo, ma forse non era trascorso nemmeno mezzo minuto, quando Derek parlò di nuovo con voce roca e un po' affaticata.
"Sei bellissimo. Dovresti guardarti con i miei occhi e vedere quanto sei bello ora"
Lo disse cominciando a muovere le dita ancora più veloce: le aprì e le ruotò facendo urlare Stiles che perse completamente il controllo, gemendo come non aveva mai fatto prima. Ma quando Derek gli ordinò semplicemente "Guardami", si fermò con il petto che si muoveva velocemente per incamerare aria, e alzò un po' la testa dal cuscino.
E lo vide. Derek era leggermente sudato, con mezzo viso illuminato dalla fioca luce. Stiles riusciva a vedere perfettamente i suoi occhi lucidi, la pupilla dilatata. Lo vide sporgersi leggermente in avanti e sentì un bacio posarsi su un ginocchio mentre le tre dita spingevano sempre più forte.
"Sto.. Sto per...Spostati, Derek"
Ma lui non obbedì, anzi, si fece più vicino al suo pube e grattò ancora contro la prostata. Stiles venne nello stesso momento in cui vide la sua testa abbassarsi tra le sue gambe. Era stato l'orgasmo migliore della sua vita e non si era nemmeno toccato. Si sentiva spossato ma rilassato, sentiva come se tutti i suoi muscoli fossero liquefatti. Si accorse però di non sentirsi sporco, nessuna sensazione di bagnato: fu allora che se ne rese conto. Derek aveva abbassato la testa per poggiare solo le labbra sulla punta del suo pene e permettergli di venire nella sua bocca. Infatti Stiles sentì una leggera leccata prima di poter rivedere Derek alzare la testa e passarsi una mano sulle labbra. Lo sentì riabbassargli il camice e rialzarsi dal letto, prima di coprirlo con il lenzuolo.
Ora era in piedi, alla destra del letto e Stiles notò quanto la sua divisa da dottore fosse tesa sul davanti dei pantaloni. Fece per alzare una mano ma venne intercettata da quelle grandi di Derek che la strinsero.
"Va bene così, ora riposa"
"Ma..."
Stiles però si interruppe quando Dererk si abbassò per potersi portare la sua mano alle labbra e lasciandovi sopra un leggero bacio che gli fece perdere qualche battito.
"Ho detto che va bene, non devi ricambiare"
"Non...non mi dispiace"
Derek sorrise e gli posò la mano sul letto, poi gli scompigliò un po' i capelli e parlò, avvicinandosi ancora.
"Puoi fare una cosa per me, vuoi?"
E Stiles sperò di aver capito, perché se così non fosse avrebbe fatto l'ennesima figura di merda. Afferrò lo scollo della casacca di quell'uomo perfetto, allungò un pochino il collo e premette le labbra sulle sue. Pensò che forse aveva davvero frainteso, ma poi percepì il sorriso di Derek sulla propria bocca e si sentì prendere il labbro inferiore tra i denti, per poi avvertire la sua lingua passare sopra al morso e chiedergli l'accesso alla sua bocca. Permesso che non gli fu negato.
Purtroppo, però, Derek si staccò troppo velocemente, continuando sempre a sorridere.
"Ehi, non ho fatto tutta questa fatica per niente! Torna a letto o mi tocca ricominciare da capo"
E si avviò verso la porta. Ma Stiles reagì d'istinto e lo richiamò.
"Dimmi"
"Nel...nel sogno tu...tu non mi hai baciato"
"La realtà è sempre meglio dei sogni, Stiles"
.
Stiles fu dimesso pochi giorni dopo, senza aver più visto Derek da quella notte. Non che ci avesse sperato. Era stato pseudo sesso e il bacio era stato solo una piccola ricompensa che quel bastardo aveva voluto prendersi. Tutti i suoi amici erano passati a trovarlo, tranne Malia, la sua ormai ex fidanzata. Proprio il giorno prima Scott gli aveva detto di averla vista insieme ad un loro vecchio compagno di scuola, Theo, in atteggiamenti poco fraintendibili. Dopo averle mandato un SMS di addio, Stiles aveva bloccato tutte le sue chiamate in entrata e aveva spiegato la situazione ai signori Tate quando questi erano passati a fargli visita.
Ora stava per uscire dall'ingresso dell'edificio, affiancato da suo padre che gli stava reggendo il borsone, quando una voce lo fermò.
"Stiles!"
Stiles si immobilizzò stranito: aveva appena salutato Melissa, ma le andò comunque incontro per capire cosa fosse successo. La donna lo abbracciò, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
"Appena metti piede fuori, guarda a destra. Mi è stato detto di dirti ciò"
Gli stampai un bacio sulla guancia e ritornai in reparto.
Stiles raggiunse di nuovo lo sceriffo e uscirono insieme da quel posto tanto odiato. Si sentiva nervoso ma anche curioso: non riusciva a dare un senso alle parole della mamma di Scott. Però decise di seguire ugualmente le istruzioni ricevuto e girò lo sguardo verso destra. Fu così che lo vide: bellissimo, perfetto.
Se ne stava lì, appoggiato ad una Camaro nera. Stiles fece scorrere il suo sguardo su di lui, partendo dai piedi, ma pentendosene subito dopo. Vedere quelle gambe fasciate da jeans aderenti, quella maglietta verde con i primi bottoncini aperti, il giubbino nero di pelle, ma soprattutto quel sorriso da bastardo, gli fece alzare la pressione di molto oltre i limiti consentiti. E non solo quella. Disse qualche parola sconclusionata a suo padre che cercava di trattenerlo, ma non riusciva a farsi capire. Fortuna che intervenne Melissa a spiegare a John la situazione, permettendo così a Stiles di raggiungerlo.
"Dottor Hale. Qual buon vento"
Derek allargò ancora di più il sorriso da bastardo e si tolse gli occhiali da sole.
"Salve, Stilinski, come sta?"
"Mh. Abbastanza bene, ancora in convalescenza"
Derek sembrò diventare pensieroso, ma Stiles capì subito che lo stava solo prendendo in giro.
"Mh. Pensavo di portarla a pranzo fuori, ma se sta poco bene possiamo rimandare"
Stiles gonfiò le guance ma, ricordandosi che così sembrava una specie di criceto, si ricompose, schiaffeggiando leggermente un bicipite di quel bestione che si ritrovava davanti.
"Devo rimettermi in forma, quindi devo mangiare e, in quanto medico deve prendersi cura dei malati, no?"
Derek si spostò per aprire la portiera e Stiles pensò di aver visto quel round. Ma poi parlò. Quell'uomo doveva seriamente smetterla di avvicinarsi così tanto quando si rivolgeva ad altre persone.
"Mi sembrava di averle già dimostrato quanto io ci tenga al suo benessere psicofisico"
Stiles entrò in auto sbuffando e arrossendo come l'adulto che era. Derek, pochi secondi dopo, gli si era seduto in fianco e mise in moto. Gli prese una mano e la poggiò sul cambio, sotto la sua, non prima di averne baciato delicatamente il dorso, sorridendo.
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