#13
"Scott, ti ho detto di no."
Stiles lo ripete per l'ennesima volta. Sarà la terza telefonata che Scott gli ha fatto quella settimana. Ed è ancora martedì. Vuole a tutti i costi raggiungere Stiles a New York per Natale, ma Stiles non vuole. Proprio no.
"Amico. Non ci vediamo dalle vacanze di primavera, quindi ben nove mesi. Vacanze che, tra l'altro, abbiamo trascorso insieme solo per tre giorni, perché avevi la tua cotta del momento che ti aspettava nella grande mela. E ora mi vieti di venire lì per Natale solo perché devi lavorare?"
"Esatto, Scott" risponde per l'annesima volta. "Lavoro il ventiquattro, lavoro a Natale e anche il giorno dopo. Potremmo stare insieme solo il ventidue, quando arrivi la sera, e il ventisette, quando parti la mattina. Non mi sembra una scelta saggia."
Stiles sente Scott sbuffare, sembra quasi essersi arreso.
"Hai un nuovo fidanzato?" chiede.
"No, lo sai che sono single da sei mesi."
"E va bene" dice Scott, sconfitto. Stiles esulta. "Ma sappi che vengo appena avrai un giorno di ferie, anche uno solo."
"Va bene, Scottino, va bene."
"Ora torno da mamma, che mi ha chiesto di aggiustare non so cosa. Quando sono qui, divento sempre un tuttofare."
Stiles sghignazza. "Dai un bacio a Melissa da parte mia!"
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Due settimane dopo, Stiles è steso sul divano, un pacchetto di patatine tra le mani e una cocacola in bilico sul bracciolo, quando suona il campanello.
Non sta aspettando nessuno, quindi decide in maniera molto matura di far finta di non essere in casa, ma quello suona ancora. E ancora e ancora.
Stiles si alza, sbadigliando, ma con calma ed è quasi alla porta, quando sente dei colpi contro il legno.
"So che sei lì dentro! Alzati dal divano!"
La voce serena e allegra di Scott raggiunge le sue orecchie e lo paralizza sul posto. Non riesce nemmeno a pensare, non sa cosa fare. Fissa la porta di ingresso, mentre Scott continua a colpire.
"Fratello, comincio a pensare che tu non voglia vedermi o che sei in fin di vita. Sento il tuo cuore da qui!"
Stiles prende un respiro profondo, afferra una felpa dall'armadio all'ingresso e, con le mani tremanti, apre.
"Finalmente! Cominciavo a preoccuparmi! Ciao, fratello!"
Scott entra, allargando sorriso e braccia, per abbracciare Stiles che, di istinto fa un salto indietro.
"Vieni, e-entra!" dice, cercando di camuffare l'essere praticamente scappato da un abbraccio, ma a quanto pare Scott non è poi così tonto.
"Ehi, perché non mi abbracci? Di solito mi salti addirittura in braccio. Stai bene?"
Stiles sente le mani sudare e le guance andare a fuoco ed indietreggia ancora, andando verso il divano.
"Dai, siediti, sarai stanco! Ho un po' di raffreddore e non vorrai mica ammalarti, Scottino" dice, sedendosi.
Scott lo raggiunge e gli si siede di fianco. "Stiles, sei impazzito? Sono un lupo, ricordi? Non posso mica ammalarmi. Sei drogato?"
Stiles quasi sta per iperventilare, quando il cuore quasi gli si ferma, al rumore delle chiavi infilate nella serratura di ingresso. La sente scattare e sente la porta aprirsi.
"Chi ha le chiavi di casa tua?" chiede Scott, nello stesso momento in cui una voce arriva dall'ingresso "Ragazzino, ho i cetrioli, ma li mangerai col gelato lontano da me. Le tue voglie fanno sempre più schi-"
Derek si blocca alle spalle del divano. Un sacchetto della spesa in una mano e le chiavi nell'altra. Scott è già in piedi, gli occhi rossi e Stile lo sente ringhiare.
"Cosa significa questo?" chiede, girandosi verso Stiles, ancora seduto. Il ragazzo, si porta di istinto le mani al ventre, mentre Derek, alle spalle di Scott, mette giù sacchetto e chiavi e gli si avvicina.
"Scott, posso spiegar-"
"Spiegarmi cosa? Che non volevi vedermi perché stai con lui? Lui che ci ha lasciati nell'inferno sette anni fa?!"
Stiles cerca di alzarsi, ma mette male un piede e finisce di nuovo seduto sul divano. Derek si abbassa subito, prendendogli una mano, lo sguardo preoccupato.
"Ehi, ehi, stai bene?"
Stiles gli sorride di istinto, carezzandogli una guancia. "Sono solo inciampato, tranquillo" e si appoggia al suo braccio per alzarsi. Rivolge lo sguardo a Scott, che ha gli occhi sbarrati.
"Stai male?" chiede. "Perché ti deve aiutare lui ad alzarti? Stiles, ci stai nascondendo che stai male? Tuo padre lo sa?" domanda a raffica.
"Scottino, sto bene" risponde, lasciando andare il braccio di Derek, per poi abbassare lentamente la cerniera della felpa extra large che si era infilato sopra una normale t-shirt. Se la sfila lentamente, mentre Derek lo aiuta, poi guarda di nuovo Scott. Le mani appoggiare sul ventre rotondo.
"Cosa...Che cosa è?" chiede Scott, facendo un passo indietro.
"Non si vede ancora tantissimo, sono solo di sei mesi."
Scott fa ancora un altro passo indietro. "Non può... tu sei maschio e umano e... è impossibile."
"Scott" si intromette Derek. "Se ci dai la possibilità, possiamo spiegarti tut-"
Scott nemmeno gli dà modo di terminare la frase.
"IO NON VOGLIO SENTIRE NULLA DA TE! HAI FATTO...QUELLO...A MIO FRATELLO" dice, indicando la pancia di Stiles che di istinto stringe un po' le braccia. "E GLIELO HAI FATTO DOPO AVERLO LASCIATO SOLO PER SETTE ANNI! DOPO AVER LASCIATO TUTTI NOI CON PERICOLI MORTALI! CHE DIRITTO HAI DI ESSERE QUI?"
Derek non risponde, ma ci prova Stiles, avvicinandosi a Scott.
"Scott, ti prego, lasciaci parl-"
"Non voglio saperne nulla" risponde gelido. "Mi hai escluso dalla tua vita, per farci entrare un traditore. Statemi bene."
Si gira di spalle e se ne va, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.
Stiles lascia scorrere le lacrime appena sente le braccia di Derek stringerlo forte.
"PE-perché non mi ha fatto parlare?" chiede tra le lacrime.
"Perché è troppo arrabbiato, ma sono sicuro che lo farà. Ti lascerà parlare."
Stiles si lascia cullare da quelle braccia che sanno così tanto di casa e di protezione. Derek lo guida fino al divano, facendolo stendere e stendendosi al suo fianco, continuando ad accarezzargli la schiena.
Stiles smette di singhiozzare, poi alza lo sguardo negli occhi verdi del suo compagno.
"Non sei un traditore. Non ci hai abbandonati, non volevi farlo. Non lasciare che le parole di Scott ti facciano male, mh?"
Derek gli bacia leggero la fronte, lasciando le labbra contro la sua pelle. "Eravate in pericolo."
"E tu eri morto, ti eri trasformato in lupo e tutto il resto. Hai ucciso Kate, le hai impedito di tornare da noi. Ci hai comunque protetti, Der."
Derek non risponde, ma lo stringe ancora un po'.
"Der?" chiede Stiles dopo un po'.
"Dimmi."
"Insieme ai cetrioli non voglio più il gelato. Abbiamo del cioccolato?" chiede.
"Che schifo Stilinski, che schifo!"
"Ehi!" protesta Stiles dandogli un pizzicotto sul petto. "Non è colpa mia!"
"Lo so, lo so, ma fa schifo lo stesso."
Stiles sghignazza. "Prenditela con i tuoi cuccioli, non con me!"
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Il giorno seguente, quando squilla il telefono, Stiles sa già di chi si tratta, ancor prima di leggere il nome sullo schermo. Derek si sporge per leggere, dopo aver visto la smorfia di Stiles, poi gli fa un occhiolino, gli bacia i capelli e lo lascia da solo in camera.
"Non mi uccidere" esordisce Stiles, rispondendo alla chiamata.
"Uccidere? Assolutamente no. Devi prima raccontarmi cosa cazzo hai combinato!"
Stiles alza gli occhi al cielo. Si aspettava la chiamata di Lydia, ovviamente.
"Lyds, mi dispiace. Davvero. Volevo dirvelo, ma avevo paura. Soprattutto di Scott."
Sente Lydia sospirare. "Lo so e lo capisco, ma, Stiles, io non sono Scott. Ci sentiamo ogni giorno e non mi hai mai detto nemmeno di aver rivisto Derek e ora scopro che aspettate un figlio?"
Stiles stringe gli occhi, mentre risponde. "Due figli."
"PORCA PUTTANA!" urla la donna. "Okay, okay. Partiamo dal principio. Raccontami tutto, okay?"
Stiles annuisce, anche se l'amica non può vederlo, poi comincia a raccontare.
Ha incontrato Derek un anno prima, circa, a Central Park. Stiles stava semplicemente passeggiando con Katie, una sua collega, quando se l'era ritrovato davanti. Lui era solo, in tuta, e stava correndo. Ricorda di come si fossero bloccati entrambi e di come Katie gli avesse sventolato una mano davanti, per risvegliarlo.
"E vi siete saltati addosso? Ricordo della tensione sessuale che c'era tra voi anche senza l'olfatto da lupo."
"Lyds, no!" protesta Stiles. "Lui ha incrociato le braccia sul petto, ha alzato un sopracciglio guardandomi e io ho detto a Katie che era un mio vecchio amico e che volevo salutarlo. Così lei è andata via."
"Beh, gli è bastato un sopracciglio per abbattere sei anni di silenzi. Complimenti a Derek."
Stiles sbuffa, ma continua a raccontare. Le racconta di come si siano salutati, di Derek che gli aveva raccontato della sua vita. Di Derek che sorrideva.
"Aveva un'associazione per accoglienza di giovane ragazze madri. Cioè ce l'ha ancora. E una libreria in centro."
"Oh, wow!" è il commento di Lydia. "E come siete finiti insieme?"
"Non te lo so spiegare, credo sia stato tutto naturale" risponde pensieroso. "Abbiamo cominciato a prendere qualche caffè, ad incontrarci al parco. Qualche volta me lo sono ritrovato fuori l'ufficio o sono andato io alla sua associazione per dare una mano."
"Non ti ha corteggiato?"
Stiles arrossisce, nonostante la distanza. "Mh, certo che lo ha fatto..."
"E come?" chiede lei.
Un calore gli sale dal petto, quando racconta. Una mattina Stiles era di corsa, estremamente di corsa, perché aveva tanto lavoro da fare, nonostante fosse sabato, ma doveva anche portare i vestiti in lavanderia a causa della lavatrice rotta. Non aveva avuto modo nemmeno di guardare il cellulare quella mattina ed era uscito in tuta e scarpe da ginnastica. Si era seduto per aspettare il bucato, poi, e aveva preso il telefono.
C'era un messaggio di Derek, delle nove del mattino, che ancora conserva tra le note del telefono: Dopo due mesi di caffè veloci, che ne dici di una calma cena, stasera? E poi un altro qualche minuto dopo: Sì, Stilinski, è un appuntamento.
Stiles racconta a Lydia anche del batticuore che aveva avuto tutto il tempo e del panico quando si era reso conto di non avere abbastanza credito sul cellulare per poter rispondere al messaggio. Era andato così in tilt, che aveva annullato il lavaggio dei suoi vestiti sporchi, aveva impostato quello rapido a freddo e aveva aspettato dieci minuti e altri dieci per l'asciugatura.
"E ti si sono ristretti tutti i vestiti" conclude l'amica al telefono.
"Dio, Lyds, ed erano tutti quelli che avevo perché non li lavavo da due settimane!"
"Pessimo! E come hai fatto? Gli hai risposto? Sei andato a cena in pigiama?"
Stiles ride sonoramente. "No, o quasi! Sono uscito di corsa dalla lavanderia, che è sotto casa mia, e volevo passare a casa a posare il sacco, per poi correre da Derek, solo che... lui era sotto il mio portone."
"Oh e cosa ci faceva lì?"
Derek era lì perchè, parole sue "mi ero preoccupato, dato che di solito rispondi subito ai messaggi". Stiles sorride ancora, come quel giorno, quando ricorda di aver poi visto tra le mani di Derek un girasole, di quelli grandi e alti. "E poi mi sono anche reso conto che invitarti ad un appuntamento per messaggio era un po' freddo. Quindi tieni" aveva aggiunto. Stiles aveva preso il girasole, aveva sorriso e
"E gli ho detto che non avevo mutande pulite per quella sera, Lydia."
La risata di Lydia arriva alta e squillante e Stiles si unisce a lei. "Quindi abbiamo cenato a casa mia, e mentre lui cucinava, io ordinavo mutande su Amazon."
"Vi siete baciati?"
"Mh mh. Io stavo lavando i piatti, mentre lui era appoggiato al lavello. Stavamo chiacchierando di nemmeno ricordo cosa, stavo sproloquiando su qualcosa e lui si è avvicinato e mi ha baciato. Mentre scrostavo una pentola."
Lydia emette un sospiro sognante. "E dal bacio, come siete arrivati ad essere compagni, Stiles?"
"Tu..."
"Beh, aspetti dei figli, sei maschio e lui è un Alpha. Sei per forza il compagno del suo lupo. Anch'io ho letto tutti quei libroni di Peter, sai?"
Stiles si siede sul letto, mentre racconta.
Stare con Derek era meraviglioso, ma Stiles lo aveva sempre saputo. Protettivo, gentile, generoso, passionale e di una dolcezza disarmante. Tutto quello che Derek aveva sempre cercato di nascondere al mondo, con Stiles veniva fuori in ogni momento. Mentre erano a letto insieme o quando lo spostava nel lato interno del marciapiede quando camminavano per le strade affollate. Derek dimostrava affetto, amore, in ogni gesto e Stiles era felice come non lo era mai stato.
Avevano capito tutto nove mesi prima, proprio durante l'ultima vacanza a Beacon Hills di Stiles, l'ultima volta che aveva visto Scott. Stiles era partito sereno, con l'intento di rimanere lì almeno dieci giorni, ma qualcosa non era andato secondo i piani.
Era un pomeriggio, quando Derek lo aveva chiamato. Respiro affannoso, tono disperato. Stiles era andato in panico. Appena sentita la sua voce aveva cominciato a tremare, a desiderare di essere lì. Aveva preparato la valigia mentre era ancora al telefono e non aveva staccato neppure mentre spiegava a suo padre e a Scott che il suo fidanzato aveva avuto un imprevisto, non era andato dalla sua famiglia e che quindi era a New York. E che lui voleva raggiungerlo.
Si erano arrabbiati entrambi, entrambi erano rimasti delusi, ma Stiles non era riuscito a pensare ad altro che Derek in quelle condizioni.
"Ecco perché sei scappato. Cos'era successo?" chiede Lydia.
"C'era la luna piena, la prima della primavera, quella più influente di tutte per i mannari."
"Sì, so bene che effetto ha anche su Jakie. Quindi sei volato a New York lasciando tutti lì."
"Mh. Appena sono arrivato, sono andato direttamente a casa sua. Era...distrutto, Lydia. Tremava, era quasi totalmente trasformato e cercava di trattenersi. Ma appena mi ha visto..."
"Sì è calmato."
"Sì. Ed è scoppiato a piangere."
Vedere Derek in lacrime lo aveva distrutto. Stiles non capiva cosa stesse succedendo, pensava stesse male, che doveva chiamare qualcuno, ma Derek se l'era solo tirato addosso, sul pavimento, e lo aveva stretto forte. Stiles lo aveva cullato, fino al mattino, fino a quando si era calmato e si erano addormentati lì.
"E poi?"
"E poi quando ci siamo svegliati, ci siamo solo guardati e lo sapevamo entrambi. Lui non ne era sicuro, ma la distanza glielo aveva confermato, insieme alla luna. Io...io ero solo felice. E lo sono ancora."
Dopo qualche secondo di silenzio, Lydia gli fa un'altra domanda. "Di quanti mesi sei?"
"Sei mesi e qualche giorno. Crescono bene, non abbiamo voluto sapere il sesso."
"Lo avete voluto o è successo per caso? Se lo so io, lo sapevi anche tu che poteva succedere."
Stiles alza gli occhi al cielo, sapeva che parlare con Lydia avrebbe significato non poter nascondere nulla.
"Lo abbiamo voluto, tanto" ammette. "Ho ventotto anni, un buon lavoro, anche se ora sono ovviamente chiuso in casa. Derek ne ha trentaquattro, siamo economicamente stabili, viviamo insieme da quella luna piena e ci amiamo tantissimo."
"Non devi giustificarti, tesoro, è una cosa bella" dice lei, dolce.
A Stiles scende una lacrima. "Mi dispiace non averlo detto a te, a Scottie, a papà e agli altri, mi dispiace davvero. Solo che..."
"Avevi paura" conclude lei. "E va bene, ma noi siamo la tua famiglia. E, nonostante tutto, conosciamo Derek, sappiamo che non ha mai fatto del male a nessuno, che ha avuto una vita difficile. Ma cerca di capire Scott..."
"Capire io Scott? Lyds, ieri sera mi ha urlato addosso, aveva gli occhi rossi, ha inveito contro il mio compagno nonostante le mie condizioni."
"Lo conosci, sai che si starà logorando nei sensi di colpa. Dagli tempo, mh?"
"Sì, ci provo."
"Bravo cucciolo. Io ora vado a lavoro, ma mi mandi una foto del pancione? E una di te e Derek, grazie!"
Stiles sorride, poi la saluta e, dopo essersi sciacquato il viso, va in cucina, dove trova Derek intento a mettere in ordine.
Lo abbraccia stretto, beandosi del suo profumo.
"E' andata bene, ragazzino."
Stiles annuisce e Derek continua. "E comunque, prima che ti baciassi, stavi parlando di quanto secondo te puzzasse quel detersivo per piatti."
Stiles scoppia a ridere.
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"Dai, infilati questa, ti porto a fare una passeggiata."
Stiles si volta verso Derek che sta reggendo una felpa rossa che sembra un tendone da circo.
"Quella?"
"Sì, è larga, molto più larga del necessario, ma ti permette di passeggiare senza che qualcuno noti cose strane."
Stiles prende la felpa e se la rigira tra le mani. Sono passati tre giorni dalla chiamata di Lydia. Di Scott non c'è stata traccia, ma ha ricevuto un messaggio di Isaac: Lo sai che è un testone e che è solo preoccupato costantemente per te. Ci penso io. P.s. Congratulazioni per esserti accaparrato il mio ex Alpha, bel colpo! E soprattutto auguri per i cuccioli. PEr quanto possa contare, io approvo.
Stiles aveva fatto leggere il messaggio anche a Derek che aveva sorriso e aveva detto che, prima o poi, gli avrebbe fatto piacere rivedere il biondo. Stiles lo sperava davvero.
"Dici che non sembro una mongolfiera?"
Derek gli scompiglia i capelli. "Forse sì, dato che è quattro volte più grande di te, ma almeno puoi uscire di casa. Non voglio un compagno pazzo, hai bisogno di una passeggiata."
Stiles gli butta le braccia intorno al collo e gli schiocca un bacio sulle labbra. "Ti amo!" dice, per poi correre in camera a vestirsi.
"Non correre!" gli urla Derek dietro.
La passeggiata ci voleva davvero. Stiles si bea del sole, nonostante sia gennaio, ma non c'è nemmeno una nuvola passeggera. Stringe la mano di Derek e passeggiano in silenzio, guardandosi di tanto in tanto.
"Ehi, Der!" gli dice, tirandogli il braccio. "Ti ricordi quella panchina?"
Derek annuisce. "Dove ci siamo seduti a parlare la prima volta che ci siamo rivisti. Vuoi sederti? Sei stanco?"
Stiles sorride. "Lupone premuroso! Sto benon-"
"Stiles?"
Stiels si aggrappa al braccio di Derek che, in meno di due secondi, l'ha preso in braccio e steso sulla panchina. Stiles si porta le braccia al ventre, con una smorfia di dolore.
"Der-Derek, è...è come un crampo fortissimo!"
Derek gli porta una mano alla pancia, le vene subito nere, mentre gli prende il dolore e con l'altra mano fa partire una telefonata.
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Scott entra di corsa nello stabile, seguito da Isaac che cerca di tenere il suo passo, e si ferma nella sala d'attesa.
Derek, seduto in un angolo, ha il viso tra le mani e una ragazza gli sta accarezzando i capelli. Cora.
"TU!" urla, facendo alzare lo sguardo a Derek. "TUTTO QUESTO è COLPA TUA!" lo accusa, andandogli in contro.
"Scott-" cercano di fermarlo sia Cora che Isaac, mentre Derek si alza.
"COLPA MIA?!" chiede, gli occhi accesi di rosso come quelli di Scott.
"Certo! L'hai abbandonato sette anni fa, poi chissà per quale motivo ti sei presentato qui, mettendolo in pericolo in questa situazione, con i tuoi figli!"
Scott nemmeno si rende conto di Derek che lo afferra e lo sbatte contro una parete, il viso a pochi centimetri.
"Stammi bene a sentire. Stiles è la persona più importante della mia vita. Il mio compagno, il padre dei nostri figli, non miei! Se dovesse succedergli qualcosa, ne morirei, perché lo amo, perché la mia vita senza di lui sarebbe inutile. Tutto senza di lui non avrebbe più senso. Ho sbagliato a lasciarvi in pericolo, ma con lui sto cercando di rimediare ogni giorno, e non ho nessuna intenzioe di farmi dire da te che voglio metterlo in pericolo! Credi io non sia terrorizzato all'idea di perderlo? Credi non mi senta già abbastanza in colpa perché forse non dovevo essere egoista e desiderare figli da lui? Ma l'abbiamo voluto insieme e insieme abbiamo sbagliato a non dirlo. Solo che ora lui ora è lì dentro, sta male e io mi sento morire, Scott e non ti permetto di accusarmi!"
Scott si sente mancare il respiro, appena Derek gli lascia andare il colletto della giacca e le gambe cedono. Scivola lungo la parete, scosso dai singhiozzi e dalla disperazione.
Isaac è subito al suo fianco, che lo stringe, mentre Scott piange.
"Lui è mio fratello" dice. "Non può stare male!"
"Starà bene, Scott" cerca di calmarlo il biondo. "Calmati, amore mio."
Dopo mezz'ora, una voce rompe il silenzio.
"Signor Hale? Può entrare."
Derek si alza, dopo aver dato un bacio a Cora e sparisce dietro una porta bianca. Scott non può far altro che aspettare lì.
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"Amore mio!"
Stiles, steso in un letto, allunga le braccia verso Derek che a passi veloci gli va vicino, per poi stringerlo forte.
"Ehi, lupone, sto bene. Stiamo bene" gli sussurra, mentre Derek piange contro il suo collo.
"Lo-lo so. Ho parlato col druido, ma... ero terrorizzato, Stiles."
"Shhh, shhh, amore. Va tutto bene..."
Se ne stanno qualche minuto così, con Derek appoggiato sul pancione e Stiles che gli accarezza i capelli, fino a quando un'infermiera entra in stanza.
"Signor Stilinski, c'è una persona che insiste nel vederla. Se la sente?"
Stiels annuisce e l'infermiera esce di nuovo.
"Scott?" chiede a Derek che annuisce e si siede al suo fianco, un braccio a congergli la vita. "Avete litigato, mh?" chiede ancora.
"Abbastanza, ma credo abbia finalmente capito. Anche se ha sparato troppe cazzate."
Stiles annuisce, mentre la porta si riapre e uno Scott con sguardo basso entra, fermandosi sull'uscio.
"Avvicinati, Scott" chiede Stiles, e il ragazzo fa qualche passo, per poi guardarlo.
"Come stai?" chiede, lo sguardo preoccupato e arrossato.
"Bene, crescono in fretta e il mio corpo non è fatto per certe cose."
Scott sembra intimorito, poi si fa coraggio. "I bambini? Stanno bene?"
Stiles sorride. "Benone, sono fortissimi, per questo mi fanno male. Devo solo stare a riposo."
"Oh, beh, non ti muoverai dal letto fino al parto!" risponde di istinto, Scott, per poi aggiungere "ci penserà Derek a te, a voi".
"A- a proposito" aggiunge Scott. "Vi chiedo scusa. Mi dispiace ancora essere rimasto all'oscuro di tutto, ma... beh, posso passarci su. Voi vi amate, solo un cieco non se ne accorgerebbe e io qualche sera fa lo sono stato. Fino a poco fa lo ero. Derek, non volevo urlarti addosso e, Stiles...sei mio fratello, non voglio più stare senza parlarti..."
Stiles tira su col naso, mentre Derek gli bacia la fronte e si alza. Sorpassa Scott, dopo avergli dato una pacca su un braccio e un "Poi parliamo con calma, tranqiollo", poi si chiude la porta alle spalle.
Scott fa un passo, poi un altro, fino a sedersi di fianco a Stiles, per abbracciarlo forte.
"Mi sei mancato tantissimo e profumi di felicità. Mi dispiace."
Stiles lo stringe. "Mi sei mancato da morire anche tu. E anche a me dispiace."
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6 mesi dopo
"Papà! Non le viziare!" urla Stiles dalla cucina, appena sente lo Sceriffo dire a Melissa "dopo andiamo a comprargli quei giochini che abbiamo visto ieri al centro commerciale".
"Siamo qui da tre giorni e già gli hai preso quattro giochini. A testa!" lo rimprovera, entrando in salotto.
"Figliolo, sono le mie prime e uniche nipoti, lasciamelo fare e stai zitto!"
Stiles ride, per poi sedersi sul bracciolo della poltrona su cui è seduto Derek. "Lasciaglielo fare" ripete il mannaro, beccandosi una linguaccia.
"In quanto loro padre e mio futuro marito, dovresti essere dalla mia parte, Derek Hale!"
Derek ride, ma qualcun altro risponde per lui.
"In quanto tuo futuro marito, Derek è solo un povero sfortunato, Stiles!" lo prende in giro Scott, che entra in salotto reggendo due biberon. "Dove sono le mie due figliocce affamate?" chiede, con una vocina ridicola.
"Questo per Claudia" dice, passando il biberon rosa a Melissa. "E questo per Laura" e dà quello lilla allo sceriffo.
Stiles guarda quella scena, beandosi della serenità che pervade l'aria, poi sente delle dita intrecciarsi alle sue e abbassa lo sguardo.
Derek sorride, sorride davvero, e Stiles pensa che non è mai stato così felice.
Per una Buona festa del papà in ritardo. E per Acata_
Blu.
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