22. Il ricatto (parte 2):
Appena furono fuori dall'edificio, Andrea si fermò sul marciapiede.
«Ho bisogno di una sigaretta.» Con le mani tremanti estrasse dal pacchetto l'unica arrotolata a mano e senza filtro. L'odore intenso e inconfondibile le pizzicò il naso e gli occhi le divennero lucidi.
«Andrea, stai tranquillo. Mi tirerò fuori.»
«Quelli hanno molti soldi e avvocati. Ho la fedina penale sporca. Sarò il primo a rimetterci.»
«Ci sono solo io sul contratto. Non ti incastreranno. Non questa volta.»
«Porti il mio cognome.»
«Avermi adottato come fratello non ti rende responsabile dei miei casini. Sono cresciuta. Sono un'adulta, ora.»
«Guardami!» Andrea le cinse le guance con le mani. Poteva sentire il calore della sigaretta che stringeva tra l'indice e il medio. Appoggiò la propria fronte alla sua. Carrie avrebbe potuto contare, a una a una, ciascuna macula marrone nell'iride verde dei suoi occhi.
«Noi due siamo una cosa sola. Non te lo dimenticare. Ho fatto quel che andava fatto e lo rifarei.»
Si staccò, aspirò dalla canna come dovesse finirla in una boccata e sbuffò fuori il fumo rovesciando la testa all'indietro. Lei gli strinse gli avambracci e si sollevò sulle punte per richiamare la sua attenzione.
«Sarò forte.»
«Più di oggi?»
La ragazza si rabbuiò.
«Te lo prometto. Non dirò più una sola parola.»
«E mi ascolterai?»
Annuì. Andrea fece un altro tiro e abbassò la mano per gettare il tocco in mezzo alla strada, Carrie glielo tolse e se lo portò alle labbra. Chiuse gli occhi e ne aspirò il veleno, poi lo scagliò lontano.
«Cosa facciamo adesso?» gli chiese.
Andrea deglutì.
«Mangiamo qualcosa.»
***
Seduti nell'angolo tra il bancone e il bagno di una caffetteria, Andrea masticava una brioche alla crema avanzata dalla mattina. Carrie si era presa un caffè che avrebbe voluto veder scivolare sopra due palline di gelato alla panna, ma il frigorifero del buco in cui si erano rintanati, doveva essere andato in pensione almeno un decennio prima.
«Hai conosciuto il figlio del produttore?»
«No, non so chi sia.»
«Di certo un americano. Sforzati! All'accademia, al corso?»
«No, non ricordo di nessun insegnante che avesse un padre nella macchina del cinema.»
«La chiave è lì, da qualche parte. Se il dottor Cohen si è preso la briga di indagare, di certo aveva scoperto che non ti eri diplomata. Ti ha mandato un messaggio in codice attraverso Denis. Io so, se tu sai.»
«Sì, ma cosa?»
«Hai parlato a qualcuno di John Julius?»
La ragazza storse le labbra.
«Cazzo, Carrie! Eravamo d'accordo!»
«Ne ho parlato a Mauro, ma molto tempo fa e senza fare nomi.»
«Ma l'estate scorsa, quando John è venuto da te, vi ha visti insieme...»
Carrie annuì. Andrea calò lo sguardo per fare mente locale e poi tornò a fissarla.
«Ha collegato? Gli avevi raccontato tutto?»
«Sì ha collegato, ma no, non gli avevo detto tutto.»
«Quindi potrebbe essere stato lui a mettere una pulce all'orecchio di Gonzalez?»
«Non credo, non è quel tipo di persona.»
«Sicura di conoscerlo così bene?»
Dopo la scenata della notte prima, Carrie non era più sicura che Mauro fosse un tipo affidabile quando si arrabbiava. Il fatto che l'avesse accusata di collaborare con Louis per ricattare John Julius e arrivare a Hollywood, aveva un peso maggiore ora. Era confusa, molto confusa. Chi ricattasse chi, non era affatto chiaro. Ma non voleva che Andrea sospettasse anche di lui e cambiò argomento.
«Quindi come leghiamo John Julius al dottor Cohen?»
«Se Julius non fosse un uomo di colore e il dottore, un ebreo bianco, sarei qui a chiedermi se fossero padre e figlio. Invece, siamo punto a capo. Qualcosa, ci sfugge.»
«In internet non parlano mai di un figlio.»
«Ciò non esclude che Cohen ne abbia uno.»
«Fino a poco tempo fa, mi sentivo fortunata, sulla cresta dell'onda. Oggi ho paura ad alzare la testa, come se qualcuno osservasse ogni mia mossa.»
«La cosa positiva è che tutto questo non mi riguarda. Voglio dire, sono esterno ai giochi potrebbe essere un vantaggio.»
«In che senso?»
«Nel senso che potrei volere un pezzo della torta anche io. Potrei dare a intendere a Louis, di avere un certo peso decisionale sulle tue azioni, ma di volere qualcosa in cambio.»
«Non ti crederebbe mai.»
«Se fossi io a dirglielo: no, ma se fosse Mauro a lasciarsi sfuggire che tu e io abbiamo dei problemi? Se riferisse che abbiamo idee diverse su cosa ne dovresti fare della parte nel film? Louis non farebbe fatica a credere che voi due vi frequentiate ancora, di tanto in tanto, e che ti sia confidata con lui.»
«Non chiedermi di usarlo. Non voglio nemmeno parlargli.»
«Ci penso io! Dopo avermi chiamato in piena notte, non mi negherà un favore. Vediamo se è solo un chiacchierone oppure se porta una bandiera, e quale.»
***
Prima di partire per la Spagna, Andrea chiamò Mauro al telefono.
«Ciao Mauro.» Andrea ipotizzò che si fosse immobilizzato come una statua di gesso. Non aveva risposto e sentiva solo un lieve respiro nel telefono, come se uscisse da una gola strozzata. «Come stai?»
«Bene.»
«Sei ancora ad Albarella?»
«Sto facendo le valigie.»
«Per dove?»
«Cosa te ne frega?»
Andrea rise, divertito. Solo con un tono arrogante, era riuscito a irritarlo.
«A me niente. Era per essere gentile.»
«Arriva al dunque.»
«Va bene. Me l'hai chiesto tu. Credo che mi devi qualcosa per averti risolto il casino dell'altra notte e soprattutto per non averti spaccato la faccia e credimi: avrei voluto!»
«E chi te l'ha impedito?»
«Attento. Non tirare la corda. Non sono un tipo paziente.»
«Sai che paura. Cosa vuole il grande Andrea da me?»
Andrea respirò a fondo prima di continuare. Si stava imponendo di sopportarlo solo perché aveva bisogno di aiuto.
«Devi parlare con Louis, mettergli in testa delle idee ed essere convincente.»
«Mi spiace. Non posso.» Nella sua risposta, Andrea vi lesse un pizzico di soddisfazione.
«Non fare lo stronzo. Vuoi proprio farmi incazzare?»
«No, non è per te, ma ho rotto con Louis. Finito.»
«Ma che cazzo dici?»
«Ho chiuso, non è più il mio manager.»
«Ma se hai appena ritirato il premio del Summers Festival con tanto di discorso di ringraziamento?»
«Era negli accordi con gli avvocati. Ho dovuto rispettare gli impegni sul contratto, tutto qui.»
«Cosa hai fatto?» Carrie si intromise nella conversazione senza convenevoli.
«Dimenticavo», disse Andrea. «Sei in vivavoce.» Passò il telefono a Carrie scuotendo la testa e si incamminò verso la cucinetta. Lo scopo per il quale aveva avviato quella chiamata era decaduto. Erano nel suo appartamento a Milano. Carrie gli era rimasta attaccata come una cozza allo scoglio, giorno e notte. Anche se a parole ostentava sicurezza e determinazione, era tesa come una corda di chitarra.
«Carrie», la interpellò l'ex fidanzato.
«Cosa hai fatto Mauro? Quando?»
«Carrie, non dovremmo parlare al telefono.»
«Quando è successo?»
«Carrie, ascoltami...», la supplicò.
«Quando è successo?»
«Dopo la discussione alla residenza Nemi.»
Un vuoto seguì la sua affermazione.
«Carrie? Carrie? Ci sei?»
Carrie chiuse gli occhi. Nei suoi ricordi, Mauro a petto nudo e con i ricci neri arruffati, faceva colazione al bancone del loft e lei indossava la sua camicia, lasciando che tutti i sensi si saturassero dei suoi colori, del suo profumo, delle sue forme.
«A marzo? E non mi hai detto niente....» Carrie tolse il vivavoce. Quella lontana mattina aveva quasi pensato di raccontargli ogni cosa, mentre lui non ci aveva pensato affatto. Questo la feriva. Iniziò a chiedersi se erano mai stati intimi o se erano stati solo amanti. Si concentrò sull'unica cosa vera e certa.
«Non puoi rompere un contratto con Louis. Ti seppellirà.»
«È fatta ormai. Non mi importa.»
«Importa, invece.» Louis Gonzalez non poteva prendersi tutti loro e trattarli come marionette.
«É una mia scelta. Ricordi? Mi avevi chiesto se lui mi soffocava. Era così, me ne sono liberato. Ma ancora non respiro. Mi manca l'ossigeno, mi manchi tu.»
«Non la pensavi così l'altra notte.»
«L'altra notte è stata un errore.»
Carrie rimase in silenzio, solo pochi secondi, per poi calare l'ascia.
«Siamo d'accordo, allora.»
«No, non intendevo...» Il tono di Mauro divenne concitato. Doveva aver capito il suo intento: «Non farlo! Non girare la frittata.»
«Hai ragione tu. Sei libero, puoi fare quello che vuoi.»
Carrie raggiunse Andrea in cucina, gli passò il cellulare e abbandonò la stanza.
«Carrie! Carrie, non fare questi giochi con me.»
«Se n'è andata». La voce di Andrea risuonò forte e chiara.
«Passamela!»
«Sai che non lo farò. Io sto dalla sua parte, sempre.»
Mauro non obiettò perché lo sapeva.
«A questo punto, credo che tu non mi debba più alcun favore. Scusa il disturbo», concluse Andrea.
«Cosa volete da Louis?»
«Lascia perdere. Prenditi cura di te. Sarebbe un peccato buttare via un talento come il tuo.»
Andrea troncò la linea e trasse un respiro profondo. Erano finiti in una palude, da qualche parte stava in agguato un alligatore più grosso degli altri. Doveva stanarlo e al tempo stesso contenere Carrie, perché non facesse scelte azzardate.
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