Capitolo 42


CAPITOLO QARANTADUE

Il bello della vacanza sta nel fatto che prima o poi finisce, ed anche quella settimana sospesa nel tempo, nella quale Lorenzo e Claudia viaggiarono in lungo e largo per la Sicilia era terminata, ed entrambi, alla fine, erano tornati alle loro case. Ma erano diversi, le loro vite erano cambiate irrimediabilmente, quei sette giorni vissuti così intensamente, all'insaputa di tutti i loro conoscenti, compresi i genitori, avevano finalmente fatto maturare in Lorenzo la consapevolezza che Claudia fosse la donna della sua vita, quella che aveva cercato per anni, e che in un modo o nell'altro era sempre stata lì, al suo fianco, nei momenti migliori, ed anche in quelli meno belli, lo conosceva bene, sapeva praticamente tutto di lui, come trattava le sue ragazze, cosa gli piacesse leggere, mangiare, fare, e cosa no, anzi, era l'unica che sembrava già sapere cosa volesse, come se lo intuisse, e la cosa più bella era che praticamente sempre, anche lei voleva la stessa cosa.

Lo aveva capito, quindici anni anni dopo di lei.

Meglio tardi che mai.

Ma come spesso succede nel momento in cui capisci che vuoi passare tutta la vita con una persona, vuoi che tutta la vita inizi il prima possibile, e così quando lui tornò nella sua grande casa di Palermo, la trovò più vuota ed insignificante che mai, quelle stanze, così spaziose, arredate bene, ma con il classico gusto di un uomo single, lo intristivano. Lui aveva bisogno di lei, ed ormai c'era poco da fare, dovevano vivere insieme, in un modo o nell'altro. Da allora cominciarono a sopravvivere nei giorni feriali per vivere il fine settimana, praticamente trattenevano il respiro dal lunedì al giovedì per tornare in superficie il venerdì. Era dura ma dava loro la forza di andare avanti, cercando la soluzione migliore per finalmente vivere insieme, ma non era facile, lei avrebbe dovuto lasciare lo studio ben avviato e sicuro per trasferirsi in una città dove non conosceva nessuno e quindi non aveva clienti. Ce l'avrebbe fatta, ma senza dubbio avrebbe avuto una certa difficoltà almeno all'inizio. D'altra parte lui sapeva che se fosse tornato a Napoli avrebbe dovuto definitivamente affrontare il padre, confessare che non avrebbe mai fatto l'avvocato e con l'occasione magari presentargli Claudia. Prima o poi la loro storia sarebbe diventata ufficiale, non c'era niente che li ostacolasse ormai, a parte un matrimonio che non era mai stato tale e di cui era rimasta solo qualche traccia sulla carta. Lui voleva gridarlo al mondo, non aveva niente di cui vergognarsi, l'amore è senza pudore, brucia tutto ciò che ha intorno, tutto, senza guardare se è bianco o se è nero. E Lorenzo dovette bruciare un bel po' di cose, e si, perché da bravo chef di un locale, che poi diventava bar sulla spiaggia, nel passato recente non si era fatto mancare qualche scappatella mentre stava ancora con Cinzia, ed in più di una occasione aveva approfittato della superba location per ammaliare le sue prede. Un drink, un po' di buona musica, i lettini in riva al mare, ed il suo modo di punzecchiare l'autostima femminile riusciva spesso a fare breccia nei cuori delle ragazze. Cinzia forse lo aveva sospettato, ma non ne aveva mai fatto parola, anche quando lui tornava a casa con l'odore di qualche altra donna sui vestiti, lui riusciva a trovare qualche scusa plausibile e lei alla fine non andava a fondo. Alla fine di quell'estate, che si era rivelata un tornado per la stabilità emotiva di Lorenzo, si erano rifatte vive un paio di ragazze con cui si era incontrato qualche volta di più rispetto alle altre durante la primavera e che poi aveva perso di vista durante Agosto. La notizia che aveva scaricato Cinzia si era sparsa tra le sue conoscenze, ed entrambe le ragazze si erano convinte di essere la causa della rottura, per cui tornarono alla carica con una certa insistenza. Le incontrò separatamente, per fortuna nella stessa settimana, per chiudere con loro definitivamente, dopo che ripetutamente aveva cercato di sottrarsi all'uscita adducendo scuse banali. Con la prima, Federica, una donna piccola di statura e sempre molto abbronzata, dolcissima e con una voce divina, sorella di un cameriere del locale, si era frequentato saltuariamente a casa di lei, dopo averla incontrata per la prima volta al locale in compagnia del collega, ed aver chiacchierato con lei tutta la sera, perché era rimasto rapito dalla voce. Non la trovava bellissima, ma era dolce e sensuale, e quando gli parlava sottovoce nell'orecchio lo faceva impazzire, ma ormai, da quando Claudia aveva letteralmente fatto irruzione nella sua vita, tutta la magia era sparita. Le diede un appuntamento davanti ad una gelateria dell'Addaura e le spiegò tutto, che si era innamorato, in modo inspiegabile ed irrazionale di una donna che gli aveva rubato il cuore, insomma le fece capire in poche parole che non aveva speranza e che doveva lasciarlo in pace. Lei la prese con una certa filosofia, e gli augurò ogni bene mentre si mordeva la lingua. Con la seconda, Antonella, fu molto più difficile, per due motivi, il primo, molto poco nobile, era legato alle labbra di lei che erano per lui un'istigazione agli atti osceni, il secondo era la sua coscienza, che gli impediva di essere brusco e ferirla, perché sapeva che quella era totalmente persa per lui, tant'è che quando lo guardava aveva sempre l'aria sognante di una bambina innamorata. Si sentì un verme a chiamarla solo per mandarla via, cosicché quando la vide per un attimo fu tentato di farci l'amore per l'ultima volta e poi salutarla. Per fortuna la sua parte nobile prese il sopravvento su quella meno nobile e resistette alla tentazione, confessando anche a lei l'amore per Claudia, mentre la vedeva piangere per il sogno infranto. Antonella era meno filosofica, con le mani pesanti e le unghie lunghe, perciò Lorenzo tornò a casa con un orecchio tagliato e graffi su tutte le zone del corpo scoperte.

Finalmente si sentiva leggero, aveva rotto tutti i fili che lo legavano ad amiche ed amici di circostanza, per abbracciare una catena forte che si augurava di non spezzare mai. Trepidava ogni volta che, al lavoro, sapeva che lei sarebbe arrivata, forse sarebbe comparsa al ristorante, o magari l'avrebbe ritrovata che dormiva sul divano di casa sua mentre ancora reggeva in mano un bicchiere di vino, in attesa del suo ritorno, lui l'avrebbe svegliata con un bacio ed avrebbe finito la bottiglia insieme a lei. Eppure sentiva che un filo ancora lo teneva legato a qualcosa che in realtà non lo soddisfaceva a pieno, il suo lavoro. Si, quello per cui aveva lasciato Roma, quello che finalmente gli dava di che mangiare, il suo nuovo talento, la cucina, in fondo in fondo, nel segreto del suo cuore, non gli piaceva, in fondo era un ripiego, un semplice ripiego perché non era riuscito a sfondare con la sua vera passione, era lo specchio della sua vita fino a quel momento, anche tutte le ragazze che aveva avuto prima di Claudia erano solo le briciole dell'amore che lo aveva travolto. Cominciò giorno per giorno a sentire una voce nell'orecchio che gli sussurrava: non è il posto per te, non è il posto per te. Così, ogni volta che lei andava a trovarlo al Moro, lui sentiva una piccola stretta al cuore, perché avvertiva che quello non era il luogo in cui avrebbe voluto farsi vedere: un teatro, il set di un film, quelli erano gli ambienti per lui, non una cucina fumosa e puzzolente di fritto dove ogni giorno era costretto a cucinare gli stessi maledetti piatti. La presenza di Claudia nella sua vita gli stava pulendo il cuore, giorno dopo giorno. Ed ancora non vivevano insieme.

L'occasione della svolta arrivò il giorno della chiusura del ristorante, che come era noto a tutti i palermitani, restava aperto soltanto durante la bella stagione, cioè da Maggio a fine Settembre, il proprietario ancora non aveva pensato ad una location invernale, ma la cosa in fondo non gli creava grossi problemi, perché aveva altri due ristoranti a Roma ed una discoteca, il Malaluna, che potevano assorbire facilmente i dipendenti durante l'inverno. Gli fu proposto di ritornare nella capitale, ma lui istintivamente rifiutò, senza pensarci su più di una volta, Roma era stata una delusione per lui, una città troppo grande, dispersiva e troppo orgogliosa di se stessa per permettere ad un giovane attore di farsi le ossa nei suoi mille teatri. Certo, avrebbe potuto cercare di entrare nella scuola di Proietti, studiando ed alleandosi molto, ma gli sarebbe sembrato di tradire le sue origini, nonostante Proietti fosse un grandissimo attore, lui aveva geni napoletani, era legato ad un'altra storia, che a Roma non potevano capire. Così decise, non sarebbe tornato a Trastevere a servire ai tavoli. Di comune accordo con il proprietario, decise di prendersi una settimana prima di pronunciarsi definitivamente, se passare l'inverno dietro il bancone del Malaluna, a preparare cocktail alla folla di ragazzi assordati dalla musica ad alto volume, oppure, abbandonare per un po' il mondo del food and beverages. C'erano diversi teatri nel capoluogo siciliano, ma fino ad allora non aveva avuto occasione di frequentarli granché, in effetti non aveva nemmeno mai dato uno sguardo ai cartelloni, se non fosse per quelli che vedeva per strada affissi per la pubblicità di questa o quella commedia. Decise di darsi una possibilità, tanto non aveva molto da perdere, era un outsider, conosciuto magari nel piccolo mondo della ristorazione, ma certamente sconosciuto a quello del teatro. Utilizzò i primi giorni di vacanza dal lavoro esplorando il mondo della notte, le arene ed i teatri all'aperto, così tanto per trovarsi dall'altra parte e capire cosa offrisse la città in termini di spettacoli teatrali ed intrattenimento in quel finale di stagione estiva. Le location erano quasi sempre spettacolari, trattandosi di teatri storici come il Teatro di Verdura od allestimenti ad hoc in alcune delle tante ville nobiliari immerse nel verde, mentre trovava le rappresentazioni un po' insoddisfacenti, non sapeva cosa non lo convincesse, ma a parte i concerti e qualche grande classico greco, le performance lo lasciavano sempre un po' deluso. Addebitò la cosa un po' al linguaggio usato nelle rappresentazioni, forse, il siciliano non gli arrivava al cuore come il napoletano, ed era plausibile, visto che non era certo la sua lingua natale di cui poteva apprezzare tutte le sfumature, ma probabilmente anche la scelta degli spettacoli, che gli ricordavano un po' troppo le recite della scuola, lasciava un po' a desiderare. Eppure il pubblico sembrava apprezzare quel genere di comicità popolare ricca di inclinazioni dialettali, lazzi e doppi sensi. Stava quasi per abbandonare di nuovo l'idea del palcoscenico, quando Claudia, sbarcata a Palermo quel venerdì, e che ben sapeva le sue inclinazioni, gli mostrò il depliant di un teatro tenda che si trovava vicino lo stadio, aveva una compagna stabile, che metteva in scena commedie di Scarpetta, di De fillippo, e di altri grandi autori come Pirandello. Lo aveva visto per caso, mentre cercava un negozio di articoli per la casa - voleva regalare a Lorenzo un orologio da parete decente per sostituire quello vecchio e rotto che aveva nel soggiorno - e girando senza tanto riflettere si era ritrovata davanti ad un tendone simile a quello di un circo, si era fermata incuriosita ed aveva capito che si trattava di un teatro, perciò, avendo a cuore la gioia del suo uomo si era fermata a chiedere informazioni. Era rimasta a chiacchierare con una donna alla cassa, che sembrava più la padrona che la cassiera, ed in effetti, dopo qualche domanda rivelò di essere un membro della compagnia, in turno alla biglietteria, mentre gli altri provavano. Claudia fu abilissima nel lasciar parlare la donna e scoprì molte cose sugli attori che lavoravano in quel teatro, che da anni, uniti in una compagnia chiamata Pacebbene lo gestivano ed aveva ereditato l'idea di un teatro itinerante che alla fine si era stabilito in quella zona della città. Qualcosa la aveva spinta a dare fiducia a quelli che sembravano veramente degli attori di una volta, quelli che erano cresciuti sulle assi di legno da quando erano bambini ed avevano viaggiato con i genitori ed aspettato dietro le quinte innumerevoli volte. Lei non era certamente del mestiere, e non poteva giudicare la qualità degli attori, eppure l'istinto le diceva che un tentativo andava fatto. Lei e Maria, questo era il nome della donna, dopo almeno una mezz'ora di chiacchiere erano diventate quasi intime amiche e così rimasero che si sarebbero incontrate la sera stessa dopo la rappresentazione dello spettacolo per conoscere i rispettivi partner. Ovviamente alla fine, dimenticò di comprare l'orologio, ma in compenso tornò a casa con due biglietti per lo spettacolo di quella sera: Non ti Pago. E la certezza di poter dare un'occasione al suo uomo.

Lorenzo fu sorpreso dall'iniziativa di Claudia, ma accettò l'invito di buon grado, anche con una certa aspettativa, visto che se una compagnia aveva in cartellone copioni di grandi autori come De Filippo, doveva avere una tradizione ben consolidata, insomma, dopo anni si poteva finalmente rilassare e godersi uno spettacolo decente. Era tanto che non andava a teatro, dai tempi di Roma a pensarci bene, da quando aveva tristemente rimesso nel cassetto il suo sogno e si era dedicato alla cucina. Lo aveva fatto per necessità, con una certa punta di sconfitta conficcata nel fianco, ma gli era comunque andata piuttosto bene, almeno aveva avuto la fortuna di lavorare, si era preso una casa tutta sua e qualche soddisfazione era arrivata. Da un settore che non credeva potesse farlo, ma comunque era successo. La vita prende delle pieghe inaspettate. Pensava tutto questo mentre entrava nel teatro tenda cercava il suo posto accompagnato da Claudia, poi si guardò intorno e quando meno se lo aspettava fu sopraffatto da un'emozione violenta, un onda che lo travolse e lo fece vacillare: era nuovamente lì, nel suo habitat naturale, le ancestrali sensazioni erano salite in superficie, erano tornate a farsi sentire più forti di prima, sentì il cuore balzargli dal petto, ed ebbe la sensazione di un emigrante che torna a casa dopo essere stato lontano per anni. Gli tornarono in mente tutte le emozioni che lo avevano fatto innamorare di quella vita da nomade, sentì l'odore un po' ammuffito delle assi di legno del teatro della parrocchia vicino alla casa dei genitori, ricordò le bugie dette al padre quando giurava che andava a studiare da un collega all'università ed invece correva a fare le prove con gli attori dell'Hard Rock Cafè, avvertì la vecchia e dolcissima morsa allo stomaco di quando era in attesa dietro al sipario, concentrato prima dell'inizio dello spettacolo. Si sedette frastornato, fissando il blu del telo davanti a se, era strano trovarsi dal lato del pubblico, in compagnia di decine e decine di sconosciuti in attesa che le luci di scena si accendessero. Sospirò con una certa amarezza e cercò di rilassarsi appoggiandosi allo schienale della poltrona, in fondo nessuno lo aveva costretto a fare le sue scelte, ma ora era li, e doveva godersi il momento, la platea finalmente scivolò nell'oscurità come per magia, segno che a momenti il sipario si sarebbe aperto, rivelando la meraviglia quotidiana del teatro. Claudia era al suo fianco, non aveva detto una parola da quando erano entrati, aveva capito perfettamente che lui stava combattendo una battaglia interiore e sapeva anche che non poteva intervenire per aiutarlo, non sarebbe stato giusto, doveva vincerla da solo. Lei poteva solo stargli vicino e tenergli la mano. E così fece. Mentre le luci in platea si spegnevano e quelle sul palco illuminavano il proscenio Lorenzo la guardò e le sorrise con un velo di tristezza, doveva smettere di pensare, era il momento di divertirsi, insomma stavano per dare una commedia di un grandissimo autore, non poteva essere altrimenti. Dovevano godersi lo spettacolo.

Non fu così.

Purtroppo la realtà fu molto deludente, ed pensarci a mente fredda, difficilmente avrebbe potuto essere diverso, per lui che era napoletano, e che era abituato ad un certo modo di recitare, che era cresciuto con le registrazioni di grandi interpreti partenopei, come Eduardo e Peppino de Filippo, Mario Scarpetta (il pronipote di Eduardo), fino ai più vicino Vincenzo Salemme e Toni Servillo che ancora calcavano le scene, vedere un capolavoro di De Filippo ridotto ad una specie di pochade recitata per di più con un forte accento siciliano fu piuttosto difficile da sopportare. E fu strano anche vedere le reazioni del pubblico che rideva in momenti inopportuni, perché gli attori invece di aumentare la drammaticità del momento li riducevano in lazzi atti solo a strappare una risata. Fu tentato di lasciare la poltrona alla fine del secondo atto, ma per fortuna Claudia lo convinse a restare con la scusa di non conoscere il finale, così, dopo altri quaranta minuti di sofferenza ed occhiate piuttosto esplicite, nonostante Lorenzo volesse scappare via, dovettero attendere che la folla defluisse in modo ordinato. Claudia approfittò dell'attesa per andare in bagno, cosa che in realtà non fece, anzi, passò davanti alla toilette delle signore e si diresse direttamente all'ingresso dei camerini, dove c'era un piccolo capannello di conoscenti degli attori. Attese pochi minuti che uscisse Maria, la donna con cui aveva chiacchierato la mattina e la salutò con calore. Lei si mostrò molto contenta alla vista di Claudia, e non cercò di nasconderlo, anzi, le saltò al collo, con tutti vestiti ed il trucco di scena, come se davvero stesse incontrando una sua vecchia amica e immediatamente le chiese se la commedia le fosse piaciuta. Claudia, esagerò un po' troppo con i superlativi, ma lo fece soprattutto perché temeva gli eventuali successivi commenti negativi di Lorenzo. Maria, aveva interpretato Concetta, la moglie di Ferdinando, una parte comunque impegnativa, dopo il saluto a Claudia si rilassò, omaggiò qualche altra persona tra il pubblico ed alla fine entrò in platea accompagnata da Claudia e si avvicinò a Lorenzo che fremeva per andare via. Quando le vide arrivare si stupì, poiché ovviamente non si aspettava di dover fare anche pubbliche relazioni, ma aveva sottovalutato le capacità della compagna. "Ecco, lui è Lorenzo, come ti dicevo è un attore, ha recitato in diverse compagnie di Napoli, se vuoi una vera opinione devi chiedere a lui!". La voce di Claudia, che sembrava solo la fine di un lungo discorso precedente, gli arrivò quasi come uno schiaffo, rimase interdetto, anche perché tutto avrebbe voluto fare eccetto che fingere di essersi goduto lo spettacolo, guardò le due donne davanti a se con uno sguardo ebete, non sapendo se gridare o scappare fingendo un attacco di cistite. Poi Maria prese la parola e con lo stesso entusiasmo con cui aveva salutato Claudia, si presentò, raccontando come si fossero conosciute e la simpatia che immediatamente era scattata fra loro, poi confessò la sua ammirazione per Napoli e la sua cultura e si schernì affermando che lei sapeva che per un qualsiasi napoletano quello spettacolo doveva essere stato un affronto alla memoria di De Filippo, ma loro lo amavano e e si ostinavano a metterlo in scena, perché, pensavano, i messaggi nascosti nel suo teatro erano molto attuali e meritevoli di essere conosciuti anche a Palermo, nonostante in molti casi il pubblico non fosse preparato alla profondità di alcuni argomenti e considerasse il teatro soltanto come farsa comica. Lorenzo fu spiazzato da quella dichiarazione, così franca ed umile, ed anche dalla disanima del tessuto sociale nel quale insistevano e dal quale chiaramente non potevano dissociarsi. Si dispiacque di aver giudicato con tale fretta e superficialità la performance del gruppo senza pensare alla diversa storia e formazione culturale di ognuno dei componenti, che in fondo non conosceva affatto. Si soffermò allora a riflettere in modo critico, su ciò che aveva visto e cercò un modo gentile per esprimere le sue impressioni alla luce anche di un concetto che lei stessa con le sue parole gli aveva fatto capire: ben diverso è nascere, crescere nella culla di una cultura ed interpretarne la voce lì dove tutti la sanno ascoltare, altra cosa è farlo da straniero, senza averne vissuto le contraddizioni e le vibrazioni. Mentre cercava le parole più adatte che riuscissero a spiegare senza offendere, ebbe un'illuminazione, retaggio della sua recente vita in cucina.

Così iniziò:"Maria, vuoi sapere come mi è sembrata la commedia? E' stato come mangiare un cannolo con la crema inglese!"

Dopo quella battuta la serata prese una piega totalmente inaspettata, perché, uno spettatore che ancora si attardava vicino a loro, curioso come sempre i siciliani sono, ascoltò le ultime parole di Lorenzo, e senza nemmeno cercare di capire il senso di ciò che aveva sentito, decise di intervenire per rispondere a quella che per lui era la peggiore bestemmia che avesse mai ascoltato.

"Miii, camurrìa, 'nu cannolo cu 'a crema inglese? Ma cu è stu pazzo?", l'individuo gridò così forte che per un attimo tutta la platea cadde nel silenzio, nonostante ci fossero ancora oltre un centinaio di persone a chiacchierare ed a commentare la serata, poi quasi tutti accorsero verso Lorenzo per avere conto e ragione della pazzia culinaria appena ascoltata. In meno che non si dica si formò un capannello intorno a loro tre, che stupiti si trovarono circondati da decine di ultras rosa nero difensori della dea ricotta. Per fortuna l'indole siciliana e specialmente quella palermitana tendono ad una dialettica fiorita ed estensiva, ma che raramente va oltre le parole, anche in caso di gravi offese della loro identità, per cui tutto restava sul piano verbale anche se piuttosto colorito. Lorenzo non tentò nemmeno di far capire alla folla apparentemente inferocita quale fosse il senso della sua frase, perché ormai tutti erano lanciati in lunghe filippiche sulla ricotta di pecora, la cialda fritta, e le dimensioni medie del cannolo siciliano che rispecchiavano altre dimensioni dell'uomo autoctono. Attirato dalla bagarre scatenata dai due napoletani, e vedendo che vicino a loro c'era anche Maria, il capo comico si vide costretto a riaprire il sipario per attirare l'attenzione e far tacere quel rumore da stadio. Si sistemò sul proscenio e alzando la mano fece calare il silenzio nel teatro, poi cominciò: "Allora, posso sapere che sta succedendo?", poi, prima che si scatenasse ancora il putiferio, aggiunse, "Parla solo quel signore li!", indicando colui che aveva iniziato tutto e che si sbracciava in modo evidente. Quello, sentitosi investito da una grande responsabilità si avvicinò al palcoscenico e ripeté le stesse parole cercando di scandirle una per una e dando loro con una leggera inflessione italiana, cosa che venne fuori più o meno così: "Compare, avete capito che a quello ce piace u cannolo cu 'a crema inglese?". Il capo comico, sempre con la mano alzata, apparve divertito, già probabilmente immaginava di replicare quella scena in una delle sue prossime commedie, e decise di dare la parola a Lorenzo, il quale sollevato dall'intervento dell'uomo ancora vestito da Ferdinando venne accompagnato sul palco da Maria e Claudia per dare le sue spiegazioni. Lui salì piano i tre scalini posti al lato destro del palco, stese una mano al capo comico, non resistette a dare un veloce sguardo alla scarna scenografia e poi si voltò verso la platea. Ebbe l'impressione di stare ad un concerto rock, tutti i posti a sedere erano vuoti, mentre la gente si affollava, tutta in piedi davanti al palcoscenico, sorrise alla situazione paradossale, ed ebbe quasi la tentazione di fare vocalizzi alla Freddie Mercury tanto per stimolare la folla. Poi finalmente si decise a parlare e la linfa dell'attore cominciò a scorrere di nuovo: "Buona sera a tutti voi, e buona sera a lei caro Ferdinando, la chiamo così perché per oggi lei è il protagonista di Non ti pago, mi ritrovo qui, su un palcoscenico dopo diversi anni, e devo dire che l'emozione è come la prima volta, anche se oggi calco queste assi solo perché qualcuno di voi ha semplicemente frainteso le mie parole!". Un tentativo di replica dalla platea venne represso dalla solita mano del capo comico, Lorenzo continuò: "La mia prima passione è il teatro, da quando ero piccolo, ho sempre amato questo mondo, il trucco, la gente, e la sensazione di diventare un altro, poi la vita mi ha portato da un'altra parte, forse non sono stato abbastanza caparbio, forse non ho creduto abbastanza in me stesso, forse non ero abbastanza bravo, ma così è andata, da attore mi sono inventato cameriere per mantenermi durante le prove mentre cercavo qualche scrittura, e poi mi hanno proposto di fare il cuoco. Voi direte che c'entra tutto questo? C'entra, perché la mia passione è rimasta sotto la cenere ma non è mai sparita, ma anzi mi ha dato lo spunto per divertirmi durante la routine del lavoro in cucina, e creare insieme ad un collega un po' filosofo una disciplina, che ho poi usato molto per dare fantasia ai piatti che cucinavo: la disciplina è chiamata fisiognomica culinaria!" Lorenzo si fermò conscio che le ultime due parole avrebbero interdetto l'audience, fece una lunga pausa ad effetto e poi continuò: "La fisiognomica culinaria, che si divide in fisionomica primaria, secondaria e dolciaria è la disciplina che permette di caratterizzare una persona, tenendo conto del carattere, della fisicità e dei modi di fare, con un piatto, che sia un primo, un secondo o un dolce appunto. In pratica con questa filosofia creavamo piatti che rispecchiavano le persone, una cucina direi sartoriale, e così abbiamo sperimentato dei menù ispirati a grandi personaggi, come Obama, Maradona, Berlusconi, per poi divertirci fra noi a fare dei ritratti degli amici senza pennelli ma con le padelle. Ora la qui presente Maria, prima che si scatenasse questo parapiglia, mi aveva chiesto che cosa ne pensassi della commedia appena vista, ed io ho risposto paragonandola ad un cannolo alla crema inglese. Questo è tutto!"

Brusio in sala. Intervenne il capo comico: "Ma ora caro Lorenzo, ci dovrebbe spiegare perché. Anche perché detta così non mi pare una cosa proprio bella!"

"Cartamente, il motivo è il seguente: intanto analizziamo il cannolo alla crema inglese, visto da fuori e non troppo vicino è come un cannolo classico, ha la cialda della stessa forma, qualcuno ci mette i pezzettini di cioccolato, chi i canditi, insomma ad un primo sguardo uno non se ne accorge, ma quando lo mette in bocca, e si aspetta quel sapore che conosce da quando era piccolo, sente un'altra cosa. Non è brutta, perché la crema è buona, ma non è il cannolo. Non quello vero, c'è dentro un'altra storia, ma non la Sicilia. Questa è stata la mia sensazione quando ho visto la vostra commedia, e la vostra Maria mi ha aiutato a capirlo, la struttura, le battute, i movimenti, erano quelli, ma voi, che siete degli ottimi attori l'avete interpretata partendo dalla vostra storia, la vostra tradizione, con la vostra lingua, che non è quella napoletana, e non potrà mai esserlo se nessuno ve la fa conoscere. Io mi sono sentito, in platea, come un palermitano che addenta quel cannolo, si aspetta di provare le sensazioni che ben conosce e invece..." altra pausa ad effetto.

Un applauso partì dalla piccola folla che nel frattempo si era diradata, perché la maggior parte delle persone aveva capito che non ci sarebbero state botte e le parole erano per loro poco interessanti, il resto aveva fame ed era andato via, erano rimasti tutti gli attori e gli amici stretti interessati a quella lezione. Lorenzo lasciò sfumare il battito di mani e poi, rivolto al capo comico vicino a Lui: "Spero di non averti offeso, non ne avevo l'intenzione e soprattutto non volevo scatenare un caso diplomatico, ma se permetti per farmi perdonare ti invito a cena nel ristorante del mio amico filosofo, per farti provare il cannolo alla crema inglese, e magari ti faccio mangiare anche le melanzane al funghetto, che hanno la stessa faccia della vostra caponata, ma un sapore completamente diverso, ovviamente un piatto della cucina napoletana.

Quell'invito fu l'inizio della nuova vita di Lorenzo.


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