Capitolo 39
CAPITOLO TRENTANOVE
E' finita la vacanza! Ed è finito anche il mio matrimonio, in piena estate, in una città deserta.
Lo era già da tempo veramente, ma non ce lo eravamo detto, io non volevo ammettere il fallimento del rapporto, la scelta sbagliata di un partner che con me non c'entrava niente, che la profezia di mia nonna Cassandra fosse stata esatta quando, il giorno che le presentai Luca, lei mi disse "Piccere' , chist' nun è roba ppe' te, nun vale niente!". Io allora non capii, un po' per il dialetto, un po' perché pensavo che una vecchia donna di altri tempi non potesse capire i giovani, e invece con un solo sguardo lo aveva capito fino in fondo, molto meglio di me.
Gli ultimi giorni a Formentera sono stati quasi surreali, sembravamo degli automi comandati a distanza, non ci sono stati altri eventi maggiori come quello al Coyote, io e Lorenzo abbiamo cercato di stare separati senza creare troppi equivoci, certo, la mattina a colazione, quando eravamo soli, e la sera prima di andare a letto, qualche carezza ce la scambiavamo, ma con una certa apprensione, perché tutti e due ormai avevamo l'impressione che loro avessero intuito qualcosa nell'aria, ed fossero in allerta. Per poco la penultima sera stava per succedere il patatrac, quando io sono andata a stendere i gli asciugamani sul terrazzo e Lorenzo mi ha seguito con la scusa di portare anche il suo costume. Eravamo di nuovo soli con la luna che si alzava e il tramonto che era ormai passato da un po', ci siamo guardati ed immediatamente io sono andata verso di lui per baciarlo, ma mentre ci avvicinavamo, ho visto Luca salire le scale velocemente attraverso finestra che dava sul terrazzo, ci siamo fermati appena in tempo, e Lorenzo, non potendo arrestare il movimento, mentre veniva verso di me, mi ha preso dalle mani un accappatoio e mi ha aiutato a stenderlo. Abbiamo avuto la chiara sensazione che Luca fosse chiaramente salito per controllarci, non aveva alcun altro motivo per farlo, non aveva nemmeno tentato di trovarlo, è semplicemente arrivato ed ha detto: "Bello qui vero?". Noi non abbiamo fatto altro che continuare a stendere i panni e scendere nell'appartamento come se niente fosse successo. Ma non siamo più andati al supermercato da soli e nemmeno al bagno nei locali. Eravamo sorvegliati speciali, non tanto perché lui tenesse a me più del mio conto corrente, credo, quanto per evitare di dover far fronte ad uno spiacevole regolamento di conti per salvare l'onore.
Perciò la vacanza si è spenta piano piano, senza altri scossoni, e ci siamo ritrovati una mattina sulla banchina del porto ad aspettare la nave che ci avrebbe portato ad Ibiza, dove avremmo poi preso l'aereo. Eravamo assonnati e stanchi, provati più emotivamente che fisicamente, intorno a noi c'erano ragazzi che erano appena usciti dalle discoteche, vestiti, o meglio, svestiti, con minigonne e tacchi alti, e col trucco di diverse ore che ormai vacillava sui volti delle ragazze. Non abbiamo quasi detto una parola durante tutto il viaggio di ritorno, ognuno di noi era chiuso nei suoi pensieri, io potevo certamente indovinare quelli di Lorenzo, che ogni tanto mi lanciava qualche sguardo carico di amarezza e tensione, che voleva dirmi tante cose, che però era costretto a tenersi dentro. Io avrei voluto saltargli al collo e baciarlo, sapevo che di li a poco ci saremmo salutati, saremmo tornati ognuno a casa propria, e tutto sarebbe finito. Ma io non avrei mai dimenticato quella settimana. Luca, non mi ha mollato un attimo, è stato vicino a me come una guardia del corpo per tutto il tempo, e secondo me già pregustava il ritorno alla sua bella routine, tanto il suo competitor era lontano e non poteva fare danni, Cinzia era quella più preoccupata, teneva fissi gli occhi su Lorenzo, lo studiava, in ogni suo movimento, ogni suo sospiro, gli parlava poco, lo stretto necessario, ma non gli sfuggivano le volte che noi ci scambiavamo un'occhiata di intesa. Anche se, secondo me, anche lei sperava che in fondo, tornati a Palermo, tutto si sarebbe risolto.
Avevano torto entrambi.
Non ho aspettato nemmeno un giorno, non avrei potuto. Appena siamo arrivati a casa io lo ho guardato in faccia e me ne sono andata, senza nemmeno posare le valigie. Con la scusa di andare a trovare mia madre che era rimasta sola dopo la morte di mio padre ho approfittato e non sono più tornata a casa. Non so se è stato uno sbaglio o meno andare a Formentera con Lorenzo, ma a me è servito a capire che cosa è veramente importante per me, io non posso passare nemmeno un minuto in più della mia vita con una persona che non amo e che soprattutto non stimo. Non ho idea di cosa sarà il futuro, ma una cosa è certa, non voglio passarlo con lui. Lorenzo è lontano, e questo è insopportabile, perché so che tra noi c'è qualcosa di speciale, quando parlo con lui mi sento viva, forte, e protetta, l'altra sera mi ha anche detto che Cinzia se ne è andata, come era ovvio, non aveva alcuna possibilità di continuare a stare con lui, per quanto ci abbia provato. Certo vorrei che ora fosse qui con me, che mi abbracciasse e che facesse l'amore con me, tutta la notte, invece se sono fortunata mi manderà un messaggio quando finirà al ristorante e se io non starò dormendo troppo profondamente gli risponderò, altrimenti lo troverò domani mattina come augurio di buon mattino. Ci sentiamo quasi ogni giorno, e lui è sempre molto carino ed affettuoso, mi dice che vorrebbe venire a Napoli a trovarmi, ma ha quasi tutti i fine settimana impegnati, con il lavoro che fa è abbastanza normale, quindi mi sa che ci vorrà un po' prima che ci possiamo rivedere. C'è anche un altro problema, lui non vuole tornare, per non dover rivedere i suoi genitori, e confessare chiaramente che non ha mai voluto essere un avvocato, e che mai lo sarà. Io sono convinta che lo abbiano già capito, soprattutto il padre, anche se nessuno dei due vuole ammettere ciò che è evidente a tutti. Lorenzo non ama parlare del suo rapporto col padre, però qualche volta con me si è confidato, e io credo che se semplicemente si incontrassero, le cose si risolverebbero, ma lui è chiuso, non riesce a parlare quando si sente in colpa e da quando ha lasciato la città per andare a Roma, praticamente non è più tornato a salutare la famiglia. Con la madre si sente per telefono saltuariamente, ma in fondo non si dicono granché se non le solite cose di rito. Non so nemmeno se sappiano che si è trasferito a Palermo, ma conoscendolo è probabile che non abbia detto niente, chissà per quanto tempo ancora vuole continuare con questa farsa. Comunque la situazione è molto incasinata per tutti e due. Io andrei da lui anche domani, ma devo aspettare, per ora devo stare con mia madre che ha avuto un grosso colpo dopo la morte di mio padre, e sembra un'altra persona, è assente, gira per la casa vuota come se andasse cercando qualcosa o qualcuno, poi torna in cucina e si siede al tavolo guardando i palazzi dalla veranda. Lo posso capire, sono stati quaranta anni insieme, e lui era tutto per lei, il marito, il datore di lavoro, l'amico, finanche il cuoco, perché a casa cucinava lui. Ogni angolo della casa parla di lui, non solo le foto appese ai muri, ma tutto, dai libri che lui leggeva, le piante che amava, la cassetta dei ferri perfettamente ordinata, le pentole in rame che ormai non usa più nessuno ma che lui sosteneva essere le migliori, i chili di pasta che comprava direttamente al pastificio accanto alla sorgente del Volturno, e che sarebbero andati bene per un reggimento, in ogni singolo particolare di quella casa c'è mio padre. Credo ci siano solo due possibilità per fare riprendere mia madre da questo stato di trance: cambiare o ristrutturare casa, gliene parlerò, anche se lei ora non è proprio in grado di prendere una decisione. Non fa niente, la prenderò io per lei.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top