Una famiglia riunita

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Julius stava ancora dormendo profondamente, ancora afflitto, stravaccato sul divano, lievemente appoggiato alla schiena del mobile.
Non stava pensando a nulla, vedeva soltanto il nero cupo del sonno, e non muoveva gli arti. Sembrava che quella lite fosse stata solamente un incubo, e desiderava tanto che fosse così.

Mentre la sua mente iniziava a proiettare qualche scenetta, Julius, inconscio, iniziò a sentire degli echi, che aumentavano d'intensità fino a diventare delle vere e proprie voci.
Si facevano sempre più strillanti e sgradevoli, e Julius iniziava a muovere a destra e sinistra la testa, infastidito.
Le voci sembravano correre, dimenarsi, giocare tra loro sbizzarriti.
Man mano che aumentavano, le voci si facevano sempre più nitide e distinguibili, ma sempre irritanti.
Julius continuava a provare fastidio, fino a quando iniziò a riprendere coscienza.

Aprì gli occhi bruscamente, e ancora intontito, cercò di capire cosa fosse successo.
Non si alzò, ma puntò lo sguardo verso la cucina, e notò una figura magra e alta muoversi tranquillamente.
Si contorse stranito e sorpreso, ma prima che potesse fare qualcosa, le voci si ripresentarono di nuovo, e gli si avvicinarono pesantemente.
"Papà, sei sveglio!"
"Finalmente!"

Ora li riconosceva: erano i suoi due figli, Carl e Julia, quelli che aveva salutato la sera prima, e che aveva accudito per 7 anni!
La mente iniziava ad aprirsi, i ricordi a riaffiorare, le energie a propagarsi.
Era finalmente sveglio!

Si alzò ancora stanco e un po' intontito: un lato dei suoi capelli era appiattito e lasciava ancora il segno del cuscino, il suo volto era ancora impastato di sonno... Una visione deprimente.
Guardò attonito i bambini e rimase fermo per qualche secondo, ma il tempo non si ferma, e i bambini rincararono la dose.
"Papà, tutto bene? Hai dormito abbastanza?"
Julius rimase fulminato per qualche secondo, poi si affrettò a rispondere, con una voce debole e arrembata.
"Ho... ho dormito bene, bambini."
Si grattò la testa e ascoltò la risposta dei figli.
"Pa', dai che faremo tardi!"
Julius rimase sorpreso, le sue sopracciglia si incurvarono e si rialzarono e gli occhi si spalancarono lievemente dallo stupore.
"Tardi? Tardi per cosa?"
"Per la scuola! Vieni a fare colazione, su!"
Julius rimase stecchito dal quel che Carl aveva detto. Da quando Julius doveva accompagnarli a scuola? Non lo sapeva nemmeno! Carol non gliel'aveva nemmeno detto, e dopo quella lite, mai l'avrebbe fatto!

E non era ancora finita!
Dalla cucina si inoltrò un'altra voce, femminile, tranquilla e allegra, che Julius conosceva troppo bene, anche se non la sentiva così gioiosa da anni.
"Bambini, lasciate in pace il babbo e venite a tavola!", e i bambini obbedirono.
Julius fu colpito da uno sbigottimento lancinante e fulmineo; si bloccò. Possibile che fosse lei?
No, non poteva essere lei. Insomma, i due avevano ferocemente litigato la sera prima, com'era possibile che fosse così vivace?

Il padre lanciò uno sguardo in cucina, e oltre ai due piccoli bambini, vide la stessa figura che aveva notato appena sveglio, che si muoveva per la stanza.
Era Caroline! Lui era esterrefatto! Carol sembrava così energica e piena di vita, e allegra, e dolce. La vedeva prendersi cura dei figli, servirgli le ciotole, versare il latte, i cereali, dargli i baci...
"Allora è proprio vero che il sonno migliora l'umore!", pensò l'attonito Julius.

Non perse tempo, si alzò, e lentamente procedette verso la tavola. Una volta avvicinatosi, notò che era stato preparato un posto apposta per lui, con una tazza di caffè caldo appena preparato.
La moglie lo salutò e gli si avvicinò graziosamente, baciandolo sulle guance.
"Buongiorno, tesoro! Dormito bene?"
Julius rimase ancora una volta incredulo: ora dava persino i baci? Poi cos'altro avrebbe fatto? Uno spogliarello in piazza con un cartello con su scritto "Io amo Julius"?

"B-buongiorno...", rispose timidamente.
Julius si mise a tavola e fu raggiunto dalla moglie, che iniziò a parlare in modo pimpante.
"Sai, ho riflettuto su ieri sera, e mi dispiace per quello che è successo. Ora è un nuovo giorno, quindi lasciamoci tutto alle spalle e tiriamo avanti, come una famiglia! Non vedo l'ora che tu parta per Marte, così quando tornerai dimostrerai a tutti che sei un campione! Lo sei sempre stato! Ma prima dovrai portare i tuoi figli a scuola!"
Julius era ancora una volta sbalordito, quasi arrossato dai complimenti.
Era inutile porsi domande sul cambiamento repentino della moglie, quindi preferì mettere una croce sopra tutta quella storia e far finta di niente.
Si sentiva soddisfatto, rilassato. La famiglia era salva, anche se non sapeva come. Pensò che fosse un miracolo divino!

Un lieto fine... insomma...

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