Fantascienza, non solo astronavi

Salve a tutti.
Mentre scrivo ciò è un tardo pomeriggio di maggio, monotono come al solito, dove il sole continua a dimostrarsi timido e il freddo non demorde.

Questo sarà un capitolo un po' particolare, slegato dalla trama, ma l'argomento mi è molto a cuore. Non vi ruberò molto tempo, state tranquilli.

Avrete sicuramente notato un cambio di rotta che sta seguendo la storia: negli ultimi due capitoli sono passato dalla fantascienza alla guerra.
"Kirk, non starai mica pensando di fare il Michael Bay della situazione, spero!"
Questo è ciò che si potrebbe chiedere un lettore.

No, assolutamente. In verità, tutto ciò non è un cambio di rotta, né uno sviamento dalla storia. La guerra che ho narrato (e che ho ancora intenzione di narrare) c'entra completamente con Stellaris, benché non sia una storia di guerra.

Non si tratta di semplice approfondimento di un protagonista, ma di pura PRESA DI COSCIENZA.

La guerra che Antony ha dovuto affrontare non è immaginaria, esiste davvero, seppur più complessa di così.
La guerra nel Donbass è una guerra tragica che vede come protagonista l'Ucraina, Stato relativamente giovane (ha ottenuto l'indipendenza dall'Unione Sovietica pochi decenni fa) che si trova nel mirino di una lotta interna tra ucraini e tra forze internazionali.
In questa guerra, che ricordo combattuta in Europa, nostro continente, il governo ucraino e i ribelli indipendentisti dell'est combattono senza esclusioni di colpi per la propria causa, con il supporto di varie nazioni esterne. Quasi nessuno conosce questa guerra, seppur abbia fatto migliaia di vittime e diviso una nazione, o più che altro, nessuno se ne preoccupa.

Cosa c'entra tutto ciò con il romanzo?

Manzoni una volta diceva che il romanzo non deve soltanto raccontare una storia, ma ha un valore anche pedagogico: deve educare, cioè, le masse, informandola su eventi e concetti, proponendo nuovi spunti, nuovi modi di pensare.
Chiaramente non sono così egocentrico da considerarmi una persona degna di educare gli altri, assolutamente no!

Ciò che voglio dire è che i romanzi non dovrebbero essere fini a sé stessi, ma devono comunque raccontare qualcosa, che si tratti di cose concrete o astratte.
E questo compito spetta anche alla fantascienza, uno dei mezzi più accreditati per compiere ciò.

La fantascienza non consiste solo in battaglie tra astronavi o robot ribelli, ma anche in situazioni e idee che esprimono l'umanità, che possano essere elaborate, trasmesse e recepite.
Una guerra combattute tra le trincee non è tanto diversa da una guerra combattuta con i laser: cambiano i tempi, cambia la tecnologia, ma il contesto rimane lo stesso. La guerra è una condizione umana tragica, e pertanto può essere narrata in qualsiasi forma, anche nella fantascienza.
Sopratutto, bisogna che la gente capisca che la guerra non è un lontano ricordo, che una guerra non si limita a schermaglie nel deserto nel lontano Medio Oriente, ma che si manifesta anche vicino a noi. Ricordo che mentre sto scrivendo, una guerra ha piede in Europa orientale, mentre una ancora più sanguinosa è avvenuta a pochi passi dal nostro confine nemmeno vent'anni fa.

Quindi, la motivazione per cui fin dall'inizio della stesura di Stellaris ho pensato di narrare questa guerra risale al fatto che voglio cercare di narrare gli eventi dell'umanità intera, non solo degli astronauti. Se non ci si sofferma sulla società da cui provengono i protagonisti, sopratutto se collocato nel futuro, tutto perde senso.
Voglio narrare il mondo degli astronauti, ciò che succede, fatti e misfatti, seppur in maniera leggera.
E la guerra è l'argomento perfetto, perché è un evento di enorme importanza per la società umana e le sue idee.

In Stellaris c'è la sovrapposizione di due mondi, due tipi di società, quello reale della Terra e quello utopistico di Marte, ma se non ci si sofferma sulle condizioni della specie umana la seconda è irrealizzabile.

Quindi, seppur con i miei limiti, voglio cercare di parlare dell'Umanità, e di sensibilizzare i lettori su fatti che succedono anche nella realtà.
Non invito nessuno ad appoggiare una fazione della guerra o andare a combattere - neanch'io lo farei - ma semplicemente a tenere a mente queste cose, nel proprio piccolo, e di farsi un'idea critica e personale.

E con ciò, vi ringrazio per il supporto e vi saluto.

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