2 Un'alleanza improvvisa

Starscream venne ammanettato immediatamente.
All'inizio Dreadwing voleva ammanetargli anche le ali impedendogli quindi di volare, ma quando il traditore gli rivelò di essere senza T-Kog, l'aguzzino ci rinunciò.
"Se non fosse per il mio signore lord Megatron, a quest'ora saresti senza testa".
"Meno male che il tuo signore abbia deciso così", rispose con un ghigno.
Dreadwing lo fulminò con lo sguardo mentre faceva inginocchiare il prigioniero per controllarlo. Nel frattempo, i Vehicon minatori avevano già cominciato a estrarre l'Energon grezzo.
"Ehi!", urlò una voce.
Era acuta e carica, ma non era metallica; piuttosto, sembrava quella di un umano.
I robot si voltarono verso l'origine della voce.
Era un'umana, una ragazzina sui sedici anni; aveva lunghi capelli lisci e castani scuri, legati con una coda di cavallo e gli occhi, grandi e profondi, erano neri.
Indossava una canottiera bianca che lasciava scoperte le braccia e le spalle, con un paio di shorts cortissimi e un paio di scarponi marroni.
Sulle gambe aveva una sorta di vortice metallico che giungeva a metà coscia e anche sotto le suole dei scarponi.
In spalla aveva un grosso zaino di tessuto nero e in vita una cintura di cuoio con su ogni fianco una pistola e un coltello.
"Avevo adocchiato quell' Energon per prima!", urlò, avvicinandosi pericolosamente ai robot.
Per essere un'umana aveva del coraggio da vendere.
Dreadwing estrasse la mitragliatrice e sparò verso la terrestre, ma questa evitò i colpi scartando di lato con un'agilità inumana.
"Ora tocca a me".
Stese le braccia di fronte a sé e queste si aprirono in due, da cui uscì un cannone simile a quello di Megatron, puntando tramite un laser la testa di uno dei Vehicon.
"Cosa pensi di fare con un cannone giocattolo?", chiese Dreadwing, provocando la terrestre.
Questa sorrise con un ghigno.
Dalla canna del cannone partì una luce azzurra che colpì il Vehicon con una tale potenza che gli fece esplodere la testa.
Il robot cadde in indietro con un tonfo metallico.
"Chi è il prossimo?", chiese la terrestre, puntando il cannone a tutti i robot.
I Vehicon non esitarono; entrarono in modalità aereo e volarono via, abbandonando il padrone e il prigioniero.
"Tornate qui razza di incapaci!", gli urlò Dreadwing.
Si voltò, ritrovandosi l'umana a pochi centimetri da sé con il cannone a un niente dal viso.
"Vuoi favorire?".
Il robot contrasse la mascella, infastidito e infuriato; non poteva permettere di farsi mettere i piedi in testa da un'umana, ma aveva visto come aveva ridotto quel Vehicon, quindi preferì non ingaggiare battaglia, quindi entrò in modalità aereo e se ne andò, lasciando il prigioniero e l'umana.
La ragazzina quindi si avvicinò al cristallo di Energon e col laser cominciò a tagliare in piccoli pezzi il minerale azzurro.
"Che te ne fai di Energon? A voi umani fa male", gli disse Starscream, ancora inginocchiato e ammanettato.
"Ti pare che i miei proiettili siano fatti di ferro semplice?", chiese l'umana, voltandosi.
Si rigirò e continuò col lavoro.
"Ti dispiacerebbe liberarmi?", chiese Starscream, innervosito e impaziente.
La terrestre mise giù il laser e si mise sotto al robot con le braccia incrociate e in viso uno sguardo indagatore.
"E io che ci guadagno?".
Starscream venne preso alla sprovvista.
"Vuoi una ricompensa?", chiese, stupito.
"Visto che sono io quella col coltello dalla parte del manico è giusto che ci ricavi qualcosa".
"Lo sai che ci ricavi? Che non prendo il tuo corpo e lo riduca in poltiglia!".
La ragazzina rise di gusto mentre la pazienza di Starscream si stava esaurendo.
"Come pensi di farmi del male senza il T-Kog?".
Il robot si stupì, confuso.
"Come fai a sapere che sono senza il T-Kog?".
"Dalla cicatrice che hai sul fianco sinistro".
Starscream la osservò, senza capire.
"E allora?".
"È troppo irregolare per essere stata eseguita da un robot medico, quindi dev'essere stata eseguita da qualcuno che non conosca benissimo la vostra biomeccanica, ovvero noi umani e, per noi umani intendo la MECH".
"Ne fai parte per caso?".
"No, ma ho dei legami".
"Quindi mi ci potresti portare".
"Sì, ma io non ci guadagnerei niente".
Starscream sbuffo', frustrato.
Se lo doveva aspettare. Anche se non la conosceva, era riuscito a farsi un identikit di lei.
Quella ragazzina era furba e astuta e decisamente non si sarebbe fatta ingannare da un tipo del suo calibro.
Doveva stare attento.
"Allora cosa vuoi?".
"Niente che tu possa avere".
"E sarebbe?".
"La possibilità di andare nella base degli Autobot".
Stava esagerando.
Starscream non capiva; perché quell'umana ci tenesse ad andare nella base degli Autobot?
Che razza di legame avevano?
Il filo dei pensieri si bloccò non appena vide la terrestre mettersi in spalla lo zaino e allontanarsi.
"Ma dove vai?!", le urlò Starscream, quasi disperato.
"Me ne vado".
"Non puoi lasciare qui un povero robot indifeso!".
L'umana si voltò di scatto verso l'F22 e s'incamminò verso di lui, a pochi metri dalle ginocchia.
"Sono soltanto una vittima. Megatron mi puniva tutte le volte che fallivo e avvolte ci rimetteva qualche parte del mio corpo! Mi ero alleato con Silas solamente per guadagnare  quell'Energon che bastava per sopravvivere e lo avevo aiutato moltissimo, guadagnandoci una cicatrice sul fianco".
Starscream pianse lacrime finte, tentando inutilmente di commuovere l'umana.
Questa, che era rimasta con le braccia incrociate e uno sguardo indifferente, stese il braccio destro attivando il cannone, mirando il viso del robot.
Starscream tentò di proteggersi con i polsi ammanettati e gli occhi chiusi mentre udiva il rumore di uno sparo.
Poco dopo, riaprì gli occhi, trovando le manette a terra e spezzate a metà.
"Chiamami Alexis".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top