6 Ritorno dall'aldilà
Due giorni dopo il rapimento di Light, il computer si decise a leggere i codici che l'agente Fowler fornì a Ratchet, potendo così localizzare il microchip della Nemesis. Nessuno aveva dormito molto bene, proprio perché gli Autobot erano interessati a sapere dove si trovasse quell'astronave. Sullo schermo comparve infatti l'immagine della Nemesis che proseguiva il suo viaggio verso est, con un piccolo puntino giallo che si illuminava ad intermittenza sul ponte.
<<Con sollievo posso confermarvi l'esatta posizione della Nemesis>> annunciò Ratchet <<è nel bel mezzo dell'oceano Atlantico, molto lontano dalla portata degli umani>>
<<Bene doc>> disse Alexis <<attiva quel ponte e andiamo a fare il culo a strisce a quel bastardo>>
Ad un tratto però l'agente Fowler ricevette una telefonata che lo obbligò ad allontanarsi dal gruppo. Il suo tono di voce era normale e quindi nessuno gli parlò sotto, ma poi impazzì andando su tutte le furie.
<<Come sarebbe a dire che ne ha rubato uno?! Voglio che i responsabili siano puniti inte->>
Si paralizzò e dopo tre lunghi minuti di silenzio dovette biascicare un sì capisco prima di mettere giù.
<<C'è qualche problema agente?>> gli domandò Optimus
<<Sì. Quel... Starscream del passato, come lo avete chiamato, ha rubato il soggetto 4d>>
E di cosa si tratta? domandò Bumblebee
<<Più di un anno fa i federali avevano iniziato a smantellare i cadaveri dei Decepticon deceduti, ma stanotte uno dei "soggetti" che doveva subire il processo è smarrito per mano di tre infiltrati della MECH. Li hanno trovati assassinati per schiacciamento>>
<<E che se ne fa Starscream di un cadavere Decepticon?>> chiese Ratchet <<E di chi poi?>>
L'umano inviò la foto del soggetto 4d sullo schermo del computer della base. Nessuno voleva credere a quello che stavano guardando.
Il Transformer percepì una strana energia vitale che lo spinse ad aprire le ottiche, lentamente. Era in una stanza nera illuminata da luci artificiali violacee, un ambiente ristretto e piuttosto freddo, ma che gli suonava familiare.
<<Cosa...? Ma come faccio a...?>>
Non aveva alcun ricordo di come fosse finito lì; l'ultima cosa che rammentava era un dolore allucinante su tutto il corpo che aveva portato la sua scintilla al completo spegnimento.
<<È impossibile...>>
Si mise seduto sul lettino su cui era sdraiato, ma si accorse che i polsi erano legati al muro tramite due lunghe catene e il simbolo della fazione che pulsava di luce di un colore indescrivibile. In quel momento la porta si aprì da sola, facendo entrare un robot alto e slanciato, argentato e dotato di ottiche sanguigne.
<<Come ci si sente ad essere di nuovo vivi, Knockout?>>
Una sola parola balenò nella mente del prigioniero, una parola che gli mise in circolo l'adrenalina.
Ma per colpa dell'odio.
<<Starscream!>>
Gli corse incontro, ma le catene lo tennero imprigionato a due metri dal suo aguzzino.
<<Non ti bastava eliminarmi eh?! Mi hai pure resuscitato e imprigionato qui!>>
<<Quando ho trovato il tuo cadavere mi sono subito posto il quesito su come sia stata la tua disfatta, ma questa è una storia che approfondirò più tardi>>
Dandogli le spalle, a Knockout girarono i pistoni.
<<Torna subito qui bastardo!>>
<<Stai tranquillo. Adesso ti porto un po' di compagnia>>
Il prigioniero non lo badò per qualche minuto, troppo preoccupato a trovare un modo per spezzare quelle catene. Il braccio armato di motosega non aveva intenzione di attivarsi. La porta si aprì e si richiuse quasi subito dopo, permettendo l'accesso ad una figura cybertroniana che, come era dentro, crollò cul pavimento. Le catene erano abbastanza lunghe da permettere a Knockout di avvicinarsi alla nuova arrivata, ma comprese fin da subito di cosa si trattava: una bambina Transformer.
Da dove veniva?
Chi erano i suoi genitori?
<<Ehi piccola?>>
Provò a chiamarla con dolcezza, vedendola mettersi in piedi con fatica. I polsi erano legati al collo tramite una catena e non era in grado di fare nulla con le mani legate. La sua assomiglianza a Starscream era preoccupante, ma il taglio degli occhi e alcune protuberanze sottili mandavano a quel paese qualsiasi possibile risposta dell'adulto.
<<E tu chi sei...?>>
Il corpicino presentava diversi segni di botte e contusioni, a tal punto da reggersi a malapena in piedi. Cadendo in ginocchio, Knockout la prese in tempo e si sedette per terra, facendola sedere sulle proprie ginocchia.
<<Io mi chiamo Knockout. Tu come ti chiami?>>
<<Light...mi chiamo Light>>
Era un Decepticon da sempre, ma il suo codice morale era sempre stato quello di non fare del male ai bambini. Erano innocenti, a differenza degli Autobot.
<<Ma che bel nome. Che ci fai in questo posto?>>
<<Starscream del passato mi ha rapito dopo aver ferito mia mamma e Ratchet>>
<<Starscream del passato? Ma che stai dicendo?>>
Light scese dalle sue ginocchia e si sedette mettendosi davanti a lui.
<<Starscream che ci ha rapito viene da Cybertron quando c'era la guerra. Ha raggiunto quest'epoca grazie a un'invenzione di Ratchet>>
<<Ah. Sono piuttosto confuso su molte cose, ad esempio tu. Chi sono i tuoi genitori?>>
<<I miei genitori sono Starscream di quest'epoca e Alexis>>
E fu così che Knockout mise in dubbio le sue conoscenze di anatomia cybertroniana.
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