Le parole lontane

Luigi non ha mai avuto problemi a viaggiare con gli aerei, anzi. Fin da bambino ama farlo: non sentire la terra sotto i piedi gli infonde così tanta adrenalina e carica da mandarlo in ectasy, quasi come se stesse con Carola.

Effettivamente, se ci pensa, le due cose combaciano. Ogni volta che se la ritrova accanto, il cantante avverte il suo corpo andare in fibrillazione, un problema a cui nemmeno un medico esperto potrebbe trovare soluzione.

Stavolta però, Luigi, ha paura di salirci su quell'aereo. Teme così tanto l'impatto con la terra ferma, con la Sardegna, con Carola da voler fare dietro front quanto prima.

Poi, il suo angelo custode giunge in soccorso.
Sullo schermo illuminato del cellulare vibrante compare il nome di Alex. Luigi risponde in un batter d'occhio, ha bisogno di lui.

<<Ma si può sapere dove sei finito?>>

Alessandro è irritato, e si sa, che è meglio che ciò non accada.

<<Sono in aeroporto e, buongiorno anche a te>>

Luigi si guarda intorno nella speranza di non essere riconosciuto, calando sul volto gli occhiali neri della Ray Ban che purtroppo non gli stanno bene quanto quelli bianchi.

Alex, dall'altro capo del telefono, tira un sospiro per calmarsi.

<<In aeroporto, giusto, in aeroporto. Come se ieri sera non avessi vinto un fottutissimo programma e avessi, stamattina, all'incirca dieci interviste da fare. In più, avevamo accordato per una colazione tutti insieme, noi finalisti e gli altri che si trovano a Roma. Ma ovviamente, il vincitore del programma, non c'è. E dov'è? In aeroporto. Per quale assurdo motivo sei in aeroporto?>>

Man mano che scandisce le parole, la voce si alza di un semitono fino a squillare nelle orecchie di Luigi come le sirene della macchina della polizia. Accidenti, forse era meglio non avere bisogno di lui.

<<Devo fare una cosa, urgente. Se tutto andrà bene, ci vedremo domani verso l'ora di pranzo, se tutto andrà male ci vedremo comunque domani verso l'ora di pranzo. Se andrà bene saremo in due, se andrà male in una. Ti basta sapere questo>>

<<Credimi se ti dico che mi stai stressando ai livelli di Cosmary, puoi parlare italiano e non in Strangis? Di prima mattina mi risultata ancora più difficile cercare di decifrare il tuo gergo>>

A Luigi, in verità, sembra di essere chiaro ogni volta che apre bocca. Stando a quanto si dice non è così: Alex non è né il primo ne l'ultimo ad avergli sottolineato questo difetto. Eppure lui pare non scorgere alcuna soluzione alla sua strana parlantina. Magari dovrebbe smettere di parlare e basta, così si eviterebbero problemi come quello che dovrà affrontare tra qualche ora. Sempre se si tratti di un problema.

<<Sono in aeroporto perché sto andando in Sardegna, ti è più chiaro così?>>

<<In Sardegna? E perché? Che cosa devi fare in S- Luigi, stai andando da Carola?>>

Il cantante lametino credeva che Alex non potesse superare il tono di voce raggiunto pocanzi, si sbagliava. L'urlo lanciato dall'amico fa voltare anche una coppietta di anziani seduta affianco a lui.

<<Già, sposi la mia causa o mi remi contro adesso?>>

<<Oddio, se la mettiamo così, nel caso in cui lei ti rifiuti giuro che ti sposo proprio, altro che causa>>

Luigi scoppia a ridere, entrambi hanno ancora i residui della sbronza della sera prima: Alex per ciò che ha appena detto, lui per l'azione che sta compiendo, secondo la sua macabra mente si tratta del passo più lungo della gamba.

<<Passo volentieri, per quello c'è Cosmary, dunque non ti crogiolare nel dolore. E mi raccomando, non pensarmi troppo mentre sono via>>

<<Mi liquidi così? Tu sei un folle Strangis, davvero. Ma lei lo sa?>>

<<Avrei potuto azzardare una chiamata, ieri sera, mentre tu eri troppo ubriaco per farci caso>>

<<E tutto questo coraggio, da
dove salta fuori?>>

La curiosità di Alex è alle stelle, attende la risposta dell'amico come si aspettano le stelle cadenti la notte di San Lorenzo.

<<Non lo so>>

<<Non lo sai? Te lo dico io, con parole molto semplici, ti sei reso conto di essere innamorato>>

<<Non esagerare con le parole, Alex. Io non lo so, cosa sento per lei. È difficile, cazzo, più di quanto credessi>>

Luigi si accascia sulla sedia e chiude gli occhi dietro i vetri scuri dei suoi occhiali.
Lui davvero non lo sa. Non sa dargli un nome, ecco.

C'è sempre stato poco spazio per loro. Ognuno con i propri sogni da coltivare, segreti da custodire e paure da affrontare. Ogni minimo passo avanti fruttava così tanto lavoro dietro che, per diverso tempo, forse troppo, si è chiesto se poi ne valesse effettivamente la pena.

Ad oggi si rende conto che si, ne varrà sempre la pena. Ma Carola la pensa come lui? Non ne è così convinto.

L'ha sentita distante ieri, ma ha preferito sorvolare sulle frasi fredde che gli ha riservato, non voleva che nella sua mente prendesse posto il pensiero di non essere più nulla per lei.

<<Qualsiasi cosa le dirai Lù, falle capire che ci tieni. Non farti fregare, non di nuovo>>

Non di nuovo. È per questo che Alex è una spanna sopra gli altri.

Nessuno sa che, in realtà, quando si sono allontanati Luigi ne ha sofferto tanto quanto lei. Nessuno tranne Alessandro.

La musica è sempre stata la donna della sua vita e, essere ad Amici, coronava il suo desiderio di sposarla. Non poteva permettersi distrazioni di alcun tipo e mettere uno scudo davanti a tutto e tutti, anzi davanti a lei, significava dargli la possibilità di concentrarsi unicamente sulla propria arte.

La musica intanto, ne ha risentito di questo allontanamento. Al punto che, in ogni nota, in ogni parola, in ogni accordo, Luigi si ritrovava dinanzi il volto della ballerina.

<<Farò del mio meglio>>

<<Buona fortuna, spero di vedervi insieme, domani>>

<<Lo spero anch'io>> soffia leggero, prima di concludere la telefonata.

L'aereo sta per partire e, prima di imbarcarsi, Luigi si preoccupa di avvisare Carola che, tra circa un'ora, sarebbe atterrato.

-

L'ora scorre lenta per Carola che, appena ha visualizzato il messaggio del cantante, si è precipitata all'aeroporto in pochi minuti.

Non aveva fatto in tempo nemmeno a guardarsi allo specchio, era uscita con le prime cose che gli erano capitate sotto mano. Aveva pregato suo padre di tornare a casa una volta averla accompagnata, promettendo che sarebbero tornati in taxi. Non voleva nessuno attorno, dovevano esserci solo loro (anche se poi la cosa così semplice non era).

La sala d'attesa, forse ascoltando le parole della ballerina, non è particolarmente affollata. I pochi che vi sono sembrano immersi, proprio come lei, nei loro pensieri più profondi.

Carola non sa cosa aspettarsi da Luigi, probabilmente nulla. Sono sempre stati sogni in fumo, i suoi. Si domanda perché ora dovrebbe cambiare qualcosa.

Non ha tanto tempo per pensare a ciò che dirà e a quello che farà. L'altoparlante, fin troppo presto, annuncia l'atterraggio dell'aereo su cui si trova il cantante. Panico.

La ballerina cammina avanti e indietro tra il via vai di gente intorno. Non presta attenzione a dove cammina, lo sguardo punta al pavimento.
Poi, alza il viso, per controllare. Si maledice.

Lui è li, proprio davanti a lei. È fermo sul posto, la chitarra sulla spalla destra e, nella mano sinistra, un piccolo borsone blu. Se ne sta ferma a guardarla e, per la prima volta, regge lo sguardo di Carola.

Non ha gli occhiali, stranamente. Ha gli occhi lucidi, come i sogni. Carola sbatte più volte le palpebre, impaurita dal fatto che potrebbe trattarsi di un'allucinazione.

Ma invece Luigi c'è, c'è eccome. Carola se ne rende conto quando, gettato il borsone per terra, le sfiora una guancia con il dorso della mano. Fa un passo indietro. Brucia, brucia tremendamente questo contatto.

<<Ciao>>
La voce di Luigi è un soffio, sembra quasi stia parlando con una bambina. Ma Carola è una donna con la D maiuscola, e Luigi questo lo sa. Il bambino è lui.

<<Benvenuto>>
Gli sorride fredda. Luigi inclina la testa di lato.

<<Sono sempre io Ca', lo stesso di Aprile, perché mi sei distante?>>

Il cantante lo sa, che è una domanda senza senso. Che Carola ha paura di soffrire di nuovo e, questa volta, di sprofondare in un baratro da cui non potrà più uscire. Eppure non riesce a vederla così lontana da lui.

Perchè ti sento lontana, lontana da me

<<Anche io, sono sempre io, Luigi. Solo più consapevole. Sono pronta ad ascoltarti, sono qui, del resto. Ma non partire in quarta, non farlo. Non puoi permettertelo>>

Gli occhi di Luigi si fanno più scuri e, tutto quello che Carola era riuscita a leggerci dentro in quei pochi minuti (pentimento, paura, scuse) diventa sempre più sfocato.

<<Posso almeno abbracciarti?>> chiede, spaventato da una risposta negativa.

Carola gli getta le braccia al collo. Frettolosamente lui l'avvolge, stupendo anche sè stesso.

<<Mi sei mancato>>

Eccola lì, l'incoerenza. La migliore amica del loro rapporto. Le parole tradite dai gesti. I gesti traditi dalle parole. Tutto in un continuo loop.

<<Anche tu>>

E, come succede sempre quando sono insieme, il mondo viene messo in silenzioso per lasciare solo loro due.

E dimmi che
il mondo è per due persone
che possono far cadere nel cuore
tutte le cose

Per la prima volta, è Carola a interrompere il contatto. Quando lo lascia, Luigi si accorge di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Sulle spine, si sentiva esattamente così.

Il ragazzo le prende la mano e la stringe con forza. Gli serve tanto coraggio ora.

Volevo dirti tante cose
ma non so da dove iniziare

<<Da dove inizio?>>

<<Di solito si inizia dal principio, ma siamo sempre noi, direi che anche dalla fine va bene>>

Forse, tra tutte le cose che apprezza di Carola, questa è quella che a Luigi piace di più: la semplicità e la dolcezza con cui gli parla nonostante le coltellate che le ha piantato nel petto.

<<Mi dispiace, mi dispiace così tanto>>

<<Per cosa?>>
Se l'era promesso. Non sarebbe andata di nuovo incontro a lui, non così facilmente.

<<Per esserti innamorata di me>>

A Carola si mozza il respiro in gola. Luigi  ingoia un groppo grande come il macigno che ha sul cuore e riprende a parlare.

<<È qualcosa che non auguro a nessun, Carola. Soprattutto a una persona come te>>

<<Perché come sono io?>>

Lui si porta la mano di lei alla bocca, lasciando un leggero bacio a fior di labbra.

<<Bianca, pura. Io sono nero, sporco. E ti ho macchiata. E mi dispiace. Tanto. Non volevo che accadesse, non di nuovo>>

Carola vorrebbe chiedere cosa significhi quel 'non di nuovo', ma resta in silenzio. È il momento di ascoltare, per una volta.

<<Non mi sono allontanato da te perché non ti volessi, lo sai vero?>>

La ballerina scuote la testa e gli occhi le si colmano di lacrime. Non era la prima volta che qualcuno la rifiutasse, ma era la prima che, dopo un no, si ritrovava davanti, ogni santo giorno, la faccia del bastardo che le aveva ridotto il cuore a pezzi. Era stato difficile. E anche dimenticare è difficile per una come lei, abituata a tenere sempre tutto a mente, nei suoi maledettissimi schemi.

<<Ti voglio, Carola. Come non ho mai voluto nessun'altra, è chiaro, adesso?>>

<<Andiamo a casa, ti prego>>

Luigi acconsente, la seguirebbe in capo al mondo. E si promette che, una volta giunti a destinazione, si sarebbero seduti a tavolino. E le avrebbe raccontato tutto quello che da mesi aveva nascosto dietro agli occhiali bianchi.

Canzoni inserite nel testo:
- Le parole lontane (Måneskin)
- Non siamo soli (Alex)
- La musica non c'è (Coez)

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