Acqua bollente

Sì, è il mio istinto perverso
di entrarti più dentro
a quel mondo che hai dentro
per girarlo tutto e farmi una cultura mondiale

La macchina frena di fronte all'entrata dell'albergo, ormai è quasi buio, il pranzo si è prolungato più di quanto si aspettassero. È lo stesso in cui si erano visti per la prima volta, quella calda sera di settembre. Carola se la ricorda ancora. Era affacciata sul balcone, annoiata dai giorni che trascorreva rinchiusa tra le pareti della stanza, a sollevarle l'umore e a calmarle l'ansia pre-casting solo un Nunzio giocherellone che le lanciava palline di carta dal terrazzo accanto al suo. Di fronte a lei, porte finestre oscurate da tende color panna le nascondevano la visuale ad ogni ora del giorno. Poi, mentre il sole si nascondeva dietro l'edificio che dava sulla Tiburtina, un ragazzo moro aveva scostato la stoffa che impediva alla luce di entrare e si era mostrato. Bermuda, t-shirt dei nirvana e superga bianche con i calzettoni che gli coprivano metà polpaccio. La ragazza si chiese come facesse a non sentire caldo. Le mani, con unghie laccate da uno smalto nero sbeccato sul medio e l'anulare, stringevano una chitarra elettrica nera e marrone con il jack inserito, pronta all'uso. Tra le labbra, un plettro rosso. Non l'aveva notata, troppo concentrato ad accordare le corde dello strumento che sorreggeva con cura; dopo poco, aveva alzato lo sguardo e un mezzo sorriso (quello che il plettro tra le labbra poteva concedergli) gli aveva illuminato il volto sbarbato. Carola è convinta che già da quel momento le sue guance abbiano assunto una colorazione più rosea, tendente al rosso. Poi, la conferma: il chitarrista si passò la mano destra fra i capelli scompigliati, districando i nodi che si erano formati e strizzò l'occhio destro verso di lei, ammiccando. La ballerina schiuse la bocca e si limitò ad abbassare il capo, imbarazzata. Quando lo rialzò, lui non c'era più , di nuovo nascosto nel buio della sua camera.

"Chi è?" aveva chiesto a Nunzio, incuriosita da quegli occhi neri come pece. Il siciliano aveva sbuffato rumorosamente, alzando lo sguardo al cielo. "Luigi, cantante che, come vedi, suona la chitarra. Non ti sarai mica fatta beccare da un colpo di fulmine?" Carola scosse prontamente la testa e tornò a fissare la porta dietro la quale Luigi era scomparso. "Volevo solo sapere."

Se solo avesse saputo, che forse era meglio non sapere.

«Siamo arrivati», dice, mentre si volta verso di lei. Le prende una mano e stringe le dita fra le sue. «Saliamo? Ti va?» Scosta una ciocca di capelli che le coprono il viso e le sorride. Sembra felice e sereno come non l'aveva mai visto. Carola vorrebbe avere con se la sua polaroid rosa e scattargliene una; custodirebbe la foto nella cover del telefono, o sarebbe meglio proteggerla, quest'immagine di Luigi, e tenerla incisa nella sua mente e nel suo cuore.
Così si limita ad annuire, perdendosi nei tratti del suo volto, accarezzando con il pollice l'accenno di barba che sta per spuntare.

«Allora andiamo.» Scende rapido dall'auto chiudendo la portiera dietro di sé. La ragazza non gli dà il tempo di aprirla pure per lei che è già fuori, in piedi davanti a lui che la guarda, e sorride, che la spoglia, e sorride.

«Sembra che le tue labbra non riescano a rilassarsi.»

«Sono contento, di averti qui con me.»

«E io sono contenta di essere qui con te.» Gli scocca un bacio sulla guancia e si incammina verso l'entrata a passo svelto, desiderosa di scoprire dove questa notte li porterà.

Non è solo Luigi, in effetti, ad aver dato spazio all'immaginazione su Carola. La ballerina spesso e volentieri ha fantastico su quel ragazzo che le aveva rubato il cuore, tanto da sognare le sue mani sulle anche, le sue labbra a lasciarle baci infuocati sul collo, la lingua a leccarle le ferite e i lividi nascosti nei punti più intimi del proprio corpo. Eppure poi si imponeva di smettere, 'che una cosa del genere non sarebbe mai accaduta, non a lei, non con lei per cui il cantante non provava nulla. E ad essere sinceri le pareva strano ora, che la situazione avesse assunto questa piega inaspettata bella.

Mentre camminano, Luigi non ha intenzione di lasciarle libere le mani, stringe la destra e, quando deve inserire la chiave nella serratura con quella, le afferra la sinistra in un batti baleno.

«Ecco qui. Prego, accomodati pure.» Apre la porta e con un gesto la invita ad entrare nel piccolo disimpegno che apre la stanza.
Carola lo ringrazia cordialmente, sfiorando piano il pavimento per paura di fare troppo rumore. Raggiunge presto una poltrona nell'angolo della camera e accende la lampada che le sta ritta di fianco. Luigi preferisce tenere spenta la luce più forte, 'che gli piace osservare la sua ballerina nella penombra, disegnando in questo modo ciò che il buio inghiotte in un sol boccone.

«Hai fame?» Domanda prontamente non appena ode lo stomaco di lei brontolare.
«Un po'», si cala per togliere le scarpe che le stanno torturando i piedi dal viaggio in aereo, «Sai non ho mangiato un granché. Ah, grazie per aver portato sopra anche la mia valigia. Ero impegnata a ricordare di questo posto per accorgermene.»

Luigi sorvola sul ringraziamento insensato, insomma, il minimo che potrebbe riservarle, e le chiede: «Infatti ho notato, si può sapere perché non hai toccato cibo?» Il tono preoccupato la intenerisce molto.

«Ecco vedi, non dirlo ad Alex, ma quel ristorante era pessimo. La prossima volta lasciate decidere me.» Si avvicina al suo bagaglio per recuperare le amate ciabatte rosa, mentre dalla bocca di Luigi fuoriesce una risata che rimbomba fra le pareti della stanza.

«Se solo lo venisse a sapere te la farebbe pagare cara, lo sai?» La ballerina asserisce divertita tornando ad accomodarsi. «Allora non glielo diremo. Ordino qualcosa, lo faccio arrivare qui. Per te va bene?»

«Certo Gigino, con te va bene tutto.» Il musicista inarca le sopracciglia. «Vedo che è bastata una proposta allettante per farmi perdonare, prendo nota per le prossime volte.»

«Spera per te che non ci saranno prossime volte e, caro mio, mi hai detto che mi avresti dimostrato che è reale. Io voglio certezze, non offerte sconce.»

Luigi si inginocchia davanti a lei per guardarla meglio negli occhi. «Voglio stare con te, Carola. Se tu lo vuoi, ti dimostrerò che è reale qualsiasi sfumatura del nostro rapporto, dalle più semplici a quelli più difficili. Permettimi di essere presente nella tua vita, non te ne pentirai sta volta.» Si alza piano lasciandole un bacio sulla testa. La ballerina, in quel gesto, ritrova la serenità che ha sempre cercato: è il tramonto che si tuffa nel mare limpido della sua Sardegna, è la scuola dell'Opera di Parigi, che è stata casa per così tanti anni, è il viaggio in Canada, il salto nel vuoto che ha sempre desiderato.

«È come se ricominciassimo da qui. Io, te e questo hotel. Come a settembre, ricordi? Eri diventata tutta rossa dopo che ti ho fatto l'occhiolino.» Carola alza gli occhi verso il soffitto, esilarata. «Sei incorreggibile.»

«E anche tuo, da oggi in poi.»

-
«A quanto pare hai gradito tutto.» Luigi si avvicina con un tovagliolo per toglierle un po' di salsa dal volto. «Sei una golosona.»

Carola arriccia il naso. «Le piadine hanno un che.» Stende le gambe sul letto e allunga le braccia in alto per distendere i muscoli. «Ho sonno.»

«Dormi allora, io vado a fare una doccia e ti raggiungo.»

«Dormiremo insieme? Cioè, nello stesso letto?»

«È un problema?» Posa lo sguardo sulla sua bocca. «Per niente.» Un bacio a fior di labbra e sparisce dietro la porta scorrevole del bagno.

Carola non riesce a prendere sonno e inizia realmente a pensare che Luigi si sia addormentato sotto la doccia. Da un'occhiata all'ora sul cellulare, quasi l'una. 'A quest'ora sono già nel mondo dei sogni', pensa. Effettivamente, ogni volta che è con lui, le ore volano via, insieme ai segreti sussurrati, le carezze lasciate e i problemi dimenticati. Con Luigi, Carola si azzera. Torna ad essere la bambina che amava legare i capelli in due codine ai lati della testa, e improvvisamente diventa la donna che ha sempre voluto essere: forte, audace e sicura. Si trasforma, restando irreversibilmente la stessa di sempre. Le piace il potere che ha quando è con lui, si sente invincibile; potrebbe sfrecciare a duecento all'ora su un'autostrada piena di traffico senza avere paura delle conseguenze, purché ci sia lui a stringerle la mano sul cambio marce, con la voce a ricordarle 'stai tranquilla, ci sono io con te.' E a quel punto il piede sull'acceleratore sarebbe stato difficile da staccare.

Vuole rilassarsi, e un'idea malsana le illumina la mente non appena sente il chitarrista canticchiare sotto il getto d'acqua. Si alza, camminando in punta di piedi per raggiungere il bagno e scosta la porta per vedere il riflesso del ragazzo attraverso lo specchio frontale. È girato di schiena, le mani tra i capelli insaponati. La ballerina va in visibilio: Luigi è minuto ma nonostante ciò non ha mai perso occasione per definire il suo corpo, e Carola non può evitare di notarlo. Le spalle sono più larghe e muscolose di quando si sono conosciuti e le scapole di muovono a ritmo delle parole che intona. Resta sul ciglio della porta per un po', ma lui non pare accorgersene. Indecisa se fare un passo avanti o indietro, scosta la spallina del vestitino che utilizza come pigiama e che prima aveva indossato per restare più comoda; l'indumento tocca terra in poco tempo e Carola non perde occasione per sganciare veloce il reggiseno e fargli compiere la stessa fine. Nel mentre che sfila le mutandine, alza gli occhi e Luigi è lì ad osservarla dal vetro dello specchio. Il vapore appanna appena la superficie e la ragazza è certa che la faccia del ragazzo sia dovuta a ciò che i suoi occhi stanno vedendo.

«Posso», tentenna, «posso venire a farti compagnia?» Il ragazzo spalanca l'anta destra della doccia, e lei non può far a meno di arrossire.

«Certo.» Dice, la voce bassa e grave mentre butta giù un gruppo che gli si è formato in gola.

Lo raggiunge a passi lenti, e ad ognuno di essi la bocca del cantante si allarga un po' di più, estasiato. Si sposta tanto quanto serve per farla entrare e appena l'acqua calda le bagna la pelle solleva il capo verso il soffione, beandosi del getto potente. Poggia la schiena sul suo petto, il sospiro di lui sulle spalle nude le fa increspare la pelle.

«Non hai più sonno?» Le accarezza leggero l'arco del fianco, e oltre, fino a sfiorarle il seno.

«Mi hai svegliata cantando.» Mente, socchiudendo gli occhi quando comincia a lasciarle baci infuocati sul collo. Inclina la testa di lato, per godere meglio di queste piccole attenzioni.  «Non dire le bugie, Carola. Potrebbe succedere qualcosa poi.» Le labbra smettono di compiere il loro movimento e addentano un lembo di pelle candida. La ballerina, in un'altra occasione, si sarebbe allontanata, preoccupata su come poter nascondere il segno rosso che quell'azione le provocherà. Invece domanda curiosa, eccitata, donna: «Cosa, Luigino?»

«Aspetta e vedrai.» Accosta il bacino al suo fondoschiena, premendo il membro all'inizio dell'entrata posteriore. «Oh.» Un sospiro sorpreso emerge dalle labbra soffici della ballerina. Il chitarrista sorride appena, a lui basta starle così vicino. La sente, più viva che mai.

«Riempimi, ti prego.»

«Una cosa alla volta.»

Il profumo del bagnoschiuma le si insinua nelle narici, orchidee e campi fioriti la fanno rilassare, giusto un attimo prima di perdersi nel limbo di baci e carezze dove sta per trasportarla.

«Mi raccomando, non chiudere gli occhi. Non devi perderti nulla.» Gli da ascolto e fissa l'immagine che si riflette nello specchio attraverso la vetrata. In piedi uno dietro l'altro, Luigi fa scivolare la sua mano lunga la spaccatura dei seni, poi risale: lento, flemmatico, indolente. Le stringe il fianco con la mano libera, mentre l'altra ripercorre movimenti circolari attorno alle rosee aureole.
Il capezzolo, già turgido, viene stuzzicato ulteriormente, pizzicato, tirato, strattonato. Si passa la lingua sull'arco di cupido, deliziandosi della scena che ha dinanzi. Carola stringe le gambe per il piacere.

«Lasciati andare. Ci siamo solamente noi.»
La mano sul fianco scende ad accarezzarle l'interno coscia, sfiorando appena l'intimità della ballerina. L'anulare traccia più volte una linea spessa, destra-sinistra, sinistra-destra, appena sopra il punto in cui Carola si sente andare a fuoco. Si aggrappa con una mano all'avambraccio di Luigi, richiesta implicita di un di più che non tarda ad arrivare.

«Ti sei mai toccata?» Nega con il capo, incapace di aprire bocca per dire qualcosa di sensato. «Ti insegno io se vuoi, piccola.»
Sgrana leggermente gli occhi, stupita dalla sicurezza che il tono di voce del ragazzo assume. Le certezze che cercava.

Carola tenta di mostrarsi spavalda portando l'indice e il medio a toccare appena le grandi labbra. La ammonisce con uno sguardo. «Ti guido io.» Blocca la mano nella sua, avvicinandosi con entrambe a lei.

«Apri le gambe.» Sussurra, mentre da dietro, con il ginocchio, cerca di provvedere da sè. La ragazza obbedisce alla richiesta prontamente e Luigi le sfiora la clavicola con la punta del naso. «Troviamo il piacere, insieme.» Continua, guardandola negli occhi attraverso il riflesso.

Le dita di Carola, accompagnate dalla mano esperta di Luigi, scendono oltre il monte di Venere. E, una volta trovato il punto che la eccita, si concentra a compiere i movimenti giusti, affinché la sua ballerina possa danzare al ritmo del piacere. «Inisieme.» La carezza che si riserva, dopo quella parola, è più audace. E il cantante ripete di nuovo: «Insieme, sempre insieme.»

Inarca la schiena, la virilità di Luigi, più gonfia rispetto a prima, le pulsa sulla pelle trasmettendogli un calore tale da gemere.

«Ora lascia fare a me.» Scosta con delicatezza la mano di lei, portandosi successivamente due dita alle labbra per inumidirle. Poi, riacquistata posizione, la penetra con un una falange. «Hai fatto un buon lavoro.» Un bacio sotto l'orecchio. «Sei bagnatissima, per noi.» Un bacio dietro al collo. Presto, anche l'anulare si aggiunge alle pedine che Luigi sta muovendo in questo gioco di tortura, mentre Carola resta inerme a pregustare già la vittoria che sa di chitarre elettriche, occhi ridenti, occhiali bianchi e microinfusori.

La ballerina prova a resistere, ma il musicista sa perfettamente come toccarla e lei non può fare a meno di godere di ogni movimento che le viene regalato. Così si aggrappa a lui, incastrandogli una mano nei capelli e strattonandoglieli piano, preoccupata di fargli male. «Ti sento, sento che mi stai stringendo.»
Carola rafforza la presa sull'avambraccio.
«Vieni piccolina, vieni ora. Altrimenti non sarò più in grado di fermarmi.»

E Carola esplode. Il mondo attorno a lei sembra vorticare, si sente svuotata e riempita al tempo stesso. Annaspa in cerca d'aria mentre Luigi gusta con piacere ciò che lei gli ha lasciato. Chiude gli occhi, assaporando le scosse che le percuotono la pelle imperlata di sudore e di acqua.

«Dovrò fare la doccia per bene, ora.» Si volta verso di lui, e solo allora nota che non è l'unica ad aver raggiunto l'orgasmo.

Spazio autrice📝
Aggiornamento a distanza di pochissimo, direi che sto facendo dei progressi! Non so cosa pensare di questo capitolo, a dir la verità. Probabilmente non è quello che vi aspettavate, però scrivendo ha preso questa piega e non me la sono sentita di stravolgere tutto. Fatemi sapere davvero cosa ne pensate sta volta e, se vi va, lasciate una stellina.
Bacioni, a presto💛

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