15 Tempesta Nera
Il luogo dell'incontro era una steppa rocciosa e vastissima - di un rosso tendente al marroncino, tipo ruggine-nel bel mezzo del Nevada.
Attorno, soltanto cime di rocce dalle forme ambigue e non c'era la strada; quella più vicina era a qualche chilometro più a est.
Il cielo invece era un unico tappeto di nuvole corvine, cariche di pioggia.
Quando arrivarono, gli Autobot non videro nessuno.
"E poi Dreadwing dice a noi di non ritardare", commentò Smokescreen.
"No" gli rispose Starscream "lo conosco abbastanza per non dargli del ritardatario. Se dice una cosa, la fa".
Quel breve momento di pace si ruppe da un rumore sordo e metallico, insopportabile; si fermò di botto, garantendo alla Nemesis un'entrata trionfale.
Le nuvole cariche di pioggia davano alla navicella un qualcosa di soprannaturale e mastodontico.
"Parli del diavolo...", commentò Bulcked.
"...e spuntano le corna", concluse Alexis.
Dall'alto planò Dreadwing, seguito poi a raffica dai Vehicons.
Gli ultimi ad arrivare furono i collaboratori più "legati" del leader, ovvero Soundwave, Shockwave e Knockout. Appena questo scorse la figura snella di Airarachnid, urlò:
"Com'è possibile? Tu eri morta!".
"Io non sono Airarachnid, sono Alexis, la terrestre".
"Ah, ecco a cosa ti serviva il cadavere di Airarachnid" disse questa frase guardando Rachet "a riportare in vita la tua lurida mocciosa", disse infine guardando Starscream.
L'F22 non osò contrattaccare mentre
Dreadwing zittiva il medico con un gesto della mano.
"Vedo che siete pronti ad essere sconfitti", commentò il leader Decepticon.
"Nei tuoi sogni!", gli urlò Arcee.
"Come pensate di fermarci?" chiese Dreadwing "voi siete in sette mentre noi siamo cento".
Optimus inspirò.
Dreadwing aveva ragione: come potevano sconfiggere un esercito se erano in sette?
"Non m'importa" disse Rachet, così, all'improvviso "se dovrò morire, lo farò combattendo".
La prima goccia di pioggia che cadde sul terreno di ruggine diede il via allo scontro.
Ognuno si concentrò su un nemico specifico da battere: il leader Autobot contro quello Decepticon, il miglior ricognitore Autobot contro il computer della Nemesis, l'F22 contro il dottore egocentrico e narcisista, il medico Autobot contro lo scienziato pazzo e i Vehicon contro Bulcked, Arcee, Smokescreen e Alexis.
I primi quattro Autobot si isolarono dagli ultimi quattro per combattere faccia a faccia col proprio nemico, mentre l'acqua - aumentando sempre di più - gli offuscava la vista.
Il primo grande scontro avvenne tra Bumblebee e Soundwave.
L'Autobot cominciò a sparare a raffica verso il nemico, ma questo riuscì ad evitare i proiettili scostandosi di lato più volte, quindi Bumblebee dovette passare al combattimento corpo a corpo.
A ogni pugno e calcio Soundwave lo bloccava con le mani, facendo letteralmente stancare l'Autobot.
Il Decepticon ne approfittò per attivare due tentacoli neri, posti sul petto armati di denti metallici.
Uno dei due prese per il collo Bumblebee e lo scaraventò a terra, mentre l'altro gli bloccò il braccio destro. Soundwave fece per sparargli in testa ma l'Autobot lo precedette, sparandogli in pieno petto col braccio libero. Senza un lamento, il Decepticon cadde all'indietro, privo di vita.
Fuori uno, disse Bumblebee con i soliti versi da radio.
Il secondo scontro vide come concorrenti Rachet e Shockwave, con come campo di battaglia la zona attorno a un burrone.
Fu l'Autobot a cominciare, caricando dall'alto un doppio colpo con le lame attivate, ma il Decepticon - che dava le spalle al burrone - lo parò col cannone che aveva al posto del braccio, bloccando il nemico.
Mentre Rachet spingeva sempre più in basso, Shockwave diede una ginocchiata sul ventre nemico, facendolo cadere a terra.
Il Decepticon gli puntò il cannone in fronte, ma con la lama destra l'Autobot eseguì un ampio fendente rotondo, amputando il braccio al nemico.
Schizzi di Energon azzurro volteggiarono per aria, mescolandosi all'acqua della pioggia.
Shockwave urlò mentre Rachet gli dava un calcio sul petto, riuscendo a rialzarsi; il Decepticon perse l'equilibrio, precipitando nel baratro.
Un altro nemico se ne era andato.
Alexis non se la stava cavando male. Con Bulcked, Smokescreen e Arcee alle spalle, non aveva molti problemi a fare fuori i Vehicons, soprattutto grazie alle nuove forme che aveva assunto.
Il problema era la pioggia.
Nelle ultime ore - o minuti, non lo sapeva - si era trasformata in un diluvio, allagando il terreno e creando così enormi pozzanghere.
E poi, combattendo, non si era resa conto di essersi isolata da Bulcked, da Smokescreen e da Arcee, rimanendo completamente sola.
Poi s'intromisero i fulmini.
Saettavano verso il terreno con velocità, qualche volta colpendo un Vehicon.
Alexis spinse il suo nemico - un Vehicon minatore - sperando magari che venisse colpito, ma questo contraccambiò facendo cadere l'avversaria all'indietro, centrando in pieno dentro a una scavatura nel terreno.
Si ritrovò a scivolare in un tunnel, avvolte dritto e avvolte a slalom, finendo poi a cadere di colpo, sbattendo il fondoschiena. Alexis si rimise in piedi guardandosi attorno: era una gigantesca grotta cilindrica orizzontale, molto probabilmente alta tenta metri e larga venti, con una lunghezza a occhio sui cinquanta metri.
Era buio pesto ma Alexis riuscì a vedere comunque.
A terra c'erano delle strane - ma belle grandi - uova metalliche, sia sulle pareti che sul soffitto.
Con questa grotta Alien può solo accompagnare, pensò.
Poi un verso.
Era mostruoso, disumano.
Alexis vide la sua ombra sulla parete di destra.
Attivò le zampe da ragno e saltò sul soffitto, aggrappandosi alla nuda pietra con gli artigli sulla punta delle zampe.
Il mostro sotto di sé era orribile.
Era un insetto gigante - uno scarabeo cervo - fatto completamente di metallo nero, sospeso in aria tramite delle ali.
"Ma si può sapere che ti prende Hardshell?".
Hardshell? Come faccio a sapere il suo nome?!
Non ebbe il tempo di rispondersi.
Lo strano insetto entrò in modalità robot e s'inginocchiò con la testa bassa. Titubante, Alexis scese dal soffitto disattivando le zampe.
"Vivo per servirvi, mia signora", disse l'insetto.
Alexis aveva quasi paura, ma forse lui era quello che le serviva...
Un altro scontro.
Quello decisivo.
Optimus Prime, il leader degli Autobot e Dreadwing, leader dei Decepticon.
Dreadwing raccolse da terra la spada e si scagliò come una furia contro Optimus, urlando. Questo si scostò di lato e attivò la lama sul braccio destro, contraccambiando con un ampio tondo; Dreadwing abbassò la testa a mo' di limbo e diede un pugno sul ventre dell'Autobot. Questo si piegò su sé stesso mentre il Decepticon gliene dava un altro sotto il mento.
Optimus non riuscì ad evitarlo: Dreadwing gli diede un calcio sul ventre scagliando il nemico più in là, sdraiato sul terreno bagnato con le gocce di pioggia che lo accarezzavano. Entrò nel suo campo visivo il Decepticon, armato di spada, tenuta con entrambe le mani sull'elsa.
Alzò la lama mirando il petto, ma il suo sguardo si concentrò dietro a Optimus.
Qualcosa di strano stava accadendo...
Per finire, Starscream contro Knockout.
"Ho sempre pensato di doverti sconfiggere, ma non in veste Autobot", commentò l'F22.
"È qui che ti sbagli. Se sei nato Decepticon, non potrai morire Autobot".
"È qui che ti sbagli".
"Sai che ho ragione. Avrai le vesti da Autobot ma la tua essenza è Decepticon. Lo sarà sempre".
Knockout estrasse il bastone elettrico e caricò il colpo a mo' di lancia, ma Starscream si scostò di lato e tentò di afferrare l'arma. Ci provò, ma il Decepticon riuscì a cambiare traiettoria in una velocità assurda e colpì l'Autobot in pieno petto. Starscream urlò, cadendo in ginocchio; dopo quel primo colpo, Knockout lo colpì di nuovo, ma alla terza volta l'Autobot riuscì ad afferrare il bastone, strappandolo dalle mani del Decepticon. Con l'arma lo colpì in pieno volto e gli fulminò il petto. Mentre Knockout urlava e sbraitava dal dolore, un piacere diabolico entrò in circolo nel corpo di Starscream.
Sorrise con un ghigno; era da tempo che non si godeva nella sofferenza altrui e ciò lo ricaricò, ma appena incrociò il suo sguardo con quello di Knockout, quel piacere svaporo'.
Non seppe cosa fare: era stato preso alla sprovvista. Ebbe un attimo di esitazione, e gli costò caro.
Knockout riuscì a rialzarsi e colpì col bastone sotto il mento nemico; quando gli fu sopra, sguainò la sega circolare e caricò il colpo.
Appena vide cosa accadeva di fronte a sé, rimase imbambolato; Starscream abbassò la testa per vedere, anche se era tutto al contrario.
Tutti lo videro.
I guerrieri intenti a combattere si bloccarono a contemplare lo stranissimo - ma anche incredibile - spettacolo che si stava volgendo alla loro destra.
Un vortice nero roteava su sé stesso, con una tempesta di fulmini a fare come sfondo. Erano attutiti, ma da quel vortice partivano versi mostruosi, disumani.
"Insetticons!", urlò un Vehicon.
In cima alla rupe - proprio davanti a quel tornado nero - c'era una figura corvina, ma l'acqua impediva di vederne i dettagli.
Poi accadde.
Un verso mostruoso irruppe nell'aria, costringendo i guerrieri a mettersi le mani sulle tempie per non sentire.
Lì accadde.
Il tornado si sciolse, mostrando un enorme sciame di Insetticons mirare l'esercito.
Smokescreen, Arcee e Bulcked - assieme ai compagni, venuti ad aiutarli avendo sconfitto i loro
nemici - si misero in posizione di attacco, ma gli insetti non li colpirono: anzi, mirarono subito i Vehicons, facendoli a pezzi con le mascelle.
L'esitazione di Dreadwing fu un istante appena, ma a Optimus bastò per alzarsi e trapassarlo da parte a parte, sporcando la lama sinistra di Energon. Il sangue azzurro scivolò velocemente dalla lama, cadendo a terra mescolandosi all'acqua della pioggia.
Il leader Decepticon era stato annientato, ma gli Autobot non avevano ancora vinto. Sguainò i blaster ed andò a dare man forte ai compagni.
Starscream ne approfittò per rialzarsi e prendere il bastone elettrico dalle mani di Knockout.
Lo prese per le estremità e lo fece sbattere al ginocchio rialzato, spaccando l'arma in due.
"Maledetto bastardo", mormorò Knockout mentre attivava la sega circolare.
Caricò il colpo ma non arrivò.
Un Insetticon lo attaccò, facendolo a pezzi. La vista di tutto quell'Energon versato fece rivoltare lo stomaco a Starscream, non riuscendo tuttavia a capirne il motivo. Vide l'Insetticon voltarsi verso di lui con fili di Energon e fuori uscivano dai lati della bocca.
A quanto aveva visto, quello era il più grande, probabilmente il capobranco.
"La mia signora vuole vederti".
Non disse oltre e si dileguò mirando qualche Vehicon.
Starscream ebbe una bruttissima sensazione. Entrò in modalità aereo e volò sopra il campo di battaglia
- ormai divenuto un massacro - ed andò sulla rupe dove aveva visto la strana figura.
Quello che vide gli diede conferma dei suoi sospetti.
Alexis era in piedi con lo sguardo fisso sul campo di battaglia, bagnata fradicia dalla pioggia.
"Allora sei tu a controllare gli Insetticons", disse Starscream.
"Precisamente. L'empatia che ho con loro me la ha trasmessa Airarachnid. Li ho trovati per caso".
"Direi che può bastare. Ormai i Decepticons sono decimati. Si arrenderanno di lì a poco".
"Non voglio la loro pietà. Voglio la loro morte servita su un piatto d'argento".
Starscream cominciò a preoccuparsi.
"Stai bene?".
"Mai stata meglio".
Aveva torto. Nonostante quel che aveva detto, aveva sempre mantenuto lo sguardo rivolto al campo di battaglia, impassibile e irremovibile.
"Menti. Stai impazzendo".
"No invece. La mia mente è collegata con quelle di tutti gli Insetticons.
Non sto impazzendo".
Starscream non sapeva cosa fare, ma poi una strana idea lo pervase, forse funzionale.
Spinse Alexis in modo che distogliesse lo sguardo dal campo di battaglia, facendola cadere di sedere.
"Cosa credi di...".
Alexis si bloccò.
Starscream era inginocchiato davanti a lei e la stava abbracciando; una mano era in fondo alla schiena mentre l'altra era dietro la nuca.
La ragazza rimase a bocca aperta, mentre lentamente riprendeva il controllo di sé stessa; giù in basso udiva ancora i versi degli Insetticons, ma non più urla disperate di qualche Vehicon.
Alexis aveva totalmente ripreso il controllo di sé stessa.
"Grazie Starscream", mormorò, prima di cedere alla stanchezza.
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