II - Closed Epigraph: p.2 Epigraph of the Closed Curve


Consideravo il laboratorio di Akihabara la mia casa e, fino agli eventi di quell'estate, sembrava proprio che vivessi lì. Ultimamente avevo ridotto le mie visite a tre volte alla settimana, esclusivamente per girare tra i negozi.
L'unico modo per arrivarvi in poco tempo era prendere il treno: la piazza di fronte alla stazione era sempre molto frequentata e così apparve anche quando io e Mayuri scendemmo dal vagone. Proprio come a Ikebukuro, nonostante mancassero pochi giorni a Dicembre, c'erano pochissime decorazioni natalizie, forse perché intendevano addobbare il posto il primo giorno del mese.
Di lì a poco il quartiere si sarebbe riempito di maid vestite a tema...

  «Maid in costume da Babbo Natale con volantini alla mano che girano per tutta Akihabara...» riflettei ad alta voce. Quel posto riusciva a essere davvero strano.

  «Guarda, ci sono Ferris e Ruka. Tutturu!» trillò Mayuri.
Faris si avvicinò saltellando allegramente. Il suo costume da gatto era più vistoso del solito, con delle grosse orecchie nere a punta e un cappuccio rosa dal quale spuntavano alcune ciocche di capelli, rosa confetto anche quelle.

  «Kyōma!» esclamò. Anche Ruka si fece avanti, sorridente.

  «Okabe! Mayuri!»
Dovevano avere aspettato per molto tempo, perché ci corsero incontro non appena mettemmo piede fuori dalla stazione.

  «Mi sei mancato, nya.» Faris mi venne addosso senza la minima esitazione, abbracciandomi. Anche lei era una maid e non si chiamava certo Faris: si trattava solo di un soprannome con cui voleva che ci rivolgessimo a lei in qualunque situazione, persino quando non era a lavoro; altrimenti si sarebbe indispettita. Indossava gli stessi vestiti anche al May Queen Nyan, il suo maid café.

  «Smettila, ci stanno fissando tutti!»
Tentai di allontanarla da me, imbarazzato. Forse l'unico modo per liberarmi era toglierle le orecchie da gatto...

  «Che importa, nya? Ciò che conta è che Faris e Kyōma si siano ritrovati.»

  «Non per me.» tagliai corto. «Smetti di chiamarmi Kyōma.»

  «Perché?»
Faris sollevò le sopracciglia con sorpresa.

  «Quel nome appartiene al passato.» Dovevo ricordarglielo ogni volta che ci incontravamo: avevo chiuso con il vecchio me stesso. Faris abbassò la testa, stizzita, e io la ignorai.
Kyōma Hōōin faceva parte di una scatola che avevo ormai sigillato. Avevo deciso di fare come se non fosse mai esistito, lui che aveva interferito con il corso dell'universo, aveva usato la macchina del tempo, e per questo l'universo stesso l'aveva punito.
Aveva distrutto le speranze di molti e perso chi amava di più, portando nel cuore il peso delle sue colpe e le conseguenti ferite.
Non dovrà mai essere risvegliato.
Non ho più bisogno di lui, ormai.

  «Come dovrei chiamarti, nya
Scrollai le spalle.

  «Okabe...»
Era il mio nome, dopotutto.

  «Penso che Okarin sia fantastico, non credi, Ferris?» intervenne Mayuri. "Ferris", a detta di Mayuri, era più semplice da pronunciare. Era così difficile chiamare qualcuno con il proprio nome?

  «Se lo dici tu, Mayushii...» Faris distolse lo sguardo con un'espressione sconsolata. «Non è la stessa cosa, però.»
Fece un passo indietro e finalmente riuscii a salutare Ruka, che era ancora in disparte.

  «Rukako, è passato del tempo...»
Si portò le mani alla bocca e annuì vagamente, arrossendo.
Indossava un maglioncino rosso e portava un fermaglio a forma di teschio tra i capelli, acconciati in modo da accentuare il suo bell'aspetto, più femminile di ogni altra ragazza.
Ma era un ragazzo.
Frequentava la scuola di Mayuri e spesso si recava al tempio Yanabayashi, dove viveva la sua famiglia.
Forse avrei dovuto evitare di chiamarlo "Rukako", proprio come avevo detto a Faris di non chiamarmi Kyōma...
Il suo vero nome era Ruka Urushibara e usare quel soprannome sarebbe stato imbarazzante, specialmente per lui.

  «Hai ragione...» rispose in un sussurro. «Sono stato al laboratorio varie volte, ma non ti ho mai visto.»

  «Sì...» risposi con una certa esitazione. «Sono molto impegnato con la scuola e ultimamente mi sono dovuto preparare per l'ATF.» Anche dopo il seminario ero rimasto occupato con Maho, il professor Leskinen e poi... Amadeus. Non avevo avuto neanche un giorno libero per riposare, ma di questo non volevo parlare...
  «Mi sono iscritto a un gruppo.» annunciai.
Ruka mi guardò con curiosità.

  «Un gruppo?»

  «Che tipo di gruppo?» indagò Faris «C'entrano gli UFO? Gli UMA?»
Che opinione avevano su di me?
Sbuffai. Credevo di averlo già comunicato, almeno a Mayuri...
Mentre mi fissavano con gli occhi spalancati, abbozzai un sorriso e gonfiai il petto, pronto al grande annuncio.

  «Il gruppo di tennis.»

  «Cosa?!»
A quell'esclamazione collettiva, i passanti si girarono verso Faris e Ruka e io sprofondai in un abisso di vergogna. Feci loro segno di fare silenzio agitando le mani.

  «Perché proprio il tennis, nya?» inorridì Faris, come se mi fossi unito a una qualche setta.

  «Okabe, hai mai davvero giocato prima d'ora?»
Ruka alzò un sopracciglio.

  «No, no...!» ammisi. Lo sport non era certo la mia passione, probabilmente avrei perso persino a una gara di corsa contro Mayuri.

  «Allora perché?» insistette Faris.

  «È una storia lunga...»
Feci scivolare le mani in tasca con aria rilassata. «Il professore associato che insegna nella mi scuola mi ha chiesto di farne parte.»

  «Non è poi così lunga, nya.» osservò la maid rosa confetto. Alzai gli occhi al cielo.

  «Lasciami finire: il professore ha fatto molto per me, quindi ho deciso di accettare. Ho scoperto di avere un talento per il tennis, nonostante sia solo un principiante.
  «Fantastico, no?»
Cadde un silenzio imbarazzante, poi Ruka commentò:

  «Certamente tu sei fantastico, Okabe.»
Mi massaggiai la testa, colto di sorpresa da quel complimento e ridacchiai:

  «Se l'avessi saputo sarei diventato un fuoriclasse!»

  «Potresti vincere il torneo di Wimbledon!» intervenne Mayuri. L'idea era totalmente folle. Io a Wimbledon?
Faris, invece, era rimasta in silenzio con lo sguardo abbassato.

  «Va tutto bene?» le chiesi. Lei alzò la testa per incontrare i miei occhi:

  «Non saprei da dove iniziare... Dico solo che mi sembra un palese stratagemma per attirare più partecipanti, nya.»
Mi morsi le labbra, infastidito.

  «Ti sbagli... Si vede che non lo conosci.»
Ora che finalmente avevo iniziato a fare nuove conoscenze e occuparmi di qualcosa di concreto, non volevo sentire ragioni. «Sono tutti brave persone.»

  «Dunque sei stato occupato con gli allenamenti.» Ruka cambiò argomento, impedendoci di continuare a rimbeccarci a vicenda.

  «In realtà, non vado molto spesso.»
Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul volto di Faris.

  «Allora cosa vai a fare?»

  «Appuntamenti combinati.» risposi con più naturalezza possibile.
Faris e Luka sbottarono per la sorpresa e mi ritrovai a zittirli nuovamente.

  «Fate piano: ci guardano tutti...» Sospirai. «Non è così strano per un normale universitario come me.»

  «Hai ragione. Scusa...» balbettò Ruka portandosi le mani alla bocca. «Ma...»
Prima che potesse continuare, Faris esclamò:

  «Come puoi andare dietro ad altre ragazze quando hai la tua bellissima Faris?» Sbattè le ciglia e sorrise maliziosamente. «Quel che fai è imperdonabile.»
Una strana sensazione mi avvolse lo stomaco.

  «Non farti strane idee...» precisai «Le ragazze non mi interessano più di tanto.» Mi recavo a quegli incontri con il resto del club, ma non era esattamente il posto adatto a uno come me. Non avrei mai potuto partecipare alle conversazioni delle persone normali. Mentre gli altri si divertivano, io stavo seduto in disparte.
Gli appuntamenti combinati erano sfide oltre le mie capacità, ma non l'avrei mai ammesso di fronte a Faris e Ruka.

  «Che carino!» cinguettò Mayuri che fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare. «A Mayushii piacerebbe andare a uno di questi eventi con Okarin.»
Sbarrai gli occhi di scatto, rosso in viso.

  «Cosa?!»
Mayuri...? Non credevo che potesse essere interessata a cose del genere...

  «È come una festa, no?» Mayuri ci guardava con occhi innocenti. «Quando tutti si divertono insieme.»
Faris sorrise:

  «Non è del tutto sbagliato, ma c'è una sottile differenza, nya...»

  «Potremmo organizzarne uno al laboratorio! Ruka e Ferris, sareste i benvenuti.» Ci guardammo tutti e tre negli occhi, incapaci di dire una parola. Non volevamo turbare l'innocenza di Mayuri. «E ci saranno anche Daru, Nae e Suzu...»
A quest'ultimo nome, Mayuri si girò verso di me con uno sguardo colpevole. Io abbassai gli occhi.
Suzu...

Suzuha Amane.
John Titor.
Una viaggiatrice del tempo che era giunta dal futuro, dall'anno 2036, una vera guerriera che combatteva contro la mia ostinazione: mentre io facevo del mio meglio per arrendermi, lei si adoperava per cercare di salvare il mondo da una guerra imminente.
Dal canto mio, la evitavo. Passava la maggior parte del suo tempo al laboratorio ed era questa la principale ragione per cui avevo smesso di frequentarlo. Fino a un mese fa, al solo sentir pronunciare il nome di Suzuha la mia mente veniva invasa da terribili ricordi. Non credevo che avrei sopportato di doverla incontrare di persona.
Non era colpa sua, né esattamente mia. Lei, però, non era del mio stesso parere.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma lo leggevo chiaramente nel suo sguardo carico di astio ogni volta che mi fissava...

  «Ragazzi...» Mayuri ruppe il silenzio. «Mayushii sta mettendo a punto un'operazione insieme a Daru.»

  «Un'operazione?»
Sembrava di sentir parlare il vecchio me stesso...

  «Che tipo di operazione, nya?» chiese Faris, subito interessata. Non si tirava mai indietro quando si trattava di farneticare su teorie cospiratorie e missioni speciali.

  «Operation "Facciamo Sorridere Suzu"!» esclamò Mayuri.
Non avevo idea di che cosa stesse parlando, ma sembrava di importante per lei, così decisi di rispondere il più allegramente possibile.

  «Di cosa si tratta, Mayuri?»
Probabilmente non si aspettava il mio interesse, perché esitò a rispondere.

  «Ecco... Suzu sembra fin troppo seria, ma in realtà è una ragazza molto buona.» Non potevo biasimarla: Suzuha non era una persona socievole. «A volte, quando passo dal laboratorio e mi addormento sul divano, al mio risveglio mi ritrovo ricoperta da un lenzuolo...
  «Quando chiedo spiegazioni a Suzu, lei fa sempre finta di niente.»

  «Ora che ci penso, mi è successa una cosa molto simile.» intervenne Ruka. «Mio padre era andato a fare delle compere e stava portando delle buste molto pesanti. Suzuha si trovava lì per caso e, senza dire una parola, ha preso il carico e l'ha trasportato fino al tempio.»

  «Non ne avevo idea...» ammisi.

  «Ha detto che non era un problema e che non c'era bisogno di andarlo a raccontare in giro, ma...» Ruka rise. «Credo di averlo appena fatto.»
Mi era difficile immaginare Suzuha alle prese con improvvisi atti di gentilezza.
Nella linea di universo alfa, lei era una ragazza allegra che sorrideva sempre e amava andare in bici, ma in questo mondo il suo volto era costantemente rabbuiato. Non una traccia di luce le brillava negli occhi.
Questo era dovuto principalmente al modo in cui era cresciuta: secondo ciò che mi aveva confidato Daru, era stata costretta a un allenamento militare a una giovane età a causa di un programma di coscrizione universale entrato in vigore dopo l'inizio della Terza Guerra Mondiale; dopodiché si era unità alle forze ribelli anti governative e si era ritrovata nel mezzo di una battaglia che l'aveva segnata profondamente.
Le due versioni di Suzuha a confronto erano molto diverse...

  «...Quindi vorrei davvero che Suzu sorridesse per una volta!» Mayuri ci guardò per ricevere la nostra approvazione. Mi strinsi nelle spalle e sorrisi. Iniziava a scendere la sera e faceva più freddo del solito...

  «Dunque qual è il tuo piano, nya
Mayuri batté le mani entusiasta.

  «Una festa di Natale!»

  «Una festa di Natale?!»
Io, Ruka e Faris esclamammo in coro in un misto di perplessità, eccitazione e sorpresa. Mayuri non si scompose.

   «Manca poco a Natale e Suzu non è mai stata ad una festa...» spiegò. «Quindi Mayushii vorrebbe organizzarne una come regalo per lei!»
Faris e Rukako annuirono quasi nello stesso istante.

  «Io ci sto!»

  «Conta su di me.» risposero allegramente. Io ero restio.

  <<Okarin... Verrai anche tu?»
Esitai. L'idea non mi entusiasmava, nonostante fosse molto gentile da parte di Mayuri...
«Non sei d'accordo?»

  «Non si tratta di questo...» tentai di spiegare. «Non credo che Suzuha voglia parlarmi.»
Non avevo nessuna intenzione di tornare indietro nel passato.
Non avrei mai potuto dimenticare lo sguardo di Suzuha quando mi sono rifiutato di entrare di nuovo nella macchina del tempo: era pieno di rabbia e angoscia. Era come se la sua ultima, più disperata speranza si fosse sgretolata di fronte ai suoi occhi.
Conservo ancora le parole che mi ha rivolto quel giorno come spine conficcate nel mio cuore...

  «Mayushii non la pensa così.» Mayuri chiuse gli occhi, pensierosa. «Probabilmente si è già pentita di averti trattato in quel modo...»
Non ne ero poi così convinto. Nonostante fosse stata dura con me, aveva la ragione dalla sua parte ed era determinata a portare lei stessa la missione a compimento, se io non l'avessi fatto.
  «Forse non ha trovato la maniera giusta per dirlo.»

  «Lo pensi davvero?»
Mayuri vedeva del bene in tutti, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di calmare le acque... Sentivo come se dovessi darle un'opportunità.

  «Certo, ne sono sicura.»

  «E va bene.» mi rassegnai. «Ci penserò.» Mayuri sorrise, allegra.

  «Oh, Okabe...»
La voce cucita di Ruka attirò la mia attenzione. Mi voltai verso di lui. «Com'è andata la visita dal dottore?»
Evidentemente aveva sentito della terapia da Mayuri ed era preoccupato per me... Forse era questo il vero motivo del nostro incontro.
Strinsi le mani a pugno. Non facevo altro che mettere tutti in apprensione, persino Ruka e Faris. Nonostante non fossero membri del laboratorio in questa linea di universo, erano rimasti entrambi buoni amici.

  «Non avevo mai provato l'ipnoterapia prima di oggi.» iniziai, cercando di sembrare il più tranquillo possibile. «E' stato... Interessante.»
Tutt'altro...
  «Non pensavo che potesse funzionare su di me, è stato sorprendente.»

  «Dunque è andato tutto bene?» Luka era stupito.

  «Perfettamente.»
Non ero sicuro di averlo convinto ma, prima che potesse fare altre domande, Faris intervenne:

  «Scommetto che Ruka non durerebbe neanche un secondo!»
Lui inarcò le sopracciglia, indispettito.

  «Grazie...»
Faris ridacchiò e io tirai un impercettibile sospiro di sollievo: Rukako avrebbe creduto a qualunque cosa...
Mi guardai intorno e notai che la stazione era quasi vuota, solo noi eravamo rimasti al centro della piazza. Era venuto il momento di uscire e cercare un posto per mangiare, il mio stomaco iniziava a brontolare...

  «Che ne dite di andare a prendere qualcosa? Offro io.» proposi.
Ci accordammo per fermarci a Yodobashi. Era pieno di ristoranti e un ottimo posto per rilassarsi.

  «Andiamo, Kyōma—Intendo dire, Okarin! Sei il migliore, nya!» Faris caracollò accanto a me e mi prese il braccio. Mi liberai immediatamente della stretta, imbarazzato.

  «Grazie, Okabe.» Luka sorrise. Mayuri afferrò la borsa e se la mise in spalla.

  «Cosa potrei prendere, del pollo fritto?»

  «Succoso pollo fritto!» precisò Ruka, abbandonandosi a una risata.

  «Mayushii mangia sempre lo stesso, nya...» Faris scrollò le spalle e sospirò con aria canzonatoria.
Rimasi indietro a guardarli camminare insieme mentre ridevano divertiti.
Fu in quel momento che mi chiesi come sarebbe stato se Kurisu fosse stata lì con noi...
Avevo fatto del mio meglio per non pensare a lei negli ultimi mesi, ma non potevo farne a meno. Dopo l'esperienza di ieri, non riuscivo ad evitarlo.
Quelle espressioni, quei piccoli manierismi, la sua voce, il modo di camminare...

Mi manca...

Avevo cercato di dimenticare il mio incontro con Amadeus, ma quel pensiero fece raffiorare i ricordi alla mia memoria, chiari e limpidi.
Finalmente ripensai la mia conversazione con lei.

-Angolo dell'autrice
Piccolo slice-of-life per smorzare l'atmosfera tesa degli ultimi capitoli...
La reazione di Ruka e Faris a un Okabe più "normale" è semplicemente adorabile! Al prossimo capitolo...

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