II - Closed Epigraph: (Maho) Epigraph of the Closed Curve
MAHO
28 Marzo 2010
«Non capisco perché mi tocca farlo proprio adesso...»
Kurisu Makise se ne sta seduta al suo tavolo di lavoro e scrolla la testa, bisbigliando tra sé e sé parole incomprensibili. Poco distante, costretta ad ascoltare i suoi borbottii indignati, io cerco di portare avanti il mio progetto.
Il laboratorio dell'Istituto di Neuroscienze della Viktor Chondria University non è mai stato così silenzioso: sono le undici di sera, siamo in due a lavorare nella stessa stanza e non abbiamo nient'altro che la reciproca compagnia. Quando questo non basta a combattere la monotonia dei nostri giorni, ci ritroviamo a parlare ognuna per conto proprio, come se fossimo entrambe sole nell'ufficio.
E' comprensibile, a meno che i mugugni non si prolunghino fino a notte tarda, come sta succedendo adesso: e io sto iniziando a perdere la concentrazione. Poso la penna sul tavolo e mi volto verso Kurisu. I suoi lunghissimi capelli rosso ambra le ricadono giù per la schiena, perfettamente ordinati. Prima di attirare la sua attenzione, con un gesto rapidissimo mi passo una mano tra la mia massa corvina che oggi ha deciso di rivolgersi all'insù, in un disperato tentativo di pettinarla.
«Scusa, Kurisu...»
L'inglese è la lingua con cui comunichiamo alla Viktor Chondria University ma, quando i professori e gli altri colleghi non sono in giro e siamo solo io e lei, parliamo in giapponese.
«Potresti smettere?»
Kurisu si volta di scatto verso di me, i suoi occhi color ametista mi fissano sbalorditi.
«Smettere di fare cosa?»
Si ferma per un attimo, incrociando le braccia.
«Parli a voce troppo alta...» faccio notare, «Ho bisogno di concentrarmi: devo consegnare questo saggio domani.» Kurisu assume un'espressione attonita.
«Stavo... parlando?»
«Vuoi che ti denunci per disturbo della quiete pubblica?»
Era così sovrappensiero da non essersi nemmeno accorta di stare borbottando da più di un'ora. Kurisu incrocia le dita davanti a sé.
«Mi dispiace.» si scusa, grattandosi la testa. Non so cosa risponderle...
Sospiro e mi dirigo verso la libreria dove teniamo gli appunti dei ricercatori. Allungo una mano per prendere dei testi ma, con mio disappunto, non riesco ad arrivare fino all'ultimo scaffale. Soffoco un grugnito.
Deve sicuramente trattarsi di uno scherzo, penso mentre mi alzo sulle punte per afferrare il grosso libro sporgente dalla mensola. Punto i piedi e spingo in alto, mi agito, saltello, ma per quanto ci provi non riesco a raggiungerlo. Inizio ad irritarmi e mi mordo le labbra...
Le mie braccia sottili sembrano dei rami morti agitati dal vento.
Giungere al laboratorio dopo aver saltato diverse classi per entrare all'università mi ha offerto numerose occasioni per odiare più che mai la mia bassa statura.
I poliziotti sembrano avermi presa di mira: che sia vicina a un bar o a comprare bevande alcoliche, sono sempre lì appostati per fermarmi. Persino mostrare il mio ID è del tutto inutile. In qualunque posto vada, nessuno crede alla mia maggiore età e mi scambiano tutti per una ragazzina di scuola media.
L'America è troppo... grande per me.
«Vuoi che te lo prenda io?»
La voce di Kurisu mi fa trasalire: non mi ero accorta che si fosse avvicinata. Forse ha notato la mia fatica ed è venuta per darmi una mano. In questo momento, però, l'ultima cosa che voglio è sembrare in difficoltà di fronte a lei...
Con testardaggine, continuo insistentemente ad allungare la mano come se nulla fosse.
«No, non ne ho bisogno.»
«Lo vedo...»
Per tutta risposta, mi spingo più in alto che posso.
«Ce la faccio.»
«Sicura?»
«Sicura.»
Un sorriso gentile compare sul volto di Kurisu.
«Ad ogni modo, c'è un libro che mi interessa su questo scaffale, quindi...»
Le basta tendere il braccio per raggiungere il ripiano più alto e afferrare il testo che cercavo disperatamente di afferrare.
«Deve essere comodo...» borbotto «Essere alti.»
«Non sono poi così...» Kurisu si copre improvvisamente la mano con la bocca. Che delicata...
Distoglie lo sguardo e restiamo entrambe in silenzio per un po'.
«Grazie per l'aiuto.» le dico «Se ti servisse qualcosa in Giappone, dimmi pure, te la spedirò.»
Kurisu partirà tra poco. Non so ancora se l'idea mi renda felice o meno.
«Lo farò, grazie.»
Mi passa il libro e, improvvisamente, gli occhi le brillano di una luce nuova.
«A proposito di parlare da soli, Maho...»
Una nuova idea?
E' tipico di Kurisu avere improvvisi colpi di genio.
«Sarebbe auto-riconoscimento?»
«Parli di... Amadeus?»
L'intelligenza artificiale contenente i suoi ricordi, Amadeus, è stata in lavorazione per molto tempo e adesso è in quasi completa funzione.
«Sì.»
«Certo, se iniziasse a parlare da sola, sarebbe sorprendente...» Per quanto possa essere avanzata, un'IA non farebbe mai una cosa simile, se non programmata. Non c'è nessun motivo per cui debba farlo.
Non sono certa dell'idea di Kurisu, tuttavia...
«Dovresti fare attenzione a ciò che dici: qui dentro ci sono molte persone che credono che l'anima provenga da Dio e da nessun altro. Non si tratta di qualcosa di artificiale.»
Kurisu abbassa gli occhi. Più di una volta io e lei siamo state trattate come eretiche al laboratorio, specialmente per la nostra nazionalità e genere...
E poi, Kurisu...
Lei è semplicemente troppo intelligente. Nessuno lo da a vedere o lo ammetterebbe, ma molti la evitano. Il professor Leskinen, il capo ricercatore, ha molto a cuore i nostri progetti e questa è l'unica garanzia che abbiamo per poter lavorare in pace. Se altri scienziati sentissero le parole di Kurisu, chissà cosa farebbero...
Mi avvicino a lei e le batto amichevolmente una mano sulla spalla.
«Non ti preoccupare, vai e divertiti in Giappone.»
Kurisu aggrotta le sopracciglia.
«Non sono comunque convinta...»
«Perché no? Penso che sia una bella opportunità.»
Se potessi, lo farei io stessa: prendermi una pausa, visitare un nuovo paese, presentare un mio progetto inedito...
Invece tocca a lei.
«Mi aspettavo di fare uno scambio con studenti di università, non con liceali.»
«E' giusto che sia così. Secondo gli standard giapponesi, dovresti essere ancora al liceo.»
Kurisu ha solo diciassette anni, ma è un genio indiscusso. E' normale che il suo talento sia così invidiato, dopotutto.
«Dovresti essere grata per l'occasione che ti ha offerto il professore.»
Leskinen è stato chiaro:
"Kurisu ha una personalità molto fragile. Il continuo battibeccare al laboratorio l'ha provata particolarmente, è quasi giunta al limite. Questo potrebbe rovinarla come scienziata..." La preoccupazione che nutre per lei traspare dalle sue parole.
«Devi comunque andare in Giappone a luglio, no?»
«La cosa non mi entusiasma...»
Dovrà recarsi al Technoforum di Akihabara proprio alla fine di quel mese.
«Non sono abituata a tenere una conferenza, non so come comportarmi.»
Un genio come lei non dovrebbe avere problemi di questo tipo, tuttavia Kurisu è prima di tutto un'adolescente molto umile e, in fondo, terribilmente timida.
«Dovrai farci l'abitudine. Dopo la pubblicazione del tuo articolo su Science, le proposte e gli inviti inizieranno a pioverti addosso.»
Il mio è sottile sarcasmo: lo studio che sta- che stiamo- conducendo è indubbiamente rivoluzionario ed è giusto che chi l'ha ideato se ne prenda il merito. Eppure...
Non riesco a non immaginare come mi troverei io nei suoi panni.
Deve essere appagante...
«Preferirei di no...» sussurra Kurisu tra sé e sé. Capisco come si sente: neanche a me piace stare in mezzo a tanta gente. Sono molti gli scienziati che hanno deciso di organizzare seminari e conferenze pubbliche dopo aver annunciato una teoria importante, e Kurisu li ha superati tutti.
Sono invidiosi di lei.
Adesso che ha ottenuto questo privilegio, deve adempiere le sue responsabilità.
Forse io non sono migliore di loro, rifletto in silenzio, e provo anch'io la stessa invidia...
Questa sensazione... Questa strana, inspiegabile paura...
Dovrei odiarmi per aver pensato una cosa simile, ma...
Kurisu è semplicemente troppo diversa da me. Non sarò mai in grado di raggiungerla, i miei sforzi saranno sempre e comunque vani.
Lei ha afferrato in un istante tutto ciò che io ho invece ottenuto con tempo, lavoro e fatica.
«Senpai?»
Forse si è accorta della mia espressione pensierosa, perché ha iniziato a fissarmi con uno sguardo indagatore. Mi sento trafitta, come se potesse leggermi nella mente...
«Allora...» cambio immediatamente discorso «Incontrerai tuo padre in Giappone?»
Per quanto ne so, i suoi genitori non sono divorziati, sua madre vive in America e il padre in Giappone. Forse si tratta di una domanda troppo personale...
«In realtà, mi ha fatto un invito.» comunica, felice. Questa è nuova.
«Davvero?»
«Annuncerà una teoria in estate, penso che andrò ad assistere.»
Deve essere un dono di famiglia, dunque.
«Di cosa si tratta?»
Kurisu distoglie lo sguardo e il suo sorriso si trasforma in un'espressione costernata.
«Non ne so molto... Credo abbia a che fare con la teoria della relatività.»
Ho la sensazione che stia nascondendo qualcosa, ma non voglio indagare ulteriormente.
«Ad ogni modo, aspetto dei regali al tuo ritorno.»
Kurisu ritrova subito il suo solito sorriso.
«Cosa ti piacerebbe?»
«Qualcosa del posto...» scrollo le spalle «Tu sai molto più di Akihabara rispetto a me. Mi fido.» Le strizzo un occhio.
«Cosa intendi dire?»
I suoi grandi occhi sono spalancati. Colgo l'occasione per sfoderare un sorrisino malizioso.
«Stai sempre a leggere su quei siti durante le pause...»
Kurisu avvampa improvvisamente e si rannicchia nelle spalle. Trattengo una risata.
«Cosa?! E' stata Amadeus a dirtelo?»
«Non lo farebbe mai...» faccio notare «A volte mi metto dietro di te mentre sei impegnata a guardare video... Non te ne accorgi neanche.»
Soffoca un gridolino.
«Non riesco a credere che tu l'abbia scoperto! Maledetta la mia disattenzione...»
Kurisu sembra davvero arrabbiata con se stessa, il che è insolito.
«Maho, ti prego, non dirlo agli altri.»
«Non credo tu abbia bisogno di nasconderlo ma...»
L'idea di condividere un segreto con lei mi rende felice. Mi piace il suo lato umano, mi piace vederla più come un'amica che come una collega, o una rivale...
«Va bene, non lo dirò in giro.»
«Grazie...»
Con aria sollevata, Kurisu fa per girarsi e continuare il suo lavoro, ma io la blocco.
«Aspetta, Kurisu...»
Vorrei dirle qualcosa come "fai buon viaggio", oppure "ci vediamo presto", ma l'unica cosa che riesco a formulare è:
«Appena torni, scopriremo se Amadeus può parlare da sola.»
Kurisu annuisce con un'espressione allegra. E' il viso di chi è nato per essere uno scienziato, di chi ama scoprire l'ignoto più di chiunque altro. Il suo sorriso è innocente come quello di un bambino che ha appena ricevuto un giocattolo nuovo.
In fondo, Kurisu è una ragazza buona, ed è per questo, più di ogni altra cosa, che la ammiro così tanto.
...
Tuttavia...
La promessa che avevamo stretto non fu mai mantenuta.
Quella fu l'ultima sera che la vidi.
-Angolo dell'autrice
Il rapporto tra Maho e Kurisu è probabilmente uno dei miei aspetti preferiti di Steins;Gate 0 (e questo flashback è un perfetto foreshadowing della route di Maho, la prima che esploreremo nella FanNovel)...
Prossimo capitolo: Epigraph at Singularity Point, titolo che ho inventato personalmente non avendo altro a cui appoggiarmi per dividere ulteriormente il lunghissimo Closed Epigraph in parti più piccole.
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