II - Closed Epigraph: Epigraph of the Closed Curve (3)

OKABE

             29 Novembre 2010

     

   «Bene, signor Okabe, adesso cerchi di rilassarsi.»
Inspirai a fondo e focalizzai il mio sguardo su un punto ben preciso.
  «La mia voce è un ponte che la guida verso il passato...»
Chiusi gli occhi. Il tetto della stanza in cui mi trovavo sparì alla mia vista. Riuscivo ancora ad avvertire il calore delicato del neon che fino a pochi istanti prima stavo fissando.
  «Sta scavando sempre più nelle profondità della sua memoria. Le appare una candido bagliore.»
Un bagliore...
Stavo sognando, stavo ricordando. Sapevo perfettamente di essere sdraiato su un divano sotto assistenza psicologica, ma cercai ugualmente di impegnarmi e seguire i consigli del dottore: immaginare...
  «Di che colore è la luce?»
Come un fulmine a ciel sereno, una macchia rossastra mi si proiettò in mente e rischiarò la tetra oscurità in cui stavo lentamente scivolando...

  «Rossa.»
L'immagine si fece più vivida.

  «Capisco...» sentii il dottore pronunciare. «Quella luce rappresenta
la persona che le sta a cuore. È un membro della sua famiglia?»
Cercando di non dare peso all'intensità del colore che stava iniziando a confondermi, inspirai ed espirai con calma e risposi:

  «No...»

  «Allora un amico, la persona che ama?»
Le labbra mi tremarono.

  «Che amo...? No, no...»
Scossi la testa. «Nemmeno mia amica...»

«Allora chi è?»
Sentii il mio respiro diventare più affannoso e il battito accelerare improvvisamente.

  «Io e lei siamo...»
Prima che potessi continuare, i ricordi investirono la mia mente come un fiume in piena. Lei mi invase nuovamente i pensieri.

«Potresti venire con me un momento?»
Lei, viva, di fronte a me, che mi afferra il braccio e mi trascina fuori dalla sala conferenze...
Adesso, Kurisu è a terra in una pozza di sangue. Il mio sguardo impotente si posa sul suo corpo senza vita...  Le immagini cambiano così velocemente che perdo presto la percezione della realtà.

  «Mayuri Shiina non ci serve.»
Una macchina in corsa ha investito Mayuri. Io sono ferito, sono a terra. Non ho potuto far nulla...
Moeka l'ha uccisa...

  «Dimmi la verità... Hai usato la macchina per il salto temporale?»
Kurisu tiene i pugni inchiodati ai fianchi e mi fissa dall'alto in basso con lo sguardo di chi non ammette repliche. Come potrei mentirle...?

  «Salva Mayuri. Raggiungi la linea di universo beta, dove lei non è destinata a morire. Non farlo solo per il tuo bene, ma anche per il mio.»
È bagnata fradicia: abbiamo corso sotto la pioggia, sorpresi dall'acquazzone improvviso, e raggiunto il riparo più vicino. Riesce a essere sempre così altruista...

  «Ti ricorderai di me?»
Le sue labbra gentili sono sulle mie. Lei allenta la presa sul bavero del mio camice. Non potrei mai dimenticarti...

  «Sto per... morire?»
Le mie mani sono sporche di sangue. L'orrore di aver messo fine alla sua vita così atrocemente è dipinto sul mio volto nelle sfumature più strazianti. Kurisu si aggrappa al suo assassino con le ultime forze...

  «Non voglio morire...»
...

Un grido di disperazione emerse dalle profondità del mio animo lacerato. Spalancai gli occhi come destato dal più insopportabile degli incubi. I miei occhi erano colmi di lacrime di terrore.

   «Signor Okabe!» Lo psicologo mi fu subito accanto con aria preoccupata, ma io ero troppo sconvolto per potergli rispondere. Non riuscivo a far altro che gridare per liberarmi da quel supplizio.

  «L'ho uccisa! Sono stato io!» urlai con tutte le mie forze, le lacrime che mi solcavano il viso e gli occhi in fiamme.

  «Mi ascolti, adesso le darò un colpetto sulle spalle. In questo modo sarà completamente sveglio, mi capisce?»
Continuai a singhiozzare ininterrottamente, non riuscivo a sentire nulla, non riuscivo a vedere nulla. L'immagine della macchia rossa era ancora impressa nella mia mente.
  «Tre, due, uno...
«Ora!»
Sentii un rumore secco e qualcuno che mi colpiva. Il volto sofferente di Kurisu scomparve improvvisamente e, poco a poco, ripresi conoscenza. Aprii gli occhi...
Ero stordito e mi ci volle un po' per recuperare l'equilibrio una volta alzato dal divano.
  «Si sente bene?»
Il mio sguardo era perso nel vuoto. «Si riposi per un minuto. Le porterò una tovaglia.»
Il dottore abbandonò la stanza e solo in quel momento mi resi conto di essere ricoperto di sudore. Il condizionatore era attivo, quindi di certo non dipendeva dalla temperatura nella stanza. Rilassai le gambe e le braccia; iniziavo già a respirare regolarmente.
Era la mia prima volta alla clinica psichiatrica, non credevo che l'ipnoterapia potesse essere così dura...

Dopo gli ultimi controlli, fui libero di uscire. Fuori era già sera tarda.
Dicembre era alle porte e un insistente vento freddo aveva iniziato a soffiare da diverso tempo, specialmente nelle ore serali. Una abituale sensazione di malinconia mi assalì all'improvviso...

  «Com'è andata, Okarin?»
Mayuri Shiina, la mia amica di infanzia, attraversò la strada per raggiungermi. Era avvolta in una sciarpa rosa e un cappello bianco le copriva parte dei capelli corvini. Il suo viso gentile mi riscaldò il cuore. Quel giorno Mayuri era uscita prima da scuola per accompagnarmi alla visita, nonostante io mi fossi opposto: non facevo altro che farla preoccupare...
Circa tre mesi prima, salvare la sua vita era diventato il mio scopo primario. Avevo lottato con tutte le mie forze per riuscire a preservare quel suo sorriso dalle beffe del destino...
Avevo sempre sentito come se la dovessi proteggere ad ogni costo e, adesso, era lei che si preoccupava per me. Era stata Mayuri a consigliarmi l'assistenza psicologica.

  «Sì, va tutto bene.» le risposi.
Era una bugia, anche se a fin di bene: avevo subito un trauma molto grave e i medici avevano deciso di interrompere l'ipnoterapia e sostituirla con dei farmaci e delle sedute regolari dallo psicologo. Mi avevano detto che non c'era nessun modo per curare i miei sintomi, che dovevo solo aspettare di guarire naturalmente. Forse era solo un effetto di ciò che Maho mi aveva mostrato il giorno prima...
Mi ero sottoposto al trattamento senza dire al dottore nulla riguardo alla macchina del tempo, alle linee di universo, né a nient'altro. Non avrebbe mai potuto presentare una diagnosi completa senza quelle informazioni.
Nonostante tutto, non volevo che Mayuri stesse in pensiero per me e risolsi di non pensarci più.
  «Non hai ancora mangiato, Mayuri? Se vuoi, possiamo andare a prendere qualcosa. Offro io.» Mi sforzai di sfoderare il miglior sorriso possibile.

  «Andiamo ad Akihabara, allora?» Mayuri sembrava entusiasta. «Luka e Ferris vorrebbero incontrarti. Dicono che non vi vedete da tanto tempo.»
Akihabara...
La clinica era a pochi passi da casa mia, ma Akiba era decisamente più distante. Tuttavia, non avrei potuto dire di no a Mayuri...
Sorrisi.

  «Va bene.»

Angolo dell'autrice
Si apre così Closed Epigraph, uno dei capitoli più lunghi di 0, con una scena che nell'adattamento anime ci è stata presentata nel primo episodio in maniera molto brusca e che segna l'inizio di una lunga serie di flashback che colpiranno il nostro povero Okabe che, come sappiamo, non è destinato ad avere un lieto fine in questa linea di universo...
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This is the darkest timeline, Lintahlo...
Right?

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