OKABE
23 Novembre 2010
L'UPX, il nuovo simbolo di Akihabara, si trovava proprio di fronte alla stazione.
Nell'auditorium del quarto piano era in preparazione l'ATF, il Forum-Convention di Akihabara sulla Tecnologia, dove università e laboratori interni ed esterni alla città avrebbero lavorato insieme per presentare seminari speciali e convegni a intervalli irregolari.
La mia scuola, la Tokyo Denki University, aveva aderito all'iniziativa di collaborazione industriale. Gli studenti avrebbero dovuto consegnare una relazione agli insegnanti in modo da ottenere crediti per le relative classi.
Io ero stato incaricato di aiutare uno dei docenti, il professore associato Izaki; avevo appena ricevuto una lista dalla reception nell'anticamera dell'auditorium e stavo aspettando di controllare i nomi degli studenti che avrebbero partecipato alle conferenze.
Mancava ancora un po' di tempo prima che i seminari iniziassero, quindi l'atrio era quasi del tutto vuoto e nessuno degli studenti sulla lista era ancora arrivato.
Ero incredibilmente annoiato, ma non avevo altro da fare se non aspettare.
Il vecchio me stesso non avrebbe resistito a tanto, ma fare colpo su Izaki era uno dei miei nuovi obiettivi per raggiungere la Viktor Chondria University.
Sì, è proprio questo il mio traguardo.
Il Professore aveva svolto diversi progetti di ricerca condivisi con l'università e conosceva molta gente di lì. Il primo passo per entrarvi che avevo escogitato era diventare suo assistente.
La convention prevedeva un altro seminario tenuto dalla Viktor Chondria, il secondo dopo quello estivo e, ovviamente, ne ero interessato.
L'estate... Un'immagine di lei com'era alla sua conferenza mi ritornò alla mente.
Una volta entrato alla Viktor Chondria avrei cercato informazioni sul lavoro che Kurisu Makise stava svolgendo prima della sua scomparsa per provare a continuarlo io stesso.
Non ero un genio come Kurisu, sapevo che non sarei mai riuscito a seguire esattamente il suo progetto ma, se avessi potuto raggiungere anche il 10%...
Onestamente, sono stupito di essermi ripreso così bene, pensai ridacchiando, proprio mentre qualcuno mi chiamò dall'altra parte dell'atrio.
<<Mi scusi...>>
Alzai lo sguardo e vidi una ragazzina appena uscita dall'ascensore avvicinarsi a me. Era bassa e minuta, con un naso schiacciato, la testa piccola e le braccia sottili. Anche se praticamente invisibili, potevo scorgere in lei quelle poche curve che compaiono solo dopo la pubertà, il che escludeva che fosse una studentessa delle elementari.
Per avere un viso così carino, pareva non curarsi troppo del suo aspetto. I suoi capelli non erano per nulla acconciati e le ricadevano lungo la schiena in un ammasso informe. Persino io, che da più di tre mesi indossavo solo abiti rigorosamente neri, mi rendevo conto che i suoi vestiti non fossero alla moda.
Il mio, però, era una sorta di vincolo, un patto che avevo stretto con me stesso: avevo deciso di prendere le distanze dal passato e mettermi alle spalle la persona che ero sempre stato. Volevo solo guardare avanti.
«Mi scusi, dov'è la stanza dello staff?»
«Questo è il seminario dell'ATF.» spiegai. Probabilmente si era solo confusa: non era certo il posto giusto per una ragazza della sua età.
«Lo so bene!» ribatté lei con un tono così altero da farmi trasalire. «Quante volte ancora dovrò ripeterlo?»
«È la prima volta che lo dici a me.» obiettai, cercando di mantenere un'espressione seria.
«Lei è la quarta persona a cui l'ho detto da quando sono arrivata!»
Visibilmente irritata, estrasse una tessera da una tasca della giacca e la piantò sul tavolo: era uno degli ID in possesso degli ospiti. Il suo nome e quello del suo posto di lavoro erano scritti sulla parte anteriore.
Aggrottai la fronte.
"Viktor Chondria University, USA.
Istituto di Neuroscienze."
«USA... Istituto di Neuroscienze...?» lessi, incredulo. Gettai un'occhiata prima alla tessera, poi alla ragazzina, e di nuovo alla tessera e un'altra volta a lei.
Finalmente realizzai:
«Adesso è tutto chiaro!»
Lei alzò un sopracciglio mentre io sfoderavo un sorriso. «Dove hai trovato questa tessera? Grazie per averla riportata.»
«Tre volte anche questo...»
Sospirò e mi mostrò un altro ID, con una foto e il nome "Viktor Chondria".
Entrai immediatamente in confusione: era lo stesso ID che aveva Kurisu in un'altra linea di universo...
La persona nella foto era senza dubbio la ragazza che avevo davanti, quindi non poteva averlo rubato.
«Maho Hiyajo.» si presentò lei. <<È il mio nome: Maho Hiyajo. Nessuno, né in giapponese né in inglese, è stato mai in grado di leggerlo in modo giusto.>>
La mia testa era ancora più frastornata.
«Quindi frequenti la scuola media della Viktor Chondria?» Mi resi conto subito dopo averla pronunciata, che la mia domanda non aveva senso.
«Cosa sta dicendo? Non ci sono scuole medie nelle università.»
Aveva ragione, allora...
«Hai saltato alcuni anni...?» esitai. Come Kurisu, che aveva iniziato l'università a 17 anni, forse anche lei aveva saltato delle classi. In America era cosa comune, a differenza del Giappone. Tuttavia, lei sembrava troppo giovane per lavorare in un laboratorio...
«Lasci che le dica una cosa...» incalzò lei avvicinandosi.
La fissai con aria interrogativa. Altre sorprese?
«Dimmi pure.»
«So bene a cosa sta pensando: "Una ragazzina così giovane... Non riesco a crederci!", vero? Oppure è un tipo da "Deve essere un genio per la sua età"?»
Non riuscii a trattenere una risata: mi aveva inquadrato perfettamente.
«Guardi da più vicino.>>
La ragazza, Maho Hiyajo, indicò con le sue dita minuscole una sezione dell'ID. Una data di nascita: 1989.
«Hai... Ha 21 anni?»
«Certo.» sentenziò lei drizzando la testa in segno di superiorità. «In altre parole, non sono una studentessa di scuola media né tantomeno di elementari.»
Gonfiò il petto con aria stizzita. Non c'era molto da mettere in mostra, ma la sua espressione diceva chiaramente "Sono più grandi di quel che sembrano".
«Cosa significa quello sguardo?»
Sbarrai gli occhi, accorgendomi solo in quell'istante di essere rimasto a osservarla troppo a lungo...
«Chiedo scusa...»
La verità era che non riuscivo a crederci.
È più grande di me...
Se Daru fosse stato lì con noi, si sarebbe messo a schiamazzare "Legal loli for the win!".
«Non importa...» riprese «Sento sempre la stessa cosa ovunque vado.»
«Ci potrei scommettere.» commentai con un sussurro impercettibile.
«Ha detto qualcosa?»
Sbiancai improvvisamente.
Forse non così impercettibile, dopotutto.
«No, per niente!»
Eppure...
L'istituto di Neuroscienze era proprio dove Kurisu aveva lavorato. Quella ragazzina, quella donna doveva sapere molto su di lei.
Frenai l'impulso di investirla con un mare di domande e diedi un'occhiata alla brochure con gli orari delle conferenze. Quella della Viktor Chondria era l'ultima del giorno e si prospettava una grande affluenza. Forse anche Maho Hiyajo avrebbe tenuto la sua, proprio come Kurisu in estate.
...
In un istante la mia mente corresse i miei ricordi confusi.
No, quello non è mai accaduto.
Kurisu Makise aveva tenuto una conferenza solo nella linea di universo alfa. In quella in cui mi tornavo, prima della conferenza lei era già...
No, non caderci di nuovo...
«Presiederà la conferenza oggi?»
Mi rivolsi a Maho per distrarmi dal pensiero di Kurisu.
«No, sono qui come assistente e interprete.» rispose con calma. Sembrava già molto più a suo agio.
Lessi nuovamente il programma e notai che il nome del conferenziere era 'Alexis Leskinen'.
L'avevo sentito nominare, era un professore della Viktor Chondria e capo ricercatore dell'Istituto di Neuroscienze.
«L'argomento è la 'Rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale'. Sembra interessante.» commentai.
«Se avesse del tempo, mi piacerebbe che venisse ad assistere.»
Le sue parole mi sorpresero.
«Verrò sicuramente.» risposi. La cosa mi incuriosiva...
«Oh, la stanza dello staff!»
Mi ricordai solo in quel momento della richiesta iniziale di Maho.
Le indicai una sala vicino all'atrio dell'ascensore e lei mi ringraziò con un sorriso e un cenno del capo.
Non avevo nessun motivo di trattenerla ancora. La salutai e feci per voltarmi, quando le porte dell'ascensore si aprirono e una donna mi si presentò davanti riempendo il mio campo visivo. In quel preciso istante, un brivido percorse la mia schiena e sussultai di terrore.
Una figura alta e slanciata, lunghi capelli biondo scuro, un tailleur decisamente attillato, un inconfondibile telefono cellulare alla mano...
Era lei.
Moeka... Kiryū!
Cercai di mantenere la calma, ma il mio cuore batteva già all'impazzata.
Questa è la linea di universo beta.
Mayuri è viva.
Moeka non avrebbe nessuna intenzione di ucciderla.
Improvvisamente, lei abbassò il cellulare e i nostri occhi si incontrarono.
I suoi, nascosti dagli occhiali squadrati, erano come sempre privi di un qualsiasi bagliore di luce, rendendo impossibile intuire a cosa stesse pensando.
Distolsi lo sguardo per paura che si insospettisse e lei inclinò la testa con circospezione per poi girarsi verso Maho.
«È qui per conto del giornale, vero?» chiese la ragazza.
«Sì, per quell'intervista...»
Anche in questa linea di universo, Moeka si esprimeva solo con deboli sussurri.
«Il Professor Leskinen sarà qui tra pochi minuti.»
Moeka assentì con un cenno della testa.
«Se preferisce posso pensarci io fino a che non arriva.»
«Grazie...»
Le due scomparvero nella stanza dello staff e finalmente tirai un sospiro di sollievo.
«Moeka Kiryū... Di nuovo tu?» sussurrai. Mi assalì una terribile sensazione, come delle gelide dita che marchiavano le ferite nel mio cuore...
Quella notte, quando i terroristi avevano bloccato tutti i treni di Akihabara, quella notte ero certo che qualcosa di orribile stesse per accadere...
«Succederà anche qui?» mi chiesi, proiettando nella mia mente l'immagine della Moeka nella linea di universo alfa.
Si trattava solo della mia immaginazione? Era davvero una semplice giornalista, oppure una Rounder del SERN?
Anche se lo fosse, non sarebbe più un pericolo per noi: non avevamo niente a che fare con quell'organizzazione, non più.
Inspirai lentamente e riempii un bicchiere d'acqua, mandandolo giù con un unico sorso insieme alle mie pillole per l'ansia. Avrebbero iniziato a fare effetto dopo una quindicina di minuti, che a me sembrava già un'eternità.
Mi sforzai di ridacchiare - un po' di autoironia non guasta di certo - e ritornai a sedere al tavolo della reception.
Era pieno di brochure e altri volantini per i partecipanti. Il mio sguardo si fermò su uno di quelli posati lì in mezzo con noncuranza...
"La teoria di Nakabachi e la Genealogia della Pseudoscienza": si trattava del foglio per il seminario del professor Izaki.
La teoria era quella annunciata in Russia, che avrebbe portato alla creazione di una macchina del tempo.
Il 28 luglio, Nakabachi l'aveva rubata a sua figlia, Kurisu, ed era scappato. Io, oltre a lui stesso, ero l'unico a saperlo...
Il seminario prevedeva una breve introduzione alle varie forme di pseudoscienza e l'esposizione di alcune false scoperte scientifiche che erano emerse dall'inizio del ventesimo secolo. Pareva una lettura interessante.
La teoria di Nakabachi era stata inclusa come una delle tante false, completamente ignorata dal mondo accademico.
Tutta la gloria, la fama e il potere che quell'uomo tanto ricercava e che era pronto a togliere a sua figlia, gli erano stati negati.
Avevo sentito dire che, dopo l'annuncio, fosse stato preso in custodia e portato in un laboratorio russo. Per di più, lui credeva lo stessero trattando come una celebrità.
Per un breve periodo se ne era parlato in interviste e saggi ma, anche lì, era evidente che gli avesse dato alla testa.
L'ironia stava nel fatto che la teoria di Nakabachi fosse effettivamente corretta e completamente rivoluzionaria.
Per questo il governo russo stava cercando di tenere sotto controllo la situazione ed evitare che lo scritto venisse diffuso. In realtà, da lì a poco, sarebbe iniziata una caccia alle informazioni contenute nella teoria su scala mondiale.
Il viaggiatore del tempo venuto dal 2036, John Titor, me ne aveva parlato, il che significava che fosse tutto vero. Lo conoscevo personalmente e avevo avuto prova delle sue capacità di viaggiare tra le ere, perciò non avevo motivo di dubitare delle sue rivelazioni.
La Terza Guerra Mondiale era davvero alle porte.
...
Le mie pillole stavano già iniziando a fare effetto.
Chiusi gli occhi...
— Angolo dell'autrice
Capitolo 1 della FanNovel!
Questa parte copre i primi venti minuti di Absolute Zero, che ho deciso di dividere in due: "Open the Missing Link" si rifà al titolo dell'episodio 23b (Open the Missing Link-Divide By Zero). Credo che, tradotti in italiano, i titoli perderebbero di credibilità, quindi li ho lasciati in inglese.
Come sempre, vi invito a votare la storia se vi è piaciuta e aspettare i prossimi aggiornamenti.
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